I maritainiani nella Chiesa
Sono i cattolici migliori, modello per tutti gli altri
Un precursore del Concilio Vaticano II
Nella situazione attuale della Chiesa, nella quale un pluralismo in sé buono assume però spesso i caratteri di una molteplicità disunita, confusionaria, libertaria, anarchica, conflittuale e disordinata, senza norme e senza leggi, senza valori condivisi, una molteplicità di partiti settàri ed estremisti avversi fra loro con accuse ed insulti reciproci, se vogliamo essere buoni cattolici, in piena comunione con la Chiesa e col Papa, non possiamo non chiederci in questa bolgia o caravanserraglio a quale movimento ecclesiale far riferimento o da quale corrente trarre ispirazione, a chi guardare, dove sono gli spiriti pacifici, tranquilli ed imparziali, costruttori di pace e conciliazione, dove trovare un modello di vita e pensiero pienamente, genuinamente ed esemplarmente cattolico, al fine di curare e migliorare il nostro essere cattolico, oggi più che mai falsificato o adulterato da molte proposte che si elidono a vicenda, si dicono, sembrano o sono considerate cattoliche, ma in realtà non lo sono o lo sono solo in parte o sono mescolate con cose che in realtà sono anticattoliche.
Ebbene, questi cattolici esemplari, luci della Chiesa, costruttori di pace, di unità, di riconciliazione nella verità, maestri di sapienza, esempi di santità. nel sano pluralismo e nel rispetto delle diversità, veri modelli dell’attuazione della riforma conciliare secondo l’interpretazione data dai Papi del postconcilio, né rigidi né lassisti, né indietristi né modernisti, ma saggiamente equilibrati, tali da unire conservazione e rinnovamento, fermezza e duttilità, tradizione e progresso, sono, pur con le inevitabili miserie umane proprie di ogni figlio di Adamo, i maritainiani, ossia tutti coloro che prendono Maritain[1] a maestro e modello di vita cattolica autentica, santa ed integrale, adatta al nostro tempo, ossia adatta a diffondere il Vangelo all’uomo d’oggi, secondo le indicazioni pastorali del Concilio, esplicitate, sviluppate e praticate dai Papi del postconcilio fino al Papa attuale.
Maritain, infatti, negli ultimi suoi anni, dopo sessant’anni di produzione filosofica e teologica improntata al modo di praticare un discepolato tomista fruttuoso per il nostro tempo, e dopo aver prodotto una vastissima e sapientissima opera di assunzione critica del pensiero moderno alla luce del tomismo, rivelò più che mai il suo lume profetico con Le paysan de la Garonne già nel 1966, allorchè nell’immediato postconcilio, era partita in grande stile la sfacciata colossale operazione modernista rahneriana, che nello spazio di pochi decenni, presentandosi falsamente come l’aralda del Concilio, per le insufficienti vigilanza e resistenza opposte dal Papato e dai Vescovi (alla faccia della collegialità episcopale), avrebbe raggiunto l’attuale soffocante posizione di potere nella Chiesa, tale da costituire una forza frenante la vera attuazione della riforma conciliare e causa invece nella Chiesa di divisioni, fratture, discordie, squilibri, sciagure, disordini, apostasie, scismi, degenerazione, involuzione, corruzione, decadenza e dissoluzione.
Maritain, già fornito di più titoli universitari, conobbe San Tommaso già nei primi del secolo scorso dietro proposta della moglie Raissa, la quale a sua volta era stata invitata a conoscere San Tommaso dal grande teologo domenicano Humbert Clérissac. Entusiasmatosi per il pensiero dell’Aquinate, Maritain si pose a studiarlo con sommo impegno, ma non conseguì alcun titolo accademico ecclesiastico. Ciò non gl’impedì, con l’aiuto di buoni maestri Domenicani, come per esempio il Padre Dehau, di acquistare una formazione tomistica di primo livello anche superiore a quella accademica di Domenicani tuttavia non fedeli a San Tommaso.
Fu così che il Maritain si mostrò capace di capire quale nuovo tomismo occorreva realizzare meglio di certi dottissimi Domenicani accademici, come per esempio il Ramirez o il Garrigou-Lagrange, che rimasero fermi a un tomismo chiuso alla modernità e troppo scolastico, superato dalle direttive del Concilio.
Per questo possiamo dire che comprendere il vero valore del Concilio equivale a comprendere il vero valore dell’opera e dell’esempio maritainiani. Maritain è stato il teologo che maggiormente ha preparato l’opera del Concilio, anche se a differenza di altri teologi del passato non se ne fece esplicito promotore.
Egli quindi va considerato, dopo l’interpretazione del Concilio data dai Papi del postconcilio, il migliore e più qualificato interprete dell’opera del Concilio. Chi oggi vuol essere sicuro di portare avanti la riforma conciliare secondo la mente dei Papi del postconcilio, deve ispirarsi a Maritain e ai maritainiani.
Maritain realizzò in gran parte ancora prima del Concilio, l’opera che il Concilio ci ordina di compiere, opera non ancora del tutto compiuta, che a tutt’oggi, dopo sessant’anni, si sta attuando faticosamente in mezzo ad inadempienze, retrocessioni, opposizioni aperte o nascoste, involuzioni, resistenze, contrasti, intralci, lentezze, fraintendimenti e falsificazioni dovuti alle trame e manovre di segno opposto ma di uguale effetto dannoso dei rahneriani e dei lefevriani.
Grande merito del Maritain è di aver capito che la questione di fondo oggi non è quella della giustizia o della pace o della libertà o del sesso, ma è quella della verità. La verità è ciò che è o ciò che appare? Chi ci dà la verità? Il realismo o l’idealismo?
Così Maritain si è accorto dell’importanza fondamentale di Cartesio per la nascita della filosofia moderna e quindi per la precisazione del concetto di «filosofia moderna». Maritain infatti non ha alcun dubbio che tutti noi e quindi anche il filosofo, dobbiamo essere moderni. Occorre progredire, senza fermarsi mai. Moderni non vuol dire modernisti.
Ma Cartesio è veramente il fondatore della filosofia moderna o non lo è piuttosto San Tommaso? Maritain coi suoi studi su Cartesio[2] ha dimostrato che il Cartesio fondatore della filosofia moderna è un pregiudizio frutto di un’abile mossa propagandistica – purtroppo imprudentemente accolta dagli stessi storici della filosofia - orchestrata dai cartesiani per accreditare il loro idolo presso la massa degli ingenui o degli interessati. Maritain infatti dimostra che Cartesio non ha affatto fatto progredire la filosofia, ma, al contrario, come notò lo stesso Heidegger, la fa tornare al soggettivismo di Protagora.
E qui troviamo un altro grandissimo merito del Maritain: egli ci avverte che l’insidia oggi più pericolosa e fascinosa non è tanto il realismo materialista ateo occidentale, quanto piuttosto la falsa mistica dell’idealismo panteista atematico orientale[3], alla quale Cartesio apre la porta, ammirata da Spengler, Guénon, Heidegger e Severino e teorizzato dal nichilismo russo del sec. XIX sulla scorta dell’apofatismo buddista e di quello di Dionigi l’Areopagita e Gregorio Palamas.
Maritain, nascendo nel 1882, ha avuto in sorte anche la fortuna di vivere ed operare in un periodo storico di grande fermentazione intellettuale, un periodo agitato e tormentato ma adatto alla elaborazione di un nuovo sistema filosofico e teologico, quale era richiesto stante la problematica in ordine a un progresso del pensiero cattolico in grave difficoltà a causa degli attacchi feroci ricevuti dai suoi nemici o per essere da loro ignorato ed isolato nel contesto generale della cultura di quel tempo.
Infatti Papa Leone XIII alla fine dell’’800 si era fatto sì vigoroso promotore di una rinascita del tomismo, che dava animo ai teologi cattolici per essere luci del mondo e sale della terra; ma il Papa, secondo un uso seguìto dai Papi precedenti, non metteva in luce e non suggeriva punti di contatto col pensiero non-cattolico o anticattolico contemporaneo, che potessero fare da base per un dialogo con quel pensiero, una base comune dalla quale il tomista potesse partire per operare una cernita alla luce della dottrina dell’Aquinate, nell’enorme massa delle filosofie e teologie contemporanee, di quanto poteva essere assunto nella sintesi tomista e quanto doveva essere scartato, come sbagliato e dannoso.
Maritain si trovò inoltre a vivere un clima intellettuale cattolico agitato dall’istanza in sé giusta dei modernisti di smetterla con un atteggiamento di globale condanna del pensiero moderno, comprendendo che in esso, per quanto anticattolico, irrazionale o addirittura disumano, si celavano importanti valori o istanze che dovevano essere integrati nella teologia tradizionale per arricchirla di nuovi contenuti atti a condurre la Chiesa ad una migliore conoscenza della verità salvifica.
L’anima di Maritain fin da giovane fu alimentata da due fiamme: un bisogno di verità e quindi di onestà intellettuale e un profondo desiderio di servire il prossimo nella conquista della verità. Si tratta sostanzialmente dell’ideale domenicano contemplata aliis tradere delineato da San Tommaso. Maritain è stato domenicano nello spirito, se non nell’abito[4].
Non fu terziario domenicano non certo per disprezzo del laicato domenicano, ché anzi Maritain è fulgido esempio di laico domenicano, ma solo per avere quella libertà ed ampiezza di movimento che era richiesta dalla sua eccezionale ricchissima personalità.
Avvertita a 89 anni la vocazione religiosa e desideroso di un svita semplice, umile nascosta, non per questo raffreddò la sua spiritualità tomista, ma la mise a frutto tra i Piccoli fratelli di Charles de Foucauld, tra i quali fu accolto.
Maritain comunque tuttavia prese chiara coscienza della sua vocazione tomista solo dopo una gravissima crisi intellettuale e morale passata assieme a quella che sarebbe stata la sua fedelissima sposa Raissa, alla quale sarebbe stato legatissimo così da formare esemplarmente «una sola carne» giusta la parola del Vangelo.
Incontratisi alla Sorbona ai corsi di Bergson, Jacques e Raissa, confusamente bisognosi di assoluto ma bloccati nel clima di sfrenato soggettivismo e di arida miopìa intellettuale di quel tempo, completamente disgustati ma incapaci di venirne fuori, avevano addirittura meditato il suicidio se Dio non avesse concesso loro un primo barlume di verità nella filosofia di Bergson, il quale aprì il loro spirito alla speranza della verità, ma sempre con un’impronta soggettivistica, dalla quale furono veramente liberati nell’incontro col Padre Réginald Garrigou-Lagrange, egli pure frequentante i corsi di Bergson. Essi così scoprirono San Tommaso e la loro vocazione fu definitivamente chiarita.
