31 ottobre, 2021

Le opere dello Spirito Santo - Quinta Parte (5/5)

  Le opere dello Spirito Santo

Quinta Parte (5/5)

Il Figlio è mandato nel mondo dallo Spirito Santo

 insieme con lo Spirito Santo 

Il Figlio procede dal Padre ed è mandato nel mondo per la salvezza del mondo. Ma il Padre, affinchè l’opera del Figlio arrivi alla perfezione, gli associa lo Spirito Santo ed unge e consacra la sua umanità nello Spirito Santo, in modo che lo Spirito resta in permanenza sull’umanità di Gesù. Le dà potenza, così da farle compiere le opere della salvezza.  

Ovviamente l’opera del Figlio in quanto Dio è in se stessa opera divina e perfettissima. Lo Spirito Santo la completa non in se stessa, ma in rapporto a noi, nel senso che ci mostra fino in fondo la verità della dottrina del Figlio e la potenza della sua grazia, verità e grazia che del resto non sono altro che quelle del Padre, giacchè  tutto ciò che Cristo è e possiede lo deriva dal Padre e lo dona a noi nello Spirito Santo.

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Lo Spirito Santo si autocomunica all’uomo non nell’essenza, ma nella potenza – consortes divinae naturae –. 

L’uomo diviene Dio intenzionalmente, non ontologicamente –; l’uomo può acquistare una partecipazione alla vita divina, ma non il potere creatore.

Credere, con Rahner, che Dio possa autocomunicarsi all’uomo ontologicamente («quasi causa formale»), vuol dire cadere nel panteismo.

Che cosa fa lo Spirito e qual è il rapporto di questo suo intervento con la consacrazione successiva del celebrante che opera la transustanziazione?

Appare un concorso dello Spirito Santo con le parole di Cristo che transustanziano le offerte. La transustanziazione consegue alla presenza potente dello Spirito, che muove Cristo a parlare, come lo Spirito fece costantemente su questa terra per tutto il corso della vita mortale di Cristo e fa ancora in cielo. La parola di Cristo ha una propria potenza divina, ma le Persone divine agiscono perché sono l’unico Dio che agisce.

 


Lo Spirito Santo non solo dona Se stesso per venire con le altre due Persone ad abitare nell’anima del giusto, ma elargisce al cristiano in grazia e alla Chiesa un’infinità di svariati doni, appropriati a ciascuno, singolari e collettivi, permanenti e temporanei, maschili e femminili, ordinari e straordinari, sempre in aumento nel corso della storia, i quali si possono classificare, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II, in santificanti e ministeriali.

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Le opere dello Spirito Santo - Quarta Parte (4/5)

 Le opere dello Spirito Santo

Quarta Parte (4/5)

 La Santissima Trinità operante nella storia secondo Gioacchino da Fiore

Gioacchino da Fiore, come è noto, ebbe l’idea di concepire l’azione delle Tre Persone divine operanti nella storia del mondo secondo un avvicendamento, il quale, partendo dal Padre nel’Antica Alleanza, vede l’avvento del Figlio nella Nuova Alleanza. Ma invece di fermarsi qui, Gioacchino fa seguire all’età del Figlio un’età dello Spirito Santo, la quale sembra andare oltre il Figlio arrivando al Padre al di là e non per mezzo del Figlio, quindi senza il Figlio, un’età che sembra superare ed andare oltre l’opera del Figlio, il Quale avrebbe esaurito la sua funzione nell’età che gli è già appartenuta, ossia l’età del Figlio.

Ma l’appunto più grave glielo fece il Concilio Lateranense IV accusando Gioacchino di asserire nella Santissima Trinità «non una vera e propria unità, ma un’unità collettiva e similitudinaria, così come si dice che molti uomini sono un solo popolo».

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Gioacchino da Fiore ebbe l’idea di concepire l’azione delle Tre Persone divine operanti nella storia del mondo secondo un avvicendamento, il quale, partendo dal Padre nell’Antica Alleanza, vede l’avvento del Figlio nella Nuova Alleanza.

