La presenza dello Spirito Santo - Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste - Seconda Parte (2/5)

 La presenza dello Spirito Santo

Stiamo vivendo l’età dello Spirito Santo inaugurata a Pentecoste

 Seconda Parte (2/5)

L’attività spirituale secondo la Scrittura

Quanto all’essenza della realtà spirituale, chi dice spirito dice le funzioni più alte della vita: il pensare, il sapere, il concepire, il giudicare, il ragionare, l’intuire, il riflettere, il volere, il decidere, lo scegliere, la scienza, la coscienza, la virtù, la morale, la poesia, la religione. Pensiamo all’eterno, all’universale, al totale, all’assoluto, all’infinito, all’immutabile. Pensiamo all’anima, alla persona, all’io, alla società, agli angeli, a Dio. Pensiamo ai misteri della fede, alla grazia, alla speranza, alla carità, alla beatitudine, alla santità. Pensiamo alla vita cristiana. Pensiamo al mistero trinitario del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Che Dio sia spirito è più che evidente agli occhi della ragione. La realtà materiale, infatti, per quanto nobile, magnifica, grandiosa, consistente, salda e potente non ha in se stessa la ragione sufficiente della propria esistenza. Essa è caratterizzata dalla contingenza, dalla fragilità e dal divenire, dunque un essere precario che può non essere e che non è stato da sempre e un passare dalla potenza all’atto, che testimoniano la necessità di ammettere, per spiegare la sua esistenza, un ente supremo assolutamente necessario e un atto puro di essere che spieghi il passare dell’essere e della materia dalla potenza all’atto. Ora questo ente necessario e atto puro di essere è Dio, che essendo causa della materia, deve trascenderla e quindi essere immateriale e spirituale. 

Del resto già l’esperienza della nostra attività spirituale ci fa capire il primato dello spirito sulla materia. Con la parola «spirito» noi intendiamo dunque designare questa realtà più forte e più alta della materia, che in fin dei conti è la spiegazione e il fondamento della sua esistenza e dei suoi poteri. Per questo Cristo dice che «lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).

Che Dio sia spirito ce lo dice già la ragione. Ma la rivelazione cristiana ci insegna che Dio è spirito anche in un altro senso, del tutto ignoto e insospettato alla ragione: Dio è Spirito – ecco lo Spirito Santo – anche come Persona divina che procede da Dio Padre e da Dio Figlio. Cioè Dio è spirito non solo come sostanza o natura divina, ma anche come Relazione d’origine, cioè procedente dal Padre e dal Figlio. 

Così, secondo San Paolo la vita cristiana è la vita sotto il regime dello Spirito Santo, perché i figli di Dio sono coloro che sono «guidati dallo Spirito» (Rm 8,14). Per questo già nella vita presente è possibile fruire della «caparra dello Spirito» (II Cor 5,5) e delle «primizie dello Spirito» (Rm 8,23), quello Spirito che forma l’«uomo spirituale» (I Cor 2,15), prefigurazione del futuro «ultimo Adamo, che è spirito datore di vita» (I Cor 15,45), che Paolo chiama anche «uomo celeste» (v.49).

È il regime della libertà, giacchè «il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore, c’è la libertà» (II Cor 3,17). È la piena conoscenza della verità (Gv 16.3), non nel senso di vedere Dio, chè ciò sarà possibile solo oltre la morte, ma nel senso che nello Spirito conosciamo tutto quello che Cristo ci ha rivelato e che ha comandato agli apostoli di insegnare a tutto il mondo. Non c’è quindi nulla da aggiungere ai contenuti del Vangelo, ma semmai essi, nella luce dello Spirito Santo, sotto la guida degli apostoli, ci chiedono di essere sempre meglio conosciuti e praticati.

Non è che quei contenuti non siano precisi e definiti o siano rivedibili, come se non esprimessero esattamente ciò che intendono dirci o abbiano bisogno di essere cambiati, no. Si tratta di concetti immutabili perché esprimenti realtà divine immutabili o fatti storici passati della realizzazione della provvidenza nel tempo. Possono, invece, e devono essere sempre meglio chiariti ed esplicitati, ma sempre nello stesso senso. Questo è quello che si chiama progresso dogmatico.

L’esistenza della divina Persona dello Spirito è già adombrata nell’Antico Testamento nella personificazione della Sapienza (hokmàh) esposta nel c.24 del Siracide. Essa qui descrive se stessa come «uscita dalla bocca dell’Altissimo» (v.3), diffusa dovunque (vv.5-7) e mandata da Dio ad abitare nel popolo di Israele (vv.8-12). Essa paragona se stessa ad una splendida serie di piante rigogliose, fruttifere e gustose (vv.13-19). Essa assicura vantaggi copiosi, felicità e santità a quanti si nutrono di lei» (vv.20-21).

