27 agosto, 2022

Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice - Terza Parte (3/3)

 Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice

Continua il dialogo con Bruno. 

Terza Parte (3/3)

19 agosto 2022      

Caro Padre Giovanni, io avevo scritto: Ecco, dunque, che anche la frase immediatamente successiva a questa, ma strettamente concatenata

“e gli disse «Abramo! […] Prendi tuo figlio […] Isacco […] e offrilo in olocausto»”,

non può essere interpretata come effettiva volontà divina che il sacrificio di Isacco sia portato sino all’estrema conseguenza”.

Su cui lei ha replicato:

«Rispondo dicendo che il sacrificio che Dio chiede ad Abramo non è un atto che comporti una premessa ed una conseguenza, quasi fosse un sillogismo, ma è un atto morale indivisibile, dotato di una sua specifica formalità, che è appunto il sacrificio».

Rispondo a mia volta:

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/nel-sacrificio-di-abramo-dio-non-si_27.html 

 

Fontanellato, 26 agosto 2022      



Che cosa significa la sconfinata discendenza di Abramo, se non la salvezza dell’intera umanità? 

E chi ha procurato la salvezza all’intera umanità? Nostro Signore Gesù Cristo.

 

Immagine da Interrnet:

- Giulio Cesare Procaccini, Sacrificio di Isacco, olio su tela, Courtesy Bibliopathos


26 agosto, 2022

Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice - Seconda Parte (2/3)

 Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice

Continua il dialogo con Bruno. 

Seconda Parte (2/3)

12-16 agosto

Caro Padre Giovanni,

come sa, sul tema del sacrificio di Abramo, a cui lei ha dedicato ben tre articoli sul blog, ad un certo punto ho ritenuto che non fosse il caso di replicare ulteriormente protraendo così un dibattito, per me oltremodo interessante, ma forse non altrettanto per gli altri lettori (a giudicare dall’assenza di loro commenti), ed anche perché ho avvertito il rischio della ripetizione di quanto già detto…

A distanza di alcuni giorni di ulteriore riflessione, vorrei provare a ritornare sull’argomento in forma di mail privata, nella speranza di riuscire a precisare meglio il mio pensiero, disseminato in vari commenti sul blog, per sottoporlo, cortesemente, al suo giudizio se è d’accordo.

Ritengo che l’interpretazione del sacrificio di Abramo non possa prescindere dall’incipit che inaugura il capitolo 22 di Genesi, introducendo così il lettore alla ricezione di quanto sta per essere narrato: 

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo […]”. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/nel-sacrificio-di-abramo-dio-non-si_26.html

 

 

Le rivelazioni divine ci mettono alla prova nella fede e nella ragione.

Esse a tutta prima sembrano contrarie al nostro bene, ci fanno soffrire, magari ci lasciano nell’angoscia,

ma a riflettere bene ci accorgiamo che non siamo davanti a qualcosa di contradditorio o di assurdo, non siamo spinti al male.

 

Immagini da Internet:
- Giuseppe Vermiglio (Alessandria, 1585-1635) - Genova
Giovanni Andrea De Ferrari (Genova 1598 - 1669)


25 agosto, 2022

Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice - Prima Parte (1/3)

 Nel sacrificio di Abramo Dio non si contraddice

Continua il dialogo con Bruno. 

Prima Parte

Da: Abramo, maestro di libertà religiosa - del 1-3 agosto 2022

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/abramo-maestro-di-liberta-religiosa.html

 

Caro Padre Giovanni,


un possibile riflesso (che non significa confusione) tra il sacrificio di Isacco e il tema evangelico dell’amare Dio più dei propri cari, ed esser disponibili ad abbandonarli per la sequela di Cristo, non è solo una mia idea ma, ho scoperto, esser stata proposta anche da un teologo (pur non cattolico) dello spessore di Dietrich Bonhoeffer (https://www.donboscoland.it/it/page/l-impegno-di-seguire-gesu-e-il-singolo-uomo):
«Abramo fu chiamato da Dio a sacrificare il figlio Isacco. Cristo si pone fra il padre della fede ed il figlio della promessa. Qui viene spezzata non solo una relazione immediata naturale, ma anche una relazione spirituale. Abramo deve imparare che la promessa non è legata nemmeno ad Isacco, ma appunto solo a Dio […]

 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/nel-sacrificio-di-abramo-dio-non-si.html

Per quanto riguarda il paragone tra il sacrificio di Abramo e quello di Cristo, direi che la cosa essenziale, come è rilevato dalla Lettera agli Ebrei, c.10, è il sacrificio della volontà, ossia, come ho detto sopra, l’atto d’obbedienza. 

