Le radici spirituali della guerra - La pace si ottiene solo con la forza dello spirito - Seconda Parte (2/2)

 

Le radici spirituali della guerra

La pace si ottiene solo con la forza dello spirito

Seconda Parte (2/2) 

 Il dramma storico dell’Ucraina e le cause profonde della guerra

La guerra in Ucraina non si spiega sufficientemente col semplice appetito dei Russi di dominare sull’Ucraina. C’è anche il timore di un’Ucraina che pare esser diventata ostile alla Russia per un suo avvicinarsi all’Occidente. Questi fattori esistono certamente, ma non sono quelli decisivi di fondo. Il fattore decisivo è che in Ucraina si scontrano in un duello mortale – ecco perchè abbiamo avuto finora un milione di morti - due contrastanti concezioni dell’uomo, della vita, della morale, della santità, della Chiesa, del rapporto dell’uomo con Dio.

Si tratta di uno scontro tra l’immagine occidentale e quella orientale dell’uomo e alla fine, della stessa realtà metafisica[1]. Ecco perchè Cirillo ha parlato di uno scontro metafisico. Chi non ha approfondito la ormai più che secolare questione del confronto fra Occidente ed Oriente, da tempo dibattuta sia in Europa che in Russia, non può capire che cosa sta succedendo in Ucraina e perché e quindi non è in grado di poter suggerire vie, modi e mezzi per raggiungere la pace.

Severino, per esempio, non sbaglia nel dire che mentre l’Occidente è sotto il segno del divenire, l’Oriente è sotto il segno dell’Eterno. Sbaglia nel giudicare l’Occidente, nel quale egli comprende anche il cristianesimo, come nichilistico, perché è proprio l’esperienza del divenire che ci conduce a scoprire l’esistenza dell’Eterno.

Migliore è il confronto che fa Maritain[2]. Egli fa notare che mentre per l’Occidente è evidente che il mondo esiste, il problema è se esiste Dio; invece per l’Oriente è evidente che esiste Dio, il problema è se esiste il mondo. L’idealismo è una traccia di Oriente in Occidente, ma anche in Oriente non manca del tutto il materialismo. Parmenide ha qualcosa del monismo indiano e Confucio ha qualcosa dell’illuminismo settecentesco. Ma lo schema sostanzialmente regge.

Lo schema occidentale può essere quello del Progresso, evidentemente legato al divenire, mentre lo schema dell’Oriente può essere la Tradizione, legato all’Eterno e Immutabile: pensiamo al legame dell’Ortodossia con la Tradizione dei Padri. Sotto questo profilo è interessante il feeling che pare esser nato fra ortodossi e lefevriani e il fatto che il tradizionalista Gnocchi si è fatto ortodosso. Viceversa il modernismo, così diffuso in Occidente, è in Russia come fumo negli occhi e segno della corruzione morale e dottrinale dell’Occidente.

Tutti poi conoscono la differenza più evidente tra l’Occidente della razionalità e della tecnica e l’Oriente della mistica e della contemplazione. Qui evidentemente abbracciamo non solo la mistica russa, ma anche quella a indiana, buddista e taoista[3].

Come se in questa sciagurata guerra le secolari divisioni storiche già esistenti in Ucraina fra cattolici e ortodossi, protestanti, massoni, ebrei, altre sette e non credenti non bastassero, negli ultimi anni si è venuta ad aggiungere un’ulteriore drammatica divisione tra gli stessi ortodossi: quella che è nata tra l’ortodossia moscovita del Patriarca Cirillo e quella costantinopolitana del Patriarca Bartolomeo, conseguenza della guerra.

È successo infatti che in Ucraina molti fedeli di Cirillo, sconvolti e scandalizzati per lo spettacolo terribile dell’invasione russa della patria, hanno abbandonato Cirillo e sono passati sotto l’obbedienza a Bartolomeo. Noi cattolici non possiamo restare indifferenti a tanto strazio, a questo dramma di tanti nostri fratelli simili a pecore senza pastore o con pastori inadatti, ma siamo fortemente sollecitati dalla comune fede cristiana, benché ancora divisi sulla questione del primato di Pietro, ad esortarli alla comunione con il Vicario di Cristo, dove soltanto troveranno la pace di Cristo.

L’Ucraina si trova in una posizione geografica di cerniera fra Occidente ed Oriente che può costituire ad un tempo la sua massima fortuna come la sua massima disgrazia a seconda di come la gestisce. Finora purtroppo essa non è stata capace di sfruttare questa sua posizione per il suo bene e per il bene dell’incontro fra Occidente ed Oriente.

