Israele popolo di Dio - Seconda Parte (2/2)

 

Israele popolo di Dio

Seconda Parte (2/2)
 

Come mai Israele fa ancora resistenza a Cristo?

Quello che d’altra parte si stenta a capire è come mai Israele, dopo 2000 anni che è venuto il Messia, ancora non lo riconosce. Consolano e danno speranza le parole di San Paolo:

«Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore, ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto» (II Cor 316). «La parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele; né per il fatto di essere discendenti di Abramo, sono tutti suoi figli» (Rm 9,6-7).

«Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora il termine della Legge è Cristo perchè sia data la giustizia a chiunque crede». (Rm 10,2-3).

«E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice: “Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo; contro una nazione senza intelligenza susciterò il vostro sdegno”» (Paolo si riferisce ai pagani che accolgono il regno di Dio). «Isaia poi arriva fino ad affermare: “Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me”, mentre di Israele si dice: “Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente” (10, 19-20).

Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono israelita, discendenza di Abramo. Dio non ha ripudiato il suo popolo. … Così anche al presente c’è un resto, conforme ad un’elezione per grazia. E se lo è per grazia, non lo è per le opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti. …

Ora io domando: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale! …

Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti? … Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora Israele sarà salvato. … Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 1-29).

Lo Stato di Israele[1]

Come sappiamo, nel 1947 una Risoluzione delle Nazioni Unite riconobbe il diritto di Israele a fondare uno Stato un Palestina, ma assegnava al neonato Stato un tracciato che non riproduceva esattamente i confini geografici storici descritti dalla Bibbia e oggetto della rivelazione divina fatta a Mosè.

Gli Ebrei allora, insoddisfatti di tale tracciato, che per rispettare la presenza degli Arabi, era più ristretto di quanto avrebbe dovuto essere, nel 1948 proclamarono ufficialmente la nascita dello Stato di Israele, ma non accettarono i confini stabiliti dall’ONU, perché non rispettavano in pieno quelli che erano i loro confini storici, attestati anche dalla Bibbia.

Naturalmente non si poteva chiedere all’ONU un atto di fede nella rivelazione biblica, in quanto organismo semplicemente civile. Tuttavia, ci si sarebbe potuti appellare alla storia, che documenta l’appartenenza effettiva nel passato di quel territorio nei confini pretesi dagli Ebrei, un tracciato descritto peraltro anche dalla Bibbia come appartenuto e appartenente ad Israele.

Non c’erano infatti motivi per sostenere che a seguito della precedente occupazione ottomana cessata nel 1918 Israele avesse perduto la proprietà della sua terra, così non è che per il fatto che un tale viene cacciato di casa o lascia la propria casa, perde il diritto di proprietà sulla sua casa.

Pertanto, la secolare presenza di musulmani e comunque di Arabi in quel territorio nei secoli precedenti non aveva una base giuridica, ma era solo un dato di fatto abusivo, dipendeva unicamente dal fatto che, avendo moltissimi Ebrei sin dal secolo primo abbandonato o liberamente o forzatamente la loro patria (la cosiddetta «diaspora»), molto terreno era rimasto libero.

Ma tornando i legittimi proprietari, seppur dopo tanto tempo, gli occupanti arabi avrebbero dovuto farsi da parte o lasciare quel territorio ed emigrare in paesi dei loro connazionali e consanguinei. Invece successe che furono questi Arabi in realtà occupanti abusivi, a fare le vittime e a giudicare invasori gli Ebrei che invece volevano tornare nella loro patria.

Non c’è da meravigliarsi, pertanto, se gli Ebrei, forti del loro diritto, si siano riappropriati nella guerra del 1967 di quella parte di territorio. Occorre pertanto osservare che la Risoluzione dell’ONU del 1947, che concedeva una parte dei territori di Israele agli Arabi ivi residenti, esprime un ingiusto favoritismo verso gli Arabi e fa ingiustizia agli Ebrei. Costoro pertanto hanno avuto ragione a considerarla nulla e ad approfittare della guerra del 1967 per tornare in possesso dei territori occupati dagli Arabi.  

