Che cosa vuol dire che Cristo è risorto

 

Che cosa vuol dire che Cristo è risorto

Lettera di buona Pasqua ai miei Lettori

              Cari Amici,

siamo ormai nelle immediate vicinanze della Santa Pasqua, e io non posso fare a meno di mandarvi i miei più sinceri auguri con un vivo e riconoscente ricordo nella preghiera.

Penso non solo a coloro che accolgono quanto scrivo, i quali a volte mi correggono e mi fanno conoscere cose che non sapevo, ma anche a coloro che non si persuadono delle mie risposte, coloro che mi mancano di rispetto, coloro che non accettano la dottrina della Chiesa, inclini o all’indietrismo o al modernismo. Anche costoro mi aiutano a farmi santo mettendo alla prova la mia carità e la mia pazienza. Chiedo scusa a coloro che non avessi trattato col dovuto rispetto o avessi frainteso.

La ricorrenza pasquale è sempre occasione per i modernisti per riproporre con una perseveranza degna di una miglior causa le loro solite tesi sbagliate. Vi ricordo solo alcuni punti, che probabilmente sentirete ripetere nelle omelie dei prossimi giorni e nel periodo postpasquale. Per approfondimenti e chiarimenti vi consiglio il mio libro La gloria di Cristo, Edizioni ESD, Bologna 2001.

Il primo luogo, la Chiesa già negli anni del modernismo dei primi ‘900, fece presente che le narrazioni neotestamentarie delle apparizioni di Cristo risorto sono da considerarsi veraci e storiche. Il che vuol dire che è falsa la tesi modernista che sostiene che gli apostoli si convinsero che Gesù era risorto grazie a un atto di fede, e non perché lo avevano visto sensibilmente e fisicamente, Gli avevano parlato ed egli parlò a loro, Lo avevano toccato e avevano mangiato con Lui.

Le apparizioni del risorto non sono quindi una creazione poetica e simbolica, un modo figurale o immaginifico di esprimere la convinzione di fede degli appostoli che Gesù era vivo presso Dio. Certamente essi ebbero questa fede, ma supportata dall’esperienza dell’incontro fisico con Lui.

In secondo luogo la scoperta della tomba vuota di Gesù è chiaro segno che Egli era risorto, giacchè chi doveva aver trafugato la salma? Gli amici? A prezzo di accettare la morte pur di propinare una menzogna? I nemici? All’annuncio fatto dagli apostoli che Gesù era risorto non avrebbero mancato di mostrare la salma per sbugiardarli. Dunque non resta che ammettere che aveva lasciato la tomba perché era risorto. Unl miserabile argomento dei negatori della sua risurrezione è anche che nessuno lo ha visto risorgere. Ma la risposta è semplice: se lo hanno visto vivo dopo la morte, vuol dire che era risorto.

In terzo luogo, gli apparenti contrasti tra le narrazioni dei quattro Evangelisti relative alle apparizioni del Signore, come dimostro nel mio citato libro, possono essere risolti con un’opportuna esegesi, ed in ogni caso non si devono prendere a pretesto queste apparenti contraddizioni per negare la veridicità di quanto viene narrato.

Nel mio libro faccio presente che se i racconti evangelici sembrano non dar spazio al valore cristologico della sacra Sindone, tuttavia sappiamo come gli studi che da secoli vengono condotti su di essa concorrono a favore della convinzione tradizionale che si tratti veramente del lenzuolo nel quale fu avvolto il corpo di Gesù.

In quarto luogo, sapendo come la liturgia è una lex credendi, in base alla distanza di tempo fra la ricorrenza della solennità di Pasqua e quella dell’Ascensione, stando ai racconti neotestamentari, risulta falsa l’esegesi che vuol identificare il fatto della risurrezione di Cristo con quello dell’ascensione al cielo.

In queste condizioni sono ignorate le circostanze storiche delle apparizioni di Gesù durante i quaranta giorni che passano fra la risurrezione e l’ascensione, ossia le circostanze – per dire le principali – dell’apparizione alle donne, dell’apparizione nel Cenacolo, dell’istituzione del sacramento della Penitenza, delle ultime istruzioni date agli apostoli e del congedo da essi prima di salire al cielo alla destra del Padre. In questi quaranta giorni Gesù vive in una dimensione trascendente, che non più quella terrena mortale, ma è ancora in cielo alla destra del Padre.