Da quel momento Maritain, avendo compreso chiaramente la via da percorrere e la missione affidatagli da Dio, si mise con Raissa a totale disposizione dell’impulso dello Spirito Santo per il compimento della sua straordinaria missione di filosofo e teologo tomista per il bene e la riforma della Chiesa e la crescita della santità sul cammino della verità evangelica. Così la coppia Maritain[5] passò tutta la vita in una fedelissima e fecondissima esecuzione di quella straordinaria vocazione che Dio aveva assegnato loro.
Un frutto cospicuo di tale santo sodalizio furono i circoli tomistici di Meudon[6], che periodicamente per vent’anni tra le due guerre videro, sotto la guida del Padre Garrigou-Lagrange, il radunarsi dei rappresentanti del fior fiore dei più diversi rami della la cultura francese del tempo, tutti interessati a trattare di come applicare i princìpi del tomismo ai problemi del tempo, in un dialogo fecondissimo fra cattolici e non-cattolici e con l’operarsi di numerose conversioni al cattolicesimo.
Non fu altro che un profetico precorrimento di quanto il Concilio Vaticano II molti decenni dopo avrebbe proposto agli intellettuali cattolici, filosofi e teologi per la formazione di una nuova cristianità capace di convertire il mondo a Dio e tale da saper assumere criticamente, alla luce evangelica di San Tommaso, i valori della modernità e far crescere il numero dei figli di Dio eredi della vita eterna.
In tal modo Maritain sventava la manovra modernista tesa a giudicare il Vangelo alla luce del soggettivismo moderno col discernere il valido del pensiero moderno alla luce del Vangelo. Il compito non era quello di subordinare i valori del Vangelo all’orizzonte della modernità, ma era quello di ammodernare la vita cattolica ed ecclesiale assumendo criticamente i valori della modernità e scartando quanto è contrario al Vangelo.
L’antimodernismo maritainiano non è il rifiuto in blocco, fondamentalista e indiscriminato, della modernità, per restare fermi o tornare al medioevo o alla controriforma, ma è un sapientissimo e prudentissimo lavoro di vaglio e di discernimento nell’abbondantissima produzione moderna, per prendere il buono e a scartare il cattivo.
Un grande pregio del tomismo maritainiano, perfettamente conforme alle indicazioni del Concilio e al metodo moderno della pastorale e dell’evangelizzazione inculturata, è l’abilità con la quale Maritain fa opera divulgativa del tomismo e sa rendere accessibile al cattolico e non-cattolico di bassa cultura ed inesperto o ignaro del linguaggio scolastico, le nozioni metafisiche, morali, antropologiche o teologiche di San Tommaso, senza tradire o falsare in nulla la loro genuinità, diversamente da certi sedicenti tomisti che le inquinano con le idee di Heidegger, Kant, Hegel, Gentile, Severino o Bontadini.
Precursore del tomismo postconciliare
Così Maritain salutò certo con favore la severa condanna del modernismo ad opera di San Pio X, tanto che scrisse un libro, Antimoderno[7], che già dal solo titolo mostra con quanto rispetto e fedeltà Maritain riconosce la validità e la necessità della condanna piana.
Tuttavia già da questo testo appare il modo maritainiano di concepire e praticare il discepolato e la testimonianza tomista: quel modo e quel metodo che cinquant’anni dopo sarebbe stato fatto proprio dal Concilio Vaticano II: un tomismo che non si limita ad individuare e a condannare gli errori del pensiero moderno, ma ne assume anche i valori integrandoli nel tomismo.
Viceversa l’atteggiamento di San Pio X era uguale a quello di Leone XIII, e anche quello di Pio XI con l’enciclica del 1923 Studiorum Ducem mantiene questo atteggiamento. Nel 1930 Maritain pubblicò un importante libro, Le Docteur Angélique[8], dove si diffonde a dimostrare quanto, come e perchè San Tommaso non solo conserva perfettamente la sua attualità di «Dottore comune della Chiesa», ma appare come l’«Apostolo dei tempi moderni»
E anche la promozione del tomismo fatta da Pio XII non sarà diversa. Sotto questo pontificato però Maritain fu accusato presso il Papa di tendenza modernista, fraintendendo la grandiosa opera di tomismo progressista che egli stava compiendo, ma il grande Pontefice, che nell’Humani Generis ribadiva la condanna del modernismo e propugnava il tomismo antimodernista dei Papi precedenti, da santo qual era, difese il Maritain dalle calunnie, lo accolse come Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede e gli rivolse personalmente queste parole di lode e di conforto:
«Noi apprezziamo e salutiamo in Vostra Eccellenza un uomo, che, facendo apertamente professione della sua fede cattolica e del suo culto per la filosofia del Dottore Comune, mette le sue eminenti doti al servizio dei grandi princìpi dottrinali e morali che, soprattutto un questo tempo di universale disordine, la Chiesa non cessa di insegnare al mondo»[9].
Raccomandato da alcuni recenti Santi Pontefici
Ben nota è l’ammirazione straordinaria che ebbe per Maritain San Paolo VI, che lo considerava suo «maestro» e al quale consegno il «Messaggio per gli intellettuali» a conclusione del Concilio. Il fatto che Maritain non sia stato perito del Concilio non significa nulla. Come riferisce Philippe Chenaux[10], in un interessante racconto dei rapporti fra Maritain e il santo Pontefice, Paolo VI consultò Maritain in un momento difficilissimo dei lavori conciliari del novembre 1964 e ne ebbe una luce decisiva. A Maritain affidò la redazione dello stupendo Credo del Popolo di Dio, formulazione parafrasata del Simbolo della fede.
La medesima stima per Maritain la mostrò in più di un’occasione San Giovanni Paolo II, con l’inviare una lettera personale d’encomio di sei pagine a Giuseppe Lazzati Rettore dell’Università Cattolica di Milano in occasione di un convegno su Maritain organizzato colà nel novembre del 1982[11]. Da menzionare inoltre la citazione di Maritain come modello di teologo insieme con altri nell’enciclica Fides et ratio.
La suddetta lettera si presenta come un unicum nella tradizione del Magistero pontificio, abituato certo a commemorare e raccomandare alla Chiesa grandi Santi, Padri e Dottori della Chiesa, ma non certo teologi in generale e tanto meno contemporanei.
Fa eccezione la raccomandazione della dottrina di San Tommaso, in uso ormai da otto secoli, che ha coinvolto più di 80 Papi fino a giungere a quella recentemente fatta dall’attuale Pontefice in occasione del VIII centenario della morte di San Tommaso. San Giovanni Paolo II non dedicò speciali documenti a favore dell’Aquinate, ma raccomandando Maritain è evidente il riferimento alla dottrina di San Tommaso.
Papa Benedetto XVI non ci ha mai raccomandato esplicitamente Maritain; eppure come non riconoscere il suo spirito e il suo stile nel come e quanto da Prefetto della CDF ha avuto un o zelo santo per la purezza della dottrina, mentre da Papa ha avuto somma cura della sapienza, della liturgia, della mitezza, della carità, dell’evangelizzazione, del dialogo ecumenico?
Anche il Papa attuale non ci ha mai parlato di Maritain; eppure come non rintracciare la spiritualità maritainiana nel suo senso della fratellanza umana, nella sua spinta innovatrice e riformatrice, nel ripudio della mondanità, del clericalismo e del potere, nell’amore per i poveri nel suo accogliente abbraccio di tutto ciò che è sanamente umano, nell’annuncio della parola del Vangelo, nell’ascolto dello Spirito, nella sete dell’unione con Cristo?
Osteggiato da modernisti e passatisti
Le posizioni nei confronti di Maritain all’interno del mondo cattolico corrispondono a quelle nei confronti del Concilio Vaticano II. Maritain è stato osteggiato, sottovalutato, incompreso o ignorato da coloro che non hanno saputo come lui preparare l’avvento del Concilio o che ne hanno frainteso il senso o che si sono opposti al Concilio, anche se tra costoro sono da annoverare dei tomisti, come fu il Padre Messineo de La civiltà cattolica degli anni ’50, il Meinvielle[12], il Del Noce o il Card. Siri[13] e il Card. Pizzardo e i lefevriani.
Si sono opposti a Maritain due gruppi di tomisti: quelli passatisti, che sono rimasti fermi al modo preconciliare di essere tomisti e i modernisti, che hanno mescolato Tommaso o con Hegel o con Kant o con Severino o con Heidegger o con Bontadini. Sono maritainiani tutti i tomisti che seguono San Tommaso secondo le prescrizioni del Vaticano II, perché essi stessi sono gli autori di quelle prescrizioni e le hanno precorse realizzando prima del Concilio quello stesso tomismo che sarebbe stato prescritto dal Concilio.
C’è da notare inoltre con dispiacere che nella rassegna che gli storici cattolici ci offrono dei grandi teologi del postconcilio, come per esempio il Mondin[14], il Gibellini[15] o Vander Gucht-Vorgrimler[16] Maritain o non compare o non ha affatto il posto che si merita come esemplare precorritore e realizzatore fra tutti del progresso teologico voluto dal Concilio.
Questo dimostra come i modernisti si sono costruiti una loro storiografia ad usum delphini per incensare se stessi, ma la vera storia è quella che inesorabilmente col passar del tempo fa emergere la verità e sfata le menzogne.
È pertanto evidente in questi storici di partito l’ingenuo o interessato atteggiamento reverenziale nei confronti dei teologi protestanti tedeschi e dei loro imitatori modernisti; il che lascia capire che questi storici cattolici si sono venduti al potere e si sono lasciati ingannare da un’interpretazione modernista del progresso teologico promosso dal Concilio.
La fama di Maritain non è certamente paragonabile a quella dei grandi tromboni che dominano la scena grazie a una sapiente propaganda e la loro presa sulle folle dei mediocri, dei conformisti, degli orecchianti, dei comodini e dei tiepidi.
E tuttavia Maritain ha un grande seguito presso coloro che prendono il cristianesimo sul serio ed hanno veramente sete di Dio. Così esistono sparse per il mondo associazioni maritainiane[17], si danno numerosi convegni di studio[18], pubblicazioni su di lui, centri di studio e di formazione maritainiani, imitazione della santità di Maritain[19].
La pluralità di interessi dei teologi oggi più famosi non è paragonabile alla grandiosità dell’impresa maritainiana, che spazia in tutte le discipline filosofiche e teologiche con contributi originali e innovativi, dalla metafisica alla logica alla gnoseologia ai gradi del sapere, alla filosofia morale, all’antropologia, all’etica sociale, all’ecumenismo, all’estetica, dalla filosofia dell’arte, dell’educazione, della storia, alla cristologia, all’angelologia, all’escatologia, alla ecclesiologia, alla mariologia, alla liturgia e alla mistica.
