Continuità o rottura? Il parto doloroso del Concilio Vaticano II - Prima Parte (1/3)

 

Continuità o rottura?

Il parto doloroso del Concilio Vaticano II

Prima Parte (1/3)

Sono passati sessant’anni dalla fine del Concilio. Eppure sono rimaste nella Chiesa le tracce di un trauma non ancora guarito, un nodo ancora irrisolto, i postumi di un duro scontro che si ebbe al Concilio tra le due contrapposte correnti dei progressisti e dei conservatori. Certo vinse a larga maggioranza la tendenza progressista, ma quella conservatrice non ha cessato di opporsi, tanto da cadere nello scisma.

Ricordiamo l’acceso confronto fatto a suo tempo fra Concilio e preconcilio da parte di famosi teologi, studiosi o storici nell’immediato postconcilio, come per esempio Ratzinger, Küng, Rahner, Congar, Schillebeeckx, Alberigo, Melloni, Martina.  Questo confronto nell’insieme fu troppo duro e non si preoccupò a sufficienza del dovuto rispetto per le posizioni dei Papi dell’800, superate sì, nel loro aspetto disciplinare-pastorale, ma che insegnavano anche dottrine immutabili, riprese dallo stesso Concilio.

Il dramma fu ed è che entrambe le correnti fanno questione di dottrina, laddove tutti noi cattolici dovremmo essere uniti attorno alla medesima verità. E invece la corrente conservatrice è arrivata ad accusare di eresia certi insegnamenti del Concilio e di Papi del postconcilio.

Uno dei nodi che a mio avviso non sono ancora stati sciolti così da porre termine a questo sciagurato conflitto fra le due correnti è stato il mutamento del rapporto Stato-Chiesa dal regime della religione di Stato al regime di libertà religiosa nei Paesi di antica tradizione cattolici, ma oggi teatro del pluralismo religioso e della miscredenza, dove chi pratica la religione cattolica è una piccola minoranza e in questa minoranza spesso il cattolico lo è di nome ma non di fatto, dato che molti considerati o sedicenti cattolici ignorano quali sono i requisiti essenziali del vero essere cattolico.

Sembra mancare un lavoro di serio confronto con attenta esegesi su quel delicato tema fra il magistero pontificio dell’’800 fino a Pio XII e il magistero pontificio postconciliare fino ai nostri giorni, né pare che questi Papi abbiano spiegato il perché e il senso del mutamento storico che nella pastorale pontificia è avvenuto con l’abbandono della religione di Stato e l’introduzione del diritto alla libertà religiosa.

Abbiamo invece da una parte una piccola ma agguerrita minoranza nella Chiesa ancora attaccata ai testi o del Beato Pio IX o di Leone XIII o di San Pio X, mentre dall’altra i modernisti che o s’infischiano altamente delle proteste degli indietristi o sembrano avere un gusto sadico nel contrapporre artificiosamente e falsamente i Papi dell’’800 a quelli del postconcilio, discreditando e falsando il vero senso degli insegnamenti del Concilio.

Ho pensato allora qui di presentare ai lettori il resoconto di un ricco dibattito con un lettore, Fratello Pio Immacolato Terziario Cappuccino, decisamente un passatista, ma ben documentato in fatto di testi pontifici, così a che egli mi dà modo di mostrare come nel magistero pontificio nei secoli esiste un elemento di continuità, che fà riferimento alla dottrina dogmatica, sempre la stessa, anche se continuamente approfondita, e un elemento contingente ed evolutivo o di discontinuità, espressione del governo della Chiesa o della pastorale o del potere giurisdizionale dei Papi.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 1° Settembre 2024


Il confronto[1]

Fra Pio Immacolato. Pace e Bene. Ecco Padre Cavalcoli, per cercare di soddisfare la sua richiesta, ho cancellato il mio articolo di 79 pagine, riducendolo a soli 35 pagine per agevolare il dibattito tra me e lei. E ho cercato di utilizzare un linguaggio che possa non essere interpretato come una risposta poco umile e rispettosa nei suoi confronti!

1)   Cavalcoli. Caro Fra Pio, apprezzo il fatto che lei mi venga incontro. Ma la cosa non è ancora sufficiente. Mi rendo conto che lei non conosce la tradizione controversistica che noi Domenicani pratichiamo da otto secoli. Voglio dire che l’obiciente deve esporre la sua tesi argomentando, ma in modo tale che io possa abbracciare con un solo sguardo questa tesi e capire il senso delle obiezioni. Solo a questo punto io sono in grado di studiarle, di interpretarle e di dare un giudizio di merito. Si regoli secondo questo metodo, altrimenti io non le rispondo.

 

Immacolato. Allora, padre, facciamo una cosa molto più semplice. Per agevolarla ulteriormente, le riporto i punti più salienti del nostro dibattito qui nei commenti. Partendo da un punto alla volta...e detto in modo ancora più sintetico.

 Immacolato. 1) Dice padre Cavalcoli:

<<[...] compito di condannare le false idee religiose è ufficio della Chiesa, non dello Stato. Pio IX e Leone XIII insegnano che lo Stato deve rispettare le legge naturale e proibire le sette sovversive>>

Risposta di fra Pio Immacolato:

Lo Stato deve rispettare la legge naturale e Divina! Lo Stato ha il dovere di impedire non solo le sette sovversive che violano l'ordine pubblico..., ma anche la diffusione delle eresie ecc, che costituiscono già di per sé una violazione della Religione Cattolica e della Dignità Morale delle persone e del vero bene comune!

<<Non più coerenti a se stessi sono coloro che dicono, doversi a norma delle Divine Leggi regolare la vita e i costumi dei privati, non già dello Stato, e nelle cose pubbliche esser lecito passar sopra ai voleri di Dio, né punto badarci nel fare leggi. Di qui l'esiziale conseguenza della separazione tra Stato e Chiesa. Ma non è difficile intendere l'assurdità di queste asserzioni>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

<<LA NATURA STESSA CI GRIDA CHE IL CIVILE CONSORZIO DEVE ASSICURARE E AGEVOLARE AI CITTADINI IL POTER VIVERE una vita onesta, UNA VITA cioè CONFORME ALLE LEGGI DI DIO, dal momento che Dio è il principio di ogni onestà e giustizia, non può non essere altamente irragionevole l'attribuire allo Stato il diritto di non curarsi di quelle leggi e anche di osteggiarle con ordini contrari>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<Il PROVVEDERE CON LEGGI SAPIENTI non solo alle utilità e ai bisogni materiali, ma SOPRATTUTTO AI BENI DELLO SPIRITO DEI SUDDITI, È DOVERE SACRO DEI GOVERNANTI>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<A PROMUOVERE QUESTI BENI DELLO SPIRITO, non potendosi neppure concepire mezzi più adatti DELLE LEGGI STABILITE DA DIO, QUELLI CHE NON VOGLIONO CHE SE NE TENGA CONTO NEL GOVERNO DEI POPOLI, SVIANO DALLO SCOPO SUO E DALL’ORDINE DI NATURA IL POTERE POLITICO>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<Il POTERE REGALE VI È STATO DATO non solo per governare il mondo, ma SOPRATTUTTO PER LA PROTEZIONE DELLA CHIESA>> (San Leone Magno - Ad Leonem Augustum)

<<[I PRINCÌPI] DEVONO considerare quell'autorità conferita loro non solo per il governo delle cose terrene, ma IN MODO SPECIALE per SOSTENERE LA CHIESA. (...) si persuadano anzi che DEVONO avere più a cuore la causa della Fede che quella del regno>> (Papa Gregorio XVI - Mirari vos)

<<Un giudizio non di simile va fatto di quelle che chiamano "libertà di insegnamento". Essendo fuori dubbio che la sola verità debba informare le menti, perché in essa sola sta il bene e il fine e la perfezione delle nature intelligenti, l'insegnamento non deve perciò dettare altro che il vero, tanto a chi l’ignora, quanto a chi lo sa, affinché ne rechi agli uni la notizia, la conservi negli altri. È DEL TUTTO CONTRARIA ALLA RAGIONE, E NATA A PERVERTIRE TOTALMENTE LE INTELLIGENZE, QUELLA LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO LA QUALE SI ARROGA UNA LICENZA DI INSEGNARE CIÒ CHE LE PIACE; LICENZA CHE IL PUBBLICO POTERE NON PUÒ ACCORDARE AI CITTADINI SENZA VENIR MENO AI SUOI DOVERI>> (Papa Leone XIII - Libertas)

2) Cavalcoli. Caro Fra Pio Immacolato, i Documenti Pontifici che lei cita sono del secolo XIX. La materia trattata non è di carattere dogmatico, così che essa possa avere un carattere permanente, ma si tratta di una materia giuridica, che, come lei dovrebbe saper bene, nel corso dei secoli è andata soggetta a trattazioni differenti in relazione alla necessità dei tempi e a ciò che alla Chiesa era possibile realizzare conformemente a quanto i tempi le consentivano.

