Logica binaria e logica ternaria - Logica aristotelica e logica farisaica - Quarta Parte (4/4)

 

Logica binaria e logica ternaria

Logica aristotelica e logica farisaica

Quarta Parte (4/4)

 

La teologia negativa fa uso della logica binaria

Nicolò Cusano elaborò la sua teologia negativa ispirandosi a Dionigi l’Areopagita, ma credette che essa comportasse la negazione del principio di non contraddizione nel senso che fraintendendo l’abbinamento di affermazione e negazione che si ha nella teologia negativa, credette che il pensiero divino stia al di sopra di quel principio che, secondo lui vale per noi e non per Dio.

In aggiunta a quanto ho già detto vediamo queste parole di Dionigi che riassumono in breve il suo pensiero sull’argomento:


«In riferimento alla causa di tutte le realtà si devono porre ed affermare tutte le proprietà determinate degli enti e poi più propriamente negarle, poiché essa sovraesiste al di sopra di tutto, e non bisogna ritenere che le negazioni siano opposte alle affermazioni, bensì che essa è di gran lunga anteriore e superiore alle privazioni, essendo al di sopra di tutto ciò che viene affermato e negato»[1] .

Cusano intese queste parole come se Dionigi intendesse dire che Dio esiste al di sopra dell’esclusione reciproca fra affermazione e negazione e quindi al di sopra del principio di non-contraddizione. Dice infatti Cusano:


 «Il tipo di complicazione e di esplicazione che appartiene alla ragione non opera fra quegli opposti, che coincidono soltanto nell’unità intellettiva. Nella complicazione divina tutte le cose coincidono senza differenza, nella complicazione intellettiva sono compatibili fra di loro i contradditori, in quella razionale i contrari, come nel genere coincidono le differenze fra loro opposte»[2].  «Dio è massimità e unità assolute, che procede e unifica le cose assolutamente diverse e distanti fra di loro, come sono i contradditori, fra i quali non c’è mediazione»[3].

In tal modo Cusano immagina che la mente divina sia al di sopra del principio di non contraddizione, che vale solo per noi, ma non per lei. Ora bisogna proprio dire che qui Cusano lavora di fantasia. Crede di esaltare la trascendenza divina al di sopra della ragione umana e non si accorge che è proprio la Ragione divina a fondare il principio di non-contraddizione.

Noi siamo tenuti a rispettarlo, perchè precede il nostro pensiero e quindi è la regola del nostro pensare. Ma in Dio il principio di non-contraddizione è effetto del suo pensiero e quindi non è il suo pensiero che deve rispettare quel principio, ma è quel principio che rispetta il suo pensiero. Dio non ci trascende superando quel principio, ma ci trascende proprio inquanto autore del principio.

Per questo, quanto più rispettiamo quel principio, tanto più ci eleviamo a Lui. È proprio il fatto che quel principio vale per noi come vale per Lui che rende possibile il fatto stupendo che ciò che è vero per noi lo è anche per Lui. Da  qui la possibilità di sapere ciò che Dio stesso sa in forza della nostra ragione e ancor più grazie al dono della fede.

Giordano Bruno

La prospettiva fondamentale del pensiero di Bruno è l’unità degli opposti: «profonda magia è invece saper trarre il contrario dopo aver trovato il punto di unione»[4]. Hegel traduce così: «il più grande non è trovare il punto di unificazione, sibbene svolgere da esso anche il suo opposto»[5].

Secondo Bruno Aristotele tendeva a questo principio se non fosse stato inceppato dal principio di non-contraddizione, che Bruno fraintende credendo che Aristotele non avesse saputo distinguere il contrario dal contradditorio, mentre la confusione la fa proprio Bruno.

Bruno intende sostenere che nell’Uno assoluto c’è tutto implicitamente, ed ha ragione. Ma questo valeva anche per Aristotele, con la differenza che questi non intende l’Uno come unità dei molti e non si propone affatto di trarre gli opposti o i contrari dall’unione o unificazione dei molti, ma di stabilire l’unione dei molti convergenti nell’unità dell’Uno. La sintesi aristotelica non è l’unità dei contradditori, ma l’unione dei diversi o dei contrari unificati dall’Uno.