L’Ucraina ha una storia religiosa e nazionale tormentata[4]. A differenza di molte altre nazioni, le quali, pur avendo sofferto nei secoli passati di aspri conflitti religiosi, oggi, consce della loro unità nazionale, vivono un tranquillo pluralismo religioso, l’Ucraina, ancora a tutt’oggi, non riesce a vedere in modo unitario qual è la propria identità nazionale e in particolare qual è il suo rapporto col popolo russo e con l’Ortodossia moscovita.

Esiste in Ucraina un elemento filorusso e un elemento antirusso, in conflitto fra di loro. E questo conflitto si è andato accentuando in questo decennio. Ora dobbiamo ricordare che storicamente lo stesso popolo russo cristiano proviene da quello ucraino nel sec. XIV.

Ma col passar dei secoli il Patriarcato di Mosca, che era pur nato da quello di Kiev, ingranditasi la potenza del principato moscovita più del principato di Kiev, cominciò ad assumere sempre più un tono di dominio su Kiev. Tuttora, certo, in Ucraina sono molti i fedeli di Cirillo. Ma l’invasione russa ha avuto come comprensibile effetto quello di indurre molti ucraini non solo ad avvertire il popolo russo come estraneo, ma addirittura come mortale nemico.

Ciò è a sua volta legato al fatto che l’Ucraina ha sempre vissuto il rapporto interreligioso in modo traumatico e conflittuale, non è mai riuscita del tutto a superare il clima psicologico delle guerre di religione dei sec. XVI-XVII, come se peraltro fosse in gioco in questo contrasto il bene e il male della patria, l’essere o non essere ucraino, con la tendenza a confondere la convivenza fisica con la convivenza interreligiosa, cosicchè il credente di un’altra religione appare come un nemico della propria vita fisica e della Patria.

Invece la divisione religiosa, vissuta in modo così conflittuale e vista peraltro in connessione con l’identità patria, si è ripercossa negativamente su questo problema facendo sì che a tutt’oggi l’Ucraina non abbia di sé stessa una vera coscienza nazionale unitaria, ma vi solo due Ucraine, una occidentale e l’altra orientale l’una contro l’altra armata.

Un segno impressionante di questo disaccordo fra Ucraini circa la questione dell’identità della loro nazione è la figura del cattolico Stepan Bandera[5], eroe nazionale per la metà della popolazione favorevole all’Occidente, criminale di guerra per l’altra metà filorussa. Bandera infatti, nel corso della seconda guerra mondiale, ottenne dall’esercito hitleriano la liberazione dell’Ucraina dall’invasione dei sovietici. Tuttora sia i sostenitori che gli avversari di Bandera si considerano veri Ucraini escludendo ferocemente la fazione opposta.

In questo atteggiamento psicoemotivo sovraeccitato si mescola in modo indebito il sentimento religioso col sentimento patrio, quasicchè l’identità nazionale ucraina dovesse dipendere dall’essere cattolico ed ortodosso, e quale ortodosso: o con Mosca o con Costantinopoli oppure autocefalo?

Al riguardo, osservo che la tendenza a concepire l’esser cristiano come espressione della propria identità nazionale, sicchè per essere patrioti bisogna essere cristiani ed ogni nazione ha una sua Chiesa nazionalistica («autocefala»), isolata da quella delle altre nazioni, è un difetto tipico dell’Ortodossia[6], la quale, mancando del riferimento alla Chiesa Romana, ed avendo comunque bisogno di un punto di rifermento, si rifugia nella propria «autocefalia».

Invece noi cattolici, che facciamo tutti capo al Vescovo di Roma, non abbiamo alcun bisogno di incastrare la nostra fede universale sovranazionale nei termini ristretti della nostra identità nazionale, la quale, senza per questo essere anticristiana, ha una sua identità propria distinta da una confessione religiosa.

Certo anche per noi cattolici il cristianesimo s’incarna in modo diverso nelle varie nazioni. Ma noi ci guardiamo bene dal chiudere le nostre Chiese nazionali nell’autorità dei nostri vescovi o del Presidente della Conferenza Episcopale. Il nostro riferimento ultimo qui in terra è il Papa, il Pastore della Chiesa universale, che rende possibile l’esistenza di un solo gregge e un solo pastore in tutto il mondo.