Ai maritainiani spetta dunque il compito in collaborazione col Papa di pacificare gli animi di molti oggi esacerbati, di sostenere i vacillanti, di avvicinare tra di loro i lontani, di illuminare i disorientati, di consolare gli afflitti, di tranquillizzare gli scandalizzati, di moderare gli spocchiosi, di confutare gli erranti, di favorire il dialogo fra passatisti e modernisti, di rintracciare i valori presenti nei due partiti in conflitto ed unirli assieme, come è la loro naturale vocazione, di favorire la mutua comprensione, la correzione fraterna, la riconciliazione e un sano pluralismo nella legittima libertà, di sostenere il Papa nella buona battaglia, con critiche costruttive, proposte accettabili e spirito di collaborazione.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 24 giugno 2024
Il pregio di Maritain che lo innalza fra tutti i grandi teologi del secolo scorso è stato quello di avere avuto da Dio due grandi doni, che assai raramente si accompagnano in una sola persona: il dono di una straordinaria sapienza animata dalla carità e finalizzata alla carità e il dono di poter lavorare con lucidità fino alla veneranda età di 91 anni per il bene delle anime, della Chiesa e della cultura cattolica.
Grande merito del Maritain è di aver capito che la questione di fondo oggi non è quella della giustizia o della pace o della libertà o del sesso, ma è quella della verità. La verità è ciò che è o ciò che appare? Chi ci dà la verità? Il realismo o l’idealismo?
Oggetto del pensiero è il reale o è lo stesso pensiero? È il pensiero che deve adeguarsi all’essere o è l’essere che si adegua al pensiero? L’essere trascende il pensiero o il pensiero è intrascendibile? Papa Francesco, con lapidaria espressione, sulla scorta del realismo biblico, ci ha ricordato il primato della realtà sull’idea e non viceversa, come credono gli idealisti. Dunque ha ragione San Tommaso e non Hegel. Ha ragione Aristotele e non Cartesio.
L’anima di Maritain fin da giovane fu alimentata da due fiamme: un bisogno di verità e quindi di onestà intellettuale e un profondo desiderio di servire il prossimo nella conquista della verità. Si tratta sostanzialmente dell’ideale domenicano contemplata aliis tradere delineato da San Tommaso. Maritain è stato domenicano nello spirito, se non nell’abito.
Immagine da Internet
[1] Alcuni studi su Maritain: Gianfranco Morra, Jacques Maritain, Editrice Forum, Forlì 1967; Henri Bars, La politique selon Maritain, Les Éditions Ouvriéres, Paris 1961; Piero Viotto, Maritain. Editrice La Scuola, Brescia 1968; Vittorio Possenti, Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in J. Maritain, Editrice Massimo 1984; Giancarlo Galeazzi, Società persona educazione in Jacques Maritain, Editrice Massimo, Milano 1979; L’ultimo Maritain, a cura di Antonio Pavan, in Humanitas, ago.-set.1972; Mauro Grosso, Alla ricerca della verità. La filosofia cristiana in É. Gilson e J. Maritain, Città Nuova Editrice, Roma 2006; Attualità di Jacques Maritain, in Divus Thomas,7, gen-apr.1994.; Maritain filosofo della democrazia in Civitas, mar.-apr.1991; Francesco Oliva, I diritti umani in Jacques Maritain, Editoriale Progetto 2000, Cosenza 2003; Città di vita, nov.-dic.2014; set.-ott.2017; nov.-dic.2017; lug.-ago.2023.
[2] Tre riformatori. Lutero Cartesio Rousseau, Morcelliana, Brescia 1964; Le songe de Descartes, Buchet-Chastel, Paris 1932.
[3] Già l’antica Roma pagana si era accorta della pericolosità e della sconcezza della misteriosofia e dei culti orgiastici provenienti dall’Oriente. Il suo politeismo materialista le impedì invece di riconoscere la validità del monoteismo ebraico-cristiano.
[4] Per questo presento il suo pensiero come eminente esempio di teologia domenicana nel mio libro Teologi in bianco e nero. Il contributo della scuola domenicana alla storia della teologia, Edizioni Piemme 2000.
[5] Vedi Jean-Luc Barré, Jacques et Raissa Maritain. Da intellettuali anarchici a testimoni di Dio, Edizioni Paoline, Milano 2000.
[6] Ne parla Raissa un I grandi amici, Vita e Pensiero, Milano 1975 ed anche Jacques in Ricordi e appunti, Morcelliana, Brescia, 1973.
[7] Col sottotitolo però significativo: Rinascita del tomismo e libertà intellettuale, Edizioni Logos, Roma 1979.
[8] Desclée de Brouwer, Paris.
[9] Dai Discorsi di Pio XII, VII, 1945-1946, p.50, Edizioni Paoline, Roma 1960.
[10] Paul VI e Maritain. Les rapports du «montinianisme» et du «maritainisme», Edizioni Studium, Roma 1994.
[11] Pubblicata in Jacques Maritain oggi a cura di Vittorio Possenti, Vita e Pensiero, Milano 1983.
[12] Vedi Julio Meinvielle, Il cedimento dei cattolici al liberalismo, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2010.
[13] Vedi Getsemani. Riflessioni sul movimento teologico contemporaneo, Edizioni della Fraternità della Santissima Vergine Maria, Roma 1980. Troviamo qui un’ottima critica a Rahner, ma purtroppo un grave fraintendimento del pensiero di Maritain.
[14] Vedi Le cristologie moderne, Edizioni Paoline, Roma 1979.
[15] Vedi La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia 1993.
[16] Vedi Bilancio della teologia del XX secolo, Città Nuova Editrice, Roma 1972.
[17] Vedi per esempio l’Institut international «J.Maritain» di Ancona.
[18] Jacques Maritain e la società contemporanea a cura di Roberto Papini, Editrice Massimo, Milano 1978; Storia e cristianesimo in Jacques Maritain, a cura di Vittorio Possenti, Editrice Massimo, Milano 1979.
[19] Vedi Nora Possenti Ghiglia, I tre Maritain. La presenza di Vera nel mondo di Jacques e Raissa, Ancora Editrice, Milano 2000.
Caro Padre Cavalcoli,
RispondiEliminaho apprezzato la lettura di questo bellissimo e giustificato tributo a Jacques Maritain (e a Raissa, ovviamente, come non potrebbe essere altrimenti, in un esemplare matrimonio cristiano).
Lei dice, verso la fine del suo scritto, che Maritain non ha oggi la fama che hanno altri teologi adulati dai tromboni della propaganda modernista. Ma mi chiedo che valore ha la fama in questo mondo, se essa non è fondata sulla verità e sul bene?
Certo, è deplorevole che all'interno della Chiesa Maritain non abbia ancora il posto che merita, e non venga diffuso il suo pensiero a livello accademico e negli istituti di formazione cattolici, come dovrebbe essere.
Mi chiedo se in questo disinteresse per Maritain, o questa emarginazione che oggi soffre il suo pensiero, non ci sarà forse qualche "clericalismo", e lo dico nel senso che forse oggi a livello di clero e di teologi sacerdoti non si è ancora assunto debitamente il diritto che hanno i laici anche ad essere teologi.
O può sembrare che Maritain sia più guardò come un filosofo che come un teologo? Infatti, nei miei studi, le citazioni a Maritain erano abbondanti negli anni di filosofia, ma praticamente inesistenti nei miei anni di studio di teologia.
Ad ogni modo, ripeto: congratulazioni per questo meritato tributo a Maritain.
Caro Ross, lei tocca l’aspetto della esemplarità dei coniugi Maritain e Raissa dal punto di vista laicale in rapporto alla filosofia e alla teologia. Per questo Maritain è particolarmente prezioso per quella che è stata chiamata la teologia del laicato, dove anche Congar ha dato un buon contributo.
EliminaPossiamo pensare anche che il Maritain abbia dato utili stimoli all’aspetto di sinodalità della Chiesa. Egli sapeva fruire con molta saggezza della libertà di pensiero e di azione concessa ai laici, pur nella piena comunione col Magistero della Chiesa e la guida del Sommo Pontefice.
Certamente, non essendo stato Maritain un sacerdote, non possiamo chiedergli quella virtù e sensibilità pastorale, che sono proprie del sacerdote, anche se per la verità egli aveva una grande stima per la Liturgia ed era un uomo di preghiera. Nell’appartamento, che occupava insieme con Raissa e la cognata Vera, conservavano il Santissimo Sacramento.
Militò l'Action française, si allontanò per i capricci di Pio XI.
RispondiEliminaFu confutato da Julio Meinvielle negli anni '40.
Amico di Montini.
Sostenitore del progressismo.
Nel paesano della Garonna si oppone al progressismo che egli stesso aveva spinto.
QEPD
Caro Anonimo,
Eliminaè ingiurioso nei confronti di Pio XI parlare di capricci, perché l’Action française era simile al Fascismo. Quindi Pio XI, chiamato da Mussolini “la sacra volpe”, trovò la maniera di condannare indirettamente il Fascismo condannando quel movimento, il quale, similmente al Fascismo, fomentava una forma di nazionalismo, strumentalizzando la tradizione cattolica della Francia, così come Mussolini l’ha fatto con l’Italia.
Per quanto riguarda Julio Meinvielle io ne ho stima, perché è un buon studioso della teologia e fa una buona critica a Rahner. Purtroppo non ha capito Maritain, che, come lei sa bene, conosco dal 1960 e quindi so quello che dico.
L’amicizia di Maritain con Montini è stato un fatto provvidenziale per il progresso della filosofia e della teologia cattoliche nel secolo scorso, come preparazione del Concilio Vaticano II.
Per quanto riguarda il progressismo, ho detto e spiegato nel mio blog che esiste un progressismo cattolico, del tutto legittimo ed anzi doveroso, che si ispira a quel progresso che è stato promosso dal Concilio. Invece infetto di eresia è il progressismo modernista, che possiamo trovare per esempio nei rahneriani.
Ne Le paysan de la Garonne Maritain non retrocede affatto dal progressismo che aveva in precedenza promosso e che precorse il Concilio. Semplicemente si compiace delle sane novità del Concilio e confuta la falsa interpretazione modernista che già allora era entrata in scena e ancor oggi non sappiamo come liberarcene.
Grande suo libro "Il sogno di Cartesio", anche "Tre riformatori". E molti altri, naturalmente.
RispondiEliminaPeccato che abbia aderito al dogma democratico.
Eppure era un cattolico: Thomas Merton nei suoi diari racconta che nel 1966 fu visitato da Maritain e gli chiese di celebrare la Messa tutta in latino, senza le prime riforme postconciliari.
Caro Anonimo,
Eliminala dottrina di Maritain sulla democrazia è perfettamente conforme alla dottrina sociale della Chiesa. Infatti il Maritain sostiene il diritto del Popolo all’autogoverno, ma non nel senso russoiano che l’autorità risieda nel Popolo.