In quinto luogo la promessa di Gesù fatta al buon ladrone: «oggi sarai con me in paradiso» non può essere presa come prova della coincidenza dei due suddetti eventi, perché Gesù, anche quando era su questa terra, aveva la visione beatifica, per promette cui al buon ladrone che avrà anche lui la visione beatifica.

Infine, se ci chiediamo come mai Gesù risorto a volte appare senza farsi riconoscere, la risposta è che in quelle occasioni l’occhio degli astanti non ha sul momento la vista proporzionata a vedere la gloria della quale il corpo del Signore è circonfuso. Si tratta infatti di un corpo che vive di vita immortale, mentre il nostro occhio mortale non è proporzionato a tale vista, per cui Dio lo illumina affinchè possa vederLo. Quando invece Gesù si fa riconoscere immediatamente, vuol dirci che è risorto col suo vero corpo.

Cristo Risorto, Tiziano

Non c’è da stupirsi che lo spirito della menzogna si accanisca in modo speciale su questo mistero centrale della nostra fede, oggetto di elezione dell’annuncio cristiano e quindi di quella evangelizzazione alla quale il Papa insistentemente ci chiama.  Occorre dunque prepararsi con la massima cura all’annuncio di questo fatto centrale e decisivo di tutta la storia dell’umanità.

Soprattutto occorre prepararsi dando noi stessi testimonianza di essere risorti, come dice San Paolo: «se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo alla destra del Padre» (Col 3,1). Nietzsche, che tra le bestemmie, ogni tanto aveva uno sprazzo di luce, disse: «Quando un cristiano mi dimostrerà di essere un risorto, allora crederò in Cristo».

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, Giovedì Santo, 28 marzo 2024  

10 commenti:

  1. Carissimo Padre Giovanni,grazie per le sue sante e ispirate parole e le auguro una Santa Pasqua in serenità e amore.

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  2. Buona Pasqua Padre! Vedo che conosce molto bene cosa succede, perfino a Pasqua. Giustissimo articolo. Resurrexit sicut dixit!

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  3. Buona Pasqua grande padre Giovanni

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  4. Buona Pasqua grande padre Giovanni.
    Endrio

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  5. Caro padre Giovanni,
    li invio i miei migliori auguri di Pasqua per lei e per la vostra opera di evangelizzazione e catechizzazione. Spero di cuore che tutta la carità e la pazienza che noi, vostri lettori, vi chiediamo, vi rendano sempre più santi e meritevoli delle gioie celesti, insieme a san Tommaso d'Aquino, santa Caterina da Siena e il Servo di Dio Tommaso Tyn.
    Ho inviato una piccola richiesta alla sua casella di posta che sono sicuro riuscirai a soddisfare.
    Grazie e ancora una volta: Buona Pasqua!

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    1. Caro Ross,
      la ringrazio di cuore per gli auguri pasquali, che lei mi ha inviato anche a nome dei Lettori. Ricambio volentieri nella preghiera.
      Mi è piaciuto il suo riferimento ai Santi Domenicani.
      Per quanto riguarda la sua richiesta, le farò giungere la risposta quanto prima.

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  6. Ho letto il libro "La gloria di Cristo, Edizioni ESD, 2002". Libro molto bello dove è possibile trovare sana dottrina spiegata con un linguaggio tecnico e comprensibile nello stesso tempo. Il libro sottolinea la Risurrezione, l'Ascensione, la Pentecoste, la Parusia, gli atti escatologici di Cristo. C'e' anche una parte sulla discesa di Gesù agli inferi. È completo.Testo di teologia da consigliare soprattutto in questo periodo. Del resto l'autore ( Padre Giovanni Cavalcoli) è una garanzia.
    Buona Pasqua !
    Pierpaolo Paolini

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    1. Caro Pierpaolo,
      la ringrazio per le sue buone parole, le quali mi incoraggiano a proseguire con zelo nel mio ministero a servizio della Chiesa e delle anime.
      Ricambio gli auguri con un ricordo particolare nella preghiera.

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  7. Caro Don Vincenzo,
    ho molto apprezzato le sue considerazioni relative al valore della nostra fede e all’importanza della nostra missione sacerdotale, in particolare di annunciatori del mistero cristiano e di educatori alla conoscenza di Cristo col fornire alla gente, oltre alla nostra testimonianza personale, un’accurata assistenza evangelizzatrice e catechetica, tale da potere entusiasmare per la causa del Signore, con un efficace lavoro di confutazione degli errori fatta con carità, coraggio e sapienza.
    Il lavoro non ci manca.

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  8. Auguri, tardivi, e grazie per tutti gli articoli e per tutte le risposte. Francesco Orsi

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