Il rapporto di Dio col demonio

 

 

Il rapporto di Dio col demonio

La ribellione di Satana

La teologia ascetica tradizionale tratta molto del rapporto del demonio con noi, ma non sviluppa il tema del rapporto del demonio con Dio, che invece costituisce il principio di spiegazione e il criterio di valutazione e di discernimento del rapporto nostro col demonio.

Come sappiamo dalla fede, Dio creatore degli angeli ha punito eternamente alcuni angeli che si sono ribellati alla sua volontà. Egli tuttavia ha voluto conservarli nell’esistenza e quindi ha continuato, come causa prima e motore immobile, a causare gli atti della loro volontà e a muovere la loro volontà verso il bene.

Naturalmente questo bene verso il quale si muove la volontà del demonio è l’oggetto naturale ed essenziale del volere, voluto e creato da Dio stesso, oggetto che costituisce la natura stessa della volontà, in quanto appetizione del vero conosciuto dall’intelletto. Si tratta quindi di un bene ontologico, non morale.

Il demonio, cioè, non vuole quel bene che Dio avrebbe voluto che egli compisse, ossia il bene morale, e che invece per superbia e disobbedienza non ha voluto compiere. Il demonio invece ha voluto decidere lui del proprio bene morale, indipendentemente e contro quanto Dio aveva stabilito e gli aveva comandato.

Occorre dunque distinguere un duplice bene della volontà: uno corrispondente all’inclinazione necessaria e naturale della volontà, propria di ogni volente come tale. Questo è il bene ontologico universale o il bene in generale.

L’altra specie di bene è il bene morale, che è quello che dev’essere concretamente scelto, deciso ed attuato dal libero arbitrio della creatura, per compiere la volontà di Dio e raggiungere la sua vera felicità. Ora qui però l’agente dotato di libero arbitrio, quale è in questo caso l’angelo, può, contro il volere divino, scegliere un bene falso o solo apparente, un bene che può non corrispondere al vero fine dell’agente stabilito e voluto da Dio, qualcosa quindi che è un vero male, oggetto di quella cattiva scelta e di quella cattiva azione che costituisce il peccato.

Ora il demonio, peccando ha operato una scelta irrevocabile contro Dio. Invece di riconoscere con gioia e umiltà la dignità della propria persona creata da Dio, ha voluto essere alla pari di Dio e mettersi al suo posto. Si è dunque fatto un concetto falso di se stesso illudendosi di esser fondato su se stesso e di poter fare a meno di Dio. Anzi ha cominciato a vedere Dio come un nemico della sua libertà. Nel contempo è stato preso da una brama di esser lui al posto di Dio il dominatore dell’universo creato da Dio.

Invece di corrispondere con gratitudine, come hanno fatto gli angeli santi, all’amore col quale Dio lo aveva creato, lo ha ripagato con l’odio. Invece di corrispondere con l’umiltà ha risposto con la superbia. Invece di corrispondere con l’ammirazione e l’adorazione, ha corrisposto con l’invidia e la rabbia. Invece di corrispondere con la collaborazione, ha risposto con l’opposizione. Invece di accogliere la grazia divina l’ha rifiutata.  

Invece di capire che Dio gli comandava per il suo bene, ha inteso che Dio volesse il suo male. Ha voluto mettere la propria volontà al posto di quella divina. Ha considerato il proprio io più importante di Dio. Infatuato della sua intelligenza e del suo potere ha ritenuto di saper lui meglio di Dio come governare se stesso e l’universo. Non ha accettato il suo stato di creatura e ha voluto mettersi alla pari dell’essere assoluto.

Dio governa anche il mondo dei demòni?