Tra la ruach di Dio e la hokmàh c’è uno stretto nesso. Nel c.7 del libro della Sapienza si capisce che essa non è altro che lo Spirito di Dio, quello che poi Cristo rivela come Spirito Santo, solo che qui lo Spirito o Sapienza di Dio non appare emanata o mandata dal Figlio di Dio, perché nell’Antico Testamento non abbiamo ancora la rivelazione del Figlio se non sotto l’immagine dell’Unto del Signore, Figlio dell’uomo al quale Dio assegna il compito di re di Israele e dominatore di tutte le nazioni.

Ebbene, in Sap 7 troviamo descritte la natura e le attività dello Spirito con sorprendente precisione e logicità, cosa che ci fa comprendere con quanta acutezza l’Autore biblico conosceva a fondo la realtà dello spirito, ben più di Hegel o Severino o Bontadini, pari forse alla visione di un Platone o di un San Tommaso, materia così misteriosa e difficile per noi, tanto attaccati alle cose che si vedono e si toccano, tanto immersi nel tempo e nella storia e, se affettiamo di navigare per il pensiero e per l’essere, per la coscienza o per l’io puro, in realtà non facciamo che navigare nelle nostre idee, inseparabili da quanto immaginiamo o sentiamo con i sensi del corpo.

Socrate, Platone ed Aristotele erano certo coscienti del mondo dello spirito, ma non usavano il termine pneuma, che in greco significa semplicemente «soffio». Lo spirito per i Greci è l’idea, il logos, la ragione, la gnosis, la conoscenza, il nus, l’intelletto, l’episteme, la scienza, la nòesis, la sofia, la bulesis, la volontà, la morfè, la forma, l’aretè, la virtù, la tecne, l’arte, la psychè, l’anima. È stato San Paolo a introdurre in filosofia e in teologia il termine pneuma, che traduce l’ebraico rùach, soffio. Da cui spiritus, che di per sé significa vento.

Così ecco che per la Scrittura lo Spirito «è uno e molteplice, intelligente, santo, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senza affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi» (vv.22-23).

Nello Spirito c’è la sapienza, che «è un riflesso della luce perenne; è un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente; per questo, nulla di contaminato in essa s’infiltra» (v.25).

Nella sua attività la sapienza «è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova» (v.24,26-27).

Nessun testo religioso nell’intera umanità mostra tanta attenzione, conoscenza e apprezzamento del mondo dello spirito quanto la Bibbia, dando ad esso il primato sul mondo materiale e quindi dando nell’uomo, maggiore importanza dell’anima sul corpo.

La divinità, nella Bibbia, è purissimo spirito trascendente il mondo materiale, benché ne sia il creatore. Il creato è popolato da un numero sterminato di persone puramente spirituali, gli angeli, i quali svolgono una funzione determinante nel cammino umano verso le sue supreme finalità e gli eterni destini. Nessun disprezzo per il mondo materiale, che al contrario è buono è creato dallo Spirito divino, che soffiando in esso, gli dà vita. Dannosi diventano i beni materiali, quando vengono amati e cercati al di sopra e a scapito di quelli spirituali.

Tutta la storia narrata dalla Scrittura si muove nel mondo e nell’orizzonte dello spirito. Dio è Spirito; l’uomo possiede un’anima spirituale, la cui salvezza è meta più importante della salute fisica, fino al punto che il giusto arriva a rinunciare a questa per salvare quella.

Gli angeli servitori dello Spirito

La Scrittura parla poi spesso e con la massima disinvoltura degli angeli – segno della certezza delle sue convinzioni -, angeli buoni e cattivi, argomento che viceversa sappiamo quanta difficoltà oggi faccia a molti, abituati a considerare la persona come ente corporeo.

Gli angeli appaiono spesso nella Scrittura sotto forme corporee o sono rappresentati in sembianze corporee, ma la loro presenza nella nostra vita, si tratti di angeli o di diavoli, è di norma solo una presenza intima ed invisibile nella nostra coscienza, come forme a priori che ci illuminano, ci formano all’azione, ci inducono a scegliere, confortano la volontà, ci ricordano le parole del Signore, ci suggeriscono l’azione da compiere e sul da farsi, ci confortano e ci consolano nelle prove.

Gli angeli, persone intermedie fra Dio e l’uomo, sono conosciuti sotto il nome di daimones, da Platone e da Aristotele, i quali pure li dividono in due categorie di angeli benèfici ed angeli malèfici, ma non giocano nella loro visione il ruolo così importante che assegna ad essi la Scrittura come ministri di una divina rivelazione finalizzata alla salvezza eterna dell’uomo, bensì solo ruoli secondari ed occasionali – pensiamo anche alle Muse platoniche - limitati a scelte contingenti, seppur nell’orizzonte dell’agire morale.