Ma io mi domando: è mai possibile che a Kiev risiedano quattro vescovi cristiani, tutti rivendicanti la loro autorità su tutta l’Ucraina, l’uno contro l’altro armato, uno dipendente da Roma, due da Costantinopoli e uno da Mosca? Se il cristianesimo è ispiratore di concordia, di unità e di pace, quale testimonianza cristiana danno, quale centro di unità e di concordia religiosa, civile e nazionale possono essere questi quattro vescovi, ognuno dei quali si presenta come rappresentante di Cristo Re della Pace, mentre nel contempo sono in competizione l’uno con l’altro?

Certo, si potrà dire che questo succede anche a New York, a Washington, a Parigi, a Berlino, a Stoccolma, ad Atene o a Londra. Sì, ma come mai nei loro rispettivi paesi la situazione è tranquilla, mentre in Ucraina abbiamo avuto la guerra civile e tuttora i conflitti interni sono irrisolti? Perché l’Ucraina non ha ancora imparato che cos’è l’ecumenismo. Il messaggio conciliare è rimasto per lei lettera morta. Ci rendiamo conto allora, noi cattolici, di quanto possiamo fare per la pace in Ucraina applicando e facendole applicare le direttive conciliari?

Di questa situazione conflittuale ne approfittano le due potenze americana e russa, la prima per occidentalizzare l’Ucraina, la seconda per orientalizzarla, al fine di attirarla nella propria orbita, quando invece loro dovere sarebbe quello di prendersi cura di questa infelice nazione, come il medico si piega sul malato al fine di curarlo.

L’Ucraina ha bisogno di essere aiutata dagli Stati più avanzati a raggiungere le condizioni di uno Stato moderno, nel quale il pluralismo religioso è vissuto da tutti con serenità senza che esso dia occasione a crisi nazionali che sfociano nella guerra civile, come abbiamo assistito in Ucraina a partire dal 2014.

Occorre invece riconoscere che l’Ucraina, per la sua posizione geografica e per la sua stessa storia, avrebbe nel contempo un’ottima chance di diventare modello di dialogo ecumenico, luogo di confronto fra religioni, costumi e civiltà, tra Occidente ed Oriente, ispiratrice di armonia e di pace fra popoli, nazioni e culture.

Il ruolo della Russia

Per capire che cosa sta succedendo in Ucraina è fondamentale avere una conoscenza dei caratteri del popolo russo, del suo patrimonio storico di spiritualità  e dell’attuale situazione della Chiesa ortodossa russa[7].

La Russia, con lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1989, è tornata alla sua autocoscienza precedente a quella della rivoluzione del 1917, ossia alla sua convinzione  di essere la «santa Russia», depositaria di un patrimonio spirituale quasi millenario ricchissimo, come  gli ultimi Papi al seguito del Concilio Vaticano II le hanno riconosciuto.

È assurdo pensare che questo patrimonio debba restare estraneo a quello bimillenario della cristianità europea e che i due patrimoni non debbano prima o poi fondersi tra di loro in un’unica mistica soggettività con «due polmoni», come più volte auspicato da San Giovanni Paolo II, a causa di una stoltissima e crudelissima guerra, che umilia profondamente tutti noi europei riportando l’Europa a quella barbarie che ha preceduto il cristianesimo? È questo il risultato di 2000 anni di storia del cristianesimo?  

L’Unione Europea, rifiutandosi di inserire nella Costituzione il riferimento alle sue radici cristiane, come aveva chiesto San Giovanni Paolo II, ha dimostrato di essere responsabile delle origini anticristiane della sciagurata guerra in Ucraina. Nessuno nega la barbarie dell’attuale invasione russa dell’Ucraina, ma almeno la Russia postsovietica ha riconosciuto nella sua Costituzione le origini cristiane della nazione russa.

Ripugnante è invece l’ipocrisia dell’Unione Europea, che essendosi privata del riferimento a Cristo, pretende adesso di dar lezioni di civiltà a una Russia, che, sia pur con incoerenza pratica, ha almeno riconosciuto nella sua Costituzione le sue origini cristiane comuni a quelle dell’Ucraina.

Una domanda che molti amanti della Russia si pongono è: ma se la Russia possiede un’anima così spirituale, come viene decantata, come sono potuti accadere i 70 anni di bolscevismo, che sono stati quanto di più contrario si possa immaginare a quella spiritualità cristiana? Che cosa è successo nel popolo russo con l’esperienza sovietica?  