Il governante fruisce di una autentica autorità e ha diritto ad essere obbedito. Tuttavia egli ha il dovere di rispettare la legge naturale, istituita da Dio, per cui una legge civile contraria alla legge naturale non ha valore di legge. Il governo democratico ha il dovere della tolleranza civile e di rispettare il diritto della libertà religiosa, senza per questo abbracciare un’etica liberale o relativista.
Nello stesso tempo il Maritain riconosce il valore del pluralismo nella misura in cui non reca danno al bene comune.
Anche Maritain naturalmente accetta il principio paolino che ogni autorità viene da Dio, ma nello stesso tempo riprende un principio, già enunciato da San Tommaso, secondo cui il governante è vicem gerens multitudinis e per questo viene eletto dal Popolo, il quale ha il diritto di dimetterlo nel caso che non sia fedele al mandato popolare.
Padre: Lei cita padre Meinvielle come non comprendendo Maritain, e a lui opposto. Se Maritain fosse stato precursore con le sue idee delle stesse idee del Concilio Vaticano II, Meinvielle dovrebbe essere considerato un oppositore del Vaticano II. Ma...
RispondiEliminaNella seconda edizione di "De Lamenais a Maritain", Meinvielle distingue tra Maritain e il Vaticano II. Infatti in quell'edizione ha un epilogo su Dignitatis humanae che difende la sua ortodossia, chiaramente e mantiene il combattimento a Maritain.
Cioè, in quell'edizione Meinvielle non identifica la dottrina maritainiana con quanto proclamato nel Concilio.
Altri invece, anche con idee opposte a Maritain, lo vedono come un precursore del Vaticano II.
Caro Anonimo,
Eliminaconosco molto bene Maritain e le posso assicurare che la sua dottrina della libertà religiosa coincide perfettamente con gli insegnamenti del Concilio.
Le indico due testi maritainiani dove lei stesso può verificare personalmente quanto le dico:
1. “Per una politica più umana”, cap. IV “Chi è il mio prossimo”, ed. Morcelliana, Brescia, 1968.
2. “Il filosofo nella società”, cap. III, “Le possibilità di cooperazione in un mondo diviso”, cap. V “Tolleranza e verità”, ed. Morcelliana, Brescia, 1976.
C'è un necrologio di padre Meinvielle su Maritain nel mese della sua morte, scritto un paio di mesi prima della morte di Meinvielle. È di tono giornalistico, ma non si può negare che è la sua opinione definitiva su Maritain.
RispondiEliminahttps://mega.nz/file/gUg30IaZ#vIU7PPp_TCDQxINSPU9QLuOjFzEbb6jBaRChAep98LA
(file PDF, che può essere letto senza problemi, in epañol).
Credo che qui si veda come Meinvielle mantenesse la sua adesione all'Action Francese, nonostante la condanna di papa Pio XI.
Inoltre, la nota necrologica è pubblicata sul giornale "Cabildo", di taglio nettamente nazionalista fascista-nazista. A proposito, Meinvielle non potrebbe mai pubblicare su questo giornale se si fosse opposto chiaramente al nazista-fascismo.
Caro Anonimo,
Eliminain Umanesimo integrale Maritain non distrugge affatto l'idea della cristianità intesa come attuazione storica del cristianesimo a livello sociale globale. Dice solo che la cristianità medioevale è terminata a seguito del sorgere della moderna società pluralistica e della maturazione del concetto dell'autonomia del potere temporale rispetto al potere spirituale della Chiesa. Per questo occorre oggi edificare una nuova cristianità nella quale l'elemento della profanità e della laicità si affermano maggiormente, senza che per questo sia impedito ai cattolici di collaborare costruttivamente con un'autorità politica non più rappresentante della Chiesa, ossia non più sacrale. come era nel Medioevo, e tuttavia rispettosa del diritto alla libertà religiosa un sistema politico che contempla la collaborazione dei cattolici con i non-cattolici. Non è altro che il progetto di società politica secondo la mente della Gaudium et spes del Concilio Vaticano II e dell'attuale dottrina sociale della Chiesa. La teologia della liberazione di Boff e Gutierrez è stata un fraintendimento filomarxista della dottrina di Maritain. Maritain prese le distanze anche da Emmanuel Mounier. L'Action Française strumentalizzava il cattolicesimo a favore del nazionalismo francese.
Tutti parlano dell'Action française e della sua condanna da parte di Pio XI. Pochi o quasi nessuno parla della revoca di tale sanzione da parte di Pio XII nei pochi mesi in cui fu eletto papa.
RispondiEliminaCaro Giorgio,
Eliminala ringrazio per la notizia.
Non ero al corrente di questo intervento di Pio XII. Non sono esperto in questa questione, ma suppongo che Pio XII abbia avuto i suoi motivi per togliere le censure di Pio XI. L’ipotesi che posso fare è che quel movimento si opponeva al comunismo.
Il culto del progresso che aveva Maritain gli fa scrivere: «La Chiesa non indietreggerà. È un'illusione mortale immaginare che ciò che condanna oggi sarà assolto più tardi. Si è dunque impegnati e si impegnano ogni giorno di più in un conflitto senza sbocco», Pourquoi Rome à parlé (1927).
RispondiEliminaIl 10 luglio 1939 Pio XII revocherà la condanna all'Azione Francese.
Caro Giorgio,
Eliminale vicende sono più sfumate da quello che lei le presenta.
Prendo atto delle parole di Maritain, il quale qui esprime una sua semplice opinione.
Per quanto riguarda Pio XII, avrei piacere che lei leggesse questa notizia, presa da Wikipedia: “Il papa Pio XII tolse la condanna nel 1939 a seguito della guerra civile spagnola, in un periodo di rinnovato anticomunismo in seno alla Chiesa. Papa Pacelli si limitò tuttavia ad ammorbidire la posizione della Chiesa nei confronti del movimento, in funzione antibolscevica, senza con questo revocare i motivi della condanna stabilita dal predecessore (né le opere di Maurras furono rimosse dall'Index)”. Da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Action_fran%C3%A7aise
Tornando a parlare di Maritain, le faccio presente che è vero che in occasione della guerra di Spagna egli assunse una posizione neutrale, tuttavia la sua opposizione al fascismo non gli impedì affatto di continuare ad opporsi anche al comunismo.
L'importante è che fino a quella data chi riceveva quel giornale non poteva ricevere la sepoltura ecclesiastica. Da quella decisione di Pio XII, sì.
RispondiElimina"Ex die promulgationis huius Decreti, prohibitio praedictum diarium L'Action Française legendi ac retinendi aufertur, manentibus prohibitis
foliis usque adhuc in Indicem librorum prohibitorum relatis".
Che copie di un diario rimangano nell'indice, in questo caso, è assolutamente indifferente. D'altra parte è logico non cedere su questo, per salvare Pio XI. Di fatto non si analizzò nemmeno cosa contenessero questi esemplari.
Nel 1956 La civiltà cattolica pubblicò cinque articoli di P. Antonio Messineo SJ confrontandosi fortemente con Maritain.
La civiltà cattolica riceve l'approvazione della Segreteria di Stato per la pubblicazione.
L'ultimo degli articoli intitolato L'umanesimo integrale è quello che più affronta Maritain.
Caro Giorgio,
Eliminala ringrazio per queste informazioni concernenti i provvedimenti presi da Pio XII nei riguardi de L’Action Française.
Non ho approfondito questa questione e quindi non sono in grado di fare un commento.
Per quanto riguarda il Padre Messineo, sapevo che aveva criticato Maritain su La Civiltà Cattolica, ma purtroppo non ho mai avuto modo di leggere queste critiche.
Comunque, se si tratta della questione sociale, le posizioni di Maritain le conosco molto bene e posso garantirle che hanno precorso gli insegnamenti sociali del Concilio.
Se lei conosce Messineo, avrei piacere che lei mi riferisse quali critiche fa a Maritain.
Articolo di p. Messineo, Civilta Cattolica:
Eliminahttps://mega.nz/file/9NBHjQAT#v93G5EJjpa6XvU9M7mY0ScYobunS1SrSN45WjqifYK4
Gli articoli che mi ha passato un amico e sono nel link qui sopra. In questi 5 articoli Messineo inizia analizzando il progressismo, poi l'umanesimo e nell'ultimo l'umanesimo integrale.
EliminaConclude Messineo:
Segue allora che l’umanesimo integrale non è un umanesimo intrinsecamente cristiano, non è l’umanesimo dell’uomo rigenerato dalla grazia, della società attraverso l’uomo fermentata e santificata, delle relazione la cui legge deriva da una natura elevata e appartiene all’ordine trascendente della rivelazione. È un umanesimo soltanto estrinsecamente cristiano; ad esso possono infatti aderire persino l’agnostico e l’ateo, il razionalista e il miscredente. Nella sua essenza l’umanesimo integrale è, dunque, un naturalismo integrale.
È un approccio simile a quello della Pastorale collettiva dell'Episcopato Argentino, pubblicata appena un anno prima di questi articoli.
È di rigore dire che anche se Pio XII sembrò combattere la dottrina politica di Maritain, specialmente dopo l'allontanamento da mons. Montini della Segreteria di Stato (essendo lì Mons. Montini quegli articoli non sarebbero mai stati pubblicati), nell'ordine pratico la sostenne propiziando la fondazione della democrazia cristiana di chiara ispirazione a Maritain.
Caro Giorgio,
Eliminaho letto con molto dispiacere le conclusioni di P. Messineo.
Infatti non è assolutamente vero che il Maritain in Umanesimo Integrale proponga un umanesimo puramente naturalistico, che non tenga conto della finalità soprannaturale dell’umanesimo cristiano.
Fin dal 1927 il Maritain in Primauté du spirituel mette in chiaro la superiorità della missione della Chiesa nei confronti di quella dello Stato, e quindi il diritto della Chiesa ad intervenire in campo politico per difendere i diritti dell’uomo e la legge naturale.
Maritain rimane fedele a questa impostazione per tutta la sua vita, tanto che ancora nel 1946, come ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, ricevette le lodi di Pio XII.
È noto altresì come la Democrazia Cristiana Italiana nacque sotto l’ispirazione delle idee sociali di Maritain.
Infine, come ho già detto, è possibile rintracciare nel programma sociale della Gaudium et Spes il progetto maritainiano.
Padre Giovanni,
RispondiEliminala fortuna di coloro che facevano parte del movimento L'Action Française fu che non arrivarono al potere in Francia. La divina Provvidenza li ha liberati. Perché se fosse accaduto il contrario, la mia modesta opinione è che oggi parleremmo della L'Action Française come parliamo dei nazisti tedeschi o dei fascisti italiani. E nessuno avrebbe alcun dubbio sulle idee totalitarie che la animavano.
Caro Don Silvano,
Eliminala ringrazio per queste sue valutazioni.
Da quel poco che conosco della L'Action Française mi sentirei d’accordo con quello che lei dice e capisco allora l’intervento di Pio XI.