Hegel

Il sistematore della logica ternaria è Hegel. Secondo lui l’essere è e non è, per cui l’affermazione e la negazione vengono poste simultaneamente: l’esatto opposto della logica binaria aristotelica, per la quale non si può affermare e negare simultaneamente qualcosa di qualcosa sotto il medesimo aspetto. Hegel riassume il suo programma[H1]  in questi termini nella sua Logica:


«Nella sua verità la ragione è spirito; e lo spirito sta al di sopra di tutti e due, della ragione intellettuale o dell’intelletto razionale. Lo spirito nega il semplice; e così pone la  determinata differenza dell’intelletto. Ma insieme la dissolve e così è dialettico.  Se non che esso non si ferma al nulla di questo risultato, ma in questo risultato è parimenti positivo ed ha restaurato quel primo semplice, ma come un universale che è in sé concreto.

 

Sotto un tale universale non viene sussunto un particolare dato, ma in quel determinare e nella sua risoluzione anche il particolare si è già determinato. Questo movimento spirituale, che dà a sé nella sua semplicità la sua determinatezza ed in questa dà a sé la sua eguaglianza con se stesso, questo movimento, che è perciò lo sviluppo immanente del concetto è il metodo assoluto del conoscere ed insieme l’anima immanente del contenuto stesso»[6].

Qui vediamo come l’attività della ragione è negativa, perché nega il semplice come universale astratto, ma parimenti positiva perché lo restaura come universale concreto.  «Lo spirito nega il semplice; e così pone la  determinata differenza dell’intelletto. Ma insieme la dissolve e così è dialettico». 

La negazione dell’affermazione iniziale è dialettica non come semplice negazione perché così produrrebbe il nulla, ma come negazione che ripropone l’affermazione iniziale, ma arricchita della sintesi, l’universale concreto. Quindi dopo i primi due tempi, l’affermazione e la negazione, abbiamo il terzo, che è la sintesi dell’affermazione e della negazione.

Nietzsche

Quando Cristo dice che ciò che si aggiunge alla sua logica binaria, con la pretesa di perfezionarla o correggerla, appartiene al diavolo, si riferisce alla logica ternaria, che abbiamo visto in esponenti rappresentativi e di spicco come Protagora, Dionigi l’Areopagita, Ockham, Cusano, Lutero, Bruno ed Hegel.  

Dunque se noi accogliamo e pratichiamo la logica ternaria e rifiutiamo quella binaria, ci mettiamo contro Cristo e passiamo dalla parte del diavolo, che è antagonista di Cristo e quindi l’anticristo, che però non è solo quell’«uomo iniquo» del quale parla San Paolo (II Ts 2,3), ma chiunque si oppone a Cristo è un anticristo (I Gv 2,18).

In sostanza per Giovanni l’anticristo non è altro che il peccatore attaccato al suo peccato. Quindi ognuno di noi, in tal senso, può essere un anticristo. Questo vuol dire che quando Nietzsche ha fatto l’apologia dell’anticristo ed ha interpretato se stesso come anticristo, non ha inteso fare altro che esprimere il suo odio e la sia invidia per Cristo, con la pretesa di sostituirsi a lui nel determinare qual è la verità e quali sono i veri valori e la dignità dell’uomo.

Se riflettiamo, in fondo ogni peccato esprime la nostra volontà di sapere noi che cosa è la verità e non Cristo. La «trasvalutazione di tutti i valori», compito che Nietzsche assegna a sé stesso come anticristo, in fondo rappresenta l’intento implicito in ogni peccato, se è vero che il peccato è il rifiuto di quella Verità che è Dio stesso. Si comprendono quindi le parole di Nietzsche, quando proclama:

 

«Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome qualcosa di enorme, una crisi quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione di coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite. … La verità parla in me. Ma la mia verità è tremenda, perché fino ad oggi si chiamava verità la menzogna.  Trasvalutazione di tutti i valori: questa è la mia formula per l’atto con cui l’umanità prende la decisione suprema su sé stessa, un atto che in me è diventato carne e genio. Vuole la mia sorte che io debba essere il primo uomo decente, che sappia oppormi a una falsità che dura da millenni. … Io per primo ho scoperto la verità, proprio perché per primo ho sentito la menzogna come menzogna. …

 

Io vengo a contraddire come mai si è contraddetto e nondimeno sono l’opposto di uno spirito negatore. Io sono un lieto messaggero, quale mai si è visto, conosco compiti di un’altezza tale che finora è mancato il concetto per definirli; solo a partire da me ci sono di nuovo speranze. … Tutti i centri di potere della vecchia società salteranno in aria, sono tutti fondati sulla menzogna: ci sarà guerra come mai prima sulla terra. Solo a partire da me ci sarà sulla terra grande politica. … Io sono di gran lunga l’uomo più tremendo che mai ci sia stato, ciò non toglie che io possa essere il più benefico»[7].

