31 agosto, 2020

Il rapporto della mente col cervello secondo Cartesio (Seconda ed Ultima Parte)

 Il rapporto della mente col cervello secondo Cartesio

Seconda ed Ultima Parte

 

Critica della antropologia cartesiana

La biofisica dell’Università di Bologna Rita Casadio alla fine di un suo saggio LA COSCIENZA: MACCHINA “PENSANTE” MICROCOSMO? in Divus Thomas, anno 113, 2, L'uomo e i saperi, maggio-agosto 2010, pp. 74-93, scrive: «Le domande difficili cominciano quando si tenta di caratterizzare la coscienza interna, cioè il «teatro della mente» cartesiano. In altri termini esiste un baratro tutto da colmare tra ciò che le neuroscienze hanno acquisito sul cervello e sul suo funzionamento e l’essenza totalmente soggettiva dello stato di consapevolezza».

La questione della forma sostanziale

Per comprendere il rapporto tra coscienza e cervello non si deve partire dal «teatro della mente cartesiano», ma si deve partire dall’esperienza dell’uomo come corpo vivente (neurologia), evidenziare le manifestazioni proprie della vita umana (psicologia), ossia l’intendere e il volere, ed affermare l’anima spirituale come causa e principio di questi fenomeni e come forma sostanziale del corpo.

A questo punto comprendiamo che mente (anima) e cervello (corpo) non sono uniti come due sostanze (res cogitans e res extensa), ma come in un’unica sostanza, la forma sostanziale, che è l’anima, è immediatamente unita alla materia, senza bisogno di alcun vincolo che li unisca.

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30 agosto, 2020

Il rapporto della mente col cervello secondo Cartesio (Prima parte)

Il rapporto della mente col cervello secondo Cartesio

(Prima Parte)

Una questione sempre attuale

Ancor oggi, dopo quatto secoli, l’antropologia cartesiana continua a fare da presupposto indiscusso a quella parte della cultura moderna che intende affermare lo spiritualismo e che già da tre secoli è sfociata nell’idealismo kantiano per giungere con Hegel, nell’800, al panteismo, oggi ancora vivo nei discepoli di Giovanni Gentile.

Certo, nessuno oggi accetta più il dualismo anima-corpo di Cartesio. L’uomo è visto come unico soggetto e si tende a negare la distinzione fra anima e corpo. All’istanza teoretica di Cartesio si è sostituita un’istanza pratica di tipo dialettico: l’opposizione uomo interore-uomo esteriore in Lutero, l’opposizione operaio-padrone in Marx, l’opposizione fra l’utile e l’inutile per gli empiristi.

La tendenza cartesiana è in concorrenza con altre antropologie di orientamento pragmatico, come quella empirista inglese, quella massonica, quella protestante e quella marxista. Solo Cartesio si pone il problema teoretico della natura umana guardando al rapporto spirito-corpo. Le altre hanno tutte un orientamento pratico: l’utile economico per gli empiristi, la salvezza personale per Lutero, l’uomo prometeico in Marx. Ma tutte sono centrate sull’io a somiglianza di Cartesio. Dio è un’idea in Cartesio; Dio è in me per Lutero; Dio è per me per gli empiristi; io sono Dio per Marx.

Concentriamo in questo articolo l’attenzione sulla questione del rapporto mente (coscienza)-cervello. Prenderò spunto dalle considerazioni dell’antropologo Mons. Fiorenzo Facchini e della biofisica Rita Casadio dell’Università di Bologna per mostrare come il fantasma di Cartesio riappare nella discussione che neurologi, psicologi ed antropologi oggi stanno portando avanti su questo tema.

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28 agosto, 2020

Quesiti di pressante attualità

 In un’esclusiva per Korazym.org, Padre Giovanni Cavalcoli, filosofo e teologo domenicano, risponde a quesiti di pressante attualità: aborto farmacologico, norme sulla omotrasfobia, persecuzioni dei cristiani nel mondo.  Temi caldi, che stanno animando il dibattito politico e sociale.