La mitigazione compiuta da Pio XII credo sia stata dovuta al fatto che quel movimento era anticomunista e, come sappiamo, Pio XII fu molto severo verso il comunismo.
Silvano: Infatti, con meno fama mondiale e oggi quasi sconosciuti alla gente comune, così si parla di loro.
EliminaÈ molto triste che nella Chiesa sia stata vietata l'Azione Francese perché il suo leader era agnostico, e poi Bergoglio sia stato delirato da leader atei e comunisti o abortisti come Fidel Castro, Evo Morales, Cristina Kirchner o Biden.
RispondiEliminaCaro Ambrogio, sulla vicenda dalla Action Française ho già espresso il mio parere più volte su questo blog. Per quanto poi riguarda i contatti avuti dal Papa con i personaggi, che lei mi cita, non ho informazioni sufficienti per poter esprimere un parere.
EliminaIn ogni caso il parlare di “delirio” a proposito del Santo Padre mi sembra una espressione offensiva, anche se è chiaro che un Papa in queste faccende non è detto che attui sempre le scelte migliori.
Caro padre Giovanni, leggendo di nuovo questi commenti e, naturalmente, il suo articolo, mi vengono in mente le critiche del padre Julio Meinvielle alla concezione della persona in Jacques Maritain. Secondo Meinvielle, gli errori (presunti errori) di Maritain al riguardo sono nati dall'aver seguito le orme di Reginald Garrigou Lagrange, che nel suo Trattato sulla Trinità distingue tra individuo e persona. Secondo Meinvielle, e quelli che seguono Meinvielle, da quegli errori di Maritain è nato il cattolicesimo liberale (o il liberalismo cattolico) che arriva fino ai nostri giorni, e che divide l'uomo tra la sua persona, direttamente legata a Dio, e la sua condizione di individuo, che lo lega alla società di cui fa parte.
RispondiEliminaLe chiedo se ha a che fare con ciò quello che lei dice nel suo libro-intervista, con Francesca Pannuti (Un teologo domenicano oggi), parlando dei difetti della filosofia di Maritain, menzionando la sua "concezione della persona come 'sussistenza dell'anima', che difficilmente va d'accordo con la dottrina della natura umana composta da anima e corpo"...
Mi ferisce nell'anima che si parli di Maritain come "padre del liberalismo cattolico", dei Biden, Peloci, ecc... che separano la loro fede dalla loro vita pubblica nella società... Meinvielle ha avuto ragione in tale critica a Maritain? E se Meinvielle non ha avuto ragione in tale feroce critica a Maritain, non sarebbe opportuno che lei affrontasse questo tema? I critici di Maritain, a questo riguardo, arrivano a mettere tra parentesi e in dubbio le raccomandazioni fatte da san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, di Maritain come filosofo e teologo cattolico? Questo punto non meriterebbe di essere chiarito per noi che ci consideriamo seguaci del grande filosofo francese?
Mi permetto di lasciargli questa inquietudine. Che Dio lo benedica!
Caro Silvano,
Eliminala tesi di Maritain, secondo la quale la sussistenza della persona dipenderebbe dalla sussistenza dell’anima, è effettivamente una tesi che può causare il liberalismo. Per esempio essa si trova in Rahner, il quale trae le conseguenze pratiche di questa tesi, finendo nel liberalismo morale.
Tuttavia Maritain, quando tratta della natura umana, della libertà e di etica sociale, è in perfetta linea con San Tommaso e il Magistero della Chiesa. Accusarlo qui di liberalismo, come fa Meinvielle, è sbagliato.
Ora io conosco poco questo autore, per cui non me la sento di dedicare un articolo su questo tema, anche se sarebbe una cosa molto interessante.
Per quanto riguarda la distinzione tra individuo e persona, che Maritain riprende da Garrigou-Lagrange, si tratta di una distinzione molto corretta e certamente in linea con san Tommaso.
Infatti individuo si riferisce alla specie, per cui l’uomo come individuo appare come un soggetto ordinato al bene comune. Invece il singolo uomo come persona sottolinea la spiritualità del soggetto e quindi mette in evidenza il rapporto personale con Dio, bene comune dell’universo, evidentemente superiore al bene comune della società.
Da questa distinzione nasce la conseguenza che il singolo uomo, come individuo al servizio del bene comune, appare soggetto al bene comune, mentre come persona, nel suo rapporto con Dio, è al di sopra del bene comune.
Volendo fare un riferimento cristologico, questa distinzione si può applicare a Cristo nella sua duplice missione di servitore del prossimo e di Signore del mondo. Nel primo ruolo Gesù si presenta come un individuo umano, al servizio del bene comune. Nel secondo ruolo Gesù si rivela come Persona divina, Figlio del Padre e Signore dell’universo. Gesù è un vero individuo umano e una Persona divina.
Caro padre Giovanni,
Eliminaè stato molto illuminante il suo commento, e il fatto che lei affermi che non c'è niente di male nella distinzione che fa Garrigou Lagrande tra individuo e persona, mi dà la sicurezza per continuare a riflettere sul tema
Evidentemente è stato pretenzioso da parte mia -ora mi rendo conto- pretendere che lei affronti un saggio sull'argomento. Mi scuso per il mio suggerimento irrispettoso. E capisco perfettamente che lei non sia al corrente della critica di Meinvielle a Maritain, perché dubito che i suoi testi siano stati tradotti in italiano.
Tuttavia, vorrei intraprendere io stesso questo lavoro, e forse lei non si sentirebbe disturbata se di tanto in tanto le inviassi qualche testo di Garrigou o di Meinvielle, in lingua italiana, per farle correggere gli appunti che sto facendo al riguardo.
Sarebbe un'altra richiesta eccessiva da parte mia? Potrei fare le domande proprio qui o in altro modo?
Caro Silvano,
Eliminacome mi sembra di averle già accennato, il Meinvielle ha scritto una interessante storia dello gnosticismo, che fu a suo tempo tradotta da Don Elio Innocenti, dal titolo “Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano”, Ed. Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, 1988. In questo studio si trova anche una buona critica a Rahner.
Se lei vuole approfondire la critica di Meinvielle a Maritain, la consiglio di leggere “Il cedimento dei cattolici al liberalismo”, Ed, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, 2010.
Se lei è di lingua spagnola, francamente io rinuncerei a tradurre in italiano gli autori che lei ha citato, per il fatto che lei sa benissimo che lo spagnolo è una lingua molto più diffusa dell’italiano.
Se poi invece lei ha qualche domanda da rivolgermi circa il pensiero di Maritain e di Garrigou-Lagrange, sarò ben lieto di risponderle, per quanto mi sarà possibile. Intanto le fornisco anche la mia mail, così può scrivermi direttamente: padrecavalcoli@gmail.com .
Caro padre Giovanni,
EliminaLa ringrazio molto per la sua disponibilità e per i riferimenti che mi indica di opere in italiano.
Sì, effettivamente, come le avevo detto in altre occasioni, sono argentini e, ovviamente, conosco la lingua spagnola. Dispongo delle opere di Meinvielle relative a Maritain.
Inizierò rivedendo di nuovo i testi che i meinvilliani citano da Garrigou Lagrange come quelli che hanno fatto emergere gli "errori" di Maritain (anche se Meinvielle li attribuiva a Garrigou).
Sarò in contatto con lei.
Un'altra cosa: nel libro (in italiano) che lei mi cita ("Il cedimento dei cattolici al liberalismo", Ed, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, 2010), ho visto che la critica di Meinvielle a Maritain è presa dal libro in spagnolo di Meinvielle, "Da Lammenais a Maritain". Così suppongo che lei, avendo avuto accesso a quel libro di Sacra Fraternitas... abbia potuto avere accesso a quello che dice Meinvielle su Maritain, almeno nei suoi argomenti centrali.
EliminaLe scriverò subito!
Caro Silvano,
Eliminail tema del rapporto tra individuo e persona è molto importante e molto interessante. In particolare è importante chiarire il concetto di persona, che ha un significato analogico.
A tal riguardo è importante mettere in luce la differenza tra persona umana e persona divina. A sua volta la persona divina può essere intesa o in senso metafisico o in senso trinitario. Dal punto di vista metafisico, la persona divina è una sostanza, similmente a come una persona umana è una sostanza. Invece, come lei saprà, la persona trinitaria è una relazione sussistente.
Oggi bisogna confutare un certo personalismo relazionista, il quale, sotto pretesto che la persona divina è una relazione, concepisce anche la persona umana come relazione. Ma lei capisce che in questo modo in campo sociale viene fuori il totalitarismo, perché l’individuo viene ad essere totalmente relativo al tutto sociale e viene meno quella trascendenza della persona sul bene comune, della quale parla il Maritain.
A tal riguardo le consiglio di leggere l’opuscolo di Maritain “La persona e il bene comune”, ED. Morcelliana, Brescia, 1963.
Bisogna inoltre tenere presente anche l’altro errore per il quale si parla di persona umana a proposito di Cristo, col rischio che in Cristo ci siano due persone, cadendo nell’eresia di Nestorio.
Occorre inoltre fare attenzione a coloro che, seguendo Cartesio, risolvono la persona nell’autocoscienza, come se fosse un puro spirito, mentre questo vale per l’angelo, ma non per l’uomo, nel quale la sussistenza della persona è il sussistere di un soggetto o di una natura composta di anima e corpo. Da qui la differenza tra persona umana e la persona angelica.
Caro padre Cavalcoli,
RispondiEliminala ringrazio immensamente per la sua raccomandazione del libro di Jacques Maritain. Il mio piano di lavoro sarà, anzitutto, tornare a leggere con maggiore attenzione quel libro, La persona e il bene comune, che lessi già molto tempo fa, e poi intraprendere la lettura di Meinvielle, nel suo libro Da Lamennais a Maritain, per poi, se Dio mi dà le forze, leggere anche di Meinvielle il suo libro Critica della concezione di Maritain sulla persona umana. Non importa il tempo che mi richiederà tutto questo compito; persevererò, perché è qualcosa che desidero chiarire, per mettere in ordine le mie idee. Il fatto è che mi ha colpito quel rilievo che lei ha fatto nella sua intervista con la professoressa Pannuti, circa quel difetto di Maritain riguardo alla sua concezione della sussistenza dell’anima, e desidero giungere a una conclusione personale circa ciò in cui Meinvielle può avere ragione nella sua critica, e ciò in cui non ha ragione.
Perché il problema è che i meinvilliani da decenni, e persino attualmente, hanno seguito Meinvielle, sia in modo fedele sia in modo miope (non lo so) e il fatto è che hanno finito per fare di Maritain qualcosa come il padre dell’attuale liberalismo cattolico o cattolicesimo liberale, che separa in due la vita del cattolico, soprattutto del politico cattolico: da un lato il suo rapporto personale con Dio, e dall’altro la sua individuale vita politica. Citando persino il papa Leone, che ha criticato questa doppia vita del cattolico (anche se senza usare il termine liberalismo cattolico, e senza citare Maritain, naturalmente) in un suo discorso ai politici, lo scorso 28 agosto 2025 (rivolto a rappresentanti civili della diocesi di Créteil).
