Annotazioni allo gnosticismo
Nuovo testo ampliato
Dedicate a Papa Francesco
Un Lettore mi ha inviato una serie di domande sullo gnosticismo, citandomi brani del famoso studioso della materia Hans Jonas.
Caro Bruno, rispondo per punti al suo intervento.
Commento alle tesi di Hans Jonas
1.
«Gli Gnostici, se richiesti di riassumere in modo simile la base metafisica del loro nichilismo, avrebbero detto semplicemente «il Dio del cosmo è morto», ossia è morto come dio, ha cessato di essere divino per noi e perciò di fornirci la stella polare per le nostre vite. […] Per citare ancora una volta l’interpretazione di Heidegger del pensiero nietzschiano: «La frase ‘Dio è morto’ significa che il mondo soprasensibile è senza forza effettiva». In una maniera modificata, alquanto paradossale, questa affermazione si applica anche alla posizione gnostica. […]».
Rispondo dicendo che nello gnosticismo antico esiste effettivamente un dualismo di un Dio buono, spirituale, signore delle anime, in conflitto col dio creatore del mondo e della materia ed origine del male, che incatena le anime di origine divina, esistenti ab aeterno, le quali si liberano dal corpo e dal dio malvagio mediante la gnosi, per la quale l’anima ascende e torna alla pura luce divina, dalla quale proviene e dalla quale si è separata cadendo nelle tenebre del mondo.
Un ritorno di gnosticismo è il catarismo medioevale, col suo caratteristico dualismo rigorista di spirito contro materia, che però si volge in materia contro spirito e quindi nel più sfrenato libertinismo morale. Lo gnosticismo riappare nell’Umanesimo italiano del sec. XV con l’ermetismo[1], per proseguire col panteismo magico di Giordano Bruno nel sec. XVII[2]. Tra la fine dell’‘800 e gli inizi del ‘900 va di moda la teosofia di Elena Blavatsky ispirata alla filosofia indiana[3].
Lo gnosticismo moderno[4], del quale il massimo esponente è Hegel, concepisce l’uomo come apparizione sensibile e storica dello Spirito assoluto alienato da se stesso nella natura. Dall’alienazione di sé da sé lo Spirito torna a sé dialetticamente, ossia mediante la negazione della negazione di sé, che è l’uomo empirico dal sapere apparente. In tal modo l’uomo, come spirito, momento alienato dell’Idea e dell’Assoluto, si eleva al Sapere assoluto, come Autocoscienza dell’Idea assoluta di Dio immanente all’uomo[5].
2.
«Il Dio gnostico, in quanto distinto dal demiurgo, è il totalmente diverso, l’altro, lo sconosciuto. In modo analogo al suo corrispondente interno all’uomo, il sé acosmico o “pneuma”, la cui natura nascosta si rivela solamente nell’esperienza negativa di estraneità, di non-identificazione e di indefinibile libertà, questo Dio ha più del “nihil” che dell'”ens” nel suo concetto. Una trascendenza senza una relazione normativa col mondo equivale ad una trascendenza che ha perso la sua forza effettiva. In altre parole, per tutto quel che riguarda la relazione dell’uomo con la realtà che lo circonda, questo Dio nascosto è una concezione nichilistica: nessun “nomos” emana da lui, nessuna legge per la natura e quindi nessuna norma per l’azione umana come parte dell’ordine naturale”».
Concordo senz’altro con questa analisi dello gnosticismo antico, benchè l’esposizione non sia del tutto chiara. Chiariamo dicendo che il «Dio estraneo e sconosciuto» è quello che si oppone all’anima caduta nel corpo: è il Dio della materia, il demiurgo. Invece il Dio «corrispondente interno all’uomo, il sé acosmico o “pneuma”, la cui natura nascosta si rivela solamente nell’esperienza negativa di estraneità e di non-identificazione» (col Dio malvagio, distinto dal Dio buono) «di indefinibile libertà», questo Dio interiore, questo Dio che libera, questo pneuma è il vero Dio, il Dio buono, interiore, il Dio della gnosi, della coscienza e della luce, mentre l’altro Dio è il Dio «estraneo» dell’ignoranza, del male e delle tenebre.
Nello gnosticismo moderno, sempre rifacendoci ad Hegel, che ne è il massimo rappresentante, possiamo dire che il «il sapere assoluto è lo spirito che al suo perfetto e vero contenuto dà in pari tempo la forma del sé e che per questa via tanto realizza il suo concetto, quanto resta, un questa realizzazione, nel suo concetto».