Nel secolo scorso in questo campo si è verificata una svolta storica. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (nn. 74-76) prende atto del fatto che le moderne Costituzioni degli Stati sono tenute certamente a rispettare la legge naturale e i diritti umani, ma, per quanto riguarda la religione cattolica, essa non può più essere religione di Stato, considerando il fatto del pluralismo religioso. Da qui il principio sancito dal Decreto Dignitatis Humanae del diritto alla libertà religiosa. Indubbiamente l’eresia comporta effetti pratici dannosi al bene comune, come possono essere l’anarchia, la sedizione, la corruzione dei costumi sessuali, l’omicidio e il furto. È chiaro che lo Stato, anche se non è confessionale, ha il dovere di agire contro questi crimini per la protezione del bene comune, ma, in fatto di dottrine religiose, ha perduto la sua competenza, che resta riservata alle formazioni religiose presenti nello Stato.

 

Immacolato. Lo Stato ha il DOVERE di Professare la Religione Cattolica!!! È insegnamento Infallibile del Magistero! È immutabile Dottrina Cattolica!!! La legge naturale e divina vieta a ciascun uomo e allo Stato di essere ateo, di professare una falsa religione, e di professare il pluralismo religioso!

Lei stesso ha scritto queste testuali parole nel suo articolo: <<un Papa, quando insegna alla Chiesa...dalla cattedra di Pietro, come maestro della fede, è infallibile>>

DUNQUE IL PAPA È INFALLIBILE IN MATERIA DI FEDE E MORALE NELL'ESERCIZIO DEL SUO MAGISTERO PETRINO, NON SOLO IN QUELLO STRAORDINARIO MA ANCHE IN QUELLO ORDINARIO ED UNIVERSALE!

<<Per Fede Divina e Cattolica SI DEVE CREDERE TUTTO CIÒ CHE si contiene nella Parola di Dio scritta o tramandata, e VIENE PROPOSTO DALLA CHIESA o con solenne definizione o CON ORDINARIO ED UNIVERSALE MAGISTERO come verità da Dio rivelata>> (Papa Pio IX - Concilio Vaticano Primo)

<<Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero supremo...Infatti questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, per cui valgono pure le parole: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc. 10, 16)>> (Papa Pio XII)

Legga intanto attentamente la forza dell'espressioni vincolanti dell'Infallibile Magistero di Papa Pio IX nell'enciclica Quanta Cura e Syllabus dell'8 dicembre 1864:

<<NOI, dunque, IN TANTA PERVERSITÀ DI DEPRAVATE OPINIONI, BEN MEMORI DEL NOSTRO APOSTOLICO UFFICIO E MASSIMAMENTE SOLLECITI DELLA SANTISSIMA NOSTRA RELIGIONE, DELLA SANA DOTTRINA E DELLA SALVEZZA DELLE ANIME AFFIDATECI DA DIO, E DEL BENE DELLA STESSA SOCIETÀ UMANA, ABBIAMO RITENUTO DI DOVERE NUOVAMENTE ELEVARE LA NOSTRA APOSTOLICA VOCE. PERTANTO, TUTTE E SINGOLE LE PRAVE OPINIONI E DOTTRINE ESPRESSE NOMINATAMENTE IN QUESTA LETTERA, CON LA NOSTRA AUTORITÀ APOSTOLICA RIPROVIAMO, PROSCRIVONO E CONDANNIAMO; E VOGLIAMO E COMANDIAMO CHE ESSE SIANO DA TUTTI I FIGLI DELLA CHIESA CATTOLICA, TENUTE ASSOLUTAMENTE PER RIPROVATE, PROSCRITTE E CONDANNATE!>> (Papa Pio IX - Enciclica Quanta Cura e Syllabus)

Ed il Syllabus di Papa Pio IX condanna anche la seguente proposizione dottrinale:

<<Nel nostro tempo non è più conveniente avere la Religione Cattolica come unica Religione di Stato>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

E insegna anche il Magistero di Papa Leone XIII:

<<DI TUTTI GLI UMANI DOVERI senza dubbio IL MASSIMO E PIÙ SACROSANTO È QUELLO CHE CI OBBLIGA A ONORARE CON PIO E RELIGIOSO AFFETTO DIO; DOVERE CHE NASCE DALL'ESSERE DIO NOSTRO ASSOLUTO PADRONE, NOSTRO PADRE PROVVIDENTISSIMO, PRIMO PRINCIPIO E ULTIMO FINE NOSTRO>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<E A CHI DOMANDI QUALE DI TANTE TRA LORO OPPOSTE RELIGIONI SIA QUELLA UNICA CHE DOBBIAMO SEGUIRE, LA RAGIONE E LA NATURA RISPONDONO ESSERE QUELLA CERTAMENTE CHE FU ISTITUITA DA DIO E CHE FACILMENTE É RICONOSCIBILE DA CERTI CARATTERI ESTERIORI, SCOLPITI IN ESSA PER MANO DELLA PROVVIDENZA DIVINA, POICHÉ IN COSA DI TANTO IMPORTANZA OGNI ERRORE SAREBBE FATALE. Onde, lasciando all'uomo la facoltà di professare qualsiasi religione, gli si concede di poter impunemente dimenticare o snaturare a suo piacimento un dovere tra tutti santissimo, e quindi di piegarsi al male, volgendo le spalle al sommo e immutabile bene; questo non è libertà come si disse, ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa>>

<<CONSIDERATA RISPETTO ALLA SOCIETÀ, LA LIBERTÀ DEI CULTI IMPLICA CHE LO STATO NON È TENUTO A PROFESSARNE O A FAVORIRNE ALCUNO; ANZI CHE DEVE ESSERE INDIFFERENTE VERSO TUTTI E RITENERLI GIURIDICAMENTE UGUALI, ANCHE SE SI TRATTI DI NAZIONI CATTOLICHE. MA, PERCHÉ TALI MASSIME FOSSERO VERE, BISOGNEREBBE CHE IL CIVILE CONSORZIO O NON AVESSE DOVERI VERSO DIO, O LI POTESSE IMPUNEMENTE VIOLARE; DUE COSE FALSE APERTAMENTE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

<<GLI UOMINI UNITI IN SOCIETÀ NON SONO MENO SOGGETTI A DIO DEI SINGOLI INDIVIDUI, NÉ LA SOCIETÀ HA MINORI DOVERI DEI SINGOLI VERSO DIO [...]. Perciò COME A NESSUNO È LECITO TRASCURARE I PROPRI DOVERI VERSO DIO, E IL PIÙ IMPORTANTE DI ESSI È PROFESSARE LA RELIGIONE NEI PENSIERI E NELLE OPERE, E NON QUELLA CHE CIASCUNO PREFERISCE, MA QUELLA CHE DIO HA COMANDATO e che per segni certi e indubitabili ha stabilito essere l'UNICA VERA [ndr QUELLA CATTOLICA], ALLO STESSO MODO LE SOCIETÀ NON POSSONO SENZA SACRILEGIO CONDURSI COME SE DIO NON ESISTESSE O IGNORARE LA RELIGIONE COME FOSSE UNA PRATICA ESTRANEA E DI NESSUNA UTILITÀ O ACCOGLIERNE INDIFFERENTEMENTE UNA A PIACERE TRA LE MOLTE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei).

