27 luglio, 2023

Un nuovo studio sulla massoneria - Come agisce la massoneria oggi?

 Un nuovo studio sulla massoneria

Come agisce la massoneria oggi?

Le ragioni storiche del nascere della massoneria

Gaetano Masciullo, giovane promessa della filosofia cattolica italiana, ci ha lasciato recentissimamente un accurato e documentato studio sulla massoneria, La tiara e la loggia. La lotta della massoneria contro la Chiesa, per i tipi delle Edizioni Fede&Cultura di Verona, argomento notissimo, questo della massoneria, molto complesso, di non facile interpretazione, di estrema importanza ed attualità per l’influsso palese od occulto che la massoneria, società ben organizzata ed efficiente su scala mondiale ormai da tre secoli,  con inflessibile determinazione, idee precise sapendo quello che vuole, pur sapendosi abilmente camuffare, esercita sulla società, la politica e la cultura di oggi, nonchè nella Chiesa stessa, con l’offrire a volte utili contributi alla civiltà e al progresso umano, ma nel contempo e più spesso tramando contro la Chiesa e mirante al predominio politico mondiale, nel suo dichiarato proposito di porsi come suprema fautrice e garante dell’umana felicità, e quindi sostituendosi al cristianesimo nella sua missione salvifica universale.

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I Rosa-Croce partivano da un principio cabalistico, per il quale non è impossibile, ma possibile ed anzi necessario e divino, che l’ente sia e non sia simultaneamente. Dio stesso è principio sia del bene che del male. Dio contraddice a se stesso per poi conciliarsi con se stesso.

Occorre però distinguere il contradditorio dall’atto malvagio, il contraddirsi dal contraddire. Mentre il contradditorio è impossibile, come aveva già dimostrato Aristotele, il male è possibile, ed anzi esiste realmente. 

Che rapporto c’è fra il contraddirsi e il contraddire? Fra il disobbedire a Dio e il disobbedire alla verità? Fra l’assurdo e lo scetticismo? Il servire a due padroni ovvero la doppiezza nasce dal contraddire e il contraddire comporta il contraddirsi, anche se il contraddirsi è possibile, ma non è possibile un ente contradditorio in forza del principio di identità, illustrato da Aristotele, principio primo dell’essere e del pensiero.

Ebbene, il cabalista, come Protagora, come Cartesio e come Hegel, crede che l’ente contradditorio possa esistere, ma con ciò, come dimostrò Aristotele, annulla l’atto del pensare. Come dunque può esistere l’intenzione maligna? Come può esistere un pensiero che fa riferimento al contradditorio, ossia all’impossibile, mentre la realizzazione di quel pensiero, ossia il peccato, è possibile? Perché il soggetto concepisce un fine realizzabile sì, altrimenti il peccato non esisterebbe, ma che non è un vero bene, bensì un falso bene, la cui falsità è dimostrabile in base al principio di non-contraddizione.

Immagini da Internet:
- Croce sormontata da una rosa, incisione dal Summum Bonum di Robert Fludd
- foto di una rosa 



25 luglio, 2023

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Quinta Parte (5/5)

 I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Quinta Parte (5/5) 

Ratzinger giovane teologo

L’impostazione filosofica e teologica del giovane Ratzinger non era di impronta tomistica ma agostiniano-cartesiana proveniente da Romano Guardini, per cui egli non intendeva la metafisica come scienza dell’ente sostanziale, ma dell’io-spirito che entra in relazione con l’altro e con se stesso. Da qui la sua concezione dell’ente non come sostanza ed accidenti, ma come azione o come  relazione sussistente[1].

Ciò lo portò a concordare per un certo tempo col trascendentalismo hegeliano-heideggeriano di Rahner. Accortosi tuttavia ad un certo momento dell’insidia, già dall’immediato post-concilio Ratzinger prese le distanze da Rahner, ma non riuscì ad abbandonare del tutto la visione buonistica, che era propria anche di Von Balthasar, del quale Ratzinger divenne amico e collaboratore alla rivista Communio.