Occorre tuttavia riconoscere che il diritto che gli Ebrei hanno nei confronti della propria terra, che Dio stesso ha donato loro, non li autorizza assolutamente ad atteggiamenti di arroganza, intolleranza, prepotenza o violenza nei confronti delle popolazioni arabe o musulmane residenti nel territorio israeliano, ma anzi, sempre conformemente al diritto naturale e alla rivelazione biblica, essi con Gerusalemme devono dare l’esempio di popolo ospitale ed accogliente, se è vero che la stessa Sacra Scrittura dice che Gerusalemme è la madre di tutte le genti e tutti i popoli devo salire a Gerusalemme per adorare il Signore.

Che tipo di Stato fondarono gli Ebrei? Essi dovettero affrontare il partito fariseo, che pretendeva uno Stato teocratico, come quello ai tempi di Davide, con l’obbligo per tutti i cittadini di professare la fede ebraica.

Si giunse invece alla saggia e comprensibile determinazione di fondare uno Stato laico, tale che ospitasse primariamente cittadini di razza ebraica senza tuttavia escludere l’accoglienza di altri di etnia diversa o fedeli di altre religioni, fino ai non credenti, tanto che in Israele vi sono anche Ebrei atei o marxisti, così come del resto vi sono Arabi cristiani o marxisti.

Il cittadino veniva chiamato pertanto israeliano, senza che fosse necessario che fosse ebreo. Ogni Ebreo sparso nel mondo è virtualmente israeliano, ma ai non-Ebrei che desiderano la cittadinanza israeliana, è fatto obbligo di assoggettarsi alle condizioni necessarie per acquistarla.

Notiamo peraltro che il cosiddetto «Stato laico democratico moderno» non è affatto una scoperta o conquista della modernità o dell’illuminismo o della massoneria o del liberalismo anglicano anglosassone, ma esiste già in nuce, e peraltro nel suo giusto senso, nell’Antico Testamento, dove è già presente il principio del rispetto della libertà di coscienza ed è noto il diritto della comunità a darsi un capo e, se necessario, anche a deporlo.

Esiste quindi già la democrazia, col vantaggio che si tratta di vera democrazia, non basata sulle voglie della maggioranza, ma sulla coscienza popolare della legge non scritta, derivante dalla legge divina. Il diritto alla libertà religiosa e il pluralismo politico sono valori già presenti nella Bibbia.

Per questo lo Stato di Israele promosso da Theodor Herzl e inaugurato nel 1948 in Palestina, è in linea col regno di Davide e non per nulla la stella di Davide compare nella bandiera nazionale, bianca perchè il bianco è il colore della verità e a strisce azzurro, come azzurro è il cielo.

Per validi motivi storici, corrispondenti alla rivelazione biblica, è giusto che Gerusalemme, governata dagli Israeliani, sia la capitale di Israele. Nel contempo è giusto e doveroso che il governo israeliano conceda libertà di culto a cristiani e musulmani, in forza del diritto alla libertà religiosa.

È encomiabile la venerazione dei musulmani per Gerusalemme, ma essi devono rinunciare alla pretesa di essere loro i signori di Gerusalemme al posto di ebrei e cristiani, perché tale loro pretesa non ha fondamenti né storici, né religiosi, né giuridici, ma è effetto di imprudente credulità in Maometto, sempre intento a favorire al massimo il suo popolo, gli Arabi.

Quanto ai cristiani, essi vedono con gli ebrei in Gerusalemme la prefigurazione della Gerusalemme celeste. Per questo essi anche a Gerusalemme svolgono la loro opera evangelizzatrice nei confronti di ebrei e musulmani secondo le direttive del Concilio Vaticano II. La comunità cattolica di Gerusalemme è parte integrante della Chiesa cattolica.

La Chiesa è l’Israele di Dio e la pienezza di Israele

La Chiesa cattolica è l’assemblea escatologica di Israele, convocata da Gesù Cristo. I dodici apostoli rappresentano le dodici tribù di Israele. Pietro è il vicario di Cristo per annunciare la salvezza profetizzata dai profeti. Egli ha posto la sua sede a Roma non per abbandonare Gerusalemme, ma al contrario, per attuare il programma missionario elaborato a Gerusalemme, dalla quale per ordine di Cristo è iniziato l’annuncio del Vangelo.