<<DAL MOMENTO CHE È NECESSARIA LA PROFESSIONE DI UNA RELIGIONE NELLO STATO, SI DEVE PROFESSARE QUELLA CHE È UNICAMENTE VERA [ndr QUELLA CATTOLICA!]..., CONSEGUENTEMENTE I GOVERNANTI LA CONSERVINO E LA PROTEGGANO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

<<LA RELIGIONE CATTOLICA, ESSENDO L'UNICA VERA TRA TUTTE, NON PUÒ ESSERE CONFUSA CON LE ALTRE SENZA GRAVISSIMA OFFESA>> (Papa Leone XIII - Humanu genus)

<<SANTO DEVE ESSERE IL NOME DI DIO PER I PRÍNCIPI, I QUALI, TRA I LORO PIÙ SACRI DOVERI, DEVONO PORRE QUELLO di FAVORIRE LA RELIGIONE [CATTOLICA], DI DIFENDERLA CON LA LORO BENEVOLENZA, PROTEGGERLA CON L'AUTORITÀ E IL CONSENSO DELLE LEGGI, né adottare qualsiasi decisione o norma che sia contraria alla sua integrità>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei)

<<LA PUBBLICA POTESTÀ È COSTITUITA A BENEFICIO DEI SUDDITI... DEVE AGEVOLARE LORO IL CONSEGUIMENTO DI QUEL SOMMO ED ULTIMO BENE, IN CUI CONSISTE L'ETERNA FELICITÀ NOSTRA, BENE NON CONSEGUIBILE SENZA LA PRATICA DELLA VERA RELIGIONE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei)

3) Cavalcoli. Caro Fra Pio Immacolato, le faccio presente che anche i documenti pontifici dello ‘800 non dicono affatto che lo Stato ha il dovere di professare la religione cattolica, dato che già allora succedeva facilmente che i governanti non erano cattolici. Quello che questi Pontefici insegnano è che lo Stato è tenuto a rispettare la legge naturale, e quindi non può essere ateo, il che implica l’obbedienza ai divini Comandamenti. È vero tuttavia che questi Pontefici permettono la religione di Stato, almeno in alcuni Paesi cattolici.

In questi insegnamenti pontifici troviamo una parte dogmatica e una parte pastorale. La parte dogmatica certamente è connessa con l’infallibilità pontificia e insegna principi immutabili concernenti il rapporto dello Stato con la Chiesa. Mi riferisco al principio evangelico “A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Invece la parte pastorale, pur applicando quei principi, fa riferimento all’evoluzione storica, per la quale gli Stati Europei, che nel Medioevo, essendo governati da sovrani cattolici, rendevano omaggio al Papa, con la fine del Medioevo e soprattutto con la Riforma luterana diversi Stati non resero più omaggio al Papa, ma impostarono il loro governo in senso anticattolico. Che cosa ha fatto il Papato per risolvere questa situazione? Già nel ‘600 in Polonia il Papa acconsentì a che il sovrano permettesse la libertà religiosa.

Tuttavia, fino al Concilio Vaticano II, i Sommi Pontefici, per quanto a loro fu possibile, chiesero la religione di Stato a quei sovrani i cui Paesi erano rimasti in prevalenza cattolici. Tuttavia anche qui si diffuse il pluralismo religioso e per questo i Papi di oggi si sono fatti promotori della libertà religiosa.

Questo discorso però – sia ben chiaro – non va affatto inteso come principio liberale della separazione dello Stato dalla Chiesa, ma suppone il principio dogmatico ed evangelico del primato del potere spirituale, curato dalla Chiesa, sul potere temporale, curato dallo Stato.

Ora commento alcuni dei pronunciamenti pontifici che lei mi cita:

(a) <<E A CHI DOMANDI QUALE DI TANTE TRA LORO OPPOSTE RELIGIONI SIA QUELLA UNICA …. ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

Mia risposta. A proposito di queste parole di Papa Leone XIII, bisogna che noi ci intendiamo sul concetto di pluralismo religioso. Al riguardo esiste un concetto di tipo liberale, indifferentista e relativista, per il quale tutte le religioni sono delle semplici opinioni e si escludono principi religiosi universali. Ed esiste il concetto cattolico di pluralismo religioso, introdotto dal Concilio Vaticano II, per il quale detto pluralismo consiste nella pluralità delle religioni, tra le quali il cristianesimo possiede il primato, mentre nello stesso tempo le religioni sono collegate tra di loro sulla base della religione naturale. Al riguardo lo Stato ha il dovere di custodire il diritto di libertà religiosa, impedendo la costrizione sia che si tratti o di abbandonare la propria religione oppure di abbracciarne un’altra.

Il tipo di libertà religiosa escluso da papa Leone non è evidentemente quello legittimato dal vaticano II, ma è quello indifferentista proprio della ideologia liberale o massonica.

(b) <<CONSIDERATA RISPETTO ALLA SOCIETÀ, … DUE COSE FALSE APERTAMENTE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

Mia risposta. Qui Papa Leone espone la concezione liberale della libertà religiosa, che è cosa ben diversa da quella insegnata dal Concilio. Innanzitutto il Papa accenna a Nazione cattoliche, cose che ai suoi tempi esistevano ancora, ma oggi purtroppo, come sappiamo bene dalle più serie analisi sociologiche, noi cattolici nella società siamo rimasti una piccola minoranza.

Nel nobile discorso di Papa Leone emerge una verità immutabile e cioè i doveri dello Stato verso Dio. Essi riguardano sostanzialmente il rispetto della legge naturale. Quindi rimane vero e sempre sarà vero che uno Stato ateo è una insopportabile tirannide e non merita la nostra stima. D’altra parte è votato alla catastrofe, come abbiamo visto succedere nell’Unione Sovietica. Per quanto riguarda la Cina, indubbiamente si dichiara comunista. Tuttavia ci dà speranza l’accordo che essa ha stipulato con la Santa Sede.

Per quanto riguarda l’atteggiamento dello Stato verso le religioni, la posizione di Leone è chiaramente a favore della religione di Stato, per cui egli respinge il concetto che tutte le religioni sono uguali davanti allo Stato. A questo punto occorre fare una delicata distinzione e cioè bisogna distinguere tra la maniera massonica di trattare di questa uguaglianza e del pluralismo religioso e quella proposta dal Concilio. Il Concilio non propone la concezione massonica dello Stato, come a tutta prima potrebbe sembrare. Dov’è la differenza? Che il principio cattolico della libertà religiosa suppone l’esistenza e l’obbligo da parte dello Stato di riconoscere l’universalità della religione naturale, perché le varie religioni sono diverse realizzazioni della religione naturale, anche se è vero che il cristianesimo è una religione soprannaturale. Viceversa qual è il programma della massoneria? Essa, con fare astuto, si atteggia a rispettosa delle diverse religioni, ma ha la mira dichiarata di distruggere il cristianesimo, in quanto religione soprannaturale. Ora, il compito dello Stato, così come è prospettato dal Concilio, non è quello ancora valido all’epoca di Leone XIII di privilegiare il cattolicesimo, ma è quello di difendere la Chiesa in nome della libertà religiosa.

(c) <<LA RELIGIONE CATTOLICA, ESSENDO L'UNICA VERA TRA TUTTE, NON PUÒ ESSERE CONFUSA CON LE ALTRE SENZA GRAVISSIMA OFFESA>> (Papa Leone XIII - Humanu genus)

Mia risposta. Qui noi dobbiamo distinguere i compiti dello Stato dai compiti della Chiesa. La proposta del cattolicesimo, come religione superiore a tutte le altre, non spetta allo Stato, ma spetta alla Chiesa. Il Concilio ci dice che è finita quell’epoca nella quale, esistendo degli Stati cattolici, i governanti potevano farsi sostenitori del cattolicesimo. Questo fatto ha finito col mettere in luce maggiormente quelli che sono i compiti specifici dello Stato. Resta vero quanto Papa Leone ha detto dei doveri dello Stato verso Dio, verso la legge morale, verso la dignità umana, verso la giustizia sociale e verso il bene comune. Ma oggi appare più che mai chiara la differenza di competenze che si combinano tra di loro: quella dello Stato, come promotore del bene comune temporale; e quella della Chiesa, che è l’evangelizzazione, l’istruzione cattolica, l’amministrazione dei Sacramenti, la promozione delle virtù cristiane e l’animazione cristiana della vita politica e sociale, compiti che sono ampiamente espressi nell’attuale dottrina sociale della Chiesa.

(d) <<LA PUBBLICA POTESTÀ È COSTITUITA A BENEFICIO DEI SUDDITI... LA PRATICA DELLA VERA RELIGIONE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei)

Mia risposta. Qui Papa Leone suppone l’esistenza di una Nazione cattolica e dello Stato ad essa corrispondente, come è stata la norma per secoli fino a che non è iniziato un graduale processo di secolarizzazione dello Stato, che lo ha esentato dal compito di appoggiare la Chiesa nella sua missione specifica. Il Concilio non ha fatto altro che riconoscere questa situazione di fatto, che lo ha portato ad assegnare esclusivamente alla Chiesa il compito della diffusione e del sostegno del cattolicesimo. Per questo l’accusa fatta da alcuni al Concilio di aver favorito la secolarizzazione della politica è una accusa falsa, perché il Concilio al contrario è partito dalla constatazione di questa situazione di fatto, esortando caldamente i cattolici ad essere luce del mondo e a farsi in politica animatori della promozione delle virtù cristiane.