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http://www.korazym.org/47249/padre-cavalcoli-op-su-aborto-e-omotrasfobia-lo-stato-faccia-leggi-non-in-contrasto-con-la-morale-naturale/ 



19 agosto, 2020

Ogni sventura è un castigo divino

 Ogni sventura è un castigo divino

Considerate la bontà e la severità di Dio

Rm 11,22

Il Signore ci corregge con le sventure

II Mac 6,16

È a fine di correggere che il Signore castiga

Gdt 8,27

 

L’isteria al posto della teologia

Da alcuni decenni è in aumento nella Chiesa la corrente buonista o misericordista, la quale, male interpretando le parole di San Giovanni XXIII sulla Chiesa di oggi, che preferisce la misericordia alla severità, si sforza di diffondere un concetto di Dio che è solo misericordioso e mai severo, che premia ma non castiga e che salva tutti senza che alcuno vada all’inferno.

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Gustave Doré - Divina Commedia: Inferno, Paradiso e Purgatorio (immagini da internet)

17 agosto, 2020

Sul concetto coranico di Dio (Seconda ed ultima Parte)

Sul concetto coranico di Dio[1]



[1] Ho usato la Traduzione interpretativa in italiano a cura di Hamza Piccardo, con la revisione e controllo dottrinale dell’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia – UCOII. 

 

Seconda ed Ultima Parte

L’intervento storico di Papa Benedetto

Papa Benedetto toccò con interessanti, utili e decisive osservazioni il difficile problema del volontarismo islamico nella lezione che tenne all’Università di Ratisbona il 12 settembre 2006. In quell’occasione accennò ad un aspetto della concezione coranica di Dio riferendo circa un dialogo fra l’imperatore Emanuele Paleologo e un dotto musulmano tenutosi a Costantinopoli durante l’assedio della città fra il 1394 e il 1402.

In questo dialogo l’imperatore rimprovera alla concezione islamica di Dio di presentare un Dio che agisce per pura volontà senza dar ragione di quello che fa. Ora, osserva l’imperatore, agire senza ragione o senza motivo razionale per pura volontà vuol dire agire con violenza, commettere violenza. La violenza, infatti, si definisce appunto come azione irragionevole o irrazionale, contro ragione. Ma ciò equivale a volere il male, a commettere il male. Che cosa è infatti il bene se non ciò che è conforme a ragione? 

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16 agosto, 2020

Sul concetto coranico di Dio (Prima Parte)

 Sul concetto coranico di Dio

Prima Parte

Una svolta storica del magistero della Chiesa

Per la prima volta nella storia del magistero della Chiesa, il Concilio Vaticano II in due suoi documenti di grande rilievo ed impegno dottrinale, ha riconosciuto che i musulmani adorano un unico Dio, del quale elenca alcuni attributi che coincidono con quelli dell’unico vero Dio adorato dai cristiani, benché la conoscenza di Dio che hanno i cristiani, grazie alla Rivelazione cristiana, sia la più alta in possesso dell’umanità, impartitaci com’è dallo stesso Figlio di Dio Nostro Signore Gesù Cristo, mentre il concetto di Dio del Corano  presenta aspetti positivi accanto ad aspetti negativi, anche se il Concilio afferma che i musulmani riconoscono che «Dio ha parlato agli uomini».

Questo intervento del Concilio ha avviato un proficuo dialogo fra cristiani e musulmani, pur nelle persistenti situazioni a volte drammatiche di cristiani perseguitati dagli islamici e col persistere in certi ambienti cristiani conservatori di vecchi pregiudizi contro l’Islam, in base ai quali essi giungono persino a rifiutare il giudizio del Concilio sull’Islam.

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San Paolo a Corinto (immagine da internet)

15 agosto, 2020

Luigino non spera più, ma gli basta la vita presente

 

Luigino non spera più, ma gli basta la vita presente

La nostra esistenza è il passare di un’ombra

e non c’è ritorno alla nostra morte.

Su, godiamoci i beni presenti,

facciamo uso delle creature con ardore

Sap 2,5-6

 

Sappiate che questa vita non è altro che gioco e svago,

apparenza e reciproca iattanza, vana contesa di beni

e progenie. [Essa è] come una pioggia:

la vegetazione che suscita, conforta i seminatori,

poi appassisce, la vedi ingiallire e quindi diventa stoppia.

Nell'altra vita c'è un severo castigo,

ma anche perdono e compiacimento da parte di Allah.

La vita terrena non è altro che godimento effimero.

 

Il Corano, Sura 57, 20

 

Quanto è bella giovinezza, che si fugge tuttavia,

del doman non c’è certezza, chi vuol esser lieto sia.