Mentre il fatto che Dio governi il mondo degli angeli non fa alcuna difficoltà,  assai problematica appare l’idea che Dio possa governare anche il mondo dei diavoli. D’altra parte non c’è via di scampo: se Dio non governasse in qualche modo anche questo mondo, dovremmo ammettere un mondo malvagio al di fuori del controllo divino, un mondo irrimediabilmente ostile, nocivo,  cattivo e tanto potente che Dio non è capace di frenare, vincere e tenere soggetto, per non arrivare all’orribile idea manichea[1] di ammettere l’essenza di un Dio cattivo o malvagio, capo di questo mondo e capo degli uomini malvagi e dei  demòni, in eterno irreducibile conflitto ed eterna irriducibile opposizione al Dio buono, il Dio dei buoni.

Nessuna vittoria del bene sul male, ma bene e male alla pari in eterno conflitto e abbraccio maledetto, che invano la dialettica hegeliana vorrebbe razionalizzare, ma che suscita orrore e rigetto in ogni mente onesta, non doppia, ma sincera e indomita amante del bene.

D’altra parte, se Satana è ribelle a Dio, se lo odia, se non vuole assoggettarsi a Lui, come si può concepire un governo di Dio sulla città infernale? Come può agire Dio sui demòni che infestano questo mondo, i quali, come dice l’esorcismo di Leone XIII, «ad perditionem animarum in mundo vagantur»? Possono forse i diavoli essere ministri di Dio come gli angeli? Può Dio comandare al diavolo e questi obbedirgli? Il diavolo e Dio si parlano?

Episodio chiave della Scrittura che getta luce su questo difficile problema è la vicenda di Giobbe. Inoltre sono illuminanti gli esorcismi che Cristo compie sugli indemoniati. Molto istruttivo è il dialogo di Cristo con Satana mentre questi Lo tenta nel deserto.

Dall’episodio di Giobbe si vede chiaramente che Dio parla e tratta col demonio dandogli ordini e permessi, accondiscendendo in certa misura alle sue richieste, così come un sovrano potrebbe fare con un suddito, concedendogli spazio per la sua azione, ma prescrivendo ad essa i limiti e le condizioni. E il suddito obbedisce. Così il diavolo obbedisce a Dio e fa a Giobbe ciò che Dio gli aveva consentito di fare.

Come interpretare questo racconto basilare e paradigmatico? Da esso risulta che esiste un vero e proprio dialogo lungo tutta la storia sacra fra Dio e il demonio, benchè questi si sia opposto a Dio  allontanandosi da Lui, benché il demonio sia contrario al piano divino di salvezza dell’uomo e lo contrasti in tutti i modi accostando l’uomo con minacce, spaventi, tormenti, false accuse, vessazioni, possessioni, lusinghe, inganni, adulazioni, falsi miracoli, false promesse o direttamente o più spesso mediante ciarlatani, imbonitori, esaltati, megalomani, invasati, maghi, indovini, negromanti, falsi profeti, falsi cristi, filosofi, eretici e tiranni, fondatori di sette e religioni.

Tuttavia Dio, benché utilizzi l’azione di Satana per punire o purificare gli uomini, e lo adoperi come carceriere dei dannati dell’inferno, non lascia fare al demonio tutto quello che vuole. Questi vorrebbe agire per conto proprio. Non ha alcuna intenzione di obbedire a Dio.

Inorgoglitosi per aver fatto cadere Adamo e averlo reso suo schiavo, il demonio sopravvaluta le sue forze, si ritiene il principe del mondo e crede di poter distruggere l’opera di Dio e la Chiesa. Si è creato per tutto il corso della storia una consorteria di seguaci decisi a collaborare con lui per il trionfo degli atei, dei panteisti, degli idolatri, dei politeisti, degli egoisti, degli odiatori, dei prepotenti e degli empi, quelli insomma che San Giovanni chiama «figli del diavolo» (I Gv 3, 10).

Satana è convinto che Dio gli abbia lasciato il possesso e il dominio di tutti i beni della terra; crede di poter vincere i santi e far trionfare i malfattori, vuol mandare tutti all’inferno, vuol bloccare la via del paradiso. È chiaro che quando Cristo chiama Satana «principe di questo mondo» ironizza. Ma Satana e i suoi accoliti ne sono convinti.