Tuttavia è chiaro che Abramo non poteva assolutamente immaginare che Dio avrebbe voluto il sacrificio di un uomo, che è anche Dio, cosa che ci sarebbe stata rivelata dallo stesso Gesù Cristo.


 

È solo col Nuovo Testamento che appare con chiarezza che, se Dio ha voluto un sacrificio umano, questo non poteva essere altro che il Sacrificio dell’Uomo-Dio, Nostro Signore Gesù Cristo.



Immagini da Internet:
- Dipinti Antichi, Sacrificio di Isacco
- Domenichino, Il sacrificio di Isacco


24 agosto, 2022

Un discorso del Cardinale Ratzinger di estrema attualità

 Un discorso del Cardinale Ratzinger

di estrema attualità

Ho il piacere di pubblicare questo discorso estremamente equilibrato e di esemplare prudenza, che l’allora Prefetto della CDF Card. Ratzinger fece alla Conferenza Episcopale Cilena nel 1988.

Questo discorso delinea in maniera magistrale una situazione della Chiesa di allora, che dopo trentacinque anni circa resta sostanzialmente immutata, per non dire peggiorata.

Il problema emergente trattato da Ratzinger è quello del confronto fra lefevriani e modernisti, con particolare riferimento alla Liturgia e all’autentica interpretazione del Concilio Vaticano II. Le parole di Ratzinger sono esemplari per la sua capacità di cogliere il positivo nei due partiti, mentre con grande franchezza ed acume denuncia gli errori. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/un-discorso-del-cardinale-ratzinger-di.html



Cardinale Joseph Ratzinger

 

Immagine da Internet

23 agosto, 2022

Riflessioni sul composto umano - Terza Parte (3/3)

 Riflessioni sul composto umano

Terza Parte (3/3) 

La distinzione fra anima e corpo.

Excursus storico 

La difficoltà sta qui nel fatto che da una parte è innegabile che l’individuo umano sia un’unica sostanza; ma d’altra parte esso appare come composto di due sostanze diversissime fra di loro: una, ingenerabile, intellegibile, comunicativa, immateriale, incorruttibile, aperta all’universale e all’Infinito, trasparente a se stessa, immutabile nella sua essenza, libera dallo spaziotempo: l’anima; e l’altra, generabile, percepibile ai sensi, incomunicabile, materiale, corruttibile, chiusa nel concreto e nei propri limiti, sempre in movimento, impenetrabile, immersa nello spaziotempo: il corpo.

Su questa questione i filosofi si sono divisi tra monisti e dualisti. Monisti sono gli empiristi materialisti e gli idealisti. I monisti confondono lo spirito con la materia. Gli empiristi riducono lo spirituale al sensibile, e quindi l’anima al corpo; gli idealisti riducono il sensibile all’ideale, e quindi il corpo al corpo pensato, ossia all’anima.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/riflessioni-sul-composto-umano-terza.html

Sophie Anderson, Il bel viso

Nel distinguere anima e corpo bisogna stare attenti da una parte a non accentuare troppo la distinzione e dall’altra a non sottovalutarla. Chi esagera per eccesso confonde l’uomo con l’angelo e non spiega che cosa è e a che cosa serve il corpo umano. Chi esagera per difetto abbassa l’uomo al livello dell’animale e non spiega come fa l’uomo a capire le cose spirituali. 

 

A proposito dell’influsso dell’anima sul corpo, cominciamo col fare un’osservazione elementare alla portata di tutti: l’anima è il principio e la causa della vita del vivente; essa fa sì che un corpo sia vivente, perché quando si dice «corpo» non necessariamente s’intende che sia vivente. Dando vita a tutto il corpo, essa è presente tutta in tutto il corpo; non è collocata nel corpo come fosse un organo del corpo, anche se essa agisce in modo privilegiato e direttivo nel cervello e nel cuore.

 

Il conflitto fra la carne e lo spirito viene sanato in due modi: un modo repressivo, la vita secondo lo spirito, per la quale non si soddisfano i desideri della carne; e un modo conciliativo, ossia un’opera energica, saggia e paziente dello spirito, tesa ad assoggettare la carne per condurla alla condizione che corrisponde all’originaria volontà di Dio e soprattutto alla sua volontà escatologica, perché Dio ha creato tanto lo spirito che la carne, tanto l’anima che il corpo e vuole che siano una cosa sola.