E questo sapere assoluto è il «sapere concettivo»[6]. «Nell’idea del conoscere assoluto, il concetto è divento il proprio contenuto dell’Idea. Questa è appunto il puro concetto che ha per oggetto se stesso e che, in quanto percorre quale oggetto la totalità delle sue determinazioni, si sviluppa a totalità della sua realtà, a sistema della scienza. … In secondo luogo questa Idea è ancora logica, è racchiusa nel pensiero puro ed è soltanto la scienza del Concetto divino»[7]. La gnosi, ovvero il sapere assoluto è la conoscenza razionale e dimostrativa, ossia logica e concettiva dell’Idea o del Concetto divino.
3.
«Una famosa formula della scuola valentiniana riassume così il contenuto della “gnosis”: “Ciò che ci rende liberi è la conoscenza di chi eravamo, che cosa siamo divenuti; donde eravamo, dove siamo stati gettati; dove ci affrettiamo, da dove siamo redenti; che cosa è nascita e che cosa è rinascita”».
Questa teoria, secondo il metodo comune agli gnostici, utilizza evidentemente la dottrina biblica della redenzione, deformandola e riducendola ad uno schema dialettico.
4.
«Notiamo innanzi tutto il raggruppamento dualistico dei termini in coppie antitetiche […] Tra questi termini di movimento quello di essere stati «gettati» in qualche cosa colpisce la nostra attenzione […] Ci ritorna alla mente la fase […] della “Geworfenheit” di Heidegger «essendo stati gettati», che per lui è un carattere fondamentale del “Dasein” [esserci], dell’autoesperienza dell’esistenza. […]
Nella letteratura mandea è una frase che ricorre di continuo: la vita è stata gettata nel mondo, la luce nella tenebra, l’anima nel corpo. Essa esprime la violenza originaria che mi è stata fatta nel farmi essere dove sono e quello che sono, la passività di emergere senza possibilità di scelta in un mondo esistente che non è stato fatto da me e la cui legge non è la mia. […] Questa svalutazione esistenzialista del concetto di natura mostra in modo evidente la sua spogliazione spirituale per opera della scienza, ed ha qualche cosa in comune col disprezzo gnostico della natura.”».
Indubbiamente un tema importante dello gnosticismo è quello della caduta dell’anima nel mondo materiale creato e governato dal dio malvagio. Ciò può richiamare l’idea heideggeriana della «gettatezza». C’è però la differenza che per Heidegger questo «essere-per-la-morte» non ha la prospettiva di un ritorno o risalita dell’anima alla sua origine divina e celeste, un uscire dalle tenebre per tornare alla luce, ma la stessa morte è vista come la «possibilità di un poter-essere-un-tutto autentico da parte dell’esserci»[8].
Dico che semmai il tema gnostico è più assimilabile alla concezione cristiana della vicenda dell’uomo peccatore, che decade dal suo stato originale d’innocenza in uno stato di miseria e mortalità, dal quale risale per tornare a Dio grazie alla redenzione di Cristo. Lo gnosticismo salva la triade posizione-caduta-ritorno, ne toglie il fattore soprannaturale e ne fa un semplice processo dialettico, come farà Hegel nel sec. XIX.
Caratteri generali e perenni della gnosi
Il termine gnosi, dal greco ghnosis, è di per sé un termine del tutto innocente ed anzi di significato pregiato, perché non significa altro che «scienza» o «conoscenza». Per questo gli apologeti cristiani dei primi secoli, come per esempio Clemente Alessandrino, si compiacevano di presentare il cristiano, alla maniera di San Giovanni, come uno «gnostico», ossia un uomo che, grazie alla sua fede cristiana, possiede la verità assoluta o la scienza assoluta non perché ci è arrivato con la sua ragione, ma perché gli è stata rivelata da Cristo, Sapienza assoluta del Padre celeste.
È stato solo successivamente che, a causa della comparsa dello gnosticismo, che si vantava di possedere un sapere migliore di quello cristiano o pretendeva di interpretare la rivelazione cristiana in senso razionalistico o fantastico, che nei Padri sorse la necessità di distinguere una vera da una falsa gnosi; ma poiché ormai il nome «gnosi» veniva correntemente riferito agli gnostici, i teologi cristiani finirono per abbandonare il termine, cosicchè non usarono più quel termine se non in un senso negativo, come riferito allo gnosticismo.