Tuttavia, mi sono reso conto che l’importante non è, in ogni caso, sapere, in prima istanza, ciò che dica Meinvielle (di cui lei mi ha detto che non conosce a fondo le opere), ma soprattutto le poche citazioni di Garrigou-Lagrande e di Maritain, che i meinvilliani oggi adducono come base per la loro critica.
Perché lei abbia un’idea sommaria di quanto sia attuale questo tema, le faccio sapere che, tra gli attuali meinvilliani, esiste un sacerdote argentino, padre Javier Olivera Ravasi [n.1977], attualmente operante nell’arcidiocesi di San Francisco, California, essendo stato accolto dal vescovo Cordileone. Ma Olivera Ravasi (dottore in filosofia e dottore in storia) ha avuto l’abilità, negli ultimi anni, di farsi seguaci non a livello accademico, bensì tra i fedeli comuni, traducendo le proposte di alcuni cattolici nazionalisti nel linguaggio semplice e diretto della gente. Il suo canale YouTube conta circa 500.000 iscritti. In una recente conferenza (abbastanza disordinata e molto semplice), citando un paio di testi di Garrigou-Lagrange e di Maritain, finisce per affermare che il fautore del liberalismo cattolico è praticamente Maritain.
RispondiEliminaIl video è stato trasmesso in diretta lo scorso 28 agosto 2025 e conta già circa 3300 visualizzazioni (si trova qui: https://www.youtube.com/watch?v=QAg55kmG_UQ). Mi permetta di trascriverle in italiano (in modo letteralissimo) i passaggi principali (anche se le anticipo che il suo discorso è molto semplice, e persino rozzo e semplicistico a tratti), ma proprio queste caratteristiche fanno sì che Olivera abbia tanto seguito tra i cattolici ingenui e poco colti.
Mi permetto di trascriverle questi passaggi perché, precisamente, Olivera non fa riferimento ai testi di Meinvielle, ma si limita a presentare un pugno di citazioni tratte da Garrigou-Lagrange e da Maritain.
Dice Olivera Ravasi promediando el video mencionado:
RispondiElimina“¿De dónde surge el liberalismo católico o catolicismo liberal? Esta especie de esquizofrenia tiene un nombre y apellido […] el personaje en cuestión es ni más ni menos que Jacques Maritain. […] Pablo VI fue uno de los principales promotores de la filosofía de Maritain […] Maritain también fue amigo de Charles Maurras, que influyó mucho en él, pero cuando Maurras fue excomulgado y comenzó a ser perseguido por los sectores liberales de la iglesia, Maritain da un vuelco, cambia, y aparece el segundo Maritain […] Maritain va a terminar diciendo […] que en una misma criatura humana, una cosa es su individualidad, que le viene dada por su materia, por su condición corporal, y otra cosa distinta es su persona, que le viene dada por su alma. […] por su forma sustancial, por lo que lo hace ser hombre, el alma humana, […] es un individuo al igual que el animal, que la planta o el átomo, es fragmento de una especie. […] Y al mismo tiempo es una persona, es decir, un universo de naturaleza espiritual dotado de libre abedrío, y por ende un todo independiente frente al mundo. Esta es un poco la definición programática de Maritain. […] Maritain es quien al final de su vida escribe Le Paysant du Garon […] explicando el desvarío al que está llevando la Iglesia con toda esta corriente […] pero no explica que uno de los causantes de esto fue él con su mala filosofía […] cuya consecuencia es que, con mi individualidad, con mi modo de ser corpóreo, yo me debo a la sociedad política […] Pero por mi alma espiritual, yo me debo a Dios, y entonces Maritain crea una especie de esquizofrenia en una misma criatura humana […] Vamos a ver algunas citas...
El problema de Maritain, surge a partir de un gran tomista del siglo XX, Reginald Garrigou-Lagrange, quien en un texto acerca de Dios trino y creador, dice lo siguiente: “la personalidad difiere grandemente de la individuación, de donde el nombre individuo designa más bien lo que es inferior en el hombre, lo que se subordina a la especie, a la sociedad, a la patria, mientras que la persona designa lo que es superior en el hombre. Aquello en razón de lo cual el hombre se ordena directamente al mismo Dios por encima de la sociedad. Así la sociedad a la que se subordina el individuo se ordena ella misma a la plena perfección de la persona humana en contra del estatismo que niega los derechos superiores de la persona humana.”
Y Maritain, tomando esto que dice Garrigou Lagrange, en la Revista Tomista, 246, 248 dice: “En tanto individuo cada uno de nosotros es un fragmento de una especie, una parte de este universo, un punto singular de la inmensa red de fuerzas y de influencias cósmicas, étnicas, históricas, a cuyas leyes está sometido, está sujeto el determinismo del mundo físico. Pero cada uno de nosotros es también una persona, y en cuanto tal no está sometido a los astros, subsiste entero por la subsistencia misma del arma espiritual, y ésta es en él un principio de unidad creadora de independencia y de libertad”. “
Le traduzco ahora ese texto al italiano de modo literalísimo:
RispondiElimina"Da dove nasce il liberalismo cattolico o cattolicesimo liberale? Questa specie di schizofrenia ha un nome e un cognome […] il personaggio in questione è nientemeno che Jacques Maritain. […] Paolo VI fu uno dei principali promotori della filosofia di Maritain […] Maritain fu anche amico di Charles Maurras, che influenzò molto il suo pensiero, ma quando Maurras fu scomunicato e cominciò ad essere perseguitato dai settori liberali della Chiesa, Maritain cambia rotta, cambia, e appare il secondo Maritain […] Maritain finirà per dire […] che in una stessa creatura umana, una cosa è la sua individualità, che gli viene data dalla sua materia, dalla sua condizione corporea, e un’altra cosa distinta è la sua persona, che gli viene data dalla sua anima. […] dalla sua forma sostanziale, da ciò che lo fa essere uomo, l’anima umana, […] è un individuo al pari dell’animale, della pianta o dell’atomo, è frammento di una specie. […] E allo stesso tempo è una persona, cioè un universo di natura spirituale dotato di libero arbitrio, e quindi un tutto indipendente di fronte al mondo. Questa è un po’ la definizione programmatica di Maritain. […] Maritain è colui che alla fine della sua vita scrive Le Paysant du Garon […] spiegando lo smarrimento a cui sta portando la Chiesa con tutta questa corrente […] ma non spiega che uno dei responsabili di questo è stato lui con la sua cattiva filosofia […] la cui conseguenza è che, con la mia individualità, con il mio modo di essere corporeo, io sono dovuto alla società politica […] Ma per la mia anima spirituale, io sono dovuto a Dio, e allora Maritain crea una specie di schizofrenia in una stessa creatura umana […] Vediamo alcune citazioni...
Il problema di Maritain nasce a partire da un grande tomista del XX secolo, Reginald Garrigou-Lagrange, il quale in un testo su Dio trino e creatore, dice quanto segue: “la personalità differisce grandemente dall’individuazione, da cui il nome individuo designa piuttosto ciò che è inferiore nell’uomo, ciò che si subordina alla specie, alla società, alla patria, mentre la persona designa ciò che è superiore nell’uomo. Ciò in ragione del quale l’uomo si ordina direttamente allo stesso Dio al di sopra della società. Così la società alla quale si subordina l’individuo si ordina essa stessa alla piena perfezione della persona umana contro lo statismo che nega i diritti superiori della persona umana.”
E Maritain, prendendo ciò che dice Garrigou-Lagrange, nella Rivista Tomista, 246, 248 dice: “In quanto individuo ciascuno di noi è un frammento di una specie, una parte di questo universo, un punto singolare dell’immensa rete di forze e di influenze cosmiche, etniche, storiche, alle cui leggi è sottoposto, è soggetto al determinismo del mondo fisico. Ma ciascuno di noi è anche una persona, e in quanto tale non è sottoposto agli astri, sussiste interamente per la sussistenza stessa dell’anima spirituale, e questa è in lui un principio di unità creatrice di indipendenza e di libertà.”
Continua dicendo Olivera Ravasi:
RispondiElimina“[…] In sintesi, poiché abbiamo un corpo, dice Garrigou Lagrange, e Maritain lo seguirà, siamo individui e dobbiamo al tutto materiale, alla società corporea, al governo […] ma in quanto siamo persone, perché abbiamo un’anima spirituale, dobbiamo direttamente a Dio. Allora questa sarà la conseguenza pratica, che nel mio ambito pubblico, mi mostro come individuo di una società, e vado dalla parte che serve, da quella che io credo che serva, o da quella che io credo di dover obbedire, […] io non sono d’accordo con l’aborto, dirà qualche politico cattolico, ma insomma, io sono presidente della nazione, devo accettare questo, io non sono d’accordo con l’eutanasia, ma sono legislatore, e allora, insomma, il mio partito, il tutto, io sono parte di quel partito, sono un individuo, e allora devo al partito, personalmente sono contrario.
Un’altra citazione, nel suo libro I Tre Riformatori dice: “...la personalità, in quanto si realizza in un essere, fanno di lui (quali che siano i suoi legami), un tutto indipendente, non una parte. E così ogni persona individuale, considerata come individuo, è parte della città, è per la città e deve sacrificare la sua vita per essa se le circostanze lo esigono” (*I Tre Riformatori*, Buenos Aires, Editorial Excelsa, 1945, p.28).
Allora, una cosa in noi è la nostra individualità che ci viene data dal corpo, dicono Garrigou e Maritain, e un’altra cosa in noi è la nostra personalità che ci viene data dall’anima, e siccome Dio non è corpo, con la mia anima, con la mia personalità, io devo a Dio, dicono loro, ma con la mia materia, con la mia vita corporea, con la mia individualità in quanto individuo, devo alla società corporea, e allora devo adattarmi a ciò che la società corporea porta avanti. Cioè, spezzano in due l’essere umano. Questa è la schizofrenia maritainiana, che molti “cattolici” hanno fumato per decenni […]”
E infine, Olivera Ravasi termina citando un noto testo di San Tommaso:
RispondiElimina“Ma se uno va alla Somma Teologica di San Tommaso d’Aquino (I, q.29, a.3), si troverà davanti a questo testo, […] dove si dice che ‘persona significa ciò che è più perfetto in tutta la natura, cioè il sussistente in natura razionale’. Il che significa allora che, nell’essere umano, individuo e persona sono la stessa cosa, e che in realtà persona, tecnicamente parlando, è ciò che più corrisponde all’essere umano, perché è razionale, diciamo persona soltanto a quell’individuo che è razionale, per questo l’uomo è persona […] Se in noi ci fossero due cose distinte, la nostra individualità e la nostra personalità, certo, allora, come operari sequitur esse, l’agire segue l’essere, se ci sono due cose distinte, ci sono due modi di agire distinti […]
Questo errore di Garrigou, che Maritain segue […] fu denunciato dal padre Julio Meinvielle, [...] grande teologo della cristianità del XX secolo. [...] scrive a Garrigou Lagrange e gli mostra che è caduto in un errore e che il suo errore ha trascinato Maritain, e Maritain poi ha influenzato il mondo cattolico…”
Fin qui Olivera Ravasi.