Immagini da Internet

18 agosto, 2022

Riflessioni sul composto umano - Seconda Parte (2/3)

Riflessioni sul composto umano

Seconda Parte (2/3)

La persona come individuo della specie umana

Per Aristotele non l’individuo concreto, ma l’universale, ossia l’essenza specifica è oggetto di scienza. Occorre astrarre l’universale dal particolare. Si ragiona o sillogizza e si operano dimostrazioni lavorando su essenze, non su individui o casi concreti.  

Si può definire scientificamente la specie o l’essenza universale ma non l’individuo, non l’essenza individuale, perché in questo caso non è possibile comporre un giudizio nel quale si possa predicare la differenza rispetto al genere, dato che l’individuo per sua natura è al di sotto della specie e fruisce di una pura unità numerica. L’individuo è diverso da un altro individuo.

L’individuo può essere percepito, può essere sperimentato, ma non definito, non concettualizzato scientificamente. La specie si può suddividere in sottospecie. Ma l’individuo è in-dividuo, non si può ulteriormente dividere in individui come la specie. È lui e solo lui.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/riflessioni-sul-composto-umano-seconda.html

L’individuo umano non differisce da un altro per una differenza formale, come avviene tra due essenze specifiche, ma solo materialmente, secondo differenze empiriche constatabili caso per caso. L’anima umana individuale, invece, differisce da un’altra per una differenza formale perché è spirituale. È questo l’apporto della Scrittura rispetto alla psicologia di Aristotele. Per lui l’individuo è solo oggetto del senso. Per la Scrittura invece l’individuo umano, la persona, è oggetto di un’intuizione intellettuale, come lo è, del resto, la propria anima mediante l’autocoscienza.


 

Per Aristotele il principio di individuazione dell’uomo è la materia segnata dalla quantità: il naso di Leopardi è diverso dal naso di Manzoni perché il naso di Leopardi è adunco, mentre quello di Manzoni è affilato. Ma occorre dire che in realtà il criterio di fondo nel distinguere Manzoni da Leopardi è la differenza della loro anima, che non è sufficientemente determinata dalla diversità del naso, ma dalla differenza formale o spirituale tra le due anime.

In altre parole dalla Scrittura ricaviamo che la differenza tra due persone umane non dipende solo dalla diversità dei corpi, ma anche e innanzitutto dalla diversità delle loro anime, create diverse da Dio in vista di animare quei dati corpi, mentre è indubbio che la diversità materiale influisce su quella spirituale.

Così l’anima maschile è differente da quella femminile, in modo tale che si può supporre l’anima razionale come genere, le cui differenze sono il maschile e il femminile. Supponendo allora il genere animale, le cui differenze sono il razionale e l’irrazionale, il razionale è a sua volta un sottogenere, le cui sottospecie sono il maschile e il femminile.

Immagini da Internet:
- Jan Vermeer, La ragazza con il turbante, 1665
- Max Slevogt, Ritratto di Francisco D'Andrade, 1903
- Gari Melchers, Inverno o Pattinatori sul ghiaccio, 1880-90

17 agosto, 2022

Riflessioni sul composto umano - Prima Parte (1/3)

 Riflessioni sul composto umano

Prima Parte (1/3)

O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua
Sal 63,2 

Nozioni bibliche indispensabili 

Per capire che cosa veramente la Bibbia insegna su questa vitale questione del composto umano e quindi della natura e della persona umana, nonchè la tematica morale ad essa connessa, bisogna fare attenzione a non confondere, nell’interpretare la Scrittura, il significato dei termini col significato dei concetti. Infatti la Scrittura usa spesso i termini anima, spirito, vita, carne, cuore e corpo per indicare l’uomo tutto intero, ossia in senso sineddotico; ma ciò non significa assolutamente, come credono certi esegeti sprovvisti di preparazione filosofica, che la Bibbia non distingua l’anima dal corpo e che per essa l’uomo non sia un vivente composto di anima e di corpo.

Certo la Bibbia è preoccupata di insegnare l’unità originaria, voluta da Dio, della persona umana, segnalata anche da Aristotele, ma ci avverte con altrettanta saggezza che di fatto, nel presente stato di natura decaduta, esiste un triste dualismo, segnalato da Platone, di anima e corpo; essi sono in conflitto tra di loro. È quello che San Paolo chiama contrasto fra la carne e lo spirito, che con la morte comporta la separazione dell’anima dal corpo, per cui mentre l’anima continua a vivere, il corpo si dissolve. Tutto ciò nella Bibbia è chiarissimo.