Quando Dio comanda a Satana, egli, proprio adesso che è fissato per sempre nella cattiva volontà e nella scelta contro Dio, proprio adesso – sembra un paradosso - non può più disobbedire come fece agli inizi, quand’era ancora un angelo innocente. Egli resta bensì un odiatore di Dio e un ribelle, resta in colpa, disobbediente in relazione, però, al peccato compiuto agli inizi, nel senso che non se ne pente assolutamente.

Ma Dio gli ha lasciato la facoltà di obbedire a Lui, benchè malvolentieri e mugugnando, per cui il diavolo adesso fa la volontà di Dio e serve suo malgrado all’esecuzione del piano divino della salvezza dell’uomo. O prodigi della bontà e della sapienza divine! Opera meravigliosa di Dio, che trae il bene dal male, ottiene dal demonio che faccia del bene, lasciandone libera la volontà pur nella punizione che si è meritato! Non troviamo anche qui in questa condotta di Dio verso il diavolo un segno della sua misericordia?

Così avviene il fatto sorprendente che Satana è obbediente adesso pur essendo sempre ribelle e senza alcuna volontà di obbedirgli. Ma obbedisce per forza, forzato da Dio che, diciamolo pure, continua ad amarlo e conserva il suo amore per la creatura. Così Dio non gli toglie la libertà dell’arbitrio: il demonio obbedisce sempre liberamente e volontariamente, benchè mugugnando e malvolentieri, senza peraltro poter più meritare. Non può più disobbedire benché la sua volontà sia determinata nel male. Nel contempo, paradossalmente, obbedendo a Dio fa il bene, ma sempre controvoglia.

Come intendere e in che senso il dominio di Dio sul demonio

Il sapere che il demonio è una creatura più potente di noi, agisce con violenza o con astuzia contro di noi e a nostro danno senza tregua, direttamente o più spesso servendosi di nostri fratelli per condurci alla morte eterna; il sapere che Dio permette le possessioni diaboliche e le prove terribili che da Satana subiscono i santi; il vedere come il demonio riesca per secoli e millenni ad ingannare con false idee popoli interi, anche civili e progrediti, ma ignoranti in fatto di demonologia,  accecati dall’edonismo, dal relativismo, dall’ateismo o dal panteismo, da superstizioni, false filosofie o false religioni, è a tutta prima per noi motivo di grave apprensione, di sgomento, di spavento e di angoscia. Ci domandiamo: ma come mai Dio permette simili sventure?

Ciò che ci consola e ci conforta e alla fine ci dà pace, forza e coraggio nella lotta quotidiana contro Satana[2] è che Dio, col permettere queste sofferenze, queste prove e questi pericoli vuole purificarci dai nostri peccati e fortificarci nelle virtù. È legge della vita a partire da quella vegetativa fino a salire a quella spirituale che essa si rafforza vincendo forze nemiche: Satana è l’avversario che in Cristo dobbiamo e possiamo vincere per evitare la morte eterna e conquistare la vita eterna.

Colpisce il fatto che il demonio nel corso della storia non si dà mai per vinto, ma sempre di nuovo con nuove invenzioni ritenta sempre di sconfiggere Cristo e la Chiesa. L’Apocalisse è la narrazione di questa lotta incessante, nella quale, se Satana non riesce vincitore sulla Chiesa, tuttavia si conquista anime fino a che, stando a San Paolo (II Ts 2,2), non arriverà l’apostasia generalizzata precorritrice, insieme con l’anticristo, della venuta finale del Signore vittorioso con i suoi angeli, sulle potenze sataniche.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 4 aprile 2024



Satana è convinto che Dio gli abbia lasciato il possesso e il dominio di tutti i beni della terra; crede di poter vincere i santi e far trionfare i malfattori, vuol mandare tutti all’inferno, vuol bloccare la via del paradiso. È chiaro che quando Cristo chiama Satana «principe di questo mondo» ironizza. Ma Satana e i suoi accoliti ne sono convinti.