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Il Magistero di Benedetto si riassume nelle sue tre encicliche sul valore della carità, 'Deus caritas est'; sul valore della speranza 'Spe salvi'; e sulla giustizia sociale 'Caritas in veritate'. La dottrina di Benedetto si mantiene nel solco della Tradizione arricchita dagli apporti del Magistero e della teologia postconciliare.

Benedetto aveva in animo di indire il 2013 come Anno della Fede, ma non attuò il suo progetto per aver dato le dimissioni. Il suo Successore, comunque, Francesco ebbe cura di scrivere un’enciclica sulla fede Lumen fidei, che redasse assieme al Papa emerito.

Benedetto, prima di lasciare il ministero petrino, ci ha illuminati, come canto del cigno, col suo carisma papale, circa l’essenza del Papato emerito, precisando, nella sua Dichiarazione di dimissioni, che egli conservava il munus papale, ma non il ministerium, ossia restava Papa, ma passava il governo della Chiesa al suo Successore. Mai avevamo udito una cosa del genere. Benedetto ci ha illuminati su di un aspetto del carisma petrino finora del tutto sconosciuto: la distinzione fra l’essere Papa e il fare il Papa. Il Papa dimissionario o emerito resta Papa, ma non fa più il Papa. Come c’è il tu es sacerdos in aeternum, così c’è il tu es Papa in aeternum, anche se dovesse abbandonare il governo della Chiesa.

Immagine da Internet: Papa Benedetto XVI

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Quarta Parte (4/5)

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Quarta Parte (4/5) 

I Papi propositivi

È chiaro che i Papi sono sempre stati propositivi, lo sono per essenza, perché il loro compito essenziale è insegnare la sana dottrina. Fin dai primissimi secoli del cristianesimo i Papi sono stati particolarmente impegnati nel dirci chi è Cristo e nell’opporsi alle eresie contrarie. Sono stati ad un tempo propositivi e combattenti.

Successivamente hanno continuato ad insegnarci la verità sulla SS.Trinità, sull’autorità pontificia, sulla natura umana, sulla legge morale, sul valore dei dogmi, sulla Chiesa, sui sacramenti, sempre mettendoci in guardia contro gli errori continuamente insorgenti.

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Se con San Giovanni XXIII assistiamo ad una svolta nello stile pastorale dei Papi e nel loro atteggiamento nei confronti della modernità, questa svolta era già stata preparata dai Papi precedenti.

Con San Giovanni XXIII assistiamo a una svolta nello stile pastorale dei Papi del secolo scorso. Un modo nuovo di affrontare il mondo moderno. Abbiamo anzi un nuovo concetto di mondo moderno.

Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris ci mostra la possibilità e l’auspicabilità di un dialogo e di un incontro fra cattolici e non-credenti su valori di comune interesse concernenti il bene comune temporale e spirituale.

Immagine da Internet: San Giovanni XXIII

21 luglio, 2023

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Terza Parte (3/5)

 I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Terza Parte (3/5) 

 I Papi combattenti

Fino al Concilio Vaticano II il modello del Papa era quello di Cristo maestro che, denunciando e condannando l’errore, dissipa le tenebre del mondo, sconfigge il mondo e i nemici della Chiesa. Era il Papa combattente, signore e vincitore.  San Giovanni XXIII ha creato una svolta nel modello di Papa. Il Papa resta sempre ovviamente Vicario di Cristo; tuttavia l’accento adesso è posto non più su Cristo maestro e glorioso trionfatore degli eretici, ma sull’imitazione di Cristo sofferente per la salvezza del mondo: Cristo crocifisso.

Con San Paolo i Papi del post-concilio possono dire di non conoscere altro che Cristo crocifisso (I Cor 2,2). Sono Papi crocifissi. Senza rinunciare alla condanna dell’errore, essi propongono, con la loro stessa sofferenza per le umiliazioni e le opposizioni ricevute  il mistero salvifico di Cristo sofferente e risorto. Ecco la preminenza della testimonianza liturgica su quella magisteriale. La Sacrosanctum Concilium del Vaticano II s’ispira questo principio. E lo stesso Ratzinger non era affatto insensibile a questo principio. Per questo è tanto più inspiegabile la sua ripugnanza all’idea del sacrificio espiatorio da lui espressa per la verità solo al di fuori del periodo che passò come Sommo pontefice.