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/riflessioni-sul-composto-umano-prima.html




 

Grande balzo nei confronti dell’antropologia greca, come sappiamo, è quello compiuto dalla Bibbia con la dottrina della resurrezione del corpo maschile e femminile. 

Non solo al dualista Platone, ma neppure all’ilemorfista Aristotele viene in mente anche solo di prospettare la sola possibilità della resurrezione del corpo, benché egli si renda conto che la felicità umana comporta il possesso di tutti i beni dell’anima e di quelli del corpo.


Ma appunto per questo Aristotele giudica impossibile che l’uomo raggiunga la felicità. Egli deve accontentarsi in questa vita di contemplare il Motore immobile e la bellezza dell’universo fisico. Per Aristotele il nus è immortale. Ma non osa pronunciarsi su quale potrà essere la sorte del nus dopo la morte.

Per Platone, al contrario l’anima, liberatasi dal carcere del corpo, è beata nella contemplazione delle Idee. Dal suo punto di vista è infatti assurdo che essa, una volta liberatasi dal corpo, desideri tornare nel carcere dov’era prima.

San Tommaso, dal canto suo, per poter concepire la resurrezione del corpo, metterà a confronto la concezione platonica dell’anima con quella aristotelica e si accorgerà che la concezione che veramente si adatta col dogma della resurrezione, è quella aristotelica, perché, sebbene Aristotele non abbia mai pensato alla resurrezione del corpo, tuttavia oggettivamente, senza rendersene conto, ne lascia aperta almeno la possibilità, sapendo bene che la sola anima separata non è la totalità della natura umana.


Immagini da Internet:
- Afrodite Medici, copia antica da un originale del III sec. a.C. Marmo. Firenze, Uffizi
- I bronzi di Riace

13 agosto, 2022

La conoscenza dello spirito - Terza Parte (3/3)

 La conoscenza dello spirito

Terza Parte (3/3)

Le vie per arrivare alla conoscenza dello spirito

Lo spirituale non è solo l’immateriale. Non può essere definito solo per negazione. Abbiamo bisogno di guardarlo in faccia; altrimenti, come la sua conoscenza potrebbe essere la nostra gioia e la nostra felicità? La visione delle cose materiali congiunta con l’affermazione che quelle spirituali non sono quelle cose materiali che vediamo, basta a farci conoscere lo spirito? Se dico che un elefante non è un leone, avendo visto l’elefante e non avendo mai visto il leone, posso sapere che cosa è il leone?

Ci chiediamo allora: come fa Platone, che pure era pagano, a vedere le cose dello spirito, vedere le idee? Che cosa sono le Idee? Che operazione ha compiuto? Che cosa è nella Bibbia, libro dello spirito, che attira l’interesse dell’umanità da millenni? Come fa il cristiano a gioire di quelle che San Paolo chiama «le cose di lassù»? Che cosa vede?

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-conoscenza-dello-spirito-terza-parte.html

 

Come guardare in faccia lo spirito? Come porlo davanti agli occhi della nostra mente? Un atto molto semplice è quello della riflessione sugli atti del nostro spirito: il pensare, il concepire, il giudicare, lo stesso riflettere, il ragionare, l’intuire, il contemplare, il ricordare, il volere, il desiderare, lo sperare, l’amare, il temere, il calcolare, il misurare.

Se riflettiamo su questi stati e questi atti, ci troviamo subito nel mondo dell’immateriale, del sovrasensibile, del sovratemporale e sovraspaziale, nel mondo dello spirito, dove tacciono i sensi e l’immaginazione e parla nel silenzio e nella solitudine il nostro spirito o ascoltiamo messaggi spirituali, parole interiori, emergenti dall’inconscio o dalla memoria o forse provenienti da qualche altro spirito o da Dio, o avvertiamo stimoli ed impulsi spirituali all’azione, all’amore o all’odio, alla speranza o al timore, alla pazienza o al coraggio, alla mitezza o alla severità, alla carità o alla giustizia o alla misericordia, al sacrificio, alla preghiera o all’adorazione.

Percepiamo qui lo spirituale non nel concetto ma per esperienza, certo non un’esperienza sensibile, ma interiore, non meno certa e chiara di quella esterna. E nel contempo ci accorgiamo e sperimentiamo di avere un’anima che forma tutti questi atti. Sono io che penso, che so, che voglio, che rifletto, che decido, che scelgo, che considero questi contenuti invisibili al senso ma non al mio intelletto, non alla mia coscienza. Eccomi immerso nel mondo dello spirito.