Con la venuta di Cristo Israele si lancia alla conquista del mondo. Il Dio d’Israele salva anche i pagani. Comincia la cristianizzazione dei popoli e delle culture. La Chiesa assume la cultura greca e romana, la purifica dall’errore e la fa servire al Vangelo.

Gli Ebrei che non accolsero Cristo iniziarono, dal canto loro, un’accanita opposizione che si esprime anche nelle calunnie nel Talmud[2] o con pericolosi inganni sincretistici o gnostici tratti da dottrine pagane, come per esempio il manicheismo o il neoplatonismo nella Kabbala[3]. O capita anche che lo stesso gnosticismo ebraico corrompa il pensiero cristiano[4]. La stessa massoneria[5] non è esente da questa operazione anticristiana.

Si comprendono, anche se non si giustificano, le frequenti dure e a volte crudeli persecuzioni periodicamente avvenute a livello popolare in vari Paesi nel corso dei secoli.

Il rabbinismo e sapienti ebrei si pongono in opposizione al cristianesimo ricorrendo a filosofi pagani fino ai nostri giorni[6]: Spinoza attinge alla Kabbala, Marx propone il mito di Prometeo, Bergson segue Eraclito, Freud Epicuro, Husserl segue l’egocentrismo cartesiano.

La Chiesa dal canto suo non fa che preparare la Gerusalemme celeste, predetta dai profeti; Gerusalemme resta la Chiesa madre. Roma è figlia di Gerusalemme; è la figlia mandata dalla madre; ma la figlia a sua volta deve guidare alla madre. Pietro parte in missione per arrivare a Roma. Qui i Papi continuano la missione di Pietro. Quando alla fine del mondo Pietro avrà terminato la sua missione, tornerà a Gerusalemme, che sarà la Gerusalemme che scende dal cielo, vincitrice del Dragone apocalittico grazie alla guida di Cristo. Anche Roma s’inchinerà a Gerusalemme. La città futura infatti non è Roma ma Gerusalemme.

La venuta del regno di Dio è annunciata da Cristo in Gerusalemme ed è la piena realizzazione del regno di Israele. Cristo figlio di Davide è re d’Israele. Egli non era venuto a liberare Israele dai Romani, ma dal peccato, dalla morte e dal dominio di Satana. È venuto non come re terreno, ma come re dei cuori, per dare la propria vita in riscatto di molti e tornare un giorno come giudice dei vivi e dei morti. 

Il cattolicesimo non è altro che la pienezza finale dell’ebraismo, implicitamente contenuta nell’ebraismo.  Cristo è il profeta definitivo preannunciato da Mosè. Cristo, col suo insegnamento, il suo esempio, i suoi miracoli, le sue profezie, la sua morte e risurrezione dimostra di essere il Messia annunciato e atteso dai profeti.  Cristo non smentisce ma conferma Israele come popolo eletto. Egli insegna che il Dio d’Israele è il Dio dell’intera umanità.

Cristo è la grandezza e la gloria di Israele

Insegnando che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, Gesù non nega il monoteismo, ma fa lo meglio capire. Gesù non è venuto ad abolire la Legge, ma a portarla a compimento.

Gesù non priva Israele della sua terra, ma ne conferma il possesso. Non toglie a Gerusalemme la sua missione universale e di capitale di Israele, ma la conferma e la nobilita.

Gesù stabilisce col Padre una nuova, più stretta e definitiva Alleanza nel suo sangue, Alleanza che non abolisce, ma conferma, rinnova, rinsalda e perfeziona la prima.

Gesù non è stato un bestemmiatore dichiarandosi Figlio di Dio, perché lo è veramente e lo dimostrò con i miracoli e il compimento delle profezie.

Gesù non è stato un malfattore giustamente punito dai capi, ma vittima di un ingiusto processo e salito sulla croce per realizzare la profezia di Isaia 53 sul Servo di Dio che salva Israele e lo libera dai suoi peccati col suo sacrificio espiatorio, prefigurato dal sacrificio di Abramo.