Il marxismo è di origine occidentale e tuttavia è riuscito a penetrare in Russia sfruttando un difetto dell’umanesimo russo di impronta platonica, che fa da base all’ortodossia, per la quale il modello della vita umana è il monaco inteso come spirito assetato di Dio che sopporta le ingiustizie sociali sapendo che, come dice Cristo, che «i poveri li avremo sempre con noi» ( Cf Gv 12,8).

Da qui la conclusione che è impossibile adesso creare l’uguaglianza, perchè essa sarà possibile solo in cielo. Dunque sia l’esistenza dei i ricchi sfruttatori sia il trovarsi ad essere oppressi dai ricchi è una situazione qui in terra irrimediabile, per cui non ci si può ribellare, ma occorre sopportare pazientemente in attesa della liberazione che avverrà solo in cielo.

Invece il marxismo secolarizza le profezie messianiche ed apocalittiche in modo tale che un’opera di autoliberazione appare possibile adesso mediante la rivoluzione con l’abbattimento del potere dei ricchi e l’instaurazione adesso dell’uguaglianza umana e del comunismo dei beni. 

Per questo i marxisti vedevano nella Chiesa ortodossa un ostacolo a questa attività rivoluzionaria che prometteva di realizzare già adesso quella uguaglianza che la Chiesa rimandava ad un al di là celeste, la cui esistenza peraltro era negata dai marxisti, imbevuti di mentalità materialistica. Ma come mai il popolo russo, così portato alla mistica, si lasciò ingannare da questa visione materialistica ed atea dell’uomo?

Altro aspetto del marxismo era la violenza. Ora, a riconoscimento degli stessi russi, il russo unisce paradossalmente nel proprio animo una mitezza e una sopportazione anche eccessive a scoppi improvvisi ed irrazionali di ferocia e di crudeltà.

Questo spiega la crudeltà della rivoluzione bolscevica e le terribili persecuzioni staliniane alla Chiesa russa.  Questo spiega anche la crudeltà delle azioni russe in Ucraina, che hanno spinto la comunità internazionale a parlare di crimini di guerra per non dire genocidio. E la cosa è tanto più incredibile e sconvolgente se ricordiamo le comuni origini cristiane sia dell’Ucraina che della Russia.

Perché dunque questa assurda guerra cessi non serve mantenersi sul piano del confronto militare, ma è assolutamente necessario ed è l’unica via di uscita, che la Chiesa cattolica cerchi con ogni mezzo di persuadere sia i Russi ed Ucraini, nonché la Chiesa russa ed Ucraina a ritrovare quell’unità e quella fratellanza delle quale fruirono quando entrambi i popoli accolsero la fede di Cristo.

Non è la minaccia della NATO che indurrà la Russia a pensieri di pace. Tale minaccia, che ora è più vicina con l’avvicinamento dell’Ucraina alla NATO, la spaventa ancora di più e la tenta a far uso delle armi atomiche, come ha già minacciato di fare.

Bisogna che la Russia entri nell’ Unione Europea in modo tale che si crei o si ricrei finalmente l’Europa unita nella sua totalità, est ed ovest, cosicchè le forze armate della NATO e quelle russe vengano a formare un unico armamento europeo e cessi l’attuale contrapposizione fra forze NATO e forze russe, pericolosissima per la  pace nel mondo.

Nel contempo occorre assolutamente che procedano con efficacia le trattative per l’abolizione delle armi nucleari. Soltanto l’ONU, in quanto organismo di presidenza della comunità internazionale, ha il diritto di disporre di forze armate per il mantenimento dell’ordine internazionale e la pace fra le nazioni.

Occorre invece che i singoli Stati, grandi e piccoli, rinuncino a propri armamenti per risolvere per proprio conto, come hanno fatto finora, Le vertenze con altri Stati e dispongano di forze armate solo per garantire e mantenere l’ordine interno. Finchè non si prenderà questo provvedimento senza condizioni, avremo sempre il rischio incombente della conflagrazione atomica.

Per simboleggiare la situazione attuale dell’Ucraina concludo con un apologo. L’Ucraina si potrebbe paragonare a una bella donna, un po’ civettuola, contesa fra due amanti (i Russi e gli Americani), che non si decide né vuol decidersi per l’uno né per l’altro, ma le piace tenerli entrambi attenti a lei, sicchè fà l’occhiolino ora a questo ora a quello, col risultato di farli litigare tra loro per il suo possesso. Ma anche lei ci va di mezzo.