Immagini da Internet:
- Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, Dettaglio
- Rosso Fiorentino, Putto che suona

12 agosto, 2022

La conoscenza dello spirito - Seconda Parte (2/3)

  La conoscenza dello spirito

Seconda Parte (2/3) 
 
 Aristotele congiunge lo spirito col corpo

Successivamente a Platone, Aristotele ha capito che l’idea platonica è tutto sommato un prodotto della mente, è una rappresentazione mentale, per cui, per quanto essa sia importante, non vale tanto quanto la realtà, ossia l’ente (on) che essa rappresenta. Per questo Aristotele ha capito che lo spirito è colto nell’idea, ma in se stesso è realtà, è ente, è sostanza.

Aristotele ha compreso che le idee platoniche erano oggetti interiori colti dallo spirito che riflette su se stesso, solo che ha sostituito l’idea col concetto (noema), perché ha voluto mettere in luce non tanto  dei modelli o paradigmi ideali come intese fare Platone, quanto piuttosto l’opera interiore e spirituale della ragione nella formazione del pensiero, ossia quella rappresentazione immateriale del reale esterno, che la ragione produce sulla base dell’esperienza sensibile del reale stesso. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-conoscenza-dello-spirito-seconda.html

La sostanza spirituale è la sostanza intellettuale; è quella sostanza, la cui essenza si esaurisce nell’esercizio dell’intelletto.  

E' quella sostanza vivente la cui potenza o facoltà è quella dell’intendere. 

La conoscenza implica immaterialità. 

Questa appare già nella conoscenza animale, la quale tuttavia non riesce ad astrarre del tutto dalla materia, perché resta sempre nel suo atto un riferimento all’immaginazione, che ha per oggetto un qualcosa di materiale.

Invece la conoscenza intellettuale sa cogliere il puramente intellegibile, ossia l’essere o l’essenza, per cui in essa non resta alcuna traccia di materia. 

La conoscenza intellettuale è la conoscenza spirituale, del tutto immateriale. Essa dunque è atto dello spirito, che conosce lo spirito. 

Essa comporta l’autocoscienza spirituale. Intelletto sussistente, poi, è solo la sostanza divina, dove non esiste distinzione fra l’essere e l’agire.

La scoperta dell’attività intellettuale ad opera di Platone ha condotto Aristotele a scoprire l’esistenza e la natura dello spirito come soggetto dell’attività intellettuale, ossia l’anima (psychè). Anche nella Scrittura si trova il concetto dell’anima (nefesh o neshamà). Anzi, come è noto, il tema dell’anima è uno dei temi fondamentali della Scrittura.

Immagini da Internet

11 agosto, 2022

La conoscenza dello spirito - Prima Parte (1/3)

 La conoscenza dello spirito

Prima Parte (1/3)

Come la cerva anela ai corsi d’acqua,

          così l’anima mia anela a Te, o Dio.

            L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente

Sal 42,2

O Dio, Tu sei il mio Dio, all’aurora Ti cerco, di Te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua.

Sal 62, 1-2. 

La scoperta dello spirito

Parliamo spesso dello «spirito». Ma sappiamo veramente che cosa è? Nel Simbolo della Fede proclamiamo che Dio è creatore dei visibilia e degli invisibilia. Gli invisibilia sono le creature spirituali: l’anima umana e l’angelo. Ma se sono realtà invisibili, come le conosciamo? Esse sono invisibili ai sensi, ma non all’intelletto, che è facoltà spirituale. Ma allora siamo daccapo: che cosa è questo spirito che vede le realtà spirituali?

Il dibattito sulla natura dello spirito, delle idee, della coscienza, del pensiero è oggi nelle mani degli idealisti. Ma dovremmo renderci conto una buona volta dei guai che essi hanno combinato con la loro saccenza ed arroganza. Certo, non che manchino di intuizioni geniali e di conoscenza della realtà dello spirito, ma non possiamo seguirli quando vorrebbero darci ad intendere che il nostro io empirico non è che l’apparire contingente dell’Io assoluto.  Occorre riprendere questo dibattito in modo serio e veramente critico, perché ne va del senso stesso della nostra vita e delle sorti dell’umanità.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-conoscenza-dello-spirito-prima-parte.html

O Dio, Tu sei il mio Dio, all’aurora Ti cerco, di Te ha sete l’anima mia
 

Come fa il Salmista ad esprimere un tale desiderio di vedere Dio, quale quello che si manifesta nei versetti citati all’inizio di questo articolo, uno dei tanti dei quali è cosparsa la Bibbia?