La mia intenzione, naturalmente, non è polemizzare con questo critico. La sua semplicità argomentativa mi dà l’impressione di essere troppo rozza, ma proprio per questo la porta a un livello così basso da catturare i suoi ascoltatori. E sì che li cattura! La mia intenzione è stata mostrarle come, a partire da due o tre testi, domati di Garrigou, di Maritain e di San Tommaso, questi passatisti pretendono persino di manipolare testi anche di Leone XIV (come quello che le ho citato), per arrivare ad affermare che Maritain è l’ideologo del liberalismo cattolico per aver approfondito e portato alle estreme conseguenze un presunto errore di Garrigou Lagrange.
Ho voluto citarle il link al video affinché lei possa fidarsi che le ho trascritto nel modo più letterale possibile i passaggi più importanti del discorso di Olivera Ravasi.
Il mio interesse è che lei sappia a quali testi di Garrigou e di Maritain fanno ripetuto e basilare riferimento questi divulgatori della critica anti-Maritainiana.
Caro P. Silvano,
Eliminala ringrazio per questa interessante documentazione.
Come le ho già detto, un punto debole di Maritain è quando dice che la sussistenza della persona dipende dall’anima, invece di dire che la persona comporta la sussistenza dell’anima insieme col corpo.
Ad ogni modo è altrettanto chiaro che noi parliamo di persona solo quando c’è una anima spirituale, che anima un corpo. Infatti dell’anima separata e dell’animale non diciamo che sono persone.
Teniamo presente inoltre che questa frase infelice di Maritain rimane del tutto isolata nel contesto del suo pensiero e non porta nessuna conseguenza. Il fissarsi su di essa per accusare il Maritain di liberalismo è una mancanza di giustizia ed è un atto disonesto, perché io conosco da cinquant’anni la dottrina sociale di Maritain, la quale ha precorso la dottrina conciliare della GS e i Documenti del Concilio sulla libertà religiosa.
A prescindere da quel punto infelice, Maritain, quando parla della persona, suppone la persona composta di anima e corpo. E quando parla dell’individuo, intende l’individuo della specie e non soltanto il corpo, perché Maritain sa benissimo che la specie umana è composta di anima e corpo.
La distinzione tra individuo e persona corrisponde alla dottrina morale del Vangelo, per la quale l’individuo deve mettere la sua vita fisica a servizio del bene comune, fino a rinunciare se necessario alla sua stessa vita. Nel contempo l’individuo è anche persona, nel senso che, in quanto sostanza composta di anima e corpo, avvia un rapporto diretto con Dio, che è evidentemente un Bene che oltrepassa il bene comune della società politica.
Accusare Maritain di liberalismo, che cura il proprio interesse privato con la scusa del rapporto con Dio, mentre in politica si adatta al potere del più forte, è una accusa calunniosa, che fraintende completamente la concezione maritainiana del rapporto tra individuo e persona, che, al di là dello stesso San Tommaso, attinge alle parole e all’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il mio timore è quindi che Olivera, che riprende Meinvielle, ad di là di Garrigou-Lagrange e di Maritain, abbia di mira la dottrina sociale della Chiesa, così come è esposta dal Concilio Vaticano II e dai Papi del postconcilio.
Il suo desiderio di vagliare le critiche che Meinvielle fa a Maritain, se lei mi dice che Meinvielle da voi in Argentina è molto seguito, è molto apprezzabile.
Le aggiungo infine che Maritain espone la sua dottrina della persona e della società in molte opere. È solo leggendo queste opere che è possibile conoscere veramente il pensiero di Maritain.
Un’ultima cosa che le faccio presente è che ben due Papi santi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, hanno raccomandato il pensiero di Maritain. Questo significa che accusarlo di liberalismo è una accusa calunniosa, perché il liberalismo fu già condannato dal Beato Pio IX.
Grazie, Padre, per la tua inestimabile riflessione. Sono già in debito con lei.
EliminaOra, quella frase infelice di Maritain a cui lei fa riferimento, si tratta per caso della seguente?: "In quanto individuo... frammento di una specie... In quanto persona... sussiste intero per la stessa sussistenza dell'anima spirituale... principio di unità creatrice, d'indipendenza e di libertà", del cap. 1 de La personne et le bien commun ?
Caro P. Silvano,
Eliminala frase infelice di Maritain è proprio questa. Ma il problema non è solo questo. È anche quanto dice Maritain con queste parole: “L’essere umano è preso tra due poli: un polo materiale, che non concerne in realtà la persona vera e propria, ma piuttosto l’ombra della personalità o ciò che noi chiamiamo nello stretto senso della parola l’individualità; e un polo spirituale, che concerne la personalità vera e propria”.
Queste parole di Maritain si prestano effettivamente ad una interpretazione, che favorisce da una parte il liberalismo (la persona) e dall’altra parte il collettivismo (individuo).
La maniera giusta di esprimersi in questa questione è la seguente: Il singolo uomo, in quanto individuo della specie umana, composta di anima e corpo, è parte della società e al servizio del bene comune. Invece, sempre il singolo uomo, in quanto persona, sussistente in una natura composta di anima e corpo, è orientata verso un bene supremo ed assoluto, superiore al bene comune temporale e cioè a Dio. Così succede che in quanto persona il singolo trascende il bene comune temporale, per essere soggetto a Dio; invece in quanto individuo il singolo uomo è al servizio del bene comune.
Questo discorso non è altro che la parafrasi del precetto evangelico del primato dell’amore di Dio sull’amore del prossimo.
Interpretando in questo modo le parole del Maritain, ci accorgiamo che il liberalismo o il marxismo non c’entrano assolutamente niente, ma siamo davanti alla più pura etica evangelica.
Lei mi dirà: come fa a dare questa interpretazione benevola? Essa discende dalla conoscenza degli altri scritti sociali di Maritain, che io ho studiato in questi cinquant’anni. A meno che lei non voglia leggersi questi libri, le chiedo un atto di fiducia nella mia profonda conoscenza di Maritain, che ho accuratamente confrontato con la dottrina sociale della Chiesa, soprattutto quella del Concilio Vaticano II.
Per correttezza le cito il brano completo di Maritain:
“In quanto individuo, ciascuno di noi è un frammento di una specie, una parte di questo universo, un punto singolare della immensa rete di forze e di influenze cosmiche, etniche, storiche, di cui subisce le leggi; egli è sottomesso al determinismo del mondo fisico. Ma ognuno di noi è anche una persona, e in quanto persona non è sottomesso agli astri, sussiste intero della sussistenza stessa dell’anima spirituale, e questa è in lui un principio di unità creatrice, di indipendenza e di libertà” (https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://portale.unibas.it/site/home/didattica/formazione-degli-insegnanti/documento23240.html&ved=2ahUKEwif_piv3ryPAxXy9bsIHUZ8OU0QFnoECBkQAQ&usg=AOvVaw0bAjkic4ZkkNan38g9NhWY – da pag. 22) e
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://riviste.upra.org/index.php/ao/article/download/1508/1061&ved=2ahUKEwj175_06ryPAxWsnf0HHeleEoYQFnoECEAQAQ&usg=AOvVaw36BfvzTJi0So-JwD8kUihY
Caro padre Giovanni,
Eliminala ringrazio per la guida di riflessione che mi ha inviato. La ringrazio anche per i collegamenti bibliografici che generosamente mi ha fornito.
Comincerò dunque da lì… mentre leggo il testo di Maritain, La persona e il bene comune.
A proposito della menzione che mi fa della relazione dei Papi san Paolo VI e san Giovanni Paolo II con Maritain, ieri mi sono interessato all’argomento, ma ho iniziato a indagare da Pio XI, passando per Pio XII fino ad arrivare a Paolo VI. Non ho trovato riferimenti a Maritain né in Giovanni XXIII né in Benedetto XVI. Ma la mia sorpresa è stata trovare riferimenti in papa Francesco.
A questo proposito ho redatto alcuni appunti, che le trascrivo:
Il pontificato di papa Francesco offre un trattamento distinto della figura di Jacques Maritain. Papa Bergoglio non lo cita con la frequenza dei suoi predecessori, né in documenti di massimo rango, ma quando lo fa, lo integra in riflessioni di grande profondità spirituale e antropologica. Non si tratta di un uso ornamentale, poiché Francesco assume chiavi maritainiane per pensare la verità, la bellezza, l’amore e il senso della vita cristiana. In primo luogo, con il suo riferimento a un “tomismo vivo”.
Nel suo Discorso al Congresso Internazionale Tomista, il 22 settembre 2016, Francesco riprese un’espressione di Maritain per descrivere come deve coltivarsi oggi lo studio di san Tommaso d’Aquino: “È necessario promuovere, seguendo l’espressione di Jacques Maritain, un ‘tomismo vivo’, capace di rinnovarsi per rispondere alle domande di oggi. In tal modo, il tomismo avanza in un movimento vitale ‘sistolico e diastolico’: sistolico, perché è necessario concentrarsi nello studio dell’opera di san Tommaso nel suo contesto storico e culturale, per identificare i principi strutturali e coglierne l’originalità; diastolico, per rivolgersi al mondo di oggi in dialogo, assimilando criticamente ciò che è vero e giusto nella cultura dell’epoca.”
In queste parole, Francesco non inquadra Maritain nella formula conciliare dei “segni dei tempi” —come aveva fatto san Giovanni Paolo II—, ma adotta la categoria propria del filosofo: un tomismo che respira, che si contrae e si espande, fedele ai suoi principi e aperto al dialogo con la modernità.
Consideriamo anche i riferimenti di Francesco alla bellezza, all’arte e alla fede. Nella sua Lettera sul posto della letteratura nella formazione dei sacerdoti, del 20 gennaio 2023, Francesco citò una corrispondenza tra Jean Cocteau e Maritain: “Come Jean Cocteau scrisse a Jacques Maritain: ‘La letteratura è impossibile. Dobbiamo uscirne. Non serve tentare di uscirne attraverso la letteratura; solo l’amore e la fede ci permettono di uscire da noi stessi’. Tuttavia, possiamo davvero uscire da noi stessi se le sofferenze e le gioie degli altri non ardono nei nostri cuori? Qui, direi che, per noi come cristiani, nulla di ciò che è umano ci è indifferente.” La citazione rivela un punto centrale: per Francesco, come per Maritain, la bellezza e l’arte raggiungono la loro pienezza solo quando si aprono all’amore e alla fede.
