Sulla differenza fra il corpo e lo spirito - Quinta Parte (5/6)

 

Sulla differenza fra il corpo e lo spirito

Quinta Parte (5/6)

 Forma e figura

Non bisogna confondere la forma con la figura o sagoma. La forma è la determinatezza dell’ente che lo rende questo tale ente; è un principio ontologico intellegibile di compiutezza, perfezione, armonia, unità e totalità dell’ente. La figura è l’aspetto esteriore sensibile, tridimensionale, delimitato e circoscritto di un corpo o di una sostanza materiale, aspetto divisibile in parti, che copre la determinata superficie o il determinato volume del corpo. La figura o schema (gr. schema) può essere tratteggiata dal disegnatore o fotografata. La forma è oggetto dell’intelletto o definita filosoficamente. 

Il rapporto tra forma del corpo e quantità sta nel fatto che la materia segnata dalla quantità consente alla forma di essere forma di quella data materia. Se una data sfera di bronzo ha quella data forma piccola o grande è perché è quella data quantità di bronzo che consente alla forma della sfera di dar forma a quella data quantità di bronzo.

L’anima dà forma al corpo secondo una data figura perché è la stessa quantità di materia del corpo che consente all’anima di dargli quella figura. In tal senso la materia umana è causa materiale della stessa natura umana.

Può cambiare la figura, la struttura o configurazione esterna accidentale storica di un corpo, di una cosa, di una società o di una sostanza, ma la forma non cambia. Possono perderla e diventare qualcos’altro. Ma la forma in se stessa, come forma intellegibile o essenza è sempre quella.

La forma come tale è atemporale, non è immersa nel tempo ed è quindi immutabile. La forma dell’uomo o del fuoco o del cane è sempre quella. Non può non essere quella. Se essa mutasse l’uomo non sarebbe più uomo, il fuoco non sarebbe più fuoco, il cane non sarebbe più cane.

La forma può essere grande o piccola, finita o infinita, intensa o fioca, inerente o sussistente, intrinseca o estrinseca, ma in se stessa è immutabile. Non muta la forma, ma il composto che ha quella data forma. Muta la figura, non la forma.

Se quindi parliamo di un riformare o deformare ci riferiamo a ciò che in certi costumi, comportamenti, istituzioni, abitudini o strutture è da correggere o viene falsato rispetto a un modello o ideale morale formale come tale immutabile, al di là del divenire. Riformare la Chiesa non vuol dire mutarne la forma, ma al contrario farla tornare a quella forma ideale eterna, che Cristo ha voluto. Deformare una condotta di vita non è un mutare la sua forma, ma vuol dire allontanare quella vita da quella forma immutabile che essa deve avere per essere buona.

La figura di un uomo è rappresentabile o disegnabile o delineabile nel ritratto o nella foto ed è immaginata nella memoria. Col termine «forma» di un uomo si può intendere la figura; tuttavia la forma dell’uomo, propriamente, è l’anima.

La forma di un’automobile, invece, è semplicemente ciò che appare alla vista come qualcosa di esteso, sensibile e misurabile ed immaginabile, che evidentemente non ha nulla a che vedere con l’anima, che peraltro riguarda solo i viventi e non i non-viventi naturali o artificiali che siano.

Un computer, una macchina di alta perfezione tecnica può sembrare di avere un’anima; può sembrar dotata della capacità di ragionare e di parlare; ma in realtà essa non esprime altro che delle reazioni meccaniche e deterministiche, secondo leggi fisiche, mediante simboli o segni convenzionali, alla sollecitazione dell’intervento o comando umano.

La forma propriamente dà forma alla sostanza. Si ha allora la forma sostanziale. Ancor in senso più proprio la forma è l’anima, benché si possa parlare di forma anche di corpi inanimati: la forma di una molecola, di un atomo, di un cristallo.

Ma allora si tratta piuttosto della figura. Si tratta piuttosto dei corpi solidi. Quelli gassosi – una nuvola – hanno una forma imprecisa. Si può parlare di forma anche a proposito di insiemi: la forma di una galassia, di uno sciame di api, di un gregge, di un plotone. I liquidi assumono la forma del loro contenitore. La luce e l’elettromagnetismo sono corpi dalla forma attivissima, mobilissima, irraggiante, rifrangente ed espansiva.

Testi tomistici sulla forma

«Secondo l’ordine delle cose, alla forma conviene anzitutto l’essere una natura perché di nulla si dice che ha una natura se non in quanto ha una forma. Per cui risulta che innanzitutto e propriamente è detta natura la sostanza, ossia la forma di quelle cose che hanno in sé il principio del moto in quanto tale», in II Met.,c.V, n.825.

«Le forme propriamente non hanno l’essere, ma sono ciò per cui certe cose hanno l’essere. Per cui se il divenire è la via all’essere, divengono solo quelle cose le quali hanno l’essere grazie alla forma. Le forme invece cominciano ad essere al modo in cui sono in quei prodotti che per esse acquistano l’essere», In Met., l,VII, c.VIII, n.1419.