Preciso però che questo apologo ha un difetto. Se guardiamo col dovuto rispetto il popolo e la cultura ucraini, ci accorgiamo che non è possibile classificarlo nettamente o come occidentale o come orientale, perché, guardando alla sua storia, ci accorgeremo che esso possiede un’identità originale di grande importanza per la pace, in quanto l’Ucraina gode di una posizione privilegiata nell’operare una sintesi fra Occidente ed Oriente, togliendo ai due blocchi le punte polemiche che li rende ostili tra di loro.

Si potrebbe dire che è, questa, una vocazione dei popoli slavi, come per esempio i polacchi, un tema, questo, caro a San Giovanni Paolo II, il quale molto ci ha insegnato sul contributo dato dagli slavi all’edificazione dell’Europa cristiana.

Come raggiungere la pace

Verrebbe voglia di sperare nel fatto che l’Ucraina riesca a far tornare con la forza le truppe russe in patria. Tuttavia bisogna dire con sano realismo che, sia che si parteggi per l’Ucraina, sia che si parteggi per la Russia, non c’è da sperare né in una vittoria militare della Russia sull’Ucraina, né, men che meno, dell’Ucraina sulla Russia, data la superiore potenza militare russa, anche se l’Ucraina fosse fornita di armi atomiche dagli USA o dalla NATO. La Russia è più forte e spera di costringere l’Ucraina ad arrendersi e a soddisfare con la forza alle sue richieste.

È bene dunque che l’Ucraina, come sembra aver suggerito il Papa col discorso della «bandiera bianca», si arrenda alla Russia? La Comunità internazionale dovrebbe rassegnarsi ad accettare che l’Ucraina sia vittima dell’imperialismo russo? O il Papa intendeva dire agli Ucraini che comunque è meglio che rinuncino a una vittoria militare sulla Russia perchè non ce la fanno?

Ora Zelensky di recente in visita al Papa, gli ha promesso che l’anno prossimo l’Ucraina «costringerà i Russi alla pace». Ma questo è il tipico ragionare di chi è sicuro di vincere la guerra: il vincitore, in tal caso, grazie alle sue forze superiori, costringe il nemico a deporre le armi, ad arrendersi e gli impone unilateralmente le sue condizioni della pace, indipendentemente da quelle per le quali il nemico aveva combattuto.

Ora Zelensky, nel suo irrealismo politico, non si è forse accorto con questo discorso da spaccone, di essersi reso ridicolo e non sembra quasi che di fatto, anche senza averne l’intenzione, si sia preso gioco del Papa?

Infatti il Papa ha più volte detto scongiurando con angoscia che in questa maledetta guerra che minaccia di condurci tutti alla morte nucleare, non possono esserci né vincitori né vinti. Ha detto mille volte che questa guerra è una pura follia, senza negare il diritto dell’Ucraina a difendersi.

E tuttavia, il Papa ha anche aggiunto molte volte che, per ottenere la pace bisogna che i belligeranti, assieme, di comune accordo e immediatamente, consensualmente e senza condizioni depongano le armi e si mettano a trattare da pari a pari, da fratelli, liberamente, con fiducia l’uno nell’altro, pronti l’uno e l’altro a soddisfare le giuste esigenze dell’altro e a rimediare i torti fatti all’altro, non perchè il più debole è piegato sotto il giogo del più forte dal quale è stato sconfitto, ma da buoni fratelli, sulla base dei comuni valori dell’Occidente e dell’Oriente, nel rispetto delle diversità  e nell’integrazione reciproca, secondo le indicazioni che ho fatto emergere da questo mio articolo. Questa e non altra è la via della pace.

In conclusione, è impossibile lavorare per la pace in Ucraina se non sappiamo qual è il significato e la vocazione dell’Europa. Troviamo qui decisivi insegnamenti di San Giovanni Paolo II. E quando diciamo Europa intendiamo naturalmente il territorio che va dal Portogallo ai monti Urali.

Non potremo quindi parlare di Europa finchè la Russia non sarà entrata nell’Unione Europea. Quindi che senso ha l’appartenenza dell’Unione Europea alla NATO? Contro chi è la NATO? Come mai la Russia non chiede di entrare nella NATO e non è invitata ad entrarvi? Si tratta di farvi entrare la Turchia e non si di parla dell’ingresso della Russia nella NATO? La Russia non fa parte dell’Europa?