Secondo la Scrittura il Dio Trinitario governa e salva l’umanità nel corso della storia per mezzo di Cristo e della Chiesa celeste e terrena e, subordinatamente a questi mediatori, la Provvidenza presiede anche al ministero o servizio reso da creature puramente spirituali, gli angeli, anch’essi appartenenti alla Chiesa celeste, al servizio di Cristo nel guidare i santi del cielo e della terra, nel combattimento contro gli angeli ribelli, ossia i demòni, i quali vanno e vengono dall’inferno, nel tentativo sempre rinnovato, benché vano ma purtroppo vincitore in alcuni, di distruggere la Chiesa e mandare gli uomini alla perdizione, come compagni di quella perdizione nella quale sono caduti essi stessi per loro volontà.

Secondo la Scrittura, infatti, i demoni, col permesso della Provvidenza, nella guerra dei buoni, i figli di Dio, nella guerra contro le forze del male, scelgono alcuni collaboratori particolarmente malvagi, che San Giovanni chiama «figli del diavolo», e circa i quali Cristo dice che hanno per «padre» il diavolo (Gv 8,44).

Viceversa, gli angeli santi, custodi delle persone, delle città, dei popoli e delle nazioni illuminano, custodiscono, reggono e governano i santi, a ciascuno dei quali la Provvidenza affida un angelo come assistente ed aiuto nel cammino della salvezza e nella lotta contro il diavolo, affinchè giorno per giorno li custodisca, li illumini, li conforti, li fortifichi, li incoraggi, li sostenga e li consoli nella dura battaglia contro le trame, i lacci, i tranelli, le ingiustizie, le seduzioni, gli inganni, le insidie, gli attacchi e le minacce di Satana e dei suoi angeli, che si aggirano per il mondo al fine di perdere le anime.

Il Padre dal canto suo presiede a tutto il corso della storia della Chiesa terrena mettendo in atto il piano di salvezza per mezzo del Figlio e dello Spirito Santo, i quali eseguono la volontà del Padre per mezzo della Chiesa celeste e degli angeli nella scelta e nella guida dei giusti e degli eletti e nel castigo e nella riprovazione degli empi e dei ribelli.

Così la storia, secondo la Scrittura, è una progressiva rivelazione, manifestazione ed attuazione della volontà del Padre, dell’opera redentrice del Figlio e dell’azione santificatrice dello Spirito. È, per usare un’espressione di Hegel, una fenomenologia del Padre, che, mediante il Figlio, culmina in una fenomenologia dello Spirito.

Lo Spirito Santo Consolatore, invocato con insistenza e fiducia, Avvocato contro l’Accusatore, giunge a noi con i suoi doni ed abitando nei nostri cuori, con l’intercessione della Madonna, dei santi e degli angeli, ci aiuta a discernere il da farsi, a conciliare lo spirito con la carne, a vincere le tentazioni diaboliche, a superare le prove, a sopportare in Cristo le sofferenze e sventando le insidie che ci vengono dai demòni, saliamo nella Chiesa in Cristo e con Cristo verso il Padre, purificandoci dai peccati e nell’esercizio delle buone opere, pregustando sin da adesso in rari momenti di grazia, nella mediazione della fede viva,  in mezzo alle croci, quella che sarà la vittoria finale e la condizione di beati risorti.

La concezione dello spirito nell’idealismo tedesco

L’idealismo tedesco si presenta come una filosofia dello Spirito assoluto. In essa, come è noto, il pensare coincide con l’essere, l’ideale coincide col reale, la logica coincide con la metafisica, l’essere coincide col volere, la cosa coincide col concetto della cosa. Il soggetto coincide con l’oggetto.

I sistemi idealistici si raccolgono in un monismo dello Spirito Assoluto (Schelling, Hegel, Gentile), dove tutto è Spirito o dell’Io assoluto (Fichte ed Husserl), dove tutto è da me e per me o dell’Essere, essere-che-sono-io in Heidegger o Essere-che-appare-a-me di Severino.

Come intendono però lo spirito? E la Trinità divina? E lo Spirito Santo? Ne riconoscono certamente alcune qualità: l’essere, il pensare, l’agire, l’io, l’autocoscienza, la soggettività, la logica, l’unità, l’identità, la libertà, l’eternità, l’assolutezza, l’universalità, la necessità. Ma in esso manca la bontà. Essi concepiscono lo spirito come negatore di se stesso, diviso in se stesso, in polemica con se stesso, fondato sul conflitto e sulla tensione, fra il sì e il no. Ed è chiaro che uno spirito del genere, che non è in pace con se stesso, produce la guerra al di fuori di sé.