«Rimanendo la forma è necessario che la cosa abbia l’essere. Grazie alla forma infatti la sostanza è suscettibile di ciò che è essere», Contra Gentes, II, c.55.

«La forma è di per sé comunicabile. Ma il fatto che la si trovi in un singolo è dovuto alla materia dovuta a quella specie», In I Sent., D.19, q.4, a.2. Se invece si tratta di una forma pura o sussistente, come l’angelo o l’anima umana, allora è individuata per se stessa.

La forma sussistente coincide con l’essenza dell’ente o della sostanza. «La forma non sussistente non è l’essenza, ma parte dell’essenza» (De Pot., q.3, a.11, 11m).

«Tutte le forme separate sono intelligibili in atto ed anche degli intelletti», Sum. Theol.,III, q.75,a.6. Si tratta della sostanza spirituale: dell’anima umana, dell’angelo e di Dio. L’anima umana è distinta dal corpo mentre l’uomo vive, ma ad esso unita, per formare la persona umana. Dopo morte essa vive separatamente dal corpo ormai divenuto cadavere. Essa è intellegibile in atto perchè separata dalla materia ed è un intelletto nel senso che, come l’angelo, il suo vivere ed agire è puramente intellettuale e spirituale, mentre solo Dio è intelletto sussistente in atto d’intendere.

«Occorre che ciò per cui qualcosa opera sia la sua forma: nulla infatti agisce se non è in atto; ora, qualcosa non è in atto se non per la sua forma; per questo Aristotele dimostra che l’anima è forma per il fatto che l’animale vive e sente per la sua forma», Contra Gentes, II, c.59.«Ogni forma o è la stessa natura della cosa, come nelle sostanze semplici, oppure costituisce la natura della cosa, come nelle sostanze composte», Sum. Theol. III q.13, a.1.

«Appartiene alla forma trovarsi in ciò di cui essa è forma», Sum. Theol., I, q.49, a.1, quando la forma si trova in un soggetto materiale. Invece la forma separata non si trova in un soggetto, ma sussiste da sé.

«La forma composta con la materia (il composto umano), non la semplice forma (angelo), è collocata nel genere (animale) e nella specie (razionale)», Sum. Theol. I,q.76, a.3. Nel caso dell’uomo gli individui stanno sotto la specie. Invece la forma semplice, ossia quella angelica, è una specie a sé. Cioè ogni individualità angelica è una specie, perché non ha un corpo che stia all’origine delle differenze individuali. Il genere nell’angelo si differenzia per differenze specifiche, mentre nei composti le differenze dipendono dalla materia, cosicchè si danno molti individui al di sotto di una sola specie. «La forma di una specie si moltiplica solo secondo la materia», Sum. Theol.,I, q.41, a.6. «La materia è principio di distinzione secondo il numero nella stessa specie», De potentia, q.2, a.4.

«Ogni forma esistente in un soggetto, per il quale essa è individuata, è comune a molti secondo la realtà o secondo ragione, non però le forme sussistenti», Sum. Theol., I, q.13, a.9. Secondo ragione sono le distinzioni matematiche, le quali mantengono la distinzione individuale secondo la quantità, che ovviante è legata alla materia. Mentre, come insegna San Tommaso[1], la materia segnata dalla quantità è il principio dell’individuazione degli individui di una specie composta di materia e forma, la forma spirituale, sia essa umana che angelica, è individuata per se stessa al momento della creazione.  Quindi, per quanto riguarda l’anima umana, quando Dio crea una data anima, la crea già individuata per quel dato corpo, così che vi sia una perfetta corrispondenza reciproca[2]. Per questo nell’uomo il principio d’individuazione è duplice: materiale e spirituale.

Nella forma umana la specie è completa solo con la materia, e l’individuo è uno dei tanti individui della stessa specie. Invece nella forma separata (l’angelo) la specie coincide con l’individuo per il fatto che, non dovendo informare una materia, l’individuo non dipende dalla materia segnata dalla quantità.

Così mentre la specie umana ha sotto di sé degli individui distinti dalla specie, benché la specie si predichi dell’individuo, la specie angelica non ha sotto di sé degli individui, ma, in quanto priva di materia, è una specie a sé, già individua per se stessa come specie. Qui infatti la sostanza o persona non è individuata dalla materia, che non c’è, ma è individuata da se stessa.

Così tra gli angeli la differenza tra angelo e angelo è formale o specifica, diversamente da quanto accade tra due individui umani, i quali appartengono alla stessa specie umana e sono quindi diversi non specificamente ma solo individualmente. Se un norvegese ha il naso corto e l’arabo ha il naso lungo, ciò non dipende dal fatto che appartengono a sostanze di specie differente, ma dipende dalle differenti dimensioni della componente materiale della loro comune natura umana.

