Il purgatorio come preparazione al paradiso
Come il purgatorio si inquadra nella concezione cristiana della vita
Nella visione cristiana la nostra vita ha bisogno di essere purificata da agenti nocivi che ne impediscono il libero esercizio e la piena attuazione delle sue virtualità. Essa dev’essere liberata da queste forze nemiche seguendo gli insegnamenti e l’esempio di Cristo e partecipando nella grazia alla sua stessa vita divina e in particolar modo alla sua opera benefica e vittoriosa contro il male e alla sua passione purificatrice, redentrice, espiatrice, soddisfattoria e liberatrice.
Il cristianesimo ci insegna che per capire il senso, lo scopo, il valore e la norma della nostra vita e della nostra condotta morale, per sapere qual è la via della nostra felicità e per realizzare le nostre potenzialità non basta guardare alla natura e alle condizioni della presente vita mortale e badare solo alla nostra attività umana, ma dobbiamo tener conto anche dell’azione divina e di fatti storici che hanno preceduto la nostra vita temporale, fatti ed atti umani compiuti all’origine dell’umanità, in particolare il piano originario della creazione dell’uomo e il peccato originale, fatti e atti che determinano specifici effetti positivi e negativi nella vita presente, come il permanere dell’inclinazione alla virtù e la soggezione al vizio.
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Rahner spiega il mistero dell’Incarnazione respingendo il dogma delle due nature in una persona divina e sostenendo che in esso la natura divina di Dio diventa umana. Da qui la tesi rahneriana che tutti si salvano. Ed è logico: ha forse Dio bisogno di essere salvato? Se ogni uomo per sua essenza diventa Dio che bisogno ha di essere salvato?
Col che si sente autorizzato a relativizzare o negare tutti i dogmi concernenti l’escatologia, sostenendo che questi dogmi non riguardano realtà o fatti futuri, ma cose presenti, consistenti semplicemente nell’esperienza atematica trascendentale di Dio, nel che secondo lui sta l’essenza della vita cristiana. In questa visione dell’escatologia, paradiso, inferno e purgatorio diventano dei miti simbolici e l’inferno scompare, dato che tutti diventano Dio.
Viceversa nel purgatorio l’anima ha raggiunto il fine e lo scopo della sua vita ed è quindi soddisfatta benché le manchi la visione beatifica. Non vede Dio, tuttavia, non perché non vuol vederlo, come l’anima dannata, ma al contrario lo intravede già come un tralucere nell’oscurità del Mistero, al di sopra della fede, che ha ormai esaurito la sua funzione. Non lo vede solo perché tra la sua mente e Dio si frappone la nebbia caliginosa delle pene temporali da scontare. Lo ama immensamente in continuità come l’aveva amato nella vita terrena; Lo desidera ardentemente e l’attesa è per lei un tormento. Immagine da Internet: Anime in Purgatorio presso la Chiesa di Animas a Santiago de Compostela
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