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Pio IX è il primo Papa che si rifiuta di impiegare le truppe pontificie per alleanze militari contro altre nazioni cristiane o non cristiane, ma unicamente per la difesa dello Stato pontificio. È il primo segnale di quella che sarà la rinuncia al potere temporale che si verificherà con i patti lateranensi del 1929.

Quanto al concilio Vaticano I, guidato dal Beato Pio IX, esso finalmente risolve una volta per tutte il tormentato rapporto fede-ragione che angosciava l’Europa da tre secoli, a partire dalla riforma luterana, definendo dogmaticamente la funzione della ragione e della fede e il loro reciproco rapporto.

 Splendida perla del pontificato di Pio XII fu la proclamazione del dogma dell’Assunta, apoteosi della femminilità, il cui valore sublime Pio XII non si stancò mai di esaltare propugnando per tutta la durata del suo pontificato a molte riprese, dal 1939 al 1958 la pari dignità di persona e di natura tra uomo e donna e la mutua complementarità tra uomo e donna, dottrina che mai nessun Papa aveva fino ad allora insegnato lasciando fino ad allora in circolazione la tesi antichissima della superiorità dell’uomo sulla donna. 

Immagini da Internet: Pio IX e Pio XII

20 luglio, 2023

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Seconda Parte (2/5)

 I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Seconda Parte (2/5) 

Come i Papi ci hanno guidati

I Papi sono i nostri maestri della fede. Posseggono le chiavi del Regno dei cieli, sono incaricati da Cristo di confermarci nella fede e di pascerci come buoni pastori, con giustizia e misericordia. Lo so che a volte sembra che invece di mostrarci il volto di Cristo, ce lo nascondano; invece di far chiarezza, creino confusione, invece di far giustizia tollerano i prepotenti e gli eretici, invece di favorire la concordia siano faziosi e divisivi.

Ma noi dobbiamo saper andare al di à di questi difetti umani e non sottrarci alla loro guida evangelica, altrimenti non facciamo che danneggiare noi stessi e il prossimo. Non dobbiamo essere troppo sicuri di che cosa dovrebbero o non dovrebbero fare il Papa, perché non sappiamo che cosa al loro posto faremmo noi. Badiamo noi a dare il buon esempio e aiutiamoli nel loro difficile ministero, anziché aver sempre qualcosa di cui lamentarci o strumentalizzarli per i nostri comodi.

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Si è arrivati alla Rivoluzione Francese. 

Il mondo laico, sobillato dalla massoneria e stanco per la sordità della Chiesa ai valori del mondo moderno, indisse un concilio a modo suo con la Rivoluzione Francese, cosa che se da una parte affermò princìpi di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, di razionalità, di tolleranza, di rispetto per i diritti dell’uomo e per il diverso, di internazionalismo, di attenzione ai poveri e ai bisognosi, di rifiuto delle tirannie, dei privilegi e dei favoritismi, 

dall’altra, organizzando l’iniziativa al di fuori della guida del Papa, anzi contro il Papa, luce del mondo a nome di Cristo e maestro di verità e di dialogo, principio di unità e di concordia e di riconciliazione, giudice delle controversie umane, teologiche e filosofiche, non poteva che invischiarsi in tragiche contraddizioni, sicchè, come è stato osservato, la Rivoluzione ha mangiato i suoi figli. 

Immagine da Internet: La distruzione della Bastiglia, di Jean-Pierre Houël

18 luglio, 2023

I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno - Prima Parte (1/5)

 

 I Papi nostre guide nel confronto col mondo moderno

Prima Parte (1/5)

La formazione del mondo moderno

Con lo scisma d’Oriente del 1054, mentre i fratelli orientali fermavano lo sviluppo dottrinale della Chiesa a quel tempo e da allora sono rimasti fermi lì,  la Chiesa cattolica ha continuato a progredire e ad avanzare nella conoscenza della rivelazione cristiana, perfezionando grazie agli apporti di una sana filosofia, gli strumenti logici e concettuali per approfondire sempre meglio le sconfinate ricchezze del mistero di Cristo.