Gesù non ha rinnegato il monoteismo insegnando il mistero trinitario, ma ci ha fatto conoscere meglio Dio.

Gesù sostituendo l’acqua del Battesimo alla circoncisione ha semplicemente inventato un simbolo migliore per significare la purificazione del corpo e dello spirito.

Gesù ha operato miracoli di sabato non per disprezzo, ma al contrario per manifestarlo meglio come giorno del Signore.

Gesù non abolisce la legge di Mosè, ma al contrario, con la sua grazia, dà la forza di metterla in pratica.

Gesù, sostituendo il sacerdozio di Aronne col sacerdozio secondo l’ordine di Melchidesech, esercitato Lui stesso, ha istituito come sacramento di salvezza, un sacerdozio migliore e veramente salvifico.

Gesù non si è ribellato ai Romani non per viltà, ma per convenienza, per non provocare rappresaglie, mantenendo il diritto politico di Israele alla libertà, all’indipendenza ed alla proprietà della sua terra, ed anzi preannunciandosi, in quanto figlio di Davide, re escatologico di Israele.

Cristo fondando la Chiesa per far entrare anche i pagani, non ha predicato una mescolanza del Dio di Israele con gli dèi dei pagani, ma ha insegnato ad Israele a convertire i pagani al Dio d’Israele.

Fratelli Ebrei, le comprendete queste cose?  Noi pagani abbiamo appreso da voi che Gesù di Nazaret è il Messia, il redentore e re d’Israele. Abbiamo compreso, come ha detto Gesù, che la salvezza viene dagli Ebrei. Coloro che si sono opposti a Gesù e si sono scandalizzati di lui non lo hanno capito. I capi di allora si sono sbagliati ed hanno condannato un innocente.

Non è impossibile che un uomo possa essere Figlio di Dio, giacchè in Cristo le due nature umana e divina sono distinte, anche se egli è una persona sola. E neppure l’insegnamento cristiano sul Dio trinitario distrugge il monoteismo, ma lo conferma.

Mandando Gesù a Israele Dio si è ricordato della alleanza fatta con Abramo, ha liberato Israele dai suoi nemici, ha perdonato i suoi peccati, ha fatto tornare gli esuli a Gerusalemme, come hanno riconosciuto i vostri connazionali Maria, la madre di Gesù, Simeone, la profetessa Anna, Pietro, gli Apostoli, Marco, Matteo. Giovanni, Paolo e tanti altri fino ai nostri giorni.

Le direttive del Concilio per la evangelizzazione degli Ebrei

Cristo è venuto innanzitutto per raccogliere le pecore disperse della casa di Israele. Prima di tornare al cielo comanda agli apostoli di predicare il Vangelo a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. La prima comunità cristiana è quella di Gerusalemme. I primi convertiti a Cristo furono gli Ebrei di Gerusalemme.

Nel corso dei secoli la Chiesa si è sempre occupata dell’evangelizzazione degli Ebrei. Per tutto il corso della storia della Chiesa sono sempre avvenute conversioni di Ebrei a Cristo col loro ingresso nella Chiesa cattolica. Tuttavia bisogna riconoscere che con la scomparsa dei giudeocristiani già nei primissimi secoli e la loro sostituzione con pagani convertiti, questi cristiani, ormai giunti alla direzione della Chiesa, cominciarono spesso a trattare gli Ebrei da nemici del Vangelo, con durezza, intolleranza ed eccessiva intransigenza, tanto da provocare negli Ebrei per reazione una maggiore ostilità, anziché invogliarli a farsi cristiani. Soprattutto a livello popolare sorse l’infausto concetto del popolo ebraico come popolo deicida, un concetto del tutto estraneo alla Scrittura, la quale viceversa narra come la responsabilità dell’uccisione di Cristo vada solo ai capi, mentre Cristo perdona ai suoi uccisori.

Un difetto della Chiesa del passato è stato quello di non aver mai pensato di organizzare una seria e pianificata evangelizzazione degli Ebrei. La cosa è sempre stata lasciata alla sola iniziativa dei singoli, per cui i risultati sono sempre state singole conversioni.  