Che cosa è che spinge l’animo del Salmista ad esprimersi con tanto fervore e con paragoni così corposi? 

Come da questi paragoni possiamo risalire all’esperienza del Salmista, per dirla con Santa Caterina da Siena che se ne intendeva, all’«infocato desiderio» del Salmista»?




Immagini da Internet:

- Mosaico, San Clemente, Roma
- Giacomo Franceschini, Gesù e la Samaritana

 
 
 

10 agosto, 2022

Le radici ideologiche del genderismo - Quarta Parte (4/4)

Le radici ideologiche del genderismo

Quarta Parte (4/4

Il passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo

Fino a tempi recenti, ossia fino al papato di San Giovanni Paolo II la concezione corrente della castità ha fatto riferimento esclusivamente alla presente situazione di natura decaduta a seguito del peccato originale, con la conseguenza che il sesso era concepito solo in ordine alla generazione ed era visto prevalentemente nella sua condizione di ribellione nei confronti dello spirito. Ciò comportava un’attitudine ostile nei confronti del piacere sessuale visto come stimolo al peccato e un ideale di vita proposto ai più fervorosi di astinenza totale dall’attività sessuale.

L’enfasi con la quale si esaltava al di sopra di tutti gli stati di vita la scelta della verginità e la severità  esagerata con la quale si condannavano le colpe sessuali come fossero le più gravi di tutte finì, a partire dal periodo immediatamente seguente al Concilio Vaticano II, col suscitare una reazione scomposta ma in parte comprensibile, che metodicamente e progressivamente ha distrutto tutti i freni morali alla lussuria, che ora dilaga nelle sue forme più perverse e abominevoli, ma che per molti, che hanno perso il senso morale, sono cose normali, segni di libertà e di diversità.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/le-radici-ideologiche-del-genderismo_10.htm

Una potenza vitale è fatta per attuarsi. Le orecchie sono fatte per sentire, il tatto per toccare, la vista per vedere, l’inclinazione sessuale per esprimere l’amore. 

Da che mondo è mondo, tutti gli innamorati lo sanno. 

Lo sa anche il Cantico dei Cantici, che è Parola di Dio. 

Che cosa è infatti l’amore se non l’unione tra due persone proporzionate l’una all’altra?

 

Imagine da Internet: Chagall, Cantico dei Cantici

08 agosto, 2022

Le radici ideologiche del genderismo - Terza Parte (3/4)

 

Le radici ideologiche del genderismo

Terza Parte (3/4)

Le radici freudiane del genderismo

Il genderismo ha chiare radici freudiane. Il principio attivo del genderismo è il freudiano principio del piacere: non importa che sia eterosessuale; può essere anche omosessuale. Freud indubbiamente non si è occupato in modo speciale dell’omosessualità; tuttavia, stante la sua concezione dell’uomo come soggetto assoluto che pone se stesso, Freud non concepisce l’esser uomo e l’esser donna come dati naturali voluti da Dio, ma semplicemente come effetto della volontà umana.

Per questo, egli non ha nessuna preclusione alla prospettiva omosessuale di un orientamento sessuale di un sesso non verso il sesso opposto, ma verso un altro individuo dello stesso sesso, giacchè, come l’uomo è libero di scegliere l’altro sesso, altrettanto è libero di scegliere lo stesso sesso. L’uomo non deve render conto a nessun Dio, perché, secondo Freud, Dio non esiste.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/le-radici-ideologiche-del-genderismo_8.html

Potremmo chiederci come può l’antropologia freudiana, schiettamente materialista, trarre origine da antropologie spiritualistiche, come furono, in fondo, quella di Lutero e di Cartesio? 

La risposta è che lo spiritualismo luterano e cartesiano hanno già nel loro modo d’essere un principio materialistico: Cartesio per la possibilità di confondere il corpo pensato col corpo; Lutero per la possibilità di confondere il credere col sentire.

Le radici prime del genderismo vanno dunque rintracciate nella gnoseologia idealista dell’io che pone se stesso e nella concezione luterana dell’io come io abitato da un Dio che esiste per l’io.

 

In Cartesio il pensante non incontra una cosa in sé fuori dal soggetto e indipendente dal soggetto, ma pone col suo stesso pensare il suo essere di pensante.

 

 

 Immagini da Internet: 

- Sigmund Freud
- Gustave Caillebotte, Giovane uomo alla finestra