È successo tuttavia che a cominciare dal sec. XIV è sorta una teologia, come quella di Guglielmo di Ockham, che respinse l’uso della filosofia aristotelica purificata da S.Tommaso per la comprensione e la formulazione verbale e concettuale del dogma cristiano, e cominciò a ricorrere agli antichi scettici e sofisti greci, i quali, con la loro negazione della verità, rendevano impossibile l’accesso alla Parola di Dio contenuta nella Scrittura o quanto meno ne falsificavano o decurtavano il significato e la ricchezza sublime.

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La cosa che stupisce nella massoneria è il fatto che da una parte essa propone il modello di una società di uguali, non gerarchizzata. E in nome di questo progetto essa promosse l’abbattimento della monarchia e della nobiltà nella Rivoluzione Francese.

Essa, se potesse, abbatterebbe anche l’elemento gerarchico della Chiesa, secondo il modello luterano. E di fatto oggi la massoneria si sforza a più non posso per svilire, banalizzare, dissolvere ed annullare il ministero petrino e mettere il Papa alla pari di un qualunque altro membro del popolo di Dio.

Si fa paladina della sinodalità non perché la vede animata da carisma episcopale, ma solo perché vede in essa falsamente una copia del populismo di Rousseau o al massimo della concezione luterana del sacerdozio comune dei laici. Ma poi ecco che dall’altra parte la massoneria è essa stessa caratterizzata da una spropositata quantità di gradi gerarchici di appartenenza, che la fa cadere nel ridicolo.

Immagine da Internet

15 luglio, 2023

Nel seno della donna il destino dell’uomo

  Nel seno della donna il destino dell’uomo

Dio ha creato l’uomo maschio e femmina per una finalità biologica e per una finalità eterna. La finalità biologica è espressa nel c.1 della Genesi e vale fino alla fine del mondo, ed è la riproduzione della specie nel matrimonio. La finalità eterna è l’attuazione dell’amore («saranno una sola carne»), espressa nel c.2, la cui realizzazione riguarda il mondo della futura risurrezione.

La donna attira l’uomo in vista dell’attuazione di questo duplice fine: generare in questa vita, essere una cosa sola in paradiso. L’uomo è concepito nel seno della donna. È concepito infetto dalla colpa originale. Ma subito la grazia di Cristo giunge a purificare l’embrione dal peccato, perché Dio vuol salvare tutti. La grazia del battesimo, prima ancora della recezione del sacramento, agisce così che se l’embrione viene abortito il bambino comunque va in paradiso, vittima innocente per la salvezza del mondo in Cristo.

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Il seno della donna è il mondo nel quale si gioca il destino eterno di un’infinità di esseri umani che sono morti prima di essere stati partoriti.

Ed in ogni caso, lo è anche di tutti coloro che sono venuti alla luce e hanno vissuto una lunga vita, in quanto anche loro, nel momento in cui sono stati concepiti e in cui si è formato lo zigote, sintesi dei gameti dei genitori, Dio ha creato immediatamente l’anima e l’ha purificata con la grazia battesimale di Cristo, liberandola dalla schiavitù di Satana, contro la quale comunque il soggetto, anche battezzato sacramentalmente, dovrà lottare per tutta la vita.


 

Il seno della donna è il tempio nel quale la persona umana è consacrata a Dio, inizia, seppur inconsapevolmente, a celebrare il culto divino, fruisce dei benefìci del sangue di Cristo, riceve l’assistenza dell’angelo custode, è purificata dal peccato, riempita dei doni della grazia, liberata dalla colpa originale, elevata allo stato di figlia di Dio, membro della Chiesa ed erede della vita eterna.



Immagini da internet

14 luglio, 2023

Il Papa commemora e raccomanda di nuovo San Tommaso

 Il Papa commemora e raccomanda di nuovo San Tommaso

Il Card. Semeraro, Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi,

in occasione del 700° anniversario

della morte di San Tommaso a Fossanova,

celebrerà una Messa, latore di una lettera del Santo Padre

di lode e raccomandazione della santità e della dottrina di San Tommaso.