 

Immacolato. lei è in errore gravissimo! I documenti MAGISTERIALI sono chiarissimi! GLIELO RIPETO A GRANDI LETTERE: LO STATO, IN QUANTO TALE, HA DI PER SÉ, PER LEGGE NATURALE E DIVINA, HA IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE, IL DOVERE DI PROFESSARE LA RELIGIONE, CIOÈ UN'UNICA RELIGIONE, CIOÈ L'UNICA RELIGIONE, CIOÈ LA RELIGIONE CATTOLICA, LA RELIGIONE CATTOLICA, LA RELIGIONE CATTOLICA! CIASCUN UOMO HA IL DOVERE E IL DIRITTO DI PROFESSARE LA RELIGIONE CATTOLICA, ED È ASSOLUTAMENTE VIETATO AD OGNI UOMO, PER LEGGE NATURALE E DIVINA, DI ESSERE ATEO, O DI PROFESSARE UNA FALSA RELIGIONE! E VALE LO STESSO PER LO STATO!!!!!!!!!

<<NOI, dunque, IN TANTA PERVERSITÀ DI DEPRAVATE OPINIONI, BEN MEMORI DEL NOSTRO APOSTOLICO UFFICIO E MASSIMAMENTE SOLLECITI DELLA SANTISSIMA NOSTRA RELIGIONE, DELLA SANA DOTTRINA E DELLA SALVEZZA DELLE ANIME AFFIDATECI DA DIO, E DEL BENE DELLA STESSA SOCIETÀ UMANA, ABBIAMO RITENUTO DI DOVERE NUOVAMENTE ELEVARE LA NOSTRA APOSTOLICA VOCE. PERTANTO, TUTTE E SINGOLE LE PRAVE OPINIONI E DOTTRINE ESPRESSE NOMINATAMENTE IN QUESTA LETTERA, CON LA NOSTRA AUTORITÀ APOSTOLICA RIPROVIAMO, PROSCRIVONO E CONDANNIAMO; E VOGLIAMO E COMANDIAMO CHE ESSE SIANO DA TUTTI I FIGLI DELLA CHIESA CATTOLICA, TENUTE ASSOLUTAMENTE PER RIPROVATE, PROSCRITTE E CONDANNATE!>> (Papa Pio IX - Enciclica Quanta Cura e Syllabus)

Ed il Syllabus di Papa Pio IX condanna anche la seguente proposizione dottrinale:

<<Nel nostro tempo non è più conveniente avere la Religione Cattolica come unica Religione di Stato>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

E insegna anche il Magistero di Papa Leone XIII:

<<E A CHI DOMANDI QUALE DI TANTE TRA LORO OPPOSTE RELIGIONI SIA QUELLA UNICA CHE DOBBIAMO SEGUIRE, LA RAGIONE E LA NATURA RISPONDONO ESSERE QUELLA CERTAMENTE CHE FU ISTITUITA DA DIO E CHE FACILMENTE É RICONOSCIBILE DA CERTI CARATTERI ESTERIORI, SCOLPITI IN ESSA PER MANO DELLA PROVVIDENZA DIVINA, POICHÉ IN COSA DI TANTO IMPORTANZA OGNI ERRORE SAREBBE FATALE. Onde, lasciando all'uomo la facoltà di professare qualsiasi religione, gli si concede di poter impunemente dimenticare o snaturare a suo piacimento un dovere tra tutti santissimo, e quindi di piegarsi al male, volgendo le spalle al sommo e immutabile bene; questo non è libertà come si disse, ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa>>

<<GLI UOMINI UNITI IN SOCIETÀ NON SONO MENO SOGGETTI A DIO DEI SINGOLI INDIVIDUI, NÉ LA SOCIETÀ HA MINORI DOVERI DEI SINGOLI VERSO DIO [...]. Perciò COME A NESSUNO È LECITO TRASCURARE I PROPRI DOVERI VERSO DIO, E IL PIÙ IMPORTANTE DI ESSI È PROFESSARE LA RELIGIONE NEI PENSIERI E NELLE OPERE, E NON QUELLA CHE CIASCUNO PREFERISCE, MA QUELLA CHE DIO HA COMANDATO e che per segni certi e indubitabili ha stabilito essere l'UNICA VERA [ndr QUELLA CATTOLICA], ALLO STESSO MODO LE SOCIETÀ NON POSSONO SENZA SACRILEGIO CONDURSI COME SE DIO NON ESISTESSE O IGNORARE LA RELIGIONE COME FOSSE UNA PRATICA ESTRANEA E DI NESSUNA UTILITÀ O ACCOGLIERNE INDIFFERENTEMENTE UNA A PIACERE TRA LE MOLTE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei).

<<DAL MOMENTO CHE È NECESSARIA LA PROFESSIONE DI UNA RELIGIONE NELLO STATO, SI DEVE PROFESSARE QUELLA CHE È UNICAMENTE VERA [ndr QUELLA CATTOLICA!]..., CONSEGUENTEMENTE I GOVERNANTI LA CONSERVINO E LA PROTEGGANO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

Più chiaro di così!!!!

4) Cavalcoli. Caro Pio Immacolato, occorre che mettiamo ordine nella nostra discussione. Ho notato che Lei interviene ad obiettare nel corso del mio lavoro di risposta alle sue obiezioni. Per evitare che io sia subissato dall'accavallarsi dei suoi interventi, che mi rende impossibile il lavoro, è necessario che Lei, prima di fare questo tipo d'interventi, mi lasci finire di rispondere alle sue obiezioni già pervenute e alle quali sto rispondendo. Tenga per adesso per Lei queste sue aggiunte; aspetti che io abbia finito di rispondere alle sue tesi già presentate e poi aggiungerà altre obiezioni a sua discrezione.

5) Cavalcoli. Caro Immacolato, un conto è il dovere dello Stato e un conto è il dovere di ogni uomo. È chiaro che ogni uomo ha l’obbligo di abbracciare la fede cattolica, ma, come le ho detto e ripetuto, la Chiesa oggi ci insegna che lo Stato ha il dovere di rispettare la legge naturale e la dignità umana, di evitare l’ateismo e di rispettare la libertà religiosa.

(a) <<NOI, dunque, IN TANTA PERVERSITÀ DI DEPRAVATE OPINIONI, … TENUTE ASSOLUTAMENTE PER RIPROVATE, PROSCRITTE E CONDANNATE!>> (Papa Pio IX - Enciclica Quanta Cura e Syllabus)

Risposta. Questa ferma condanna del Beato Pio IX nei confronti degli errori, contenuti nel Syllabus, si riferisce agli errori dottrinali. E’ chiaro che questa condanna vale anche oggi. Invece, per quanto riguarda proposizioni condannate che si riferiscono al regime politico o statuale del suo tempo, tale condanna, alla luce dell’attuale insegnamento sociale della Chiesa, avendo un carattere pastorale e non dottrinale, è stata ritenuta superata dall’attuale dottrina sociale della Chiesa.

E insegna anche il Magistero di Papa Leone XIII: (b) <<E A CHI DOMANDI QUALE DI TANTE TRA LORO OPPOSTE RELIGIONI … questo non è libertà come si disse, ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa>>.

Rispondo che qui bisogna fare una distinzione tra la religione naturale, posta dalla semplice ragione, e una religione naturale totalmente soggetta all’arbitrio umano. Papa Leone insegna che lo Stato, e questo vale anche oggi, ha il dovere di rispettare la religione naturale e non può tollerare una religiosità determinata dal puro arbitrio dei singoli, perché questa sarebbe generatrice di disordini e conflitti sociali, che lo Stato ha il dovere di eliminare.

(c) <<DAL MOMENTO CHE È NECESSARIA ... CONSEGUENTEMENTE I GOVERNANTI LA CONSERVINO E LA PROTEGGANO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas) - Più chiaro di così!!!!

Rispondo dicendo che riconosco che Papa Leone si riferisce alla religione di Stato, tuttavia le ricordo ancora una volta che questa raccomandazione del Papa, se poteva valere allora soprattutto nei Paesi cattolici, è stata giudicata superata dalla Chiesa del Concilio Vaticano II con fondati motivi, che più volte le ho esposto e sostituita con la dottrina della libertà religiosa, rettamente intesa e non interpretata alla maniera liberale o indifferentista.

 

Immacolato. Avevo chiesto all'eretico Cavalcoli di non commentare più...siccome l'ha fatto...ora lo blocco subito!!!

