Basta con la Terza Roma - Seconda Parte (2/2)

 

Basta con la Terza Roma

La guerra in Ucraina cesserà

quando Mosca si assoggetterà a Roma

 

Seconda Parte (2/2) 

Una successione apostolica senza la guida di Pietro

Un fatto che non cessa di sorprenderci nella Chiesa ortodossa è l’esistenza di un episcopato senza il Papa. Ci sono i successori degli apostoli, ma non ci sono i successori di Pietro. Questo fatto, se da una parte consente la presenza dei sacramenti, per cui è possibile la vita ecclesiale, la fede, la vita di grazia e la santità, dall’altra è sorgente di un’infinità di divisioni, controversie, reciproche accuse e condanne, scomuniche, esclusioni, divisioni, litigi, disobbedienze, scismi ed eresie. È evidente che manca quel fattore di unità, di reciprocità, di comunione, di dialogo, di concordia e di pace che è il Papa.

Manca il progresso dogmatico

I nostri fratelli ortodossi, si tratti della Seconda o della Terza Roma, sono rimasti fermi al 1054. Hanno una mentalità simile a quella dei lefevriani, fermi al 1959, data di inizio di quel nefasto evento, a loro dire, che fu il Concilio Vaticano II.

È interessante notare come nei nostri fratelli ortodossi non manchi però l’idea di progresso. Esso c’è stato, secondo loro, col passaggio dalla Prima Roma alla Seconda e con il passaggio dalla Seconda alla Terza. Ma in realtà non è stato un vero progresso, ma una decadenza e un allontanamento dalla verità.

In qualche modo gli scismatici Greci nel corso dei secoli dall’undicesimo ad oggi mantennero contatti col progresso culturale, scientifico, filosofico e sociale che si svolse nella Chiesa cattolica in concomitanza del progresso dogmatico avvenuto col succedersi dei Concili dedicati a temi antropologici ed ecclesiologici dei secc. XII-XVI. Al Concilio di Lione del 1274 e a quello di Firenze del 1439 fu addirittura ritrovata l’unione tra i delegati delle due parti, anche se purtroppo non venne ratificata dalla generalità degli ortodossi. Comunque, dopo la caduta di Costantinopoli restarono i contatti benchè solo saltuari fra cattolici ed ortodossi fino al Vaticano II, con la promozione dell’ecumenismo. Per esempio la Repubblica di Venezia ebbe sempre questi contatti pubblicando opere di autori orientali.

Invece l’ortodossia russa, ferma nel suo orgoglioso tradizionalismo ante 1054, come è noto, ignorò deliberatamente, considerandolo sovversione tutto quel progresso dogmatico cattolico di contenuto antropologico ed ecclesiale, associati all’Umanesimo e al Rinascimento, nonché alla riforma scientifica cartesiano-galileiana che avvennero nella Chiesa cattolica e nella cultura europea occidentale dal sec. XII al XVI.

Solo nel sec. XVIII con Pietro il grande e poi con Caterina II la società russa e la Chiesa ortodossa, accortesi di quanto erano rimaste indietro, si buttarono a capofitto a recuperare il tempo perduto, ma lo fecero con la foga di chi mangiando ingordamente e in fretta non digerisce bene il cibo ingerito, oltre al fatto che la scelta dei valori da assumere non cadde su quelli cattolici, cosa che sarebbe stata tutta di solo vantaggio per la Russia, ma sui temi sì moderni ma anche corrosivi del liberalismo e dell’ illuminismo, non certamente utili, per la loro faziosità, a  conciliare Occidente ed Oriente.

Da qui l’affastellamento disordinato dei temi assunti dall’Occidente, l’agitazione affannosa e tormentosa dalla quale fu percorsa la cultura russa sec. XIX, col nichilismo, il marxismo e l’anarchismo, che prepararono per il sec. XX il crollo del sistema zarista e la successiva sciagurata esperienza del comunismo sovietico.

Un cristianesimo strumentale alla propria identità nazionale

Il mondo ortodosso, per stabilire la verità di fede, mancando del riferimento al Papa, principio dell’unità universale della Chiesa e garante delle verità di fede, ricorre alla fede pre 1054. È fermo alle dottrine di fede precedenti il 1054 come salvaguardia e ad un tempo espressione della propria identità nazionale.