Possiamo domandarci come mai noi cristiani non abbiamo ottenuto dagli Ebrei qualcosa di simile alle conversioni di interi popoli, che invece siamo riusciti ad ottenere evangelizzando popoli pagani non dico monoteisti, ma addirittura dediti al politeismo, agli idoli e alla magia?

Come mai proprio gli Ebrei, che prima della venuta di Cristo, sono stati privilegiato oggetto delle cure divine e tante profezie avevano ricevuto sulla venuta del Messia, proprio loro hanno fatto maggiore resistenza ai millenari reiterati tentativi cristiani di condurli a Cristo, mentre altri popoli immersi nel paganesimo, hanno risposto generosamente all’evangelizzazione cristiana?

Pensiamo all’opera per gli Angli di Sant’Agostino di Canterbury, pensiamo alla conversione dei Franchi ad opera di Sant’Ireneo, dei Germani ad opera di San Bonifacio, degli Slavi ad opera dei Santi Cirillo e Metodio, dall’Ucraina ad opera di Vladimiro, dei Polacchi ad opera di San Giacinto, all’opera dei missionari del ‘500 in America Latina, dove nello spazio di due secoli aderirono a Cristo milioni di persone.

Forse questo paradosso è dovuto al fatto che purtroppo già dai primi secoli e poi con un crescendo increscioso nei successivi fino al sec. XIX noi cristiani abbiamo sempre avuto un tono di aspra polemica contro gi Ebrei, che dal canto loro non si lasciavano superare in fatto di accuse ed insulti[7].

Mentre i popoli pagani dell’Europa e delle Americhe sono stati docili ed hanno rinunciato con facilità alle loro superstizioni, gli Ebrei, per una malintesa fedeltà alla Scrittura, sono sempre stati sordi all’annuncio cristiano come se Cristo fosse un impostore e un empio, nel timore di essere allontanati da Dio.

C’è voluto il Concilio Vaticano II per organizzare finalmente un piano sistematico e graduale di evangelizzazione improntato a vera delicatezza e carità e non ad intransigenza, piano che comincia a dare i suoi frutti e ne darebbe assai di più, se tale piano non fosse stato frainteso e falsificato dall’interpretazione che ne hanno dato i modernisti, i quali, basandosi su di una visione relativista, sincretista ed indifferentista  della religione e, rifiutando quindi il primato del cristianesimo sull’ebraismo, non riconoscono l’obbligo anche per gli Ebrei di abbracciare Cristo, ma lasciano la cosa come facoltativa, potendosi gli Ebrei secondo loro altrettanto bene e forse meglio salvarsi per mezzo di Mosè.

I modernisti, quindi, applicando la concezione massonico-illuminista-kantiana della religione, mettono le due religioni alla pari e sullo stesso piano, come se fossero due diverse vie d salvezza con pari efficacia, l’una adatta ai cristiani, l’altra adatta agli ebrei. Questa visione nasconde la concezione massonica della religione, per la quale l’unica vera universale e necessaria religione salvifica è la religione naturale[8].

Da notare che anche San Tommaso parla di una religione naturale, che però non si oppone affatto alla religione cristiana rivelata o ebraica, le quali al contrario perfezionano, correggono e completano la religione naturale.

Per una soluzione della vertenza arabo-israeliana

Anche a prescindere dalla rivelazione biblica, ragioni storiche inconfutabili, quali quelle alle quali ho accennato, assegnano al popolo ebraico e non a quello arabo la proprietà del territorio palestinese. Infatti gli Arabi si sono insediati in Palestina solo nel sec.VII con l’Impero ottomano dopo che la Palestina era appartenuta ad Israele dal 1000 a.C. col regno di Davide.

Ora è chiaro che i confini territoriali di uno Stato devono corrispondere a quelli del territorio di proprietà di quel popolo che si è organizzato in quello Stato. Non può uno Stato avere confini più ristretti, ma essi devono coincidere con quelli di quella terra che appartiene a di quel popolo organizzato in quello Stato.