 

Testo latino originale *

FRANCISCUS

EPISTULA DATA

MARCELLO S.R.E. CARDINALI SEMERARO

Venerabili Fratri Nostro
MARCELLO S.R.E. Cardinali SEMERARO
Praefecto Dicasterii de Causis Sanctorum 

Spiritu intellegentiae ab Altissimo repletus, sanctus Thomas de Aquino, presbyter et Ecclesiae Doctor, sine fictione didicit et sine invidia aliis sapientiam eximiam orationibus et scriptis communicavit. Ordinis Fratrum Praedicatorum decus, scientia numquam inflatus, caritate vero aedificatum semper se praebuit. Mirabili  eruditione repleta multa scripsit opera innumerosque docuit, de disciplinis philosophicis et theologicis optime meritus. Recto ingenio ac perspicuitate fulsit atque dum divina mysteria ratione reverenter indagabat ipsa ferventi fide contemplabatur.

...

 

Al Venerabile Nostro Fratello

MARCELLO Cardinale di SRC SEMERARO

Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi

Riempito di Spirito di intelligenza dall’Altissimo, San Tommaso d’Aquino presbitero e Dottore della Chiesa, senza finzione imparò e senza invidia comunicò agli altri nelle preghiere e negli scritti un’esimia sapienza. Decoro dell’Ordine dei Frati Predicatori, giammai inorgoglitosi della scienza, mostrò sempre se stesso come edificato sulla carità. Scrisse molte opere piene di una mirabile erudizione ed ammaestrò moltissimi, ottimamente meritando nelle discipline filosofiche e teologiche. Rifulse per la rettitudine e per l’acutezza del suo ingegno e mentre indagava i divini misteri con la ragione, li contemplava nella sua fede fervente.

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Immagine da Internet:
- Abbazia di Fossanova

 

 

 

10 luglio, 2023

Papa Francesco torna a raccomandare la devozione a San Tommaso come teologo e come santo

 Papa Francesco torna a raccomandare

la devozione a San Tommaso come teologo e come santo

Martedì 4 luglio scorso Andrea Gagliarducci*, dell’ACI Stampa, dalla Città del Vaticano, ha dato notizia di una Lettera inviata dal Santo Padre a tre Vescovi interessati a prossime ricorrenze relative a San Tommaso d’Aquino. Tre anniversari consecutivi permetteranno di riflettere ulteriormente sulla figura del Doctor Angelicus.

Con questo gesto Papa Francesco ci mostra ancora più chiaramente di quanto non l’abbia fatto di recente, la sua premura di Pastore per quanto riguarda il delicato valore della retta fede nel campo della produzione teologica, dove abbiamo una grande ricchezza di proposte ed iniziative, ma purtroppo c’è anche chi volontariamente o involontariamente ci spinge fuori dalle vie del Vangelo.

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 * https://www.acistampa.com/story/papa-francesco-lancia-i-tre-anni-di-celebrazioni-in-onore-di-tommaso-daquino

 

 



Immagini da Intermet:

- Una veduta della chiesa medievale di San Tommaso a Roccasecca, la prima costruita e dedicata al doctor Angelicus | Provincia di Frosinone


 

 

 

- Chiostro dell'Abbazia di Foss

09 luglio, 2023

I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno? - Terza Parte (3/3)

 I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno?

Terza Parte (3/3) 

 

I guasti del relativismo 


Un male dello spirito spesso denunciato da Benedetto XVI è il relativismo, che consiste nel relativizzare ciò che è assoluto.  Questo errore si verifica in modo disastroso nell’ambito del conoscere e della morale. La verità e il bene, che sono valori assoluti vengono relativizzati alla varietà degli individui tenuti al rispetto di questi valori. Non sono più gli individui che si relazionano con quei valori, ma ogni individuo diventa un assoluto rispetto al quale quei valori diventano relativi. La verità diventa relativa ai tempi: ciò che era vero ieri, oggi è falso e ciò che era falso ieri, oggi è vero. 
 
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Fontanellato, 19 giugno 2023


Il cammino della salvezza comporta il saggio contemperamento e l’alternanza di questi due sentimenti o stati d’animo: l’avvertire che Dio ci ama e che ci è vicino, anzi che è in noi, con noi, nel nostro cuore, che non ci abbandona, non ci tradisce, non si smentisce, e il dovere della confidenza, della speranza, della fiducia, dell’abbandono, pensando che Egli è morto per noi, ci vuole in paradiso e ci dà i mezzi per arrivarci.