Per quanto riguarda il contento generale più frequente dello gnosticismo è noto che in esso l’uomo riconosce il suo stato di miseria, ma ben lungi dal considerarlo effetto del proprio peccato, si atteggia a vittima della violenza divina, ossia del dio cattivo, che è la Materia. Senonchè però lo gnostico, convinto di possedere costituzionalmente per proprio conto la scienza assoluta, ecco che, prendendo coscienza della propria divinità, può liberarsi dai lacci e dalle tenebre della materia o tornare alla sua divina condizione originaria, dalla quale era decaduto nella forma dell’io empirico.
La sostanza dello gnosticismo, chiarita in Hegel come mai era stato fatto prima, si risolve in un concetto di Dio come autocoscienza assoluta inglobante in sé tutta la realtà. Questo Dio però non è semplice, non è statico, ma diviene Egli infatti è doppio o duale, è «dialettico»: in quanto conoscente, oppone a sé soggetto un oggetto, oppone all’io un non-io, che però è sempre Lui, opposto a se stesso.
Egli, come spirito, e quindi come pensiero – res cogitans -, si «aliena» o si «oggettivizza» nella prassi come uomo, ossia come materia e come storia. Diviene uomo, diviene mondo, Oppone sé a se stesso. Ma l’uno sdoppiato richiede di tornare ad essere uno. Il sapere divenuto sapere di un oggetto, richiede di tornare ad essere sapere di se stesso, autocoscienza. Ecco che allora, Dio diviso da se stesso come uomo opposto a Dio, torna a se stesso: l’uomo, che originariamente è Dio, ma senza esserne cosciente, diventa Dio coscientemente o torna ad essere Dio e quindi supera il sapere umano per acquistare la gnosi divina, anzi per essere egli stesso divina ed assoluta autocoscienza.
Lo gnosticismo non si esprime necessariamente nel concetto e nel sapere. Infatti per lui la scienza dell’Assoluto non è necessariamente rappresentativa o mediata da concetti, ma è essenzialmente intuitiva, esperienziale, immediata, originaria, innata. Non ha bisogno della mediazione delle cose, ma è insita nell’autocoscienza dell’io dello gnostico. Ciò significa che non esiste solo uno gnosticismo concettuale e razionale, ma anche uno gnosticismo agnostico, esperienziale e mistico. Già lo gnosticismo antico ammette un Dio gnostòn, ossia noto e conosciuto accanto a un Dio, àghnoston, inconoscibile, puro mistero assoluto non concettualizzabile.
Inoltre non c’è solo uno gnosticismo spiritualista, teista, eternalista e dualista, che oppone materia spirito come due nemici, ma c’è anche uno gnosticismo materialista, ateo, evoluzionista, che riduce lo spirito a materia o fa sorgere lo spirito dalla materia. Per il primo esiste solo lo spirito e la materia non è che apparenza o pensiero. Per il secondo la materia eterna si eleva da sé, così da trasformarsi in spirito, sicchè lo spirito non può esistere senza la materia.
La gnosi non è un sapere corrente, basato sul semplice senso comune come la fisica o la matematica, ma è un sapere elitario, iniziatico, esoterico, tradizionale, segreto[9], Ha la pretesa di essere un sapere globale, ultimo e totale della realtà. Non è un sapere alla portata di tutti, ma solo di pochi eletti, illuminati dalla luce divina e liberi dalle tenebre del mondo e del corpo, salvo che il comune mortale non venga svegliato dal suo torpore terreno alla luce celestiale della gnosi.
Sotto la guida dello gnostico, egli allora è iniziato gradualmente ai misteri della gnosi, per fermarsi però là dove, per il limite della sua intelligenza, oltre il quale non può salire, grado che non necessariamente è il supremo della perfetta gnosi. Solo ad alcuni privilegiati è concesso salire a tale ultimo grado. Questo metodo iniziatico è evidente in una società come la massoneria.
Pertanto la gnosi antica, che trova una forma nell’attuale massoneria, divide platonicamente gli uomini in tre livelli di intelligenza. Partendo dal basso ovvero dal volgo e salendo verso lo spirito, abbiamo gli ilici, ossia gli individui grossolani e materiali, subumani; e poi gli psichici, ossia gli animali razionali e infine i pneumatici, puri spiriti o res cogitantes, che superano l’umano, per salire al sopraumano ossia al divino. Solo questi pochi sono capaci d’intendere la gnosi.