Lorenzo il Magnifico

 

Siamo ormai scesi al fondo e Luigino scopre le carte

Ormai da più di tre mesi sto seguendo su Avvenire la parabola di Luigino Bruni, nei suoi periodici articoli, nei quali egli, trattando interessanti temi spirituali ispirati ai Salmi biblici, ci svela con sempre maggior chiarezza, seppur sempre in modo velato, un suo passato ora guardato con rimpianto, ora giudicato sbagliato: un’oscillazione di giudizio che egli pare presentare come comune esperienza del passato di tutti, ma che in realtà, non potendo pretendere simile universalità, è evidentemente il ritratto del suo caso personale, che egli cela sotto questa finta generalità.

 

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09 agosto, 2020

Luigino dice di no a Dio, ma se la cava lo stesso

Luigino dice di no a Dio, ma se la cava lo stesso

Tu distruggi chiunque Ti è infedele

Sal 73,27

 

Nuovo articolo di Luigino Bruni su Avvenire del 2 agosto. Il titolo è “Il grembo del seme diverso”. Come al solito il titolo è oscuro e non illuminante, contrariamente a quello che dovrebbe essere il titolo di un articolo di teologia, che dovrebbe far capire chiaramente ed immediatamente di che si tratta, così da invogliare il lettore alla lettura. Ma conosciamo ormai lo stile e il modo di procedere di Luigino, che confonde la teologia con la poesia. Si nasconde sistematicamente dietro a delle metafore, così da dire e non dire, insinuare senza dirlo apertamente, così da colpire senza farsi prendere. Ma questo è lo stile dei vili, che si illudono di farla franca, ma non possono non essere a un certo punto incastrati. Anche le anguille possono essere pescate.

Luigino commenta il Salmo 89, che è un canto della fedeltà divina alle promesse del Signore, il cui adempimento è però condizionato dall’obbedienza alla legge divina:

 «se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, se violeranno i miei statuti e non osserveranno i miei comandi, punirò con la verga il loro peccato e con flagelli la loro colpa. Ma non gli toglierò la mia grazia e alla mia fedeltà non verrò mai meno. Non violerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa» (vv.31-35).

La lettura attenta del Salmo ci consente però di distinguere il servo fedele dal servo infedele. Questo secondo viene punito. Così si spiega la delusione del servo che si sente tradito e abbandonato da Dio. Dio non tradisce affatto, ma semplicemente mette in opera l’avvertimento che avrebbe punito il servo infedele. Di che dunque si lamenta?   (vv.39-46).

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Martin Lutero (immagine da internet)

07 agosto, 2020

Fabrizio Fabbri filosofo cattolico

  Fabrizio Fabbri filosofo cattolico

Nessuno v’inganni con la filosofia e con vuoti raggiri

Col 2,8

 

Esiste una filosofia cattolica?

 

Si parla comunemente di Chiesa cattolica, di fede cattolica, di dottrina cattolica, di teologia cattolica, di esegesi biblica cattolica, di spiritualità cattolica, di religione cattolica, di morale cattolica, di civiltà cattolica, di cultura cattolica, di scuola cattolica, di educazione cattolica, di università cattolica, di azione cattolica,  di missione cattolica, di associazione cattolica, di movimento cattolico, di mondo cattolico, di enciclopedia cattolica, di editoria, di stampa e di librerie cattoliche, di scrittori, pensatori, artisti, giornalisti, medici, industriali e politici cattolici, nonché di società di assicurazione cattoliche e di banche cattoliche.

Certo sarebbe ridicolo parlare di matematica cattolica o di geologia cattolica o di chimica cattolica o fisica cattolica. Ma perchè non si parla mai di filosofia cattolica? Alcuni hanno addirittura ripugnanza a farlo. Altri, passando all’eccesso opposto, come Blondel, dicono che la filosofia o è cristiana o non è. Altri arrivano ad ammettere una filosofia cristiana, ma non una filosofia cattolica.

Come si spiega questo fatto? Per chiarire questo rebus, che nasconde grossi equivoci e malcelate furbizie, chiediamoci preliminarmente che cosa vuol dire essere «cattolico». Come si sa, cattolico (katà-olon), vuol dire «universale». Non tanto nel senso di «dappertutto», ma nel senso di adatto a tutti. La Chiesa, anche quando era a Gerusalemme soltanto una piccola comunità locale, era già universale, perché capace di condurre a Cristo tutti popoli. L’universalità non è un fatto geografico, ma un fatto intellettuale spirituale: esser fatta per tutti.  