Ma dall’altra, occorre evitare la presunzione e una vana fiducia, occorre temperare questi sentimenti col ricordo delle nostre colpe, col pensiero di averLo offeso, di averGli disobbedito, col timore che non sia contento di noi, col timore di essere in colpa. Da qui la necessità di addolorarci dei nostri peccati, di un continuo, diligente esame della nostra coscienza, con la richiesta e l’implorazione insistente e fiduciosa di pietà, perdono e misericordia.

Solo operando continuamente questa delicata e preziosa sintesi, che va continuamente ricostruita perché sempre daccapo tende a spezzarsi, possiamo avere la serenità che viene dalla coscienza di essere in cammino verso il regno di Dio. Da sola la confidenza senza il timore genera la superbia. Da solo il timore senza la confidenza genera la disperazione. Sintetizzati tra di loro ed alternati a seconda delle circostanze e dei bisogni del nostro spirito, questi sentimenti generano assieme la santità e la pace.

 

Immagine da Internet: Pellegrini in una miniatura medievale

06 luglio, 2023

I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno? - Seconda Parte (2/3)

  I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno?

Seconda Parte (2/3) 
 

L’aspirazione a un’umanità fraterna

Un aspetto essenziale della beatitudine a cui aspira l’uomo amante della pace è il poter vivere in una società giusta e fraterna basata sull’amore reciproco:

 

«ecco, quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. È come rugiada dell’Hermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre» (Sal 133).

Cristo è venuto per dare all’umanità la possibilità di realizzare questo ideale. Tuttavia ci avverte che non tutti lo accettano, ad anzi alcuni lo avversano. Per questo, occorre combattere e soffrire per la sua realizzazione, come ce ne ha dato esempio Lui salendo sulla croce. Per questo, nel futuro regno che Egli fonda, fondando la Chiesa, non tutti entreranno, ma solo coloro che accettano le condizioni che Egli pone affinchè la società possa vivere in pace. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/i-beati-del-paradiso-vedranno-i-dannati_6.html

 

La realtà è, come insegna la Scrittura, che conferma le convinzioni della ragion pratica naturale, che tutti gli uomini sanno che Dio esiste e che devono rispondere a Dio del loro operato. Ognuno di noi fa la sua scelta: o per Dio o contro Dio. Tutti quindi sono convocati al Tribunale di Dio nell’ultimo Giorno. Nessuno può dire che non sapeva. Ciò che è possibile, come dimostra il discorso di Cristo di Mt 25, è che alcuni Lo abbiano servito senza rendersene conto.

La salvezza cristiana è quella di coloro che hanno temuto Dio e le sue leggi, hanno compreso il senso della sua severità, si sono pentiti dei loro peccati e sono tornati a Lui. Ma che salvezza è quella di coloro che s’immaginano un Dio che lascia passare benevolo tutti i loro peccati e poi li premia con un’eterna felicità? Felicità per che cosa?

Ebbene, il paradiso non è altro che il luogo di coloro che hanno raggiunto per sempre quel sommo bene, Dio, che hanno sempre desiderato e al quale hanno dedicato la loro vita. L’inferno è il luogo di coloro che hanno voluto affermare il proprio io, centrare tutto attorno a se stessi, sono soddisfatti di se stessi, della propria volontà e della propria libertà

Immagine da Internet: Giudizio universale, Giovanni Mauro Della Rovere detto il Fiammenghino

05 luglio, 2023

I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno? - Prima Parte (1/3)

 

I beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno?

Prima Parte (1/3)

Mille cadranno al tuo fianco

     e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire.

          Solo che tu guardi con i tuoi occhi

            vedrai il castigo degli empi.

Sal 91, 7-8

 

Una domanda indiscreta che si pone San Tommaso

È di tutta evidenza che i beati del paradiso godranno eternamente della visione delle grandi opere della divina misericordia in se stessi e negli altri beati, secondo il detto amato da Santa Teresa d’Avila: «misericordias Domini in aeternum cantabo». Tuttavia, nel Supplemento alla Somma Teologica, alla questione 94, San Tommaso si pone una serie di domande che a molti di noi oggi possono sembrare imbarazzanti se non scandalose: si chiede se i beati del paradiso vedranno i dannati dell’inferno (art.1), se avranno pietà per la sorte dei dannati (art.2), e se si rallegreranno per le pene dei dannati (art.3). 