Il Russo, per esempio, considera la dottrina della fede ortodossa precedente il 1054 come salvaguardia dell’identità e dell’esistenza del popolo russo.  Accettare il cattolicesimo, per l’ortodosso russo, sarebbe come negare l’identità del popolo russo.

L’ortodosso non comprende che il cristianesimo non è fatto per fondare o garantire l’identità dei vari popoli, e quindi non può pretendere di trovare nella rivelazione una missione eccellente per il popolo russo, benché naturalmente non si esclude che ogni popolo possa avere ricevuto da Dio una speciale missione. Si pensi solo al popolo ebraico. La coscienza della propria identità nazionale è cosa certamente importante; ma essa ha una base semplicemente storica; non si fonda sulla rivelazione cristiana.

Invece l’ortodosso russo conserva la fede pre 1054 come garanzia e difesa dell’identità del popolo russo, considerando come già faceva Costantinopoli tale fede come superiore a quella cattolica sviluppatasi dopo il 1054. Ne viene che l’ortodosso russo considera il cattolicesimo come nemico della sua identità nazionale.

Ma questa è vera fede cristiana? O è strumentalizzazione della fede per scopi nazionalistici? O è idolatria della propria nazione e del proprio popolo? Ciò che sostanzialmente interessa all’ortodosso russo non sembra essere tanto la verità che conduce al cielo, ma la salvaguardia della propria identità nazionale. L’ortodossia è il presidio e l’espressione propria di questa identità.

La Chiesa ortodossa ucraina e la Chiesa ortodossa russa

Il popolo russo è sorto nel sec. XIII dal popolo ucraino, allorchè esso, cristianizzato da Costantinopoli, si espanse verso nord-est e nel contempo disgiunse, come sempre accade nella formazione dei popoli, da questa nuova formazione, che avrebbe dato luogo al popolo russo vero e proprio, distinto da quello ucraino.

Questa distinzione-separazione inizialmente fu pacifica e andò di pari passo col formarsi della Chiesa moscovita ad opera di quella kievana, finchè nel sec. XIV Mosca, acquistata importanza politica come principato, cominciò a prevalere su Kiev dando inizio a quella che sarebbe diventata la situazione odierna per la quale la Chiesa di Kiev è soggetta a quella di Mosca. Così nel 2018 si è verificata una spiacevole separazione-opposizione fra Kiev e Mosca, che è all’origine della guerra in Ucraina. Che cosa è successo?

Prendo da Wikipedia:

«La Chiesa ortodossa dell'Ucraina nasce il 15 dicembre 2018 durante il "concilio di riunificazione" celebratosi nella cattedrale di Santa Sofia di Kiev, in seguito alla decisione unanime dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina di unire le due Chiese ortodosse ucraine in una nuova Chiesa, sulla base della completa indipendenza canonica, come ufficialmente dichiarato l'11 ottobre precedente dal patriarca eucmenico di Costantinopoli Bartolomeo. Aderirono alla nascita della Chiesa ortodossa dell'Ucraina anche due vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Queste decisioni sono state sancite il 5 gennaio 2019, giorno in cui il patriarca Bartolomeo ha concesso il tomos che riconosce l'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina.

Queste decisioni sono state però fortemente contestate dalla Chiesa ortodossa russa, che riconosce l'Ucraina come territorio canonico appartenente alla sua unica ed esclusiva giurisdizione, e quindi ha denunciato lo "sconfinamento" del patriarcato di Costantinopoli. Questo ha portato alla rottura delle relazioni e della comunione ecclesiale tra Costantinopoli e Mosca, che considera illegale il concilio del 15 dicembre e scismatica la Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Questa crisi religiosa, chiamata "scisma ortodosso del 2018", affonda le sue radici anche in motivi politici, l'occupazione russa della Crimea e la conseguente annessione della Crimea alla Federazione Russa. L'autocefalia della Chiesa ucraina è infatti stata fortemente voluta e supportata dal presidente ucraino Petro Porosenko, collocato su posizioni filo-atlantiste e filo-europeiste.

Nel concilio del 15 dicembre 2018 è stato eletto "metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina" Epifanio, nuovo primate della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Il 13 dicembre 2019 si è completata la procedura per la soppressione legale delle due Chiese ortodosse precedenti, la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina.