Non ci sarà pace in Ucraina finchè non faremo funzionare i due polmoni dell’Europa, secondo la famosa espressione di S.Giovanni Paolo II. Quando avvenne lo scisma del 1054 i confini della Chiesa cattolica arrivavano all’Ucraina. Dopo lo scisma fu la Chiesa di Kiev, divenuta ortodossa a evangelizzare Mosca e la Russia di Mosca evangelizzò il resto della Russia fino ad arrivare agli Urali nel sec. XVII, dopodiché i missionari ortodossi in mezzo a infinite difficoltà, data la rigidezza del clima, evangelizzarono anche la Siberia.

È vero che la Russia comprende anche la Siberia; ma come la Russia potrebbe negare di appartenere all’Europa per la parte Europea? Giovanni Paolo ii ebbe e coltivò, come slavo, la grande intuizione della conciliazione dell’Occidente con l’Oriente, che è il grande compito dei tempi moderni, la sfida che, se non riusciamo a superare, il conflitto come quello che avviene adesso, sarà irresolubile, perché sia Occidente che Oriente, isolati l’uno dall’altro, sono in competizione fra di loro,  tendono a prevalere l’uno sull’altro con la pretesa di un’universalità che in realtà non hanno, mentre la possiede solo il cristianesimo. Ecco perché la pace  nel mondo ci sarà solo quando avverrà la riconciliazione fra cattolici , protestanti ed ortodossi.  

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 30 settembre 2024

La tendenza a concepire l’esser cristiano come espressione della propria identità nazionale, sicchè per essere patrioti bisogna essere cristiani ed ogni nazione ha una sua Chiesa nazionalistica («autocefala»), isolata da quella delle altre nazioni, è un difetto tipico dell’Ortodossia, la quale, mancando del riferimento alla Chiesa Romana, ed avendo comunque bisogno di un punto di rifermento, si rifugia nella propria «autocefalia».

L’Ucraina, per la sua posizione geografica e per la sua stessa storia, avrebbe nel contempo un’ottima chance di diventare modello di dialogo ecumenico, luogo di confronto fra religioni, costumi e civiltà, tra Occidente ed Oriente, ispiratrice di armonia e di pace fra popoli, nazioni e culture.

Il Papa ha anche aggiunto molte volte che, per ottenere la pace bisogna che i belligeranti, assieme, di comune accordo e immediatamente, consensualmente e senza condizioni depongano le armi e si mettano a trattare da pari a pari, da fratelli, liberamente, con fiducia l’uno nell’altro, pronti l’uno e l’altro a soddisfare le giuste esigenze dell’altro e a rimediare i torti fatti all’altro, non perchè il più debole è piegato sotto il giogo del più forte dal quale è stato sconfitto, ma da buoni fratelli, sulla base dei comuni valori dell’Occidente e dell’Oriente, nel rispetto delle diversità  e nell’integrazione reciproca, secondo le indicazioni che ho fatto emergere da questo mio articolo. Questa e non altra è la via della pace.

Immagine da Internet



[1] In Russia è la stessa cosa: la stessa Costituzione proclama che chi non è ortodosso non è un vero russo.



 

[2] In Scienza e saggezza, Edizioni Borla, Torino 1964, pp.51-80.

[3] Anche il popolare inno alla Madonna di San Luca, proprio della devozione mariana bolognese, parla della sacra immagine come proveniente «dall’Oriente mistico».

[4] Vedi Massimo Vassallo, Storia dell’Ucraina, Edizioni Mimesis, Milano 2020; Yaroslav Hrystak, Storia dell’Ucraina, Società Editrice Il Mulino, Bologna 2023.

[5] Vedi Wikipedia.

[6] In Russia è la stessa cosa: la stessa Costituzione proclama che chi non è ortodosso non è un vero russo.

[7] Vedi, pe esempio: Ivan Kologrivov, Santi Russi, La Casa di Matriona, Milano 1977; Tomas Spidlik, I grandi mistici russi, Edizioni LIPA, Roma 2016; L’idea russa. Un’altra visione dell’uomo, Edizioni LIPA, Roma 1995; Alexander Schmemann, I fondamenti della cultura russa, Edizioni LIPA, Roma 2023; Vladimir Soloviev, Russia and the Uunversal Church, Edizioni Catholic Resources, Chattanooga, 2013.

1 commento:

  1. Forse non ho capito bene, ma nel terzultimo paragrafo mi pare ci sia una piccola inesattezza la Turchia fa parte da lungo tempo della Nato.

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