Immacolato. 2) Dice padre Cavalcoli:

<<...mentre Pio IX e Leone XIII ritenevano utile per l’Italia che lo Stato privilegiasse la religione cattolica come religione dello Stato>>

<<Il passaggio dal regime della religione di Stato al diritto alla libertà religiosa è stato deciso dalla Chiesa nel Concilio Vaticano II nella pienezza della sua facoltà pastorale affidatale da Cristo. Non bisogna vedere in questa svolta storica niente di scandaloso, ma considerare tale decisione come adatta all’attuale situazione storica di pluralismo religioso e quella che oggi efficacemente consente la diffusione del Vangelo>>

Risposta di fra Pio Immacolato:

Quello che afferma lei, in linea con l'eretico concilio vaticano II, è chiaramente ed infallibilmente condannato dal Magistero della Chiesa!

Il Magistero di Papa Pio IX condanna infatti anche le seguenti proposizioni:

<<Nel nostro tempo non è più conveniente avere la Religione Cattolica come unica Religione di Stato>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

<<La Dottrina Cattolica è contraria al bene e ai vantaggi della società umana>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

<<In modo lodevole, quindi, in alcuni paesi cattolici si è stabilito per legge che è lecito agli uomini che li sono andati ad abitare, avere pubblico esercizio del culto proprio di ciascuno>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

<<Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e farsi amico con il progresso, con il liberalismo e con la civiltà moderna>> (Prop. condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

Insegna il Magistero di Papa San Pio X:

<<É una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. Questa opinione si basa infatti sul principio che lo Stato non deve riconoscere nessun culto religioso, ed è assolutamente ingiuriosa verso Dio, poiché il Creatore dell'uomo e anche il fondatore delle società umane e conserva nella vita tanto loro che noi individui isolati. Perciò noi gli dobbiamo non soltanto un culto privato ma anche un culto sociale e onori pubblici. Inoltre questa tesi è un ovvia negazione dell'ordine soprannaturale. Essa limita infatti l'azione dello Stato alla sola ricerca della prosperità pubblica in questa vita, cioè alla causa prossima delle società politiche>> (Papa San Pio X - Enciclica Vehementer nos) 

Vorrei poi porre alla sua attenzione, che in realtà Papa Pio IX e Papa Leone XIII NON HANNO INSEGNATO CHE SIA UTILE che lo Stato professi la Religione Cattolica, MA HANNO INSEGNATO CHE LO STATO HA IL DOVERE DI PROFESSARE, PROMUOVERE E DIFENDERE LA FEDE CATTOLICA! Dunque, ripeto, lo Stato non deve essere laico, non deve professare il pluralismo religioso, non deve professare una falsa religione, ma deve professare solo ed esclusivamente la Religione Cattolica.

Insegna il Magistero di Papa Leone XIII:

<<DI TUTTI GLI UMANI DOVERI senza dubbio IL MASSIMO E PIÙ SACROSANTO È QUELLO CHE CI OBBLIGA A ONORARE CON PIO E RELIGIOSO AFFETTO DIO; DOVERE CHE NASCE DALL'ESSERE DIO NOSTRO ASSOLUTO PADRONE, NOSTRO PADRE PROVVIDENTISSIMO, PRIMO PRINCIPIO E ULTIMO FINE NOSTRO>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<SENZA RELIGIONE NON SI DÀ VIRTÙ VERA [...]; LA RELIGIONE, CHE HA DIRETTAMENTE E IMMEDIATAMENTE PER OGGETTO DIO, È DI TUTTE LE ALTRE VIRTÙ LA PRIMA IN ASSOLUTO E MODERATRICE. E A CHI DOMANDI QUALE DI TANTE TRA LORO OPPOSTE RELIGIONI SIA QUELLA UNICA CHE DOBBIAMO SEGUIRE, LA RAGIONE E LA NATURA RISPONDONO ESSERE QUELLA CERTAMENTE CHE FU ISTITUITA DA DIO E CHE FACILMENTE É RICONOSCIBILE DA CERTI CARATTERI ESTERIORI, SCOLPITI IN ESSA PER MANO DELLA PROVVIDENZA DIVINA, POICHÉ IN COSA DI TANTO IMPORTANZA OGNI ERRORE SAREBBE FATALE. Onde, lasciando all'uomo la facoltà di professare qualsiasi religione, gli si concede di poter impunemente dimenticare o snaturare a suo piacimento un dovere tra tutti santissimo, e quindi di piegarsi al male, volgendo le spalle al sommo e immutabile bene; questo non è libertà come si disse, ma licenza e servaggio di un animo avvilito nella colpa. CONSIDERATA RISPETTO ALLA SOCIETÀ, LA LIBERTÀ DEI CULTI IMPLICA CHE LO STATO NON È TENUTO A PROFESSARNE O A FAVORIRNE ALCUNO; ANZI CHE DEVE ESSERE INDIFFERENTE VERSO TUTTI E RITENERLI GIURIDICAMENTE UGUALI, ANCHE SE SI TRATTI DI NAZIONI CATTOLICHE. MA, PERCHÉ TALI MASSIME FOSSERO VERE, BISOGNEREBBE CHE IL CIVILE CONSORZIO O NON AVESSE DOVERI VERSO DIO, O LI POTESSE IMPUNEMENTE VIOLARE; DUE COSE FALSE APERTAMENTE>> (Papa Leone XIII - Libertas)

<<GLI UOMINI UNITI IN SOCIETÀ NON SONO MENO SOGGETTI A DIO DEI SINGOLI INDIVIDUI, NÉ LA SOCIETÀ HA MINORI DOVERI DEI SINGOLI VERSO DIO [...]. Perciò COME A NESSUNO È LECITO TRASCURARE I PROPRI DOVERI VERSO DIO, E IL PIÙ IMPORTANTE DI ESSI È PROFESSARE LA RELIGIONE NEI PENSIERI E NELLE OPERE, E NON QUELLA CHE CIASCUNO PREFERISCE, MA QUELLA CHE DIO HA COMANDATO e che per segni certi e indubitabili ha stabilito essere l'UNICA VERA [ndr QUELLA CATTOLICA], ALLO STESSO MODO LE SOCIETÀ NON POSSONO SENZA SACRILEGIO CONDURSI COME SE DIO NON ESISTESSE O IGNORARE LA RELIGIONE COME FOSSE UNA PRATICA ESTRANEA E DI NESSUNA UTILITÀ O ACCOGLIERNE INDIFFERENTEMENTE UNA A PIACERE TRA LE MOLTE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei).

<<DAL MOMENTO CHE È NECESSARIA LA PROFESSIONE DI UNA RELIGIONE NELLO STATO, SI DEVE PROFESSARE QUELLA CHE È UNICAMENTE VERA [ndr QUELLA CATTOLICA!]..., CONSEGUENTEMENTE I GOVERNANTI LA CONSERVINO E LA PROTEGGANO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas)

<<LA RELIGIONE CATTOLICA, ESSENDO L'UNICA VERA TRA TUTTE, NON PUÒ ESSERE CONFUSA CON LE ALTRE SENZA GRAVISSIMA OFFESA>> (Papa Leone XIII - Humanu genus)

<<SANTO DEVE ESSERE IL NOME DI DIO PER I PRÍNCIPI, I QUALI, TRA I LORO PIÙ SACRI DOVERI, DEVONO PORRE QUELLO di FAVORIRE LA RELIGIONE [CATTOLICA], DI DIFENDERLA CON LA LORO BENEVOLENZA, PROTEGGERLA CON L'AUTORITÀ E IL CONSENSO DELLE LEGGI, né adottare qualsiasi decisione o norma che sia contraria alla sua integrità>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei)

<<LA PUBBLICA POTESTÀ È COSTITUITA A BENEFICIO DEI SUDDITI... DEVE AGEVOLARE LORO IL CONSEGUIMENTO DI QUEL SOMMO ED ULTIMO BENE, IN CUI CONSISTE L'ETERNA FELICITÀ NOSTRA, BENE NON CONSEGUIBILE SENZA LA PRATICA DELLA VERA RELIGIONE>> (Papa Leone XIII - Enciclica Immortale Dei)

6) Cavalcoli. Caro Pio Immacolato, le faccio presente che già Papa Leone X, contro Lutero, il quale sosteneva che i Concili Ecumenici posso sbagliare, condannò questa dottrina di Lutero. Quindi lei, accusando di eresia il Concilio Vaticano II, si pone sulla linea di Lutero e cade sotto la condanna pontificia. Quanto al magistero dottrinale di Pio IX, esso, ben lungi dall’opporsi alle dottrine del Vaticano II, ne sono una preparazione, come per esempio la sua enciclica “Quanto conficiamur moerore” del 1863, Denz. 2866, nella quale il Papa descrive la fede implicita di coloro che senza colpa non conoscono il Vangelo e quindi si tratta di un precorrimento di quello che sarebbe stato il diritto alla libertà religiosa, proclamato dal Concilio.