Il difetto di Gioacchino fu quello di concepire l’avvicendamento dell’opera dello Spirito a quella del Figlio in maniera troppo grossolana, quasi che lo Spirito succeda al Figlio così come San Giovanni XXIII è succeduto a Pio XII e ciò, come notò il Concilio Lateranense IV e San Tommaso al suo seguito, per un’insufficiente concezione dell’unità della natura divina.

 

Sei secoli dopo, i luterani Schelling ed Hegel riprenderanno la stessa tesi aggravandola ulteriormente con l’interpretarla come un precorrimento della riforma luterana, la quale avrebbe appunto inaugurato l’era della «libertà dello Spirito Santo» con l’abolizione del Papato, della gerarchia, della Tradizione, della legge morale naturale, dei dogmi e dei sacramenti, cosa che al cattolico Gioacchino, sant’uomo, non era passata assolutamente per la testa.

Per Hegel in Dio esiste una triade, la quale però non è una trinità di persone in una sola natura divina, ma una sola essenza divina, lo «Spirito», che si extrapone da sé, nega né e torna in sé.

 San Tommaso fonda una metafisica trinitaria, che è la metafisica cristiana per eccellenza. 

Sappiamo per fede dell’esistenza della San Trinità; ma questa conoscenza di fede illumina la nostra ragione, in modo tale che essa, restando sul suo piano, vede nell’ente una triade come vestigio della Trinità.



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- Gioacchino da fiore
- G.W.F. Hegel
- San Tommaso d'Aquino

30 ottobre, 2021

Le opere dello Spirito Santo - Terza Parte (3/5)

 Le opere dello Spirito Santo

Terza Parte (3/5)

Cristo ci rivela l’esistenza e l’opera della Santissima Trinità

Gesù Cristo presenta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo come persone divine, se per persona intendiamo un ente che pensa, vuole e parla, persone in collaborazione fra loro per la salvezza dell’uomo, espletanti operazioni in parte diverse e in parte identiche. Il Figlio e lo Spirito procedono dal Padre; lo Spirito dal Padre e dal Figlio e sono mandati nel mondo.

Che Gesù faccia riferimento a persone divine, ognuna uguale a Dio, non è sempre facile da intendere alla semplice lettura delle parole del Signore. La personalità più facile da intendere è quella del Padre, perché l’attributo della paternità è nota anche alle religioni pagane, come per esempio quella romana, per la quale Giove è padre degli uomini e degli dèi. È chiaro che un padre non può che essere una persona. E così pure il Figlio, benché circa la figura di Gesù occorra dimostrare la sua divinità, insegnata dal Concilio di Nicea del 325.

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Gesù introduce un nuovo concetto di persona divina, tale per cui in Dio appaiono tre persone.

 
Che Dio sia un Dio personale, ossia persona nel senso di ente sussistente intelligente e libero, lo si sapeva anche prima; lo sa già la semplice ragione naturale, lo sa già il semplice monoteismo, che definisce la natura divina come la definirà il Concilio Vaticano I: «una singularis simplex omnino et incommutabilis substantia spiritualis» (Denz.3001).

Gesù, supponendo acquisito il concetto di persona divina singola e unica, intesa come sostanza spirituale, rivela ed aggiunge, nel definire l’essenza di Dio, che Dio è persona nel senso di una relazione sussistente, 

come sarà compreso da Sant’Agostino prima e poi da San Tommaso ed infine definito dal Concilio di Firenze nel 1442 (Denz.1330).

 

 

 


Questione non facile è quella di chiarire i rapporti della Santissima Trinità con Satana e con l’inferno. Nel ‘600 si cimentò su questo arduo problema il mistico luterano Jakob Böhme.

 

 

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26 ottobre, 2021

Le opere dello Spirito Santo - Seconda Parte (2/5)

  Le opere dello Spirito Santo

 Seconda Parte (2/5)

La distinzione fra materia e spirito

La distinzione fra materia e spirito è nata dalla constatazione della differenza fra l’azione fisica, transitiva, rivolta verso l’esterno nello spazio, con influsso su di un altro corpo o sul proprio corpo, azione propria dei corpi, e l’azione immanente propria del vivente, che perfeziona e accresce se stesso, azione già presente nella pianta, ma sempre più immanente salendo i gradi della vita, fino all’immanenza perfetta nella riflessione totale dello spirito su se stesso, nell’autocoscienza. Anche lo spirito può agire su di un corpo (proprio o esterno), ma lo fa con un’azione immanente, anche se si serve, come in noi, di un organo o mezzo fisico, come per esempio la mano o la macchina.