Nietzsche lamenta il fatto che con la morale cristiana


«i “signori” sono liquidati, la morale dell’uomo comune ha vinto. Si può considerare, al tempo stesso, questa vittoria come un avvelenamento del sangue, ha mescolato tra loro le razze. … Compete ancor oggi alla Chiesa, sotto questo riguardo, un compito necessario, ha essa ancora, in generale, un diritto ad esistere? Quaeritur. … Senza dubbio essa risulta alla lunga qualcosa di grossolano e di zotico, che ripugna ad un’intelligenza più delicata, a una sensibilità effettivamente moderna»[8].

Leggendo queste dichiarazioni di Nietzsche possiamo a tutta prima avere l’impressione di trovarci di fronte a delle ridicole spacconate e ad un tipico caso psichiatrico di megalomanìa religiosa.

Ma se riflettiamo bene, questo mettersi di Nietzsche al posto di Cristo, questa sua pretesa di accusare Cristo di menzogna mentre lui sa che cosa è la verità, la sua sostituzione della logica del Vangelo con quella del diavolo,  il suo  accusare la morale il cristiana di odiare la vita, la libertà e il piacere, il suo netto rifiuto di obbedire a Cristo per obbedire a se stesso, che cosa esprime, in fondo, sia pur in termini reboanti e melodrammatici, ciò che nell’intimo di noi stessi, figli di Adamo peccatore, sentiamo e vogliamo quando il diavolo ci spinge a peccare?

Heidegger ha dedicato a Nietzsche un’opera ponderosissima e documentatissima di 900 pagine[9], frutto di quattro anni di corsi tenuti dal 1936 al 1940 all’Università di Friburgo in Brisgovia, della quale fu Rettore, nel pieno affermarsi del regime nazista, e si sa quanto Hitler fu ammiratore e seguace di Nietzsche, il cui spirito egli comprese benissimo, mentre è altrettanto noto quanto Heidegger fu ammiratore di Hitler[10].

Heidegger interpreta Nietzsche come grande metafisico, per il quale l’essere coincide col divenire e in special modo con la volontà di potenza e l’eterno ritorno dell’uguale.

In realtà a Nietzsche non interessava niente la metafisica, perchè era un puro materialista narcisista idolatra di sé stesso[11]. Quello a cui teneva era il proprio io assetato da un insaziabile bisogno di autoaffermazione e di primeggiare, convinto di essere un genio ineguagliabile del quale in tutta l’umanità pregressa e futura non si era mai dato né si poteva dare un simile esemplare, così dar ombra allo stesso Gesù Cristo, nel quale vedeva uno spregevole antagonista da far fuori in poche battute. Questa è l’anima di Nietzsche. Che egli si ritenesse essere l’anticristo e lo dice esplicitamente[12].

Invece Heidegger ignora completamente il suddetto aspetto certamente imbarazzante, e preferisce esaltare Nietzsche profeta dell’essere come volontà di potenza, cosa certamente più gradita al regime, anche se è noto l’odio di Hitler per il cristianesimo[13]. Ad ogni modo rimane interessante questo giudizio di Heidegger su Nietzsche:


«Non abbiamo che da prestare attenzione al titolo che reca il quarto e l’ultimo libro della Volontà di potenza: “Disciplina e allevamento”. Qui viene posto come fine ed esigenza il pensiero della regolamentazione, della guida e del potenziamento consapevoli della vita nel senso di una sua organizzazione rigidamente organizzata. Non dimentichiamo che Nietzsche assegna alla forma più alta di uomo il nome di “animale da preda” e vede l’uomo supremo» (cioè il Tedesco) «come la “magnifica bestia bionda che vaga bramosa di preda e di vittoria” (VII 322 VI <VI. II, 240>)»[14].

Vediamo in questi brani di Nietzsche delineati i princìpi di quello che sarebbe stato il programma di Hitler come Führer e Messia del nazismo di soddisfare alla volontà di potenza del popolo tedesco ritenuto il popolo supremo e di espandere indefinitamente il territorio della Germania mediante l’uso delle armi, così da creargli spazio vitale (Lebensraum) adoperandosi ad un tempo mediante persecuzioni e campi di sterminio per la distruzione del popolo ebraico e della Chiesa, considerati nemici del popolo tedesco in quanto ostili alla mitologia germanica.

La tragica vicenda del nazismo frutto della filosofia di Nietzsche e del suo odio per il cristianesimo, vicenda che ha prodotto tanti lutti e distruzioni nell’Europa e nel mondo, ci insegna quanto è importante ricordare che il nostro parlare dica sì al sì e no al no, perché il resto appartiene al diavolo.