Poco dopo il riconoscimento dell'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, Filarete, ultimo patriarca della "Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev", è entrato in contrasto con il nuovo metropolita Epifanio (pur da lui inizialmente sostenuto) per questioni interne di natura giurisdizionale. Il 20 giugno 2019 ha organizzato un sinodo con i suoi sostenitori annullando l'unificazione stabilita il 15 dicembre 2018 e rimettendosi a capo della sua antica Chiesa. Il 4 febbraio 2020 il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina ha sospeso Filarete dalle sue funzioni».

Che senso ha l’autocefalia?

Un istituto tradizionale nelle Chiese ortodosse, al quale tengono con tenacia, ma che però non ha nessun fondamento né evangelico né di naturale buon senso, è quello dell’autocefalia, causa comprensibile di infiniti equivoci, scappatoie, falsa libertà, disordini, controversie, finte sottomissioni, reali scismi e disobbedienze.

Con la concessione dell’autocefalia il superiore comanda e non comanda. Il suddito dipende e non dipende. Se il superiore comanda, dov’è l’autocefalia del suddito? Se non comanda in che cosa resta superiore? Se il suddito obbedisce, dov’è l’autocefalia? Se disobbedisce, come resta suddito?

E la cosa strana è che la Chiesa ortodossa, mantenendo l’istituto divino dell’episcopato, non manca di sensibilità giuridica e di senso della giurisdizione, quindi conosce il valore del comandare, dell’ubbidire e della dipendenza canonica, che non esclude affatto una giusta e ragionevole autonomia, ma sempre regolata, limitata e vincolata dall’obbedienza; altrimenti dove andrebbero a finire la disciplina ecclesiastica,  l’amministrazione della giustizia, la concordia e l’ordine gerarchico della comunità?

Invece purtroppo gli ortodossi, con questo istituto ibrido e contradditorio dell’«autocefalia» a causa della mancanza del riferimento giuridico supremo, quello al Sommo Pontefice, si trovano sempre in un’equivoca via di mezzo tra l’anarchia scambiata per libertà e l’ordine giuridico, garanzia della vera libertà, della giustizia e della pace.

La «martoriata Ucraina»

Spesso sentiamo parlare qui in Occidente della «martoriata Ucraina», espressione senz’altro verace, perché immense sono le sofferenze che i Russi stanno cagionando all’Ucraina, ma che tuttavia non dice tutta la verità; e per risolvere i conflitti bisogna mettere in opera tutta la verità. Occorre pertanto tener presente che il presentare l’Ucraina come vittima innocente di un’ingiusta aggressione non è tutta la verità. Anche l’Ucraina ha i suoi torti davanti alla Chiesa, ai cattolici come agli ortodossi e alla comunità internazionale.

L’Ucraina, come ebbe a dire San Giovanni Paolo II, avrebbe una missione privilegiata e paradigmatica nel campo dell’ecumenismo cattolico-ortodosso solo che si decidesse a mettere in pratica le indicazioni che un questo campo ci offre il Concilio Vaticano II, perché da secoli un essa convivono una comunità cattolica e una ortodossa e si trova proprio nel punto di contatto e congiunzione fra Occidente e Oriente.

Il guaio per non dire la tragedia è che, mentre altre nazioni europee che rimasero divise nel sec. XVI tra cattolici e non-cattolici, dopo il drammatico periodo delle guerre di religione, poi hanno trovato un modus vivendi tra le opposte comunità, l’Ucraina ha sempre vissuto questa divisione in modo sanguinoso, nell’incapacità, per conseguenza, di raggiungere non solo l’interna pace religiosa, ma anche un’unitaria coscienza e identità nazionale.

L’Ucraina potrebbe essere paragonata ad una donna pregevole ma leggera e volubile, che fa l’occhiolino simultaneamente a due pretendenti senza decidersi per nessuno dei due, al contempo illudendoli entrambi e tenendo un sospeso entrambi, i quali ovviamente cominciano a litigare fra loro per il possesso della donna. Ma chi ci va di mezzo in queste situazioni è proprio la stolta e frivola donna, perché, benché desiderata da entrambi, finisce per essere odiata da entrambi per la sua doppiezza, mentre essi stessi, come ho detto, litigano fra di loro per il possesso di questa donna.