 

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 Prof. Fabrizio Fabbri

 

05 agosto, 2020

Gesù personaggio scandaloso (Seconda ed ultima parte)

Gesù personaggio scandaloso

Perchè l’insegnamento di Cristo viene rifiutato 

Seconda ed ultima Parte

 

Gesù scandalizza per la sua dottrina della croce

Gesù crocifisso, scandalo per i Giudei

I Cor 1,23

È dunque annullato lo scandalo della croce?

Gal 5,11

La dottrina della croce appare scandalosa perché sembra promuovere il dolorismo, l’autolesionismo, il masochismo o il sadismo, come se si dovesse provar gusto a soffrire o a far soffrire. Sembra un’apologia della sofferenza. Sembra un bisogno, un comando, un’incitazione, un’aspirazione o una tendenza contro natura, la quale viceversa cerca la salute e il piacere e rifugge istintivamente dalla sofferenza e dalla malattia.

Se l’uomo normale e sensato, infatti, incontra la sofferenza in sé o negli altri, cerca spontaneamente di rimuoverla o almeno di alleviarla. Grande virtù è la pietà per chi soffre e la volontà di liberarlo dalla sofferenza. Gesù stesso ne fa l’elogio in più occasioni e si mostra pietosissimo e premurosissimo verso i sofferenti, guarendoli con molti miracoli. Gesù è un grande consolatore degli afflitti: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi ed o vi darò riposo» (Mt 11,28).

Ma Gesù non cerca la sofferenza per sé stessa: questo sarebbe morboso ed anzi peccaminoso. Cerca ed ama la sofferenza in quanto connessa con atti che esprimono l’amore o introducono ad una più alta perfezione o concernono la purificazione dai peccati: il sacrificio, la rinuncia, l’espiazione, la dedizione. Sebbene Egli sia senza peccato, si fa carico della sofferenza conseguente al peccato, sia essa il castigo o la penitenza del peccato, per trasfigurarla e renderla strumento e via di redenzione e di salvezza.



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Testa di Cristo di Leonardo da Vinci - Immagine da internet

Gesù personaggio scandaloso (Prima Parte)

Gesù personaggio scandaloso

Perchè l’insegnamento di Cristo viene rifiutato

 

             Beato colui che non si scandalizzerà di me

Mt 11,6               

Vi scandalizzerete per causa mia

Mt 26,31

Tutti rimarrete scandalizzati

Mc 14,27

Si scandalizzavano di   lui

Mc 6,3

Prima Parte

 

 

Vari motivi per i quali Gesù è stato rifiutato

 

Come sappiamo bene dai racconti evangelici e dall’esperienza storica di 2000 anni, gli uomini rifiutano Cristo per vari motivi, tra i quali i principali, ai quali Gesù stesso accenna nella parabola del seminatore, sono: o perché disturbati nel loro egoismo e attaccamento al mondo; o perchè, gonfi della loro saccenza e della loro superbia, hanno giudicato spregevole l’insegnamento di Cristo; o perché per pigrizia lo hanno considerato troppo impegnativo; o perché incapaci di essere costanti o di soffrire per esso; o perché, pur attaccati a grandi valori, hanno creduto che Gesù li tradisse e si sono scandalizzati.

 

Alcuni infatti disprezzano Gesù considerandolo un demente (Freud); i suoi stessi parenti lo considerano impazzito (Mc 3,21). Altri lo considerano un illuso o un visionario (Loisy) o un idiota (Nietzsche), per altri è un impostore o un mago o un indemoniato (farisei), per altri è un megalomane (Schillebeeckx), per altri è un mago guaritore (Kasper), per altri del suo insegnamento non si sa nulla di certo, dato che non esistevano i registratori (Arturo Sosa Abascal).

 

Volendo riassumere i principali motivi per i quali molti si sono rifiutati e si rifiutano di accogliere l’insegnamento di Cristo, credo che potremmo elencare i seguenti: perché Gesù appare come un ingenuo, sognatore, un personaggio urtante, pericoloso, spregevole e scandaloso. Ci fermeremo in questo articolo su quest’ultimo punto.


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Busto di Cristo con l’alpha e l’omega, che indica la divinità di Cristo, VI secolo, catacomba di Commodilla, Roma.

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