Naturalmente, il fatto che la logica ternaria sia quella propria del  diavolo in opposizione alla logica di Cristo, non vuol dire che tutti coloro che la usano siano degli invasati o dei «figli del diavolo» (I Gv 3,10) o degli ipocriti o degli anticristi, perché può capitare che qualcuno resti impigliato in essa senza cattiva intenzione, ma per un modo inappropriato di esprimersi, nel tentativo di magnificare ed esaltare la sublimità incomprensibile ed ineffabile della maestà divina, come certamente è successo al Cusano e soprattutto a Dionigi l’Areopagita, i cui scritti contengono insegnanti teologici di altissimo valore.

Nell’esaltare la grandezza di Dio e il suo mistero non bisogna sottovalutare e maltrattare quelle piccole lampade delle quale disponiamo, che sono i nostri concetti, altrimenti succede che esse si spengono e noi rimaniamo al buio, per cui succede che del mistero non vediamo assolutamente niente ed è come se fossimo caduti nel nichilismo o nell’ateismo. 

Non bisogna credere che occorrano concetti contradditori, perché essi vanno in frantumi ed ugualmente non vediamo più niente, e scambiamo lo spirituale col carnale, perché non esiste per noi nella vita presente conoscenza di Dio senza concetto.

Come il pesce vive nell’acqua, così il pensiero e il concetto vivono nell’identità e nella non-contraddizione propria della logica binaria. Le tenebre di quella «mistica» che si vorrebbe frutto della logica ternaria non sono le vere tenebre mistiche, ma sono le tenebre del demonio.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 28 febbraio 2025

Il Cusano immagina che la mente divina sia al di sopra del principio di non contraddizione. Crede di esaltare la trascendenza divina al di sopra della ragione umana e non si accorge che è proprio la Ragione divina a fondare il principio di non-contraddizione.

La prospettiva fondamentale del pensiero di Giordano Bruno è l’unità degli opposti. Bruno intende sostenere che nell’Uno assoluto c’è tutto implicitamente, ed ha ragione. Ma questo valeva anche per Aristotele, con la differenza che questi non intende l’Uno come unità dei molti e non si propone affatto di trarre gli opposti o i contrari dall’unione o unificazione dei molti, ma di stabilire l’unione dei molti convergenti nell’unità dell’Uno. La sintesi aristotelica non è l’unità dei contradditori, ma l’unione dei diversi o dei contrari unificati dall’Uno.

Heidegger interpreta Nietzsche come grande metafisico, per il quale l’essere coincide col divenire e in special modo con la volontà di potenza e l’eterno ritorno dell’uguale. La tragica vicenda del nazismo frutto della filosofia di Nietzsche e del suo odio per il cristianesimo, vicenda che ha prodotto tanti lutti e distruzioni nell’Europa e nel mondo, ci insegna quanto è importante ricordare che il nostro parlare dica sì al sì e no al no, perché il resto appartiene al diavolo.

Come il pesce vive nell’acqua, così il pensiero e il concetto vivono nell’identità e nella non-contraddizione propria della logica binaria. Le tenebre di quella «mistica» che si vorrebbe frutto della logica ternaria non sono le vere tenebre mistiche, ma sono le tenebre del demonio.


Immagini da Internet: Giordano Bruno e Friedrich Nietzsche



[1] Mistica teologia, op.cit., p.247.

[2] Nicolò Cusano , La dotta ignoranza. Le congetture, Rusconi, Milano 1988, p.294

[3] Ibid., p.140.

[4] De la causa, principio e uno, Casa Editrice La Scaligera, Verona 1941, p.127

[5] Lezioni sulla storia della filosofia, 3,1, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1985, p.221.

[6] Logica, Editori Laterza, Bari 1984, p.7.

[7] Ecce homo, Edizioni Adelphi, Milano 1991, pp.127-128.

[8] Genealogia della morale. Uno scritto polemico, Edizioni Adelphi, Milano 1996. p.25.

[9] Edizione italiana Adelphi, Milano 2013.

[10] Victor Farias, Heidegger e il nazismo, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 1988.

[11] Vedi Gustave Thibon, Nietzsche o il declino dello spirito, Edizioni Paoline, Alba 1964.

[12] L’ho spiegato nel mio articolo L’Anticristo di Nietzsche e nella Bibbia, Sacra Doctrina 6, 1998, pp.77-134.

[13] Vedi Francesco Agnoli, Hitler l’anticristo. La gerra del Führer alla Chiesa e ai cattolici, Il Timone, Milano 2024.

[14] Cit. da Nietzsche, Edizioni Adelphi, Milano, 2013, p.428.


 [H1] quis

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