Altro aspetto dell’attività dello spirito, è quello dell’intenzionalità, ossia il fatto che il conoscente e l’appetente, sensitivo ma soprattutto spirituale, produce un essere intenzionale (ens ratioinis), che tende ad un oggetto, reale o ideale che è rappresentazione o similitudine mentale o psichica immateriale dell’essere reale. Come dice Aristotele: «non è la pietra che è nell’anima, ma l’immagine della pietra». La pietra è materiale, l’immagine è immateriale e spirituale. Nell’uomo è il concetto e il giudizio. L’immagine o concetto è una «tensione» immateriale verso la pietra. 

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Altro aspetto dell’attività dello spirito, è quello dell’intenzionalità, ossia il fatto che il conoscente e l’appetente, sensitivo ma soprattutto spirituale, produce un essere intenzionale (ens ratioinis), che tende ad un oggetto, reale o ideale che è rappresentazione o similitudine mentale o psichica immateriale dell’essere reale.

Nulla di simile avviene nel mondo fisico. Il fuoco riscalda non perché ha concepito l’intenzione di riscaldare, ma riscalda necessariamente per la legge della sua natura. L’uomo, al contrario, per scaldarsi ha concepito l’idea, l’essere intenzionale della stufa elettrica e, dopo averla realizzata, concepisce l’intenzione di usarla per riscaldarsi.

Dal punto di vista dello spazio, il corpo si distingue dall’anima in quanto, mentre il corpo occupa chiaramente uno spazio e si trova in un certo luogo, che è il luogo dove si trova la persona, l’anima, nella sua spiritualità, benché animi il corpo e influisca su tutto il corpo, non va concepita come qualcosa che sia dentro il corpo, come potrebbero essere il cuore o il fegato, ma, dato che essa mantiene in vita il corpo, lo contiene con la sua potenza vitale, per cui essa certamente è in un luogo, che è quello del suo corpo, e tuttavia essa non è spaziale, ma in quanto spirito, è al il fuori dello spazio, nel mentre che determina la spazialità del corpo. 

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25 ottobre, 2021

Le opere dello Spirito Santo - Prima Parte (1/5)

Le opere dello Spirito Santo

Prima Parte (1/5)

Per sapere che cosa è lo Spirito Santo

occorre sapere che cosa è lo spirito

Noi siamo fatti per fruire e godere della vita spirituale come della vita più alta che si possa desiderare; eppure le conseguenze del peccato originale fanno sì che ci sentiamo attratti dai piaceri della carne; dovremmo avere più stima dell’anima che del corpo, eppure accade l’inverso; dovremmo comprendere la superiorità dello spirito sulla materia, e invece risolviamo la realtà nella materia; dovremmo contare soprattutto sulle forze dello spirito e invece ci fidiamo solo di quelle della materia; dovremmo saperci elevare al puro intellegibile; e invece siamo immersi nel sensibile; dovremmo avere lo sguardo rivolto al cielo e invece siamo presi dalle cose della terra.

La Bibbia presenta la distinzione fra materia e spirito appunto con l’immagine della terra e del cielo, come fanno del resto tutte le religioni. Dio è in cielo. L’uomo è sulla terra. L’uomo è fatto di terra, è «carne»; ma è animato dalla rùach, lo spirito che Dio ha infuso nel suo corpo. Deve dunque salire al cielo, deve «pensare alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,3). Il che non esclude ma implica il dovere di procurare un sano benessere materiale a se stessi e gli altri.

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In realtà noi abbiamo esperienza delle nostre attività spirituali riflettendo a ciò che facciamo con l’intelletto e la volontà. Infatti con l’intelletto astraiamo l’essenza universale delle cose dal particolare concreto e materiale. 

Ora l’universale è un dato mentale evidentemente immateriale. Con la ragione ragioniamo, ossia organizziamo logicamente dei sillogismi, cose mentali evidentemente immateriali.