Inoltre non hanno l’idea della creazione. Essi spiegano l’esistenza del mondo col fatto che lo Spirito esce da sé e pone la sua antitesi, la materia. E siccome egli è buono, ecco sorgere il male. Ma d’altra parte il mondo-materiale, che è Dio fuori di sé, non può non tornare ad essere Dio, per cui Dio negando se stesso come mondo fuori di lui, riafferma o fa tornare se stesso come mondo in se stesso come Dio. Ma ecco il male in Dio, per cui, in ultima analisi, lo Spirito non è buono, ma buono-cattivo. Potrà essere, questo, il vero Spirito Santo o non sarà forse un altro spirito che la Scrittura chiama «cattivo» o «impuro», e che non è altro che il diavolo?

Quanto alla dottrina trinitaria, i sistemi idealistici non assumono la formula del dogma cristiano, una natura in tre persone, ma dissolvono la natura nella triade dialettica di tesi-antitesi e sintesi, sicchè, identificando natura e persona, come c’è la trinità delle persone, così la natura non è più una ma triadica, una forma dialettica. Hegel parla dei tre momenti della dialettica; Schelling parla di «tre potenze».

Nell’idealismo si confonde quindi l’opposizione relativa (per es. padre-figlio, effetto-causa), principio della distinzione (es. questo e quello) e della diversità (es.  uomo-donna o un europeo e un africano) con quella contraria (es. caldo e freddo), privativa (male come privazione di bene) e contradditoria (essere-non-essere). Ne viene la conseguenza che da una parte tutto è tutto e tutto è contro tutto.

La conseguenza di questa confusione è la riduzione delle altre opposizioni a quella relativa, in modo tale che il contrario non è più contrario, ma relativo al contrario. Per esempio, la giustizia non è più il contrario della misericordia, ma è relativa alla misericordia, si combina con la misericordia, si risolve nella misericordia.

La privazione diventa una relazione: il male non è più la privazione del bene, ma il bene è relativo al male: non c’è bene senza male. Il contradditorio non è più impossibile, perché non c’è essere senza la sua negazione. Il positivo è sempre relativo al negativo. Per questo, non solo è possibile avere il contradditorio come oggetto del pensiero, ma addirittura non c’è pensiero se non pensiero del contradditorio.

Per distinguere bisogna separare e per unire bisogna confondere. Non esiste somiglianza, affinità, connaturalità, proporzione, analogia, ma si va vanti solo per negazioni ed esclusioni, o includendo il contradditorio, distruggendo sistematicamente ciò che si è costruito, rifacendo tutto sempre daccapo e senza mai arrivare a una conclusione certa e definitiva. Niente è evidente, pacifico e scontato, tutto è rimesso continuante in discussione. Niente di fisso, niente di stabile, di immutabile, ma tutto diviene, tutto è storia, tutto passa e finisce, tutto è relativo, tutto cambia e muta.

Si capisce allora come in una visione del genere, lo spirito non può essere che spirito del male. Non può esistere uno Spirito Santo assolutamente buono, perchè il bene non può esistere senza il male. Il contrasto, la contrarietà, il conflitto, il contradditorio, non sono di ostacolo all’identità, all’unità, alla sintesi, alla relazione, al dialogo, al divenire, al progresso,

Per Hegel Dio non è colui che è, ma colui che diviene ciò che non è. Ma per lui l’essere è il non-essere, per cui Dio non ha una sua identità come essere sussistente (colui che è), principio della distinzione fra l’eterno Dio e il mondo immerso nel tempo e nel divenire; ma l’identità di Dio è il risultato della confusione dell’essere e del non-essere, in quanto per Hegel l’essere coincide col divenire.  Dio per essenza diviene il mondo, la natura, l’uomo e la materia. Dio per essenza si realizza diventando storia e realtà temporale. Lo spirito si muta nella materia perché la materia si autotrascende come spirito. Dio muta diventando uomo e l’uomo si trascende diventando Dio.

Fine Seconda Parte (2/5)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 13 giugno 2023


 

Che Dio sia spirito ce lo dice già la ragione.

Ma la rivelazione cristiana ci insegna che Dio è spirito anche in un altro senso, del tutto ignoto e insospettato alla ragione: Dio è Spirito – ecco lo Spirito Santo – anche come Persona divina che procede da Dio Padre e da Dio Figlio.

Cioè Dio è spirito non solo come sostanza o natura divina, ma anche come Relazione d’origine, cioè procedente dal Padre e dal Figlio.

Immagine da Internet: Battesimo di Gesù, Guido Reni

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