Tuttavia bisogna fare attenzione al fatto che, se vogliamo essere precisi, la diversità tra uomo e uomo non si riduce a una semplice diversità individuale dovuta solo alla materia, come avviene negli animali. Infatti la forma umana, pur essendo forma di un corpo, è tuttavia sussistente come quella degli angeli. Ciò comporta il fatto che anche nel caso della natura umana tra individuo e individuo possono darsi delle differenze formali o specifiche.

È il caso della differenza fra uomo e donna, per la quale l’anima maschile è specificamente differente dall’anima femminile[3] senza che ciò spezzi l’unità e identità specifica della comune specie umana, la quale diventa così genere subalterno rispetto all’animalità, che è il genere di cui la natura umana è differenza.

Ciò vuol dire allora che nel caso della natura umana la specie diventa genere subalterno all’animalità, in modo tale che diventa differenza specifica ossia specie ciò che nell’animale è semplice diversità individuale, ossia la differenza sessuale. È vero infatti che la differenza sessuale è presente anche negli animali, ma qui essa tocca solo il corpo e non l’anima, dato che l’anima è mortale e non è una forma sussistente.

Occorre tuttavia tener presente che per la fede cristiana la futura risurrezione fisica non riguarda solo il nostro corpo, ma l’intera creazione, come profetizza San Paolo: «tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto» (Rm 8,22). E a queste parole dell’Apostolo fa eco la Gaudium et spes del Concilio Vaticano II quando afferma che nella risurrezione futura «ritroveremo tutti i buoni frutti della terra e della nostra operosità, purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati» (n.39).

Dunque anche la vita del mondo vegetale ed animale, benché l’anima qui sia mortale, è destinata a risorgere, anche se non sappiamo come. Infatti mentre l’immortalità dell’anima umana è filosoficamente dimostrabile, la filosofia ci dice che quella infraumana è mortale e si risolve nella materia dalla quale Dio la educe mediante i genitori; ma non supera la corporeità come lo spirito. Tuttavia nulla impedisce a Dio di edurre di nuovo dalla materia la vita vegetativa e animale, anche se non sappiamo come potranno risorgere quel dato gatto o cane o pianta di rose o di gelsomini col loro caratteristico profumo.

Ma nel caso della natura umana esser uomo o donna si distingue per una differenza formale ed essenziale, scientificamente rilevabile. Tra uomo e donna esiste una differenza formale e specifica in quanto femminilità e mascolinità sono differenze del genere uomo. Invece tra questo e quell’uomo, tra questa e quella donna esiste solo una diversità materiale o individuale.

Esistono cinque gradi di forme: l’elementare, la mista, la vegetativa, la sensitiva e l’intellettuale, Contra Gentes, II, c.67.

Il corpo è distinto dall’anima, ma l’animalità si predica per sé dell’uomo e non accidentalmente, come se in lui la forma dell’animalità fosse distinta dalla forma umana. L’anima è una sola, se no l’uomo si dividerebbe in due sostanze. L’uomo non ha due anime, ma la medesima anima spirituale contiene in sé virtualmente quella sensitiva e quella vegetativa.

«Nelle sostanze semplici ed immateriali la forma e ciò di cui è forma sono la stessa cosa», Sum. Theol., I, q.39, a.5, 2m. La forma non è forma di qualcosa, ma è un qualcosa la stessa forma.            

«Ogni forma è di per sé comunicabile», Sum. Theol., I, q.3, a.2, 3m. Comunicabile ontologicamente ed intenzionalmente. Ontologicamente, in quanto una specie può essere comunicata a più individui; intenzionalmente, in quanto una forma separata può essere comunicata ad un'altra per via di conoscenza. In questo senso «Ogni forma è di per sé universale». In IV Sent., D.50, q,1, a.3.

«Ciò per cui innanzitutto qualcosa opera è la sua forma», Sum. Theol., I, q.76, a.1. Infatti ogni ente ha un suo modo o forma di operazione. L’uomo opera da uomo, l’animale da animale, l’angelo e via discorrendo.

«Ogni forma, considerata in astratto, è infinita», In I Sent., D.43, q.1, a.1. Verso l’alto (Dio) è finita dal suo essere finito; verso il basso (la materia) è infinita in quanto, come forma specifica, contiene sotto di sé un numero infinito di individui. La forma del cane o del leone, per esempio, ha sotto di sé infiniti cani o leoni possibili. La forma angelica ha un potere attivo molto superiore al nostro, perché conosce la natura intuitivamente.

La distinzione delle forme è duplice: specifica o formale, secondo la diversità delle essenze e materiale o numerica, secondo la distinzione dei soggetti materiali.

Assiomatica tomistica della materia

«Si dice comunemente materia ciò che è nel genere della sostanza come una certa potenza, intesa a parte di ogni specie, soggetto e privazione», De spiritualibus creaturis, c.1. Vuol dire che è sostanza, ma non specificata, non soggettata in altro e senza considerare la privazione o non privazione della forma.