Formiamo nell’immaginazione per astrazione dal sensibile gli enti matematici, certamente connessi alla materia per il tramite della quantità e dell’estensione, misurate o calcolate, ma comunque in se stessi immateriali e contenuti nella nostra mente.

 

L’immagine del vento è legata a quella del respiro, segno della vita animale. 

L’uomo da sempre ha notato che mentre il corpo vivo respira, il cadavere non respira più. Da qui la conclusione che il corpo umano dev’essere tenuto in vita da una potenza o energia ultracorporea, che tutti i popoli hanno convenuto di chiamare «spirito» o «anima». Al materialista, che nega l’esistenza dell’anima e tutto vuol risolvere nel corpo, manca l’intelligenza sufficiente a spiegare l’essenziale differenza tra il corpo vivo e il corpo morto.

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20 ottobre, 2021

La comunione nella Chiesa - In preparazione al Sinodo

  La comunione nella Chiesa

In preparazione al Sinodo

Il 9 ottobre scorso il Santo Padre ha fatto una riflessione in vista dell’inizio del Sinodo avente come tema Per una Chiesa sinodale. Per l’occasione ho pensato di proporre al lettore alcune considerazioni attinenti al tema, vale a dire il valore della comunione ecclesiale, che sta alla base del Sinodo e che a sua volta è incrementata dallo stesso Sinodo. 

La comunione nella Chiesa è l’unione e la concordia degli spiriti, delle menti, dei cuori, degli intenti, dei propositi, delle azioni sulla base della verità di fede ed attorno alla verità di fede comunemente accolta, compresa e condivisa. La comunione è la circolazione fraterna della carità di ognuno verso tutti e di tutti verso ognuno. 

La comunione è l’unione e la disciplina dei fedeli attorno ai pastori e sotto la guida dei pastori, innanzitutto il Romano Pontefice. La comunione ecclesiale è la comunione col Papa. Sono due cose indissociabili. Chi non è in comunione col Papa non può essere in comunione con la Chiesa. 

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Se la spada viene a produrre la pace vincendo i nemici della pace, come l’odio e la menzogna, ben venga la spada. 

In questo senso Cristo, re della pace, dice di essere venuto a portare una spada. 

La comunione infatti si spezza quando qualcuno, respingendo la verità ed abbracciando l’errore, si isola e si separa dalla comunione e diventa fautore e principio di divisione, creando divisione e suscitando reazioni opposte o tendenze faziose.

 

 

Amore del nemico non vuol dire che non sia lecito combattere il nemico, ma vuol dire saper trovare lati buoni anche nel nemico. L’etica cristiana non ha mai dichiarato illecito il servizio militare e molti santi sono stati dei militari. 

Col mondo la Chiesa deve certo saper dialogare, ma quando il mondo vorrebbe sottometterla, è lei che deve saper vincere il mondo. Commentando le parole di Gesù «vi mando come agnelli in mezzo ai lupi», il Card. Biffi osservava con la sua solita arguzia: «poveri lupi!».

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16 ottobre, 2021

Lo zigote è una persona umana? - Prima e Seconda Parte (2/2)

Lo zigote è una persona umana?

Prima e Seconda Parte (2/2)

Il nostro corpo proviene da una sola cellula

Papa Francesco, affermando di recente che il feto è una vita umana, ha implicitamente affermato che il feto, a cominciare dallo zigote, è una persona umana, naturalmente in senso ontologico, non dal punto di vista psicologico, morale e giuridico.

Infatti esso non è ancora un soggetto capace di intendere e di volere, non è ancora capace di relazionarsi spiritualmente e moralmente con Dio e col prossimo, non è ancora capace di esercitare le sue facoltà razionali e spirituali. In questo senso non è ancora persona. Per questo il Papa, citando l’esser persona, ha solo posto la domanda, senza entrare in queste distinzioni.

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È importante altresì distinguere la persona umana dalla natura umana. 

La persona umana è un individuo della specie umana; è un individuo sussistente secondo una natura umana individuale. 

È un individuo vivente in possesso della natura umana. 



È un essere umano, è un uomo o donna, dunque un vivente di vita umana.

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