Ora commento alcuni tra gli interventi pontifici, che lei cita.

a) <<Nel nostro tempo non è più conveniente avere la Religione Cattolica come unica Religione di Stato>> (Proposizione condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

Risposta. Questa posizione di Pio IX non impegna assolutamente la sua infallibilità, inquantoché non fu una posizione di tipo dottrinale, ma pastorale, posizione che era ancora valida ai suoi tempi, soprattutto per i Paesi cattolici, come l’Italia e la Spagna. Ma tenga presente che già dalla fine del ‘700 la libertà religiosa era presente negli Stati Uniti ed essa fu istaurata in Polonia addirittura nel ‘600.

Il fatto che il Concilio abbia generalizzato il diritto alla libertà religiosa, non costituisce quindi una contraddizione con quanto aveva stabilito Pio IX, perché il Concilio Vaticano II giudicò che questa disposizione fosse superata.

b) <<Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e farsi amico con il progresso, con il liberalismo e con la civiltà moderna>> (Prop. condannata da Papa Pio IX - Syllabus)

Risposta. Pio IX si riferisce al concetto liberale di progresso e non certo al progresso inteso nel senso giusto, giacchè il progredire è una legge fondamentale della vita cristiana. Infatti Sant’Agostino dice che la carità che non progredisce non è carità. Per quanto riguarda l’espressione “civiltà moderna”, è chiaro che il Papa non si riferisce al moderno come tale, che di per sé è un valore, ma si riferisce alla concezione cartesiana, per cui il pensiero moderno sarebbe la filosofia di Cartesio.

c) <<É una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. … cioè alla causa prossima delle società politiche>> (Papa San Pio X - Enciclica Vehementer nos)

Risposta. Queste parole di San Pio X restano fondamentali dal punto di vista dottrinale. L’unica cosa che si potrebbe notare, che denota ancora il clima del suo tempo, è il riferimento all’ordine soprannaturale, evidente riferimento al cattolicesimo. Qui sembra di vedere la promozione della religione di Stato. Qui siamo sul piano pastorale e quindi non meravigliamoci se oggi la Chiesa segue una pastorale diversa.

d) Vorrei poi porre alla sua attenzione, che in realtà Papa Pio IX e Papa Leone XIII NON HANNO INSEGNATO … ma deve professare solo ed esclusivamente la Religione Cattolica.

Risposta. Stando all’insegnamento del Concilio lo Stato ha il dovere di garantire la libertà religiosa e di intervenire nel caso che sotto pretesto di religione si provocassero sedizioni o si recasse danno alla pubblica tranquillità. Per quanto riguarda il concetto di laicità dello Stato, bisogna distinguere il significato cattolico da quello liberal-massonico. La laicità nel senso cattolico significa semplicemente che la competenza dello Stato riguarda il bene comune temporale, alla cura del quale devono dedicarsi i laici nell’attività politica. Invece laicità nel senso liberal-massonico significa organizzazione dello Stato in senso ostile alla Chiesa.

Lo Stato, dovendo occuparsi del bene temporale, non entra nella questione di distinguere vere o false religioni. Quest’opera di distinzione è di competenza della Chiesa. Lo Stato deve semplicemente curare la libertà religiosa impedendo che la religione diventi un pretesto per provocare disordini o turbamento alla pubblica tranquillità.

 

Immacolato. Per quanto concerne la fede implicita, lei anche qui è in errore! Perché l'ignoranza incolpevole non dà un diritto naturale all'errore, né un diritto naturale a non essere impedito a diffondere l'errore!

<<NON È ASSOLUTAMENTE LECITO INVOCARE, DIFENDERE, CONCEDERE, UN IBRIDA LIBERTÀ DI PENSIERO, DI STAMPA, DI PAROLA, DI INSEGNAMENTO, DI CULTO, COME FOSSERO ALTRETTANTI DIRITTI CHE LA NATURA HA ATTRIBUITO ALL'UOMO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas 20.6.1888)

<<CIÒ CHE NON CORRISPONDE ALLA VERITÀ E ALLA NORMA MORALE, NON HA OGGETTIVAMENTE ALCUN DIRITTO NÉ ALL'ESISTENZA, NÉ ALLA PROPAGANDA, NÉ ALL'AZIONE>> (Papa Pio XII - Allocuzione «Ci riesce»)

7) Cavalcoli. Caro Pio Immacolato, la fede implicita, come la intende il Beato Pio IX, non comporta un diritto naturale all’errore, cosa che non ha senso, ma si riferisce alla verità così come appare alla coscienza erronea in buona fede, coscienza che pur errando resta innocente davanti a Dio, perché erra senza colpa.

<<NON È ASSOLUTAMENTE LECITO INVOCARE, … ALTRETTANTI DIRITTI CHE LA NATURA HA ATTRIBUITO ALL'UOMO>> (Papa Leone XIII - Enciclica Libertas 20.6.1888)

Risposta. Papa Leone non parla della libertà di pensiero come tale, che è un sacrosanto diritto di tutti, ma non a caso parla di una ibrida libertà. Che cos’è questa ibrida libertà? Evidentemente è una falsa libertà, per la quale ci si permette di concepire e diffondere qualunque tipo di errore, anche quelli più perniciosi per la salute stessa dello Stato, per la salvaguardia della libertà religiosa e del bene comune.

 

Immacolato. Lei è contro la Dottrina Cattolica!

<<NOI, dunque, IN TANTA PERVERSITÀ DI DEPRAVATE OPINIONI, BEN MEMORI DEL NOSTRO APOSTOLICO UFFICIO E MASSIMAMENTE SOLLECITI DELLA SANTISSIMA NOSTRA RELIGIONE, DELLA SANA DOTTRINA E DELLA SALVEZZA DELLE ANIME AFFIDATECI DA DIO, E DEL BENE DELLA STESSA SOCIETÀ UMANA, ABBIAMO RITENUTO DI DOVERE NUOVAMENTE ELEVARE LA NOSTRA APOSTOLICA VOCE. PERTANTO, TUTTE E SINGOLE LE PRAVE OPINIONI E DOTTRINE ESPRESSE NOMINATAMENTE IN QUESTA LETTERA, CON LA NOSTRA AUTORITÀ APOSTOLICA RIPROVIAMO, PROSCRIVONO E CONDANNIAMO; E VOGLIAMO E COMANDIAMO CHE ESSE SIANO DA TUTTI I FIGLI DELLA CHIESA CATTOLICA, TENUTE ASSOLUTAMENTE PER RIPROVATE, PROSCRITTE E CONDANNATE!>> (Papa Pio IX - Enciclica Quanta Cura e Syllabus)

<<Nel nostro tempo non è più conveniente avere la Religione Cattolica come unica Religione di Stato>> (proposizione dottrinale condannata da Papa Pio IX Syllabus)

8) Cavalcoli. Caro Fra Pio Immacolato, se lei legge attentamente i documenti pontifici, che mi ha citato, e l’interpretazione che se ne deve dare, si accorgerà della mia conformità alla dottrina cattolica. E se c’è uno, che è in contrasto con questa dottrina, è proprio lei, che si permette di giudicare eretiche le dottrine del Concilio Vaticano II.

<<NOI, dunque, IN TANTA PERVERSITÀ DI DEPRAVATE OPINIONI, … TENUTE ASSOLUTAMENTE PER RIPROVATE, PROSCRITTE E CONDANNATE!>> (Papa Pio IX - Enciclica Quanta Cura e Syllabus)

Risposta. In questo documento il Beato Pio IX condanna in modo assoluto gli errori dottrinali, ma non condanna in modo assoluto con la sua autorità dottrinale la tesi della libertà religiosa oppure potremmo dire che condanna la concezione liberale della libertà religiosa.

Ora, come ho già detto e ripetuto, il rapporto dello Stato con la religione non è materia dottrinale immutabile, ma si tratta di una disciplina giuridica, che la Chiesa nella sua prudenza nel corso dei secoli ha trattato tenendo conto delle circostanze. Così è potuto accadere che, mentre un Pio IX ha escluso la libertà religiosa nei Paesi allora cattolici, il Concilio Vaticano II, considerando il mutamento storico avvenuto nel rapporto tra lo Stato e la religione, ha deciso di riconoscere il diritto alla libertà religiosa.