Le conseguenze etiche dello gnosticismo possono essere opposte a seconda che abbiamo uno gnosticismo dualista-spiritualista o materialista-monista. In entrambi i casi la prospettiva è quella della libertà dell’io intesa come autoaffermazione libera dalla legge di un Dio trascendente, un io che è legge a se stesso in forza della libertà. Nel primo caso il presupposto è il panteismo: Dio è l’uomo, dotato del sapere divino. Nel secondo caso il presupposto è l’ateismo: l’uomo è Dio. Non esiste un Dio trascendente. Quello che l’uomo sa di sé sostituisce il sapere divino. Nel primo caso l’odio per il corpo considerato il principio del male e della schiavitù dello spirito produce un rigorismo disumano. Nel secondo caso, l’assenso sensuale agli impulsi del corpo divinizzato produce un lassismo sfrenato. La libertà consiste nel libero sfogo degli istinti. Il sapere divino s’identifica col piacere. È interessante notare come questi due estremi si notano nel catarismo medioevale.
In tal modo esiste uno gnosticismo che interessa tutte le religioni e tutte le culture. Esiste uno gnosticismo ebraico[10], uno gnosticismo islamico[11], uno gnosticismo indiano[12], uno gnosticismo massonico[13]. Ogni eresia ha sempre uno sfondo gnostico: l’eretico si vanta di conoscere Cristo meglio di quanto lo conosce il Papa.
Lutero resta fedele al realismo biblico; ma la sua concezione soggettivistica della coscienza, unita a quella di Cartesio, avrebbe prodotto l’idealismo tedesco. Gli scismatici greci restano realisti in quanto fedeli alla dottrina dei Padri greci; ma anche tra di loro nell’‘800 è apparsa una tendenza gnostica, in particolare con la cosiddetta «sofiologia»[14] di Soloviev e Bulgakov, sorta sotto l’influsso dell’idealismo tedesco, specialmente Schelling[15].
La sofiologia è l’intuizione suprema, interiore e mistica della divina Sapienza, Autocoscienza assoluta, intesa come Ipostasi pretrinitaria e come Uno-Tutto che si realizza cosmologicamente come Dio-mondo («Cristo cosmico») nell’apocatastasi e riunificazione cristocentrica finale di tutte le cose (motivo origeniano) dopo la dispersione di tutte le cose dovuta al peccato inteso come caduta di tutte le cose dal loro stato originario in Dio. Lo schema di fondo è plotiniano: dall’Uno ai molti e dai molti all’Uno; dal Tutto alle parti e dalle parti al Tutto. Dal bene esce il male; lotta fra bene e male (motivo manicheo); ma il male è cancellato dal bene (ottimismo e buonismo origeniani). Si tratta di un monismo che non riconosce la pluralità delle sostanze.
Una forma di gnosticismo è certamente anche lo scientismo empirista, positivista e materialista ottocentesco, oggi ancora vivo, con la sua pretesa si intendere la scienza sperimentale come il non plus ultra del sapere, chiudendosi alla metafisica e alla teologia ed abbassando così la dignità umana al livello dell’animale o addirittura della macchina. Esso trae il suo fascino dai meravigliosi risultati tecnici che produce, ma svuota l’animo umano di ogni più nobile aspirazione riducendo la vita umana alla totale insensatezza. Almeno lo gnosticismo spiritualista sa cogliere l’assoluto, l’universale, l’eterno e l’infinito, mentre questa gnosi da strapazzo non sa elevarsi al di sopra dello sguardo terreno.
Tutte le forme di panteismo o di ateismo sono gnosticismo, perché in esse la ragione o la mente umana si lusinga di sapere o in potenza o in atto tutto lo scibile, senza ammettere un sapere che la trascenda o che aggiunga qualcosa che essa non sappia già o non può sapere. Quello che essa sa è sufficiente ad assicurare la felicità umana.
Ora ciò può avvenire in due modi: o perchè la mente umana si pareggia a quella divina, per cui Dio è l’uomo. Dio esiste, ma non trascende l’uomo; è l’uomo stesso al massimo della sua perfezione. E questa è la via del panteismo, per esempio quello di Spinoza, di Fichte e di Hegel. Oppure la mente umana si sostituisce o meglio s’immagina di sostituirsi a Dio ed afferma se stessa per negare Dio e si ha l’ateismo. Dio non esiste, ma al suo posto c’è l’uomo. Dio è un ente immaginario, inventato, al quale si attribuisce falsamente ciò che in realtà appartiene all’uomo. Esempi di ateismo sono Comte, Feuerbach e Nietzsche.