Occorre dunque che l’Ucraina, in un supremo sforzo di leale e coerente valorizzazione delle sue risorse religiose e nazionali[1], si decida una buona volta a scegliere fra la Prima e la Terza Roma senza avere dubbi in proposito, ma tornando cioè all’Ucraina del suo fondatore come Chiesa e come nazione: San Vladimiro, Re di Kiev e dei Russi nella comunione con la Chiesa romana.

Non occorre una Terza Roma; basta la Prima e ce n’è d’avanzo

Il marasma di gravità inaudita nel quale sono precipitati l’Ortodossia russa e in generale l’intero mondo ortodosso col dar luogo addirittura, come ha detto Papa Francesco, ad una guerra che minaccia di trasformarsi in conflitto nucleare, ci dà la misura e il quadro chiaro e drammatico, per chi sa tenere gli occhi aperti e imparare dalla storia, di che cosa produce il separarsi dalla sede di Pietro.

La frattura gravissima mai accaduta nel mondo ortodosso ormai è evidente e sotto gli occhi di tutti: la Seconda Roma, che mai è stata in buoni rapporti con la Terza, che ha voluto sorpassarla, oggi si è posta con lei in tale contrasto che è evidente il parteggiare del Patriarca Bartolomeo e degli altri Patriarcati ortodossi, con i nemici dei Russi: gli Americani e l’Unione Europea. Sembra esser tornati alle guerre di religione del sec. XVI, con la differenza che allora non esistevano le armi atomiche. E il Papa? Ha contatti con Zelensky, ma suo desiderio sarebbe poter incontrare Cirillo.

È chiaro che Costantinopoli non ha mai digerito la dottrina della Terza Roma, benché sia stata lei a inventare quella della Seconda. Ma d’altra parte essa dovrebbe riflettere: lo scisma che essa ha praticato da Roma, Mosca lo ha praticato contro di lei. La stessa superbia che Costantinopoli ha usato verso Roma, Mosca l’ha usata verso Costantinopoli. E adesso i nodi si riducono al pettine ed appare più che mai tragica la stoltezza sia della Seconda Roma che quella della Terza. Roma è una sola: la sede del Vescovo di Roma, successore di Pietro, Pastore universale della Chiesa.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 25 luglio 2024

San Giacomo Apostolo


Il mondo ortodosso, per stabilire la verità di fede, mancando del riferimento al Papa, principio dell’unità universale della Chiesa e garante delle verità di fede, ricorre alla fede pre 1054. È fermo alle dottrine di fede precedenti il 1054 come salvaguardia e ad un tempo espressione della propria identità nazionale.

Il Russo, per esempio, considera la dottrina della fede ortodossa precedente il 1054 come salvaguardia dell’identità e dell’esistenza del popolo russo.  Accettare il cattolicesimo, per l’ortodosso russo, sarebbe come negare l’identità del popolo russo.

L’ortodosso non comprende che il cristianesimo non è fatto per fondare o garantire l’identità dei vari popoli, e quindi non può pretendere di trovare nella rivelazione una missione eccellente per il popolo russo, benché naturalmente non si esclude che ogni popolo possa avere ricevuto da Dio una speciale missione. Si pensi solo al popolo ebraico. La coscienza della propria identità nazionale è cosa certamente importante; ma essa ha una base semplicemente storica; non si fonda sulla rivelazione cristiana.

Invece l’ortodosso russo conserva la fede pre 1054 come garanzia e difesa dell’identità del popolo russo, considerando, come già faceva Costantinopoli, tale fede come superiore a quella cattolica sviluppatasi dopo il 1054. Ne viene che l’ortodosso russo considera il cattolicesimo come nemico della sua identità nazionale.

Immagini da Internet:
- Cattedrale di San Basilio, Mosca
- Basilica di San Pietro, Roma


[1] Cf Massimo Vassallo, Storia dell’Ucraina dai tempi più antichi ad oggi, Edizioni Mimesis, Milano 2020; Yaroslav Hrystak, Storia dell’Ucraina dal medioevo ad oggi,Il Mulino, Bologna 2023.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.