 

Immacolato. Giovanni Cavalcoli poi...

A) Ho il dovere ed il diritto di professare e custodire la Fede Cattolica, e perciò ho il dovere e il diritto di rifiutare la dottrina del concilio vaticano II che contiene insegnamenti eretici, tra cui l'eresia della libertà religiosa! Pertanto, la dottrina del concilio vaticano II non è Dottrina di Cristo, non è Dottrina della Chiesa, non è Dottrina del Papa! Sarebbe blasfemo affermare una cosa del genere!

B) Gli insegnamenti del concilio vaticano II si oppongono chiaramente agli insegnamenti infallibili di Papa Pio IX, di Papa Gregorio XVI, di Papa Leone XIII, di Papa Pio X, di Papa Pio XI, di Papa Pio XII. Ora, io sono già vincolato agli infallibili insegnamenti Magisteriali di questi Papi, e di tutti i Papi della storia, e pertanto rifiuto tutto ciò che si oppone a tali insegnamenti. Noti bene, Cavalcoli, il concilio vaticano II non va contro il mio povero intelletto, ma va contro gli insegnamenti Magisteriali dei Papi ai quali il mio intelletto è vincolato per sempre! Tuttavia Dio mi ha dato anche la luce naturale della ragione, che illuminata ed elevata dalla Fede, è obbligata a rifiutare ciò che si oppone realmente all'immutabile ed integrale Dottrina della Fede, e a rifiutare ciò che risulta oggettivamente contraddittorio! Vuole per caso che io ceda al fideismo? Giammai! La Chiesa ha condannato anche il fideismo, e non solo il razionalismo!

C) Non mi sto facendo arbitro del Magistero, non mi sto sostituendo al Magistero! Ma sono semplicemente fedele al Magistero della Chiesa e dei veri e legittimi Papi! Il concilio vaticano II non è assolutamente insegnamento Magisteriale, perché chi lo ha approvato non era Papa, era privo della Autorità Petrina che è divinamente assistita, privo già prima di approvare gli insegnamenti eretici del concilio! Sia chiaro dunque che Montini non ha perso il Pontificato dopo che ha insegnato le eresie, né l'ha perso in modo simultaneo all'eresia insegnata, perché affermare questo è un errore, è un'eresia vera e propria, perché un vero e legittimo Papa, nell'atto stesso in cui si pronuncia e definisce, è infallibile, non può errare in materia di Fede e Morale! Se affermassi una cosa del genere è come se affermassi che un vero e legittimo Papa possa errare nell'esercizio del suo Ufficio Petrino, e lungi di me affermare una cosa del genere!!! Quello che sto dicendo, non si travisi le mie parole, è che l'insegnamento eretico proferito e favorito dal Montini, e dal suo conciliabolo, è segno manifesto, che garantisce già di per sé, ed ancor prima di una dichiarazione ufficiale da parte della Chiesa, che egli [Montini] non era Papa già precedentemente all'eresia insegnata, altrimenti non avrebbe potuto insegnare l'eresia se fosse stato realmente in possesso dell'Autorità Petrina, e quindi in possesso del Carisma dell'Infallibilità! Viene da sé che il conciliabolo vaticano II, non è realmente insegnamento del Papa, e non è nemmeno insegnamento della Chiesa Docente, perché i vescovi sia presi singolarmente, sia pur riuniti insieme, non sono dotati del Carisma Divino dell'Infallibilità! Al solo Pietro e ai suoi veri e legittimi Successori, Cristo ha donato e dona il Carisma dell'infallibilità! I vescovi, partecipano dell'infallibilità dell'insegnamento, sia che siano dispersi, sia che siano riuniti in un Concilio, MA CON A CAPO IL PAPA, ED UNITI AL PAPA, E NON SENZA IL PAPA O CONTRO IL PAPA!

Insegna infatti il Magistero di Papa San Pio X:

<<Il Papa e i vescovi UNITI CON LUI, costituiscono la Chiesa Docente>> (Papa San Pio X - Catechismo della Dottrina Cristiana n°114)

<<La Chiesa Docente si compone di tutti i vescovi CON A CAPO IL ROMANO PONTEFICE, sia che si trovino dispersi, sia che si trovino congregati in Concilio>> (Papa San Pio X - Catechismo Maggiore n°185)

<<La Chiesa Docente non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio: essa è infallibile>> (Papa San Pio X - Catechismo della Dottrina Cristiana n°115)

<<Siamo tutti obbligati ad ascoltare la Chiesa Docente sotto pena di eterna condanna, perché Gesù Cristo disse:..."chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza a me">>(Papa San Pio X - Catechismo Maggiore n°188)

D) Un vero e legittimo Papa è infallibile anche da solo, non come dottore privato, ma nell'esercizio del suo Magistero Straordinario e Ordinario.

Insegna il Magistero dei Papi:

<<Il Papa, da solo, non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio, ossia è infallibile come la Chiesa, quando da Pastore e Maestro di tutti i cristiani, definisce dottrine circa la Fede e i Costumi>> (Papa San Pio X - Catechismo della Dottrina Cristiana n°116)

<<QUESTA SEDE DI SAN PIETRO RIMANE SEMPRE IMMUNE DA OGNI ERRORE, SECONDO LA DIVINA PROMESSA DEL SIGNORE NOSTRO SALVATORE>> (Papa Pio IX - Costituzione Apostolica Pastor Aeternus)!

Pertanto, fra Cavalcoli, se lei afferma che gli occupanti modernisti, che occupano la Sede Petrina solo materialmente, siano legittimi Papi, lei è come se dicesse che la Sede di San Pietro non rimarrebbe immune da ogni errore! Non si può assolutamente negare infatti che questi occupanti modernisti abbiano insegnato e favorito vere e proprie eresie, e perciò costoro non sono veri Papi!

<<Per Fede Divina e Cattolica si deve credere tutto ciò che si contiene nella Parola di Dio scritta o tramandata, e viene proposto dalla Chiesa o con solenne definizione o CON ORDINARIO ED UNIVERSALE MAGISTERO come verità da Dio rivelata>> (Papa Pio IX - Concilio Vaticano Primo)

<<Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero supremo...Infatti questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, per cui valgono pure le parole: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc. 10, 16)>> (Papa Pio XII)

F) Normalmente, prima che ancora si possa avere una constatazione oggettiva in foro esterno, non si mette in dubbio il consenso di accettazione formale dell'eletto al Papato; sarebbe una cosa temeraria! MA, in linea di principio non è esclusa la possibilità di un vizio di consenso da parte del designato, ed è proprio quello che è avvenuto con questi occupanti modernisti! E ciò lo sappiamo appunto dalla constatazione pubblica del foro esterno, dalle loro parole pubbliche e da loro comportamento pubblico, che rivela l'intenzione oggettiva di tali soggetti! Infatti, l'atto di accettazione che il nominato e designato al Papato pone per diventare effettivamente Papa, è un atto umano, compiuto da chi non gode ancora dell'infallibilità Pontificia, perché il carisma Divino dell'Infallibilità Papale viene dato al designato dopo la sua accettazione e non prima! Dunque, non è di per sé garantito, che il designato non ponga un vizio di consenso, altrimenti dovremmo dire che il designato sarebbe già formalmente Papa prima ancora della sua accettazione, il ché va contro sia alla Fede che alla ragione! Se già un Papa non è infallibile come persona privata, come dottore privato (il Papa è infallibile nell'esercizio del suo Ufficio Petrino in materia di Fede e Morale e di tutto ciò è inscindibilmente connesso con la Fede e la Morale), figuriamoci poi se sia infallibile un semplice designato che ancora non è Formalmente Papa! Quindi, l'accettazione del Papato, non è un atto di un Papa che compie nell'esercizio del suo Ufficio Petrino; ma un semplice atto umano di un soggetto designato al Papato! L'accettazione é una condizione necessaria per ricevere il Papato formaliter che successivamente si potrà e si dovrà esercitare. Ma tale accettazione non deve essere soltanto verbale e scritta, ma deve essere un atto umano senza vizio di consenso, senza che venga posto l'obex [ostacolo] alla ricezione della Forma Papale, altrimenti tale soggetto designato non diventa veramente Papa!

9) Cavalcoli. Caro Fra Pio Immacolato,

A) la dottrina della libertà religiosa, contenuta nel Decreto Dignitatis Humanae, in quanto dottrina di un Concilio va ritenuta per vera. Tanto più che qui il Concilio cita la rivelazione. Se pertanto, chi si ritiene cattolico, osa accusare di eresia questa dottrina cade a sua volta nell’eresia.