In conclusione
Conclusivamente bisogna distinguere lo gnosticismo come fenomeno storico, che presenta molte forme diverse, come abbiamo visto, dallo gnosticismo come vizio dell’intelletto causato dalla superbia, dalla vanagloria e dalla volontà di potenza. Finora abbiamo potuto assistere alle varie forme storiche dello gnosticismo. È toccato a Papa Francesco darcene una definizione generale, che abbraccia tutte le forme storiche, col ricondurlo a quella forma di falsa scienza che crede di poter fare a meno della Parola di Dio o a quella superbia, per la quale la mente umana, cedendo alle lusinghe del demonio, si autoesalta e pretende di pareggiarsi al sapere divino o addirittura di essere Dio.
Lo gnosticismo non è altro che quella scienza che «gonfia» (I Cor 8,1) di orgoglio impostore ed esibizionista, quell'apparente possesso della scienza (I Cor 13,2), privo della carità, che a nulla giovano, ma che anzi procurano la perdizione, mentre il vero sapere è basato sull’umiltà, sull’amore per la verità, sull’onestà intellettuale, sullo spirito di servizio al prossimo, sull’ascolto della Parola di Dio e sul desiderio dell’unione con Dio.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 2 dicembre 2021
Lo gnosticismo riappare nell’Umanesimo italiano del sec. XV con l’ermetismo,
per proseguire col panteismo magico di Giordano Bruno nel sec. XVII.
Finora abbiamo potuto assistere alle varie forme storiche dello gnosticismo.
È toccato a Papa Francesco darcene una definizione generale, che abbraccia tutte le forme storiche, col ricondurlo a quella forma di falsa scienza che crede di poter fare a meno della Parola di Dio o a quella superbia, per la quale la mente umana, cedendo alle lusinghe del demonio, si autoesalta e pretende di pareggiarsi al sapere divino o addirittura di essere Dio.
Immagini da internet:- Giordano Bruno
- Soloviev
- Papa Francesco I
[1] André-Jean Festugière, Ermetismo e mistica pagana, Il melangolo, Genova 1991.
[2] Frances A.Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Edizioni Laterza, Bari 1992.
[3] E.P.Blavatsky, Introduzione alla teosofia, Fratelli Bocca Editori, Milano-Roma 1911.
[4] Giovanni Filoramo, Il risveglio della gnosi ovvero diventare dio, Editori Laterza, Bari 1990.
[5] Hegel ha parole di lode per gli gnostici: «queste forme nascono dal bisogno generale e profondo della ragione di determinare ed intendere come concreto ciò che è in sé e per sé» (Lezioni sulla storia della filosofia, La Nuova Italia, Firenze, 1985, vol.3,1, p.27).
[6] Fenomenologia dello Spirito, La Nuova Italia, Firenze 1988, vol.II, p.296.
[7] Scienza della logica, Edizioni Laterza, Bari 1984, vol.II, p.956.
[8] Essere e tempo, Longanesi&C., Milano 1976, p.323.
[9] Cf Réné Guénon, Gli stati molteplici dell’essere, Adelphi, Milano 1996.
[10] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente crustiano, a cura di Don Ennio innocenti, Edizioni della Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1988.
[11] Henry Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi Edizioni, Milano 2000.
[12]Govinda, La conoscenza dell’Infinito. Meditazione e realizzazione di Dio, Edizioni Fratelli Gigliotti, Lamezia Terme, (CZ), 1999: Swami Vivekananda, Jnana-Yoga. Lo yoga della conoscenza, Ubaldini Editore, Roma 1963.
[13] Vicomte Lèon de Poncins, Freemasonry and the Vatican. A struggle for recognition, Britons Publishunge Company, London, 1968.
[14] Cf voce SOFIOLOGIA nell’Encicopedia Cattolica.
[15] Albert Franz, Gnose et métaphysique dans la dernière philosophie de Schelling, in La gnose, une question philosophique. Pour une philosophie de l’invisible, a cura di Natalie Depraz e Jean-François Marquet, Editions du Cerf, Paris 2000, pp.167-188.
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