«La materia è soggetto primo soggiacente non solo ai movimenti secondo la qualità e gli altri accidenti, ma anche ai mutamenti secondo la sostanza» (In VII Met., lect.2, n.1286). «La materia non può esistere in altro, dato che essa è il primo soggetto», Sum. Theol.,I, q.3,a.2, 3m. «Per cui, dato che in tutte le trasmutazioni c’è, oltre al contrario, un terzo» (le due forme che si danno il cambio più la materia) «che è detto materia, è necessario che ciò che è trasformato o soggetto alla trasformazione di per sé sia in potenza ad entrambi i contrari, altrimenti non sarebbe suscettivo di entrambi né una cosa potrebbe mutarsi in un’altra» (In XII Met., lect.2, n.2431).

La materia, per quanto umile sia il suo essere, non è contraria allo spirito. Ne è distinta ed ha con lui una lontana analogia sul piano dell’essere. Essa è buona e creata da Dio: «Benchè la materia prima sia informe, tuttavia vi è in lei una imitazione della prima forma» (Dio), «e per quanto debole sia il suo essere, tuttavia esso è una similitudine del primo ente e per questo può avere una somiglianza con Dio», De Ver., q.3, a.5.

«La materia prima è massimamente in potenza e principio imperfettissimo: né tale potenza della materia, dato anche che sia la sua essenza, è potenza all’operazione, ma all’essere», Sum. Theol, I, q.46, a.1, 3m.

«La materia prima, benchè di per sé non possa avere l’essere, tuttavia può essere considerata per se stessa», De veritate, q.3, a.5, m 3m. «La materia è ingenerabile ed incorruttibile», Sum. Theol., I, q.46, a.1, 3m. La materia prima è la sua potenza passiva» Sum. Theol., q.54, a.3, 1; «non c’è in essa alcuna potenza attiva», Sum. Theol., III, q.32, a.4.

Le parti di un tutto «hanno ragione di materia: il tutto ha ragione di forma» Sum. Theol., I, q.7, a.2, 3. «La materia prima è una soltanto secondo un’unità di ordine», Sum. Theol., I, q.66, a.2, 1m. Si tratta dell’unità della sostanza composta, la quale ordina la materia secondo un certo ordine.  

«La materia nuda di ogni forma non è per nulla diversificata», in I Sent., D.34, q.1, 2; «la materia non è divisibile se non per la quantità», Sum. Theol., I, q.50, a.2; «l’indivisibilità della materia non è al modo di punto», in II Sent., D.30, q.2, a.1; «la materia intellegibile è posta nella definizione della quantità; non invece la materia sensibile», Sum. Theol., I, q.85, a.1, 2.

«La prima forma che è ricevuta dalla materia è la corporeità, della quale essa non è mai spoglia. Per questo la forma della corporeità è in ogni materia e la materia non si trova se non nei corpi», In I Sent., D.8, q.5, a.2. «Ogni forma, prima della quale non può esserci nella materia alcuna diversità e neppure esser pensata, la investe totalmente. Ma prima della corporeità non può intendersi alcuna diversità, perché la diversità presuppone delle parti, che non possono esistere se non si presuppone la divisibilità, che consegue alla quantità, la quale non può esistere senza la corporeità», In II Sent., D.3, q.1., il che implica la presenza della forma che dà forma alla materia.

«Le sostanze che non hanno materia non hanno una causa del loro essere che muti dalla potenza all’atto e neppure una causa formale», Sum. Theol., I, q.61, a.1, 2m. Infatti si tratta delle forme separate o sostanze spirituali. Esse, non essendo composte di materia e forma, non sono soggette al divenire, ma sono immutabili ed essendo forme già per se stesse, non sono a loro volta formate, come se avessero della materia.

«La sostanza corporale ha il fatto di essere soggetto di accidenti dalla materia, alla quale primariamente conviene essere soggetto», in IV Sent. D.2, q.1, a.1, q.3.

Considerazioni sulla materia

Diversa è la considerazione della materia fatta dal fisico, dal matematico e dal filosofo. Tutti e tre affrontano un dato partendo dell’esperienza sensibile molteplice e in divenire nello spaziotempo. Tuttavia il termine «materia» non ha lo stesso significato in fisica, in matematica e in filosofia.

La materia non è oggetto della fisica e della filosofia allo stesso modo, anche se indubbiamente esiste una somiglianza di approcci. In fisica e metafisica si tratta della materia reale. In matematica si tratta di materia quanta immaginabile, ente di ragione astratto dal dato sensibile.

Col termine materia il fisico intende ciò che è oggetto quantificabile e misurabile dell’esperienza sensibile metodica accompagnata dal calcolo e dalla misurazione. Questo dato dell’esperienza, il fenomeno fisico, può essere statico o inerte, e in tal caso il fisico parla di materia. Oppure può essere dinamico e attivo. Può essere un fenomeno in movimento, che irradia, trasforma, influisce, muta, muove. Allora il fisico parla di energia.