Per quale motivo porsi domande del genere? Che utilità possono avere? Possiamo gioire delle pene altrui? Possiamo essere contenti che certi nostri fratelli, magari familiari e congiunti, abbiano per sempre fallito il senso della loro vita? Che abbiano scelto contro Dio con le conseguenze che ciò comporta? Che ci abbiano lasciato per seguire il demonio nell’inferno? E che dire di quelli che ci hanno perseguitato a causa di Cristo? Ci odiano in eterno a causa della nostra fede? Non potremmo perdonarli?

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Ci sono circostanze invece nelle quali occorre esercitare la giustizia e non la misericordia. Il medico pietoso, dice il proverbio, incancrenisce la piaga. Se non basta la cura farmacologica, occorre l’intervento chirurgico. Se non bastano le buone, possono servire le cattive.  Non occorre avere la saggezza di Salomone per capire queste cose.

Si deve essere misericordiosi quando le circostanze lo richiedono, giusti e severi, quando lo chiedono altre circostanze, in tutti i casi sempre al fine di assicurare il bene del prossimo e nell’esercizio della carità. Occorre saper discernere. Non si deve lasciar correre o far finta di non vedere quando si deve intervenire e correggere, e non si deve bastonare o insultare chi non ce la fa.


Immagine da Internet: Raffaello Sanzio, Giudizio di Salomone, Città del Vaticano, Musei Vaticani

 

03 luglio, 2023

La gnoseologia di Lutero - Seconda Parte (2/2)

 La gnoseologia di Lutero

Seconda Parte (2/2)

Il potere conoscitivo della ragione

Occorre dire che la ragione non sta alla fede come l’opinare sta al sapere, e tanto meno come il falso al vero, ma come la base del sapere sta al suo vertice, come l’imperfetto al perfetto, come il sapere inferiore sta a quello superiore, come la base dell’edificio sta all’edificio stesso, sicchè, se non ci sono le fondamenta, non ci può essere neppure l’edificio.

Noi non conosciamo il Dio rivelato in Cristo in modo originario, intuitivo ed immediato, tematico o atematico che sia, ma solo sulla base di una precedente scoperta dell’esistenza di Dio per mezzo delle sue creature (Rm 1,20). Il sapere originario ed iniziale non è il Vangelo, ma il buon senso naturale, la metafisica e la teologia naturale. 

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Il Concilio di Trento condannò gli errori di Lutero in campo morale e dogmatico, ma tralasciò di condannare la sua gnoseologia occamista, che è all’origine dei suoi errori. Certamente il Concilio ripropose la gnoseologia tomista, i cattolici si impegnarono nel confutare la gnoseologia luterana, ossia il suo modo di concepire la conoscenza razionale e di fede, ma non sostenuti dal Magistero, e costatando l’enorme successo della gnoseologia occamista di Lutero, che sembrava più adatta di quella tomista ad interpretare la Scrittura, ebbero enorme difficoltà a contrastare l’avanzata della gnoseologia luterana.

In tal modo il problema della conoscenza diventò drammatico e addirittura tragico, tanto da trovarsi alla radice teoretica delle guerre di religione tra cattolici e luterani. Chi aveva ragione? Chi attuava la vera conoscenza? Per Interpretare la Scrittura basta la fede oppure occorre anche la ragione? Come si raggiunge la verità? Qual è il criterio della verità? La verità esiste?

Il Concilio non aveva risposto a nessuna di queste domande, le quali, pertanto restarono oggetto di controversia per secoli tra cattolici e luterani, fino a che finalmente nel 1870 il Concilio Vaticano I insegnò dogmaticamente la differenza tra il sapere razionale, sorgente della teologia e dell’etica naturali e il sapere di fede, basato sulla rivelazione, sorgente della teologia soprannaturale, rivelata o cristiana.

Immagine da Internet: Concilio Vaticano I