Ora è comprensibile che gli Ebrei non abbiano ritenuta legittima la Risoluzione dell’ONU del 1947, che assegnava agli Arabi una porzione di territorio palestinese di proprietà degli Ebrei da 3000 anni. Con tutto ciò occorre che il governo israeliano si adoperi eventualmente con l’appoggio di altri Stati per perorare la sua causa. Ad ogni modo mi sembra che si debba dire che, per quanto ciò non appaia a prima vista, i veri occupanti abusivi non sono gli Ebrei, ma sono gli Arabi. In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza[9] gli occupanti non sono gli Ebrei ma gli Arabi, e i legittimi proprietari non sono gli Arabi ma gli Ebrei.

Con questo non si dice che uno Stato arabo in territorio palestinese ossia ebraico non possa avere una sua ragion d’essere, come sancì l’ONU nel 1947. Bisogna precisare che cosa si può intendere giuridicamente per «Stato». Esistono infatti diverse strutturazioni o modi di essere di uno Stato. Esiste lo Stato Federale, come gli Stati Uniti o la Germania. Esiste una Federazione di Stati, come la Svizzera. Esiste lo Stato uno e indivisibile come la Francia o l’Italia. Esistono Stati con Regioni a statuto speciale come l’Alto Adige per l’Italia. Esiste il Paese Basco all’interno dello Stato Spagnolo.

Quanto agli Stati arabi aderenti all’ONU, essendo lo Stato d’Israele riconosciuto dall’ONU, hanno l’obbligo giuridico e morale di riconoscere anch’essi Israele, la cui legittimità si fonda sul diritto internazionale sancito dalla Carta dell’ONU, alla quale Israele aderisce.

Se quindi gli Stati arabi rifiutano la Carta dell’ONU in nome del Corano, cadono in stato di irregolarità nei confronti della Comunità internazionale. La loro contestazione dello Stato ebraico davanti alla Comunità internazionale in nome del Corano non ha nessun valore, perché la Comunità internazionale non è retta dal Corano, ma dalla Carta dell’ONU.

D’altra parte, se Israele vuole difendere il suo buon diritto, occorre che lo faccia davanti alle Nazioni Unite. Questa è la sede adatta per ottenere l’annullamento della Risoluzione del 1947, come contraria alla Carta dell’ONU, che riconosce a ciascun popolo il diritto di risiedere sul proprio territorio.

Dovere di Israele, comunque, è quello di trattare con riguardo e giustizia i cittadini arabi musulmani residenti in Israele, concedendo alle comunità islamiche giuste libertà di culto ed autonomia linguistica, giudiziaria ed amministrativa.

Israele ed Autorità Palestinese potrebbero e dovrebbero accordarsi nella scelta di uno di questi modi di convivenza. Ormai lo Stato Palestinese è riconosciuto dalla Comunità Internazionale sulla base della Risoluzione del 1947.

Il regno di Israele appartiene a Cristo ancor più che ad Israele, perché Cristo è il re di Israele. Quindi lo Stato di Israele è giustamente uno Stato moderno, ossia uno Stato laico aperto alla libertà religiosa, ma è chiaro che se «la Gerusalemme attuale di fatto è schiava insieme con i suoi figli, invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre» (Gal 4, 25-26).

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 13 marzo 2024


Per validi motivi storici, corrispondenti alla rivelazione biblica, è giusto che Gerusalemme, governata dagli Israeliani, sia la capitale di Israele. Nel contempo è giusto e doveroso che il governo israeliano conceda libertà di culto a cristiani e musulmani, in forza del diritto alla libertà religiosa.

È encomiabile la venerazione dei musulmani per Gerusalemme, ma essi devono rinunciare alla pretesa di essere loro i signori di Gerusalemme al posto di ebrei e cristiani, perché tale loro pretesa non ha fondamenti né storici, né religiosi, né giuridici, ma è effetto di imprudente credulità in Maometto, sempre intento a favorire al massimo il suo popolo, gli Arabi.

Quanto ai cristiani, essi vedono con gli ebrei in Gerusalemme la prefigurazione della Gerusalemme celeste. Per questo essi anche a Gerusalemme svolgono la loro opera evangelizzatrice nei confronti di ebrei e musulmani secondo le direttive del Concilio Vaticano II. La comunità cattolica di Gerusalemme è parte integrante della Chiesa cattolica.