EliminaUn altro tema abituale di Maritain è quello dell’amore al di sopra dell’intelligenza. Nel suo Messaggio al Presidente della Francia in occasione del Vertice di Parigi sull’Intelligenza Artificiale, l’11 febbraio 2024, Francesco riprese un’altra sentenza maritainiana: “Vi chiedo di dare per scontato il principio espresso così elegantemente da un altro grande filosofo francese, Jacques Maritain: L’amour vaut plus que l’intelligence (L’amore vale più dell’intelligenza, *Réflexions sur l’intelligence*, 1938).” Benché l’attribuzione bibliografica che qui fa Francesco possa essere discussa, il Papa argentino la impiega per sottolineare che la tecnica e il sapere sono veramente umani solo quando sono ordinati dalla carità.
E infine vorrei riferirmi a un’espressione molto suggestiva: “Mendicanti del cielo”. Nella sua Omelia del Mercoledì delle Ceneri, il 14 febbraio 2024, Francesco offrì uno dei suoi riferimenti più personali a Maritain: “Impariamo dalla preghiera a scoprire il nostro bisogno di Dio o, come Jacques Maritain lo espresse, che siamo ‘mendicanti del cielo’ (mendiants du Ciel), e così alimentare la speranza che, al di là delle nostre fragilità, c’è un Padre che ci aspetta a braccia aperte alla fine del nostro pellegrinaggio terreno.” L’espressione, tratta dalla biografia di Jean‑Luc Barré e da testi dello stesso Maritain, diventa qui una chiave di lettura della vita cristiana: un’esistenza segnata dalla coscienza della propria indigenza e dalla speranza nell’abbraccio finale del Padre.
Insomma, non è difficile notare che si tratta di una lettura teologica: papa Francesco non si limita a citare Jacques Maritain; lo incorpora come compagno di cammino nel suo magistero. Il “tomismo vivo” è il suo metodo per cercare la verità; l’apertura dell’arte all’amore e alla fede, il suo criterio per discernere la bellezza; la primazia dell’amore sull’intelligenza, la sua bussola etica; e la condizione di “mendicanti del cielo”, la sua autodefinizione spirituale. In lui, Maritain smette di essere solo un filosofo di riferimento per diventare uno specchio in cui il Papa riflette la propria comprensione della vocazione cristiana.
Padre Cavalcoli: Quel libro che lei cita (La personne et le bien commun ) è stato smentito dal grande pensatore tomista Charles De Koninck nel suo brillante lavoro "Sul primato del bene comune, contro i personalisti". Dovrebbe leggerlo per porre fine alla farsa maritaniana e alla sua distinzione criminale tra individuo e persona, fonte paradossale del totalitarismo democratico.
EliminaCaro P. Silvano,
Eliminanon sapevo nulla delle lodi a Maritain fatte da Papa Francesco. Evidentemente le parole di Papa Francesco hanno dato fastidio sia ai modernisti che ai passatisti, i quali non ne hanno fatto pubblicità.
Viceversa si tratta di parole molto importanti, perché non si tratta di semplici citazioni occasionali, ma di vere e proprie raccomandazioni delle virtù e della sapienza del grande filosofo e teologo francese.
Per questo possiamo dire senz’altro che, poiché il Papa fa riferimento a un pensatore cristiano, il fatto di raccomandarlo si può considerare certamente non solo come atto pastorale, ma come vero e proprio atto di magistero.
Considerando tutto ciò, la ringrazio di cuore per queste preziose informazioni che mi confermano nella mia ammirazione per Maritain, sostenuto da un ulteriore intervento pontificio molto significativo.
Caro P. Silvano,
Eliminadesideravo aggiungere qualche altra osservazione a quelle che ho già fatto.
Leggendo l’insieme di quanto lei mi dice, sono giunto alla netta impressione che la polemica contro Maritain nasconda in fondo la ben nota polemica dei passatisti contro le dottrine del Concilio Vaticano II e in particolare contro la dottrina sociale della Chiesa, che si è sviluppata al suo seguito.
Per quanto riguarda Meinvielle, ribadisco il mio dispiacere per il suo fraintendimento, ma mi sento in dovere nello stesso tempo di ribadire la mia ammirazione per altri suoi scritti, che conosco, e in particolare per il suo studio sulla storia dello gnosticismo, che come sappiamo è stato condannato da Papa Francesco, cosa che nessun Papa finora aveva fatto.
Caro Davide,
Eliminasu questo delicato argomento purtroppo Maritain non si è espresso con chiarezza e capisco che sia stato scambiato o per un liberale o per un marxista.
Tuttavia io conosco Maritain da sessant’anni e da quella data ho cominciato a studiare anche San Tommaso.
Per capire che cosa Maritain ha voluto dire con quelle parole, che sono state criticate, bisogna considerare il contesto estremamente ricco, che abbraccia diversi libri. Solo a questo punto si può dire di comprendere quale è stato il vero pensiero di Maritain, il quale ci mette al riparo sia dal liberalismo che dal marxismo, nonché da ogni forma di totalitarismo di destra o di sinistra e ci guida sul sentiero della dottrina sociale della Chiesa, che è sorta dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Caro padre: le mie note sono state prese da questo articolo:
Eliminahttps://contemplativeinthemud.com/2025/04/28/jacques-maritain-in-papal-perspective/
Caro P. Silvano,
Eliminale sono molto riconoscente per l’invio di questo interessante articolo, che dimostra quanto Maritain ha saputo lavorare per il bene della Chiesa, tanto da rendersi benemerito davanti a tre Papi, dei quali due sono stati proclamati santi.
Quello che dobbiamo augurarci è che questo grande maestro di sapienza cristiana possa mostrare per mezzo dei suoi discepoli tutta la grande luce che egli diffonde abbondantemente a favore del cammino che oggi dobbiamo fare per una vera realizzazione della riforma promossa dal Concilio Vaticano II, con particolare riferimento alla necessità di risolvere una buona volta il contrasto fra passatisti e modernisti.
Su questo punto il Maritain si mostra un esempio di conciliazione, di sana conservazione e di progresso.
Permettetemi un panino che ritengo possa essere molto suggestivo e illuminante. Considerando che, come ben dice lei, Cavalcoli, dobbiamo tenere bene presente che quella sfortunata frase di Maritain rimane completamente isolata nel contesto del suo pensiero manifestato in tutto il corpus maritainiano, e che non porta alcuna conseguenza, e che, come dice lei, guardare a quell'affermazione incidentale, di passaggio, isolata, per accusare Maritain di liberalismo è una mancanza di giustizia ed è un atto disonesto, si finisce per chiedersi... perché il padre Julio Meinvielle, così meritorio come è stato in altre sue opere, dedicate allo gnosticismo o articoli riferiti a Karl Rahner, perché ha fatto di questo piccolo punto debole in Maritain un mondo intero, scrivendo due grossi volumi al riguardo?
RispondiEliminaEbbene, io vi risponderò, perché forse a lei, che è italiano e non argentino, sfugge. Ed è il fatto che Meinvielle in Argentina, è ricordato solo da coloro che formano un ecosistema restaurazionista e nazionalista (di profili nazi-fascisti), perché a Meinville era molto chiara l'insistenza sulla predicazione della regalità temporale di Cristo manifestata attraverso l'unione Chiesa-Stato, sistema politico oggi moralmente impossibile.
Potrei dargli i nomi di questi meinvilliani che lo seguono a Meinville e criticano Maritain, semplicemente per la sua dottrina della democrazia e della separazione Chiesa-Stato: Enrique Díaz Araujo, Carlos Miguel Buela, Carlos Sacheri, Mario Díaz Araujo, Rubén Calderón Bouchet, Juan Antonio Widow, Antonio Caponnetto, Héctor Hernández, Juan Carlos Monedero, Alfredo Sáenz SJ, raggiungendo divulgatori come Javier Olivera Ravasi e altri.
Credimi, è questo il punto.
Caro P. Silvano,
Eliminadesideravo aggiungere qualche altra osservazione a quelle che ho già fatto.
Leggendo l’insieme di quanto lei mi dice, sono giunto alla netta impressione che la polemica contro Maritain nasconda in fondo la ben nota polemica dei passatisti contro le dottrine del Concilio Vaticano II e in particolare contro la dottrina sociale della Chiesa, che si è sviluppata al suo seguito.
Per quanto riguarda Meinvielle, ribadisco il mio dispiacere per il suo fraintendimento, ma mi sento in dovere nello stesso tempo di ribadire la mia ammirazione per altri suoi scritti, che conosco, e in particolare per il suo studio sulla storia dello gnosticismo, che come sappiamo è stato condannato da Papa Francesco, cosa che nessun Papa finora aveva fatto.
Oltre a Julio Meinvielle, confutarono Maritain Leopoldo Palacios con Il mito della nuova cristianità (ed. Rialp) e il P. Messineo S.J. con una serie di articoli.
RispondiEliminaBenché negli anni ’20 Maritain avesse goduto del favore di Pio XI per il suo contributo a Pourquoi Rome a parlé, in seguito ricevette il rimprovero della Santa Sede con gli articoli del P. Messineo su La Civiltà Cattolica, rivista ufficiosa della Santa Sede.
Nel 1963 fu eletto Papa Giovanni B. Montini, che assunse il nome di Paolo VI. Egli aveva tradotto in italiano testi di Umanesimo integrale ed era un entusiasta maritainiano. Da Paolo VI in poi, il pensiero di J. Maritain fu la concezione politica ufficiale dei Papi.
Caro Domenico,
Eliminail progetto maritainiano della nuova cristianità, che si trova in “Umanesimo integrale”, a parte l’espressione che non è stata ripresa dall’attuale dottrina sociale della Chiesa, corrisponde esattamente all’insegnamento sociale della Chiesa, soprattutto quello che troviamo nel Concilio Vaticano II e che è stato sviluppato dai Papi successivi.
Purtroppo questo progetto è stato frainteso, come se supponesse una analisi storica superata. Invece Maritain sapeva benissimo che la presenza cattolica nella società moderna non ha più le dimensioni che aveva nella società medioevale. La cristianità che Maritain propone non è quindi basata sulla religione di Stato, ma sulla libertà religiosa e la collaborazione tra fedeli di diverse religioni, compresi i non credenti.
Per quanto riguarda il Padre Messineo, non ho letto i suoi scritti. Infatti, conoscendo molto bene la validità del pensiero di Maritain e il fatto che esso sia stato raccomandato da tre Papi, non ho ritenuto utile consultarlo, considerando anche il fatto che si tratta di scritti prima del Concilio Vaticano II.
Per quanto riguarda Pio XII, so per certo che egli lo difese in occasione di lagnanze su Maritain, che erano giunte ai suoi orecchi.
Le faccio presente che Montini non tradusse “Umanesimo integrale”, ma i “Tre riformatori”.