B) La dottrina della libertà religiosa appartiene all’ambito della regolamentazione giuridica del rapporto della Chiesa con lo Stato. Essa è annunciata dal Concilio Vaticano II sulla base della Rivelazione ed è definita come diritto civile, che cade quindi nella competenza dello Stato, e si presenta quindi come un obbligo dello Stato e la ragione di un buon rapporto con la Chiesa.

Il fatto che i Papi dell’’800 non ammettessero il diritto alla libertà religiosa era dovuto a due motivi. Uno. Il riferimento che essi facevano agli Stati europei, che erano rimasti cattolici dopo lo scisma d’Oriente e dopo la Riforma protestante. Da qui il sostegno alla religione di Stato. Due. Il fatto che la libertà religiosa era presentata dalla ideologia liberale e massonica come pretesto per la diffusione dello scetticismo religioso e la distruzione della Chiesa Cattolica.

C) Tutto questo discorso è basato sulla negazione che San Paolo VI fosse Papa legittimo. Faccio presente che, quando la Chiesa canonizza un Papa, essa indica infallibilmente un modello di santità pontificia. Da qui appare come non possa essere definito cattolico chi nega la legittimità del Pontificato di San Paolo VI.

D) I Papi del Concilio e del postconcilio sono stati Papi legittimi, tre dei quali sono stati addirittura canonizzati. Accusarli quindi di eresia suppone che un Papa possa essere eretico. Ma chi accusa di eresia un Papa è a sua volta eretico.

E)  Quando l’eletto all’ufficio pontificio è stato scelto da un Conclave regolare e l’eletto acconsente, non ci può essere nessun vizio di consenso, ma l’eletto decide sapendo quello che fa e con retta intenzione. Se così non fosse, verrebbe meno la successione apostolica. Infatti Cristo ha promesso a Pietro, ponendolo come pietra angolare della Chiesa, che il suo carisma sarebbe durato fino alla fine del mondo.

Bisogna dunque ammettere che il libero consenso dell’eletto è infallibile, perché sostenuto dallo Spirito Santo, il Quale in quel momento assicura alla Chiesa il Successore di Pietro.

Fine Prima Parte (1/3)

 


 
 
 
 
 
 
 
 
Immagine da Internet: 
- I discepoli di Emmaus, Arcabas

[1] Riporto parte la nostra pubblica corrispondenza, disponibile nella pagina Facebook di Fra Pio Immacolato fino al 21 agosto 2024, tarda mattinata.

65 commenti:

  1. È un peccato che si rifiuti di dare una discussione seria sulla portata dell'infallibilità papale. In fondo, il sedevacantista con cui stai discutendo pensa come lei, tutto quello che insegna il papa è infallibile. Nel caso del sedevacantista, conclude che non c'è Papa. Lei ricorre a una serie di trappole intellettuali ("dogmatizza" il magistero recente, relativizza il magistero precedente) per superare le difficoltà che, man mano che progrediscono li errori bergogliani, diventano enormi. Sono due vie morte. Inoltre, l'affermazione che un papa non può essere eretico è abbastanza discutibile, la maggior parte dei grandi autori sostengono che sia fattibile. E la conclusione che lei trae è completamente sbagliata: "chi dice che il Papa può essere eretico è eretico", perché manda all'inferno degli eretici, per esempio, San Roberto Belarmino, Suarez o Cayetano.
    Peccato, perché lei è un buon teologo quando analizza sub specie eternitatis, ma pregiudicato dalle sue fobie teologiche e suppongo dall'eredità maritaniana, che a lungo termine si è manifestata come nefasta.
    So che non pubblicherà questo, mancava di più, ma con la lettura mi sento soddisfatto. Toto corde

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    1. Caro Davide,
      dall’accusa che lei mi fa, io capisco che lei non ha mai letto le mie pubblicazioni, che da quindici anni faccio sui blog dedicati a chiarire quali sono i gradi autorità delle dottrine pontificie, quindi quand’è che è lecito criticare il Papa in materia dottrinale e quand’è che non è lecito.
      Quindi, prima di farmi delle accuse calunniose, la prego di leggere quanto vado insegnando da anni e poi torneremo a discutere.
      Io ho spiegato a Immacolato per quale motivo la pastorale pontificia postconciliare ha mutato le direttive, che venivano date dai Papi dell’‘800. Non ho affatto relativizzato alcun dogma, perché il principio della religione di Stato non era affatto un dogma, ma era semplicemente una forma di relazione diplomatica e giuridica, di diritto positivo, della Chiesa con lo Stato, quindi una prassi prudenziale nel campo della quale la Chiesa ha piena facoltà di mutare a suo arbitrio.
      Come vado ripetendo da anni nei miei scritti, le dottrine di Bellarmino, Suarez e Gaetano non intendono affatto sostenere la possibilità reale di un Papa eretico, perché ciò sarebbe eresia, e l’ho spiegato molte volte, e il motivo è che se un Papa fosse eretico, dovremmo dire che Cristo ci ha ingannati quando ha promesso la sua assistenza a Pietro.
      Le dottrine di quegli illustri teologi hanno un carattere puramente accademico di logica formale, per dire che se un Papa fosse eretico o non sarebbe vero Papa o meriterebbe di essere deposto. Il ragionamento è corretto formalmente, ma è chiaro che quei teologi davano l’ipotesi di un Papa eretico come una pura ipotesi immaginaria
      Quello che quei teologi intendevano insegnare è tutto il contrario di quello che lei fa dir loro. Essi confermano di fatto che un Papa non può mai essere eretico, nel senso che bisogna sempre ascoltarlo quando insegna come Papa, appunto perché è il Papa.
      Per quanto riguarda Maritain, le faccio presente che egli è stato caldamente raccomandato come modello di teologo da due Papi Santi, San Paolo VI e San Giovanni Paolo II.

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    2. Infine, la sua idea di "progresso" applicato alla dottrina della Chiesa è sbagliata, dovrebbe essere rivista. È influenzata dall'idea moderna di Condorcet e Hegel, che è ciò che è successo a Maritain con il suo famoso "doppio progresso della storia". Nella Chiesa non c'è progresso, ci sono sviluppi dottrinali (cfr. san John Newman), alcuni consistenti e ortodossi, altri anomali, e ci sono epoche di arretramento (mi dica se non il "progresso" che c'era nel X secolo).

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    3. Caro Davide,
      la mia idea di progresso, che è anche quella di Maritain e del Santo Padre, non ha niente a che vedere con Condorcet e Hegel, ma si basa su Aristotele e San Tommaso. Infatti essa non comporta affatto un processo dialettico, ma è un passaggio dalla potenza all’atto e più precisamente è un avanzare, è un camminare verso una meta e quindi è un perfezionarsi, un migliorarsi ed un arricchirsi.
      Infatti progresso viene da pro-gressus, che significa camminare verso. Tenga presente che anche la parola sin-odo significa la stessa cosa: camminare insieme. Questa è l’idea evangelica di progresso, idea che risulta chiaramente da quei passi del Vangelo che ci stimolano a camminare verso il regno di Dio.
      L’esortazione alla conversione che cos’è, se non una esortazione a camminare verso Dio? Questa idea è espressa nelle parole del Papa: “Andate avanti”. Lo stesso Sant’Agostino dice: “La carità che non progredisce, non è carità”.
      Quando Maritain parla del doppio progresso, intende una cosa importantissima e conforme alla Scrittura e cioè il fatto che nella storia esiste una progressiva manifestazione dello Spirito Santo, il quale fa compiere alla Chiesa sempre nuovi passi avanti e suscita in essa sempre nuove iniziative. Ma, accanto a questo progresso benefico, esiste anche un progresso nel male, nel senso che il demonio di volta in volta falsifica questi passi avanti. Faccio un esempio. Col Concilio Vaticano II è avvenuto un progresso ispirato dallo Spirito Santo. Che cosa ha fatto il demonio? Ha ispirato il modernismo, che è una falsificazione del rinnovamento conciliare.
      Tenga presente che dire sviluppo dottrinale o dire progresso è la stessa cosa ed inoltre è chiaro che un progresso dottrinale genera un progresso morale. Di che cosa è maestra la Chiesa, se non di progresso morale?
      Ad ogni modo è indubbiamente vero che nella storia della Chiesa ci sono periodi di retrocessione, di decadenza e di involuzione. E sappiamo tutti come uno di questