Uno scritto di Padre Tomas Tyn sull’Ecumenismo

 

Uno scritto di Padre Tomas Tyn sull’Ecumenismo

Presento ai Lettori alcune brevi delucidazioni e spiegazioni di Padre Tyn concernenti il metodo e l’essenza dell’ecumenismo, così come ci vengono presentati dal Decreto Unitatis Redintegratio del Concilio Vaticano II.

La cosa che bisogna mettere in luce e degna del massimo rilievo è la chiarezza con la quale il Servo di Dio ha compreso il vero significato dell’ecumenismo, confutando quelle interpretazioni falsamente ireniste e fautrici di relativismo indifferentista, che già ai suoi tempi venivano diffuse dai rahneriani, spacciate come interpretazioni del Concilio.

Queste false interpretazioni favorirono a loro volta la falsa interpretazione degli indietristi, i quali credettero che gli insegnamenti del Concilio fossero contrari alla Tradizione.

Invece Padre Tyn, perfettamente rispettoso della Tradizione nel senso genuino della parola, ma nel contempo aperto al progresso dottrinale proveniente dal Concilio, dimostra in maniera integrale e non unilaterale il valore e gli intenti del famoso Decreto conciliare.

Questa integralità di contenuto, come dimostra Padre Tyn, consiste nell’unione della presa di coscienza comune dei Cristiani, dei valori comuni che li uniscono, con la direttiva conciliare consistente nel nostro dovere di Cattolici, in quanto in piena comunione con Papa Francesco e con la Chiesa Cattolica, di aiutare i Fratelli separati sulla base di queste comuni contenuti di fede a giungere alla piena comunione con la Chiesa Cattolica, superando gli ostacoli e colmando le lacune, ossia togliendo gli errori che ancora rimangono e che impediscono la suddetta comunione. 

Ecumenismo

Bologna, 21 o 25 novembre 1985

Presso Istituto Tincani
Solo parte finale.
Verrà completata la trascrizione, se sarà reperibile la registrazione completa.

Audio: parziale, solo parte finale:  http://youtu.be/-g0BFrc9N20

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Persino fenomeni di preghiera infusa, di misticismo autentico, ci possono essere. E poi elementi visibili, come possono essere i vari sacramenti. Abbiamo accennato per esempio al battesimo dei protestanti. La Chiesa poi, le Chiese Orientali hanno anche tanti altri sacramenti, praticamente li hanno in comune tutti con noi.

Tutte queste cose provengono da Cristo, conducono a Cristo e giustamente appartengono all’unica Chiesa di Cristo. È molto bello, questo. Tutte le cose buone, quelle che ci uniscono, vengono da Gesù Cristo. Non possono avere altro fondamento. E venendo da Cristo ci fanno tornare anche a Cristo. La santità è un camminare verso Gesù Cristo, ma aiutati, sostenuti, vivificati dai doni di grazia di Cristo stesso.

Quindi tutto ciò che viene da Gesù, ci fa tornare a Gesù. E tutti gli elementi buoni che le Chiese o le Comunità separate hanno in comunione con la Chiesa Cattolica, tutti questi elementi buoni, in quanto vengono da Gesù e non potrebbe essere altrimenti, perché da Lui e solo da Lui viene ogni bene, tutti quegli elementi buoni che da Lui vengono, conducono anche a Lui.

Però, precisazione del Concilio, di diritto e giustamente appartengono all’unica Chiesa di Cristo. Non una unica Chiesa di nuovo proiettata nel futuro utopistico[1], ma l’unica Chiesa di Cristo che già sussiste concretamente nella Chiesa cattolica e romana. Quindi Senza prepotenza di sorta, noi, non per merito nostro, ma per la nostra fede che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo, sappiamo che la Chiesa non è opera umana, ma è opera di Lui e che sussiste la sua Chiesa nella Chiesa Cattolica. Però ciò non vuol dire che gli altri non possano avere tanti beni, che abbiamo in comunione con loro e di questa comunione ci rallegriamo tanto. L’amicizia è sempre una comunione di beni, no? Una gioia nel condividere gli stessi valori.

Siccome abbiamo poco tempo, passo a un brano più avanti, che è molto significativo, e che dice così. Per precisare questo contenuto dottrinale che vi dicevo, faccio presente che i fratelli separati possiedono tanti beni autentici, però la pienezza c’è nella Chiesa Cattolica. Dice così: Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, vedete, solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. Vedete. Questo a scanso di equivoci.

Dice in latino: Per solam catholicam Christi Ecclesiam. Cattolica non vuol dire universale in qualsiasi modo, ma cattolica nel senso di cattolica romana. Per solam catholicam Christi Ecclesiam quae generale auxilium salutis est, che è un universale, generale aiuto, strumento di salvezza, omnis salutarium mediorum plenitudo attingi potest, si può attingere la pienezza, plenitudo, di tutti i mezzi salutari. La pienezza dei mezzi di salvezza c’è nella Chiesa cattolica. E poi troviamo tanti di loro, ma non nella pienezza. La differenza non è quella tra un essere è un nulla. La differenza è quella tra una pienezza e una parzialità[2]. Quindi, bisogna evitare due errori Uno, che è quello di dire: la Chiesa Cattolica possiede tutti i beni di salvezza e gli altri poverini non hanno proprio niente. Questo è l’atteggiamento antiecumenico.

Bisogna evitare l’altro errore, che è quello che dice: in sostanza, sì, c’è qualche divergenza, ma tutti possediamo ugualmente i beni salvifici. E allora non c’è bisogno di dialogo e tutti siamo già a posto E l’ecumenismo non è più necessario? E invece, che cosa insegna il Concilio?

Il Concilio insegna che la pienezza dei mezzi di salvezza, si trova solo nella Chiesa cattolica, però senza escludere che ci siano tanti beni autentici, parzialmente posseduti, dai fratelli separati.

E allora riassumendo possiamo dire questo. Che cosa vuol dire l’ecumenismo? L’ecumenismo vuol dire riconoscere la gravità delle divisioni, soffrire per questa gravità, cercare di superare queste divisioni. Nel superamento però occorre badare a questo. E cioè, da un lato al fatto che la pienezza di salvezza c’è solo nella Chiesa cattolica. Quindi la necessità di agire in vista della conversione dei fratelli separati a questa pienezza.

E però nel contempo conoscendo l’altro lato dell’ecumenismo e sapendo che anche loro, anche se non nella pienezza, ma solo parzialmente, autenticamente e veramente possiedono tanti beni, che vengono da Cristo e a Cristo conducono e che quindi hanno in comune con la Chiesa cattolica, bisogna essere consapevoli che questi beni fondano già un’amicizia, una fratellanza in Cristo tra noi e loro.

E allora lo stile ecumenico è proprio questo: occorre un’amicizia caritatevole soprannaturale, che si fa anche cortese e affabile, nei riguardi di quei fratelli che hanno la sfortuna di essere separati dalla pienezza dei beni salvifici, che solo la Chiesa cattolica possiede, ma che però hanno conservato tanti valori, tanti autentici beni, beni che ci rallegrano e che possono essere il fondamento della loro conversione alla Chiesa cattolica e di tutti noi, che facciamo parte della Chiesa cattolica[3].

Vi ringrazio del vostro ascolto.


Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Amen.

Ti rendiamo grazie, Dio Onnipotente, per tutti i tuoi benefici. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.

Di nuovo tante grazie. Arrivederci. Buon lavoro.

Grazie a lei. Grazie.

Padre Tomas Tyn

Registrazione a cura di Amelia Monesi e/o Altri - 1985
Trascrizione da registrazione di Sr. Matilde Nicoletti, OP – Bologna, 28 maggio 2015
Testo rivisto con note da Padre Giovanni Cavalcoli, OP – Fontanellato, 11 luglio 2024 

Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP
 


[1] Padre Tomas intende dire che la Chiesa esiste già come una adesso, per cui non è che la Chiesa adesso sia divisa in parti dalle quali in futuro otterremo un’unica Chiesa. La Chiesa è una già adesso, quindi il problema ecumenico non è quello di parti di Chiesa che devono riunirsi per riunificare la Chiesa, ma è un compito dove noi cattolici e i fratelli separati abbiamo una parte a fare. Noi cattolici dobbiamo aiutare i fratelli ad acquisire quegli elementi di Chiesa che a loro mancano ed essi devono essere disposti ad acquisire quegli stessi elementi.

[2] Padre Tomas vuol dire che i cristiani non-cattolici non sono fuori del tutto dalla Chiesa, così da non possedere alcun elemento di Chiesa. Al contrario, in quanto cristiani, appartengono alla Chiesa, ma non pienamente.

[3] Padre Tomas parla di una duplice conversione: la loro e la nostra. La loro consiste nell’acquisizione dei valori cristiani dei quali sono tuttora privi; la nostra consiste nella pratica di quei valori cristiani che solo la Chiesa cattolica, alla quale noi apparteniamo, possiede nella loro pienezza.

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