Immagine da Internet: “La Jérusalem céleste“, extraite de la Tapisserie de l'Apocalypse du Château d'Angers, France.

[1] Claudio Vercelli, Israele. Storia dello Stato, Casa Editrice Giuntina, Firenze 2023.

[2] Il Talmud smascherato. Gli insegnamenti segreti dei rabbini sui cristiani del Rev.Iustinus Bonaventura Pranaitis, Edizioni Segno, Udine 2012.

[3] Gershom Scholem, La Cabala, Edizioni mediterranee, Roma 1992.

[4] Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, a cura di Ennio Innocenti, Edizioni della Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 1988.

[5] Giuseppe Giarrizzo, Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Edizioni Marsilio, Venezia 1994.

[6] Massimo Giuliani, La filosofia ebraica, Editrice La Scuola, Brescia 2017.

[7] Questa triste storia è rievocata da J.Maritain in De L’Eglise du Christ. La personne de l’Eglise et son personnel, Desclée de Brouwer, Bruges 1970, chap. XII,II.

[8] O come la chiama Kant, la «religione entro i limiti della pura ragione», per cui l’idea di una religione rivelata o soprannaturale non comporta contenuti che siano al di sopra della ragione, ma contenuti che non possono che essere contro la ragione, quindi superstizione, impostura e fanatismo. In questa concezione, bene che vada, solo la religione «naturale» è universale, mentre le religioni positive o rivelate sono declassate al rango di opinioni private.

[9] Per quanto riguarda l’attuale conflitto israeliano-palestinese, Pietro Polieri, Il conflitto irrisolto. Israele e i palestinesi, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2024. Polieri tratta di questa drammatica vicenda, fa senza sufficienti criteri di giudizio, fermandosi a considerazioni meramente politiche. Invece per capire veramente che cosa sta succedendo e porvi rimedio occorre far riferimento al significato spirituale di Israele e tener presente che Hamas è un movimento islamico. Per accordare le due parti occorrerebbe una vigorosa parola profetica che facesse appello alle coscienze prospettando ad esse il giudizio divino.

 

2 commenti:

  1. Non è la prima volta che leggo nei suoi articoli, padre Cavalcoli, il primato della città di Gerusalemme sulla città di Roma. E anche la verità che il Vicario di Cristo oggi è a Roma solo in missione. L'unica "città eterna", quindi, è Gerusalemme.
    Dovremmo allora dire che tutte le altre collettività, città e nazioni, sono solo strutture storiche e contingenti che passeranno, e che non ne avranno una ricreazione “celeste”, perché queste strutture sono contingenti, non eterne? Ho ragione?
    Se così fosse, allora suonerebbe un altro argomento fantasioso quello della propaganda lefebvriana, ideata dallo stesso Marcel Lefebvre, che fa appello per giustificare il suo rifiuto dell'unica Roma, quella attuale, quella contingente, facendo appello, dico, ad una supposta "Roma eterna"... che in realtà non esiste.
    Dimmi se sbaglio, secondo lei, in quello che ho detto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Silvano,
      per chiarire queste cose bisogna che noi ci ispiriamo a un testo molto bello della Gaudium et Spes, dove la Chiesa ci dà una luce nuova su quello che sarà il mondo della futura resurrezione. Ti riporto il brano che ci interessa: “I beni, quali la dignità dell’uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre il Regno eterno” (GS 39).
      Che cosa possiamo dedurre da queste sublimi e misteriose prospettive? In particolare, che dire delle città di questo mondo? Che dire di Roma? Che dire di Gerusalemme? Quest’ultima città è l’unica della quale la Bibbia preveda la gloria celeste. E le altre? E Roma, che è la sede di Pietro?
      Stando alle parole del Concilio dobbiamo ammettere che tutte queste ricchezze, prodotte dall’uomo e create da Dio, saranno presenti, anche se non sappiamo come, ed anzi a noi adesso una prospettiva del genere ci sembra quasi impossibile.
      Ma, come sappiamo, i misteri della fede sembrano contrari alla ragione, ma in realtà la superano infinitamente.

      Elimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.