Come spiega il Maritain,

 

«la materia e l’energia della fisica sono entità fisico-matematiche costruite dallo spirito per esprimere il reale e che corrispondono simbolicamente a ciò che il filosofo chiama “accidenti propri” o le proprietà strutturali della sostanza materiale (la “quantità” e le “qualità”).

 

Ciò che noi possiamo dire dal punto di vista del sapere filosofico od ontologico, è quindi che la sostanza corporea, considerata in questo e quell’elemento della tavola periodica (e che ci viene palesata solo simbolicamente sotto l’aspetto dell’”atomo” dello scienziato) possiede, in virtù dei propri accidenti o proprietà strutturali, una certa organizzazione nello spazio (che ci viene palesata solo simbolicamente sotto i tratti del sistema degli elettroni, protoni, neutroni ecc. dello scienziato) e una attività specifica che deriva dalla sua essenza stessa (e che ci viene palesata solo simbolicamente come “energia” investita nel sistema in questione). Questa attività naturale della sostanza corporea si traduce, per l’immaginazione filosofica che lavora sui dati della scienza, nell’azione che le particelle che compongono l’atomo esercitano le une sulle altre e da cui dipende il moto degli elettroni intorno al nucleo»[4].

All’esperienza metodica del fisico fa seguito la descrizione dettagliata sistematica dei fenomeni fisici, che si esprime nella formulazione delle leggi fisiche o l’elaborazione della teoria fisica. La materia fenomenica può essere solida (es. roccia), liquida (es. acqua), gassosa (es. ossigeno), irraggiante (es. luce, onde sonore o elettromagnetiche).

All’esperienza del filosofo fa seguito l’elucidazione della sostanza materiale, dei suoi accidenti, dei suoi princìpi e delle sue parti. La sostanza materiale può essere naturale o artificiale; artificiale se effetto della tecnica umana; la naturale può essere elementare o mista, non vivente o vivente; vivente vegetale, animale e umana.

Noi non possiamo conoscere l’essenza della materia direttamente ed intellettualmente così da prescindere dalla forma; conosciamo solo la materia formata, cioè la sostanza materiale. Che esista la materia lo deduciamo dall’esperienza delle trasformazioni sostanziali: vediamo che un medesimo soggetto soggiace a diverse forme che successivamente lo informano. Quel soggetto è la materia.

La materia è dunque ciò che ha una forma; è ciò che può ricevere diverse forme. La materia è ciò di cui qualcosa è fatto. La materia di qualcosa è ciò che può servire per fare qualcos’altro. Ci può essere forma senza materia, ma non materia senza forma. Si può certo immaginare una materia informe; ma non ne abbiamo esperienza. Solo la materia formata ha a che fare con i nostri sensi.

Non la percepiamo direttamente, ma solo in quanto è informata da una forma sensibile con certe sue qualità, forma estesa, stabile o in moto, solida o liquida, fragile o robusta, pesante o leggera, dura o morbida, densa o rarefatta, liscia o ruvida, trasparente od opaca, secca od umida, odorosa, gustosa, sonora, visibile, tangibile: un corpo, la terra, il fuoco, l’acqua, l’aria, un suono, un raggio di luce, un’opera d’arte.

Possiamo descrivere in tal modo le proprietà generali della materia in quanto attuata dalla forma e dagli accidenti e proprietà della sostanza: quantità, estensione, mutabilità, figura, impenetrabilità, divisibilità, individualità, molteplicità, gravità, forza. Proprietà speciali: elasticità, mollezza, durezza, densità, rarità, spessità, trasparenza, permeabilità, plasmabilità, resistenza, cedevolezza, frangibilità.

Il rapporto della forma con la materia

Il rapporto dello spirito col corpo e quello dell’anima col corpo li comprendiamo sulla base della comprensione del rapporto della materia con la forma. E questo rapporto a sua volta si comprende sulla base della distinzione fra la potenza e l’atto di essere. La materia è ciò che può avere o ricevere una forma. È il soggetto della trasformazione sostanziale.

Materia e forma appartengono sia al piano dell’essere che a quello del pensiero, sia al piano della realtà che a quello della logica. L’essenza, l’essere, la natura sono forme ma anche il concetto, l’idea o il pensiero sono forma o hanno una forma. C’è una materia della statua e c’è una materia del conoscere. C’è una materia del legno e c’è una materia del discorso.

Così come esiste la materia di una statua o di un corpo, esiste la materia e la, materia di un discorso, esiste forma e il contenuto di un discorso, esiste la logica formale e la logica materiale, il concetto formale e il concetto oggettivo, l’oggetto logico formale e l’oggetto logico materiale, la materia e la forma della conoscenza, dell’azione e della morale, forma reale, forma logica, forma scientifica.

La materia fisica si diversifica a seconda di ciò di cui è materia. Deve essere adatta alla forma della quale essa è soggetto. Dev’essere adatta alla trasformazione: la materia del marmo non può essere soggetto della materia del corpo vivente.