Quando Dio comanda a Satana, egli, proprio adesso che è fissato per sempre nella cattiva volontà e nella scelta contro Dio, proprio adesso – sembra un paradosso - non può più disobbedire come fece agli inizi, quand’era ancora un angelo innocente. Egli resta bensì un odiatore di Dio e un ribelle, resta in colpa, disobbediente in relazione, però, al peccato compiuto agli inizi, nel senso che non se ne pente assolutamente.

Ciò che ci consola e ci conforta e alla fine ci dà pace, forza e coraggio nella lotta quotidiana contro Satana è che Dio, col permettere queste sofferenze, queste prove e questi pericoli vuole purificarci dai nostri peccati e fortificarci nelle virtù. È legge della vita a partire da quella vegetativa fino a salire a quella spirituale che essa si rafforza vincendo forze nemiche: Satana è l’avversario che in Cristo dobbiamo e possiamo vincere per evitare la morte eterna e conquistare la vita eterna.

 

Colpisce il fatto che il demonio nel corso della storia non si dà mai per vinto, ma sempre di nuovo con nuove invenzioni ritenta sempre di sconfiggere Cristo e la Chiesa.

 

Immagini da Internet: Illustrazioni di Gustave Doré 

 

 

 


[1] Impressionante a questo proposito l’Inno ad Arimane di Giacomo Leopardi.

[2] Vedi il mio libro La buona battaglia, Edizioni ESD, Bologna 1999.

4 commenti:

  1. Caro Padre Cavalcoli,
    le scrivo dalla Sardegna. Potrebbe cortesemente suggerirmi dei testi validi (il linea con il magistero della Chiesa e sufficientemente esaustivi) che trattino di demonologia?
    La ringrazio di cuore per i suoi preziosi doni e la ricordo con affetto nella mia preghiera.
    Un caro saluto,
    Nicola

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    1. Caro Nicola,
      le fornisco alcune opere secondo le sue esigenze.
      - Corrado Balducci, Il diavolo, Piemme, 1988
      - Raffaele Talmelli – Luciano Regolo, Il Diavolo, Mondadori, Milano 2014
      - Giovanni Cavalcoli, La Buona battaglia, che il cristiano sostiene contro il demonio, Ed. ESD, Bologna, 1999

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  2. Buonasera Padre Le chiedo conferma o correzione, parziale o totale, su questa considerazione, che mi pare la chiave di volta del destino di felicità o infelicità di un soggetto, sia angelico che umano: il punto fondamentale, determinante, decisivo, della scelta, è l’IMPEGNO che per sua natura, voluta da Dio, comporta una naturale “GRAVOSITA’ “, ma nel contempo la facoltà, cioè la possibilità naturale di compierlo.
    Un soggetto in virtù del libero arbitrio può compierlo o meno. La disobbedienza consiste nel non compierlo. Effetto della disobbedienza è la privazione del bene; la privazione del bene comporta la sofferenza; la sofferenza porta il soggetto ribelle ad accusare Dio, autore di questa impostazione. La superbia sarebbe la volontà del ribelle di imporre una impostazione dove si raggiungerebbe il bene senza la “gravosità” dell’impegno. L’impostazione senza impegno, che il ribelle avrebbe voluto, in sé non sarebbe stata irrealizzabile, solo che è Dio che stabilisce la forma, la struttura, appunto l’impostazione, da dare al creato e quindi uno l’accetta oppure si ribella. Una terza posizione equivale a non accettarla. Di nuovo grazie. Distinti saluti, Francesco Orsi

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    1. Caro Francesco,
      la sua esposizione mi sembra abbastanza fatta bene. Complimenti.

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