La materia fisica od ontologica di una mela non è adatta ad essere la materia dell’elettricità. Diversa è la materia del legno, del marmo, del fuoco, della luce, dell’acqua, del gas, dell’onda elettromagnetica, dell’atomo, del sole, di una nuvola, del corpo vivente. Diversa è la materia della conoscenza, di un discorso, di un esame, di un argomento, di un trattato, di un sacramento. 

Dice San Tommaso:

«la materia viene in qualche modo finitizzata dalla forma e la forma per mezzo della materia. La materia indubbiamente, in quanto materia, per mezzo della forma, prima di ricevere la forma è una potenza a molte forme; ma quando ne riceve una è terminata ad essa. La forma è finita per mezzo della materia, in quanto la forma, in se considerata, è comune a molte forme; ma nel momento in cui è ricevuta nella materia, diventa determinatamente forma di quella cosa.

Ma la materia è perfezionata dalla forma per la quale è finitizzata, e quindi l’infinito che si attribuisce alla materia, ha ragione di imperfetto; è infatti quasi materia che non ha forma. Però la forma non è perfezionata dalla materia, ma piuttosto per essa la sua ampiezza si contrae; per cui l’infinito che sta dalla parte della forma non determinata dalla materia, ha ragione di perfetto» (Sum. Theol., I, q.7, a.1).

Le nozioni di corpo e spirito sono nozioni ad un tempo filosofiche e bibliche. Per questo sono anche nozioni di fede insegnate dal dogma cattolico. La Chiesa ha sentito il bisogno di formulare una definizione dogmatica per fare chiarezza e dar certezza, perché, sebbene si tratti di cose di per sé dimostrabili dalla ragione, la loro conoscenza non è facile, come dimostra la storia degli errori filosofici al riguardo.

La dottrina più sicura al riguardo è quella di Aristotele, con le categorie di materia (yle, ypokèimenon) e forma (morfè, eidos, usìa). Per questo la Chiesa ha fatto suoi questi termini e li ha usati per la sua dogmatica. Infatti, per Aristotele lo spirito è pura forma sussistente senza materia o separata dalla materia: usìa coristé. Aristotele non usa la parola pneuma, usata invece da San Paolo e dalla Bibbia ebraica: rùach. Morfè si riferisce allo spirito unito al corpo, ossia alla forma sostanziale della materia, Quindi l’anima umana unita al corpo è morfè, forma.,

Eidos, specie, species, è la forma in quanto la forma dà l’essenza (puro spirito) o concorre a dare l’essenza alla cosa o alla sostanza (composta di materia e forma).  Il corpo può essere la sostanza materiale, composta di materia e forma. Può essere inanimato o animato. È quella che il Concilio chiama creatura corporalis o semplicemente corpus.

Però bisogna fare attenzione che col termine corpus, se ci riferiamo all’uomo, possiamo intendere due cose diverse: o la parte materiale della natura umana, mentre l’altra è l’anima; oppure possiamo intendere il corpo umano vivo ovvero lo stesso uomo, in quanto corpo animato da un’anima spirituale.

Quindi nell’uomo il rapporto dell’anima col corpo non è la stessa cosa del rapporto della forma con la materia e non è la stessa cosa del rapporto dello spirito col corpo, intendendo per spirito il puro spirito e per anima la forma spirituale del corpo.

Siccome il corpo umano è il corpo animato dall’anima, il corpo in questo senso è già tutto l’uomo, una sola sostanza, una sola natura, per cui qui il rapporto del corpo con l’anima vuol dire rapporto delle due parti di un tutto; ma ci sono anche due modi essere o di sussistere della medesima anima umana: il modo di essere dell’anima da sola e il suo modo d’essere unita al corpo.

Invece, se consideriamo anima e corpo come componenti della natura umana, anima come forma sostanziale del corpo e corpo come materia formata dall’anima, allora anima e corpo, spirito e materia sono due componenti del medesimo uomo, della medesima natura umana, realmente distinti fra di loro, come insegna il Concilio Lateranense IV:

«Deus utrumque de nihilo condidit creaturam,  spiritualem et corporalem, angelicam videlicet et mundanam, ac deinde humanam, quasi commune ex spiritu et corpore constitutam» (Denz.800).

Per questo è sbagliata la concezione di Rahner, per la quale anima e corpo sono due aspetti o modalità d’essere indissociabili della medesima persona, due modi di esprimersi del medesimo soggetto, così da arrivare a dire che l’anima è il corpo allo stato liquido e il corpo è l’anima allo stato solido.

Così egli non ammette la possibilità di un’anima separata dopo la morte, ma secondo lui con la morte tutto l’uomo muore, corpo e anima e immediatamente dopo tutto l’uomo risorge, venendo così inoltre a negare il dogma dell’immortalità dell’anima definito nel V Concilio Lateranense del 1512.

È interessante la questione della localizzazione delle sostanze spirituali, ossia degli angeli e delle anime separate. La forma spirituale, sia essa angelo o anima umana di per sé è indipendente dallo spazio, che è l’ambiente proprio dei corpi, dotati di tre dimensioni. Essi si trovano in un luogo in una data posizione o situazione, circoscritti dal luogo. Ciò fa sì che anche l’anima di ciascun uomo si trovi nel luogo occupato dal corpo di quell’uomo.

Quanto agli angeli, secondo la rivelazione cristiana, si trovano sia in paradiso, che nell’inferno, in purgatorio e sulla terra. Essi sono presenti in un luogo terreno fisico o extraterreno di carattere metafisico a noi ignoto. Possiamo pensare che essi abbiano rapporti con gli abitanti dei quattro orizzonti ontologici di cui sopra, che non vanno immaginati come noi pensiamo per esempio all’Africa, all’Oceania, all’Europa o all’America.

Inoltre, non dobbiamo avere difficoltà a considerare che questi quattro ambiti contengono un numero sterminato di persone umane, se è vero, come dicono i paleoantropologi, che l’uomo è sorto due milioni di anni fa. Il numero degli angeli, poi, secondo San Tommaso, è immensamente superiore a quello delle creature umane. Ma ci sarà spazio per tutti.

Dobbiamo rinunciare all’immaginazione che non può fare a meno di collocare gli enti nello spazio e immaginare uno spazio metafisico per noi adesso incomprensibile e misterioso.

Sostanza, materia, spirito, anima, corpo.

La sostanza può essere vivente o non vivente. La sostanza vivente può materiale o spirituale. La sostanza corporea vivente può essere vegetale, animale o umana.

La sostanza materiale è composta di materia e forma. Se la sostanza è vivente la forma è l’anima; se non è vivente la forma e la struttura essenziale del composto. La sostanza spirituale è pura forma sussistente da sè senza il corpo. L’anima umana dopo la morte del corpo, sussiste da sé senza il corpo. L’anima umana separata è solo parte della natura umana, perché le manca il corpo. L’anima dei viventi inferiori dopo la morte rientra nelle virtualità della materia.

Lo spirito è quell’ente che conviene intenzionalmente con ogni ente; esso può essere naturalmente o puro spirito o spirito unito a un corpo. Il primo può essere o una natura completa e allora abbiamo l’angelo, spirito creato oppure abbiamo Dio, spirito assoluto.

Lo spirito è una forma o sostanza o cosa o realtà o natura invisibile, sovrasensibile, immateriale, puramente intellegibile. Esistono tre tipi di spirito: quello umano, che è l’anima, forma del corpo, quello angelico, che è puro spirito creato e quello divino.

Lo spirito è distinto dalla materia perché ha proprietà opposte: lo spirito è sovrasensibile; è intelligibile, intelligenza, analogia, volontà, libertà; è trasparenza, unità, totalità, universalità, infinità, riflette su se stesso, è autocoscienza, è qualità istantanea, inestesa, sovratemporale, immortale, immutabile e smisurata.

La materia corporea è sensibile, inintellegibile ed inintelligente, impenetrabile, quantificabile, calcolabile, misurabile, necessitata, estesa nello spaziotempo. Essa dice univocità, molteplicità, concretezza, particolarità, individualità, divenire, finitezza e transitorietà, generazione e corruzione.

La materia è il soggetto della forma sostanziale ed è la potenzialità di essere ciò che la sua forma determina.  La forma è la qualità, taleità o questità dell’essenza determinata secondo l’individuo e la specie.

Dire natura fisica, materiale, corporea, visibile o sensibile è la stessa cosa. La natura materiale è quella propria di corpi, la natura spirituale, invisibile, intellegibile è quella propria degli spiriti.

Lo spirito supera infinitamente le dimensioni, il potere, l’efficacia, gli orizzonti e la dignità della materia. Dio purissimo spirito è il creatore della materia; lo sguardo dello spirito non ha confini; i voli dello spirito varcano l’infinito; l’azione dello spirito è inesauribile e raggiunge l’eternità; la forza dello spirito è invincibile; la gioia dello spirito può crescere indefinitamente; il moto dello spirito è istantaneo; lo spirito tutto comprende, tutto abbraccia nel conoscere e tutto possiede nell’amore.

L’azione dei corpi è limitata nello spazio e nel tempo; la vista fisica è limitata; il corpo, anche se è a contatto con un altro corpo, resta separato; la forza fisica è fragile e si esaurisce; il piacere fisico raggiunge un apice e poi si spegne.

Lo spirito comunica con la materia attraverso la vita, che caratterizza lo spirito la quale anima la materia. Il vivente è composto di anima e corpo. L’anima può essere spirituale, sensitiva e vegetativa. La prima è quella dell’uomo, la seconda è quella degli animali, la terza è quella delle piante. L’uomo è composto di spirito e corpo. Questo composto forma una sola sostanza, la persona umana.

La natura dell’uomo è quella di essere un animale ragionevole. In quanto animale, è dotato di sesso maschile e femminile, che determina una differenza anche nell’anima, che in tal modo comporta due modalità, una maschile ed una femminile.

I corpi sono composti di materia e forma. Nei viventi la forma è l’anima; nei non viventi la forma è la struttura. Corpo umano è il corpo animato da uno spirito, è il corpo unito all’anima. Il corpo morto, senz’anima non è più corpo umano ma è un cadavere.

Il corpo non vivente e l’angelo non sono sessuati. I corpi non viventi non si riproducono ma si trasformano l’uno nell’altro, si aggregano o si dissolvono. Gli angeli non si riproducono, ma sono un numero fisso.

Il sesso appartiene ai viventi materiali, la cui specie si riproduce per generazione. Il sesso delle piante è puramente vegetativo-biologico; a questo si aggiunge il sesso animale che comporta la sensibilità e l’emotività; al sesso animale dell’uomo si aggiunge una modalità spirituale. Mentre il sesso infraumano è puramente riproduttivo, quello umano è anche unitivo, ossia esprime l’amore.

Il genere animale si differenzia nel razionale (uomo) e nell’irrazionale (bestia).  Il genere razionale si differenzia in maschile (uomo) e femminile (donna). Anche il genere bestia si differenzia un maschile e femminile, con la differenza dal sesso umano che mentre questo comporta una differenza spirituale fra uomo e donna, il sesso bestiale comporta una differenza fisica.

L’anima umana mediante le sue potenze attiva la vita e gli atti della vita biologica, vegetativa, nutritiva, sessuale, sensitiva, spirituale, intellettuale, coscienziale, razionale, volontaria.

La conoscenza è un’attività immateriale. Essa dunque dimostra l’immaterialità della potenza conoscitiva e dell’anima. Se si tratta di conoscenza sensitiva, dimostra un’anima sensitiva. Se si tratta di conoscenza intellettuale o spirituale, dimostra l’esistenza di un ‘anima spirituale.

La natura umana è composta di due parti: l’anima e il corpo. Al momento della morte l’anima continua a sussistere separatamente dal corpo, che, privo della sua forma sostanziale, si corrompe e si dissolve nei suoi elementi chimici.

L’anima umana è immortale perché è una forma semplice e sussistente non edotta dalla materia, come l’anima degli animali e delle piante, che è una forma composta; non è generata, ma è creata immediatamente da Dio.

L’anima dei viventi infraumani è immateriale, ma non è spirituale, ossia è una sublimazione della materia generata e creata indirettamente da Dio.

Fine Quinta Parte

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 2 giugno 2024

La forma come tale è atemporale, non è immersa nel tempo ed è quindi immutabile. La forma dell’uomo o del fuoco o del cane è sempre quella. Non può non essere quella. Se essa mutasse l’uomo non sarebbe più uomo, il fuoco non sarebbe più fuoco, il cane non sarebbe più cane. Non muta la forma, ma il composto che ha quella data forma. Muta la figura, non la forma.

Un computer, una macchina di alta perfezione tecnica può sembrare di avere un’anima; può sembrar dotata della capacità di ragionare e di parlare; ma in realtà essa non esprime altro che delle reazioni meccaniche e deterministiche, secondo leggi fisiche, mediante simboli o segni convenzionali, alla sollecitazione dell’intervento o comando umano.

Si può parlare di forma anche a proposito di insiemi: la forma di una galassia, di uno sciame di api, di un gregge, di un plotone. I liquidi assumono la forma del loro contenitore. La luce e l’elettromagnetismo sono corpi dalla forma attivissima, mobilissima, irraggiante, rifrangente ed espansiva.

Esistono cinque gradi di forme: l’elementare, la mista, la vegetativa, la sensitiva e l’intellettuale, Contra Gentes, II, c.67.

La materia, per quanto umile sia il suo essere, non è contraria allo spirito. Ne è distinta ed ha con lui una lontana analogia sul piano dell’essere. Essa è buona e creata da Dio: «Benchè la materia prima sia informe, tuttavia vi è in lei una imitazione della prima forma» (Dio), «e per quanto debole sia il suo essere, tuttavia esso è una similitudine del primo ente e per questo può avere una somiglianza con Dio», De Ver., q.3, a.5.

Immagine da Internet: Miniatura dalla Bibbia Moralizzata di San Luigi (XIII sec.)

[1] Questa famosa tesi è ampiamente illustrata dal già citato libro di Forest.

[2] Per questo non ha senso la dottrina della reincarnazione, perché ignora questa reciprocità fra anima e corpo.

[3] Vedi la mia comunicazione Sulla differenza tra l’anima dell’uomo e quella della donna in L’anima nell’antropologia di S.Tommaso, Atti del Congresso della SITA a cura di A.Lobato, Edizioni Massimo, Milano 1987, pp.227-236.

[4] Alla ricerca di Dio, Edizioni Paoline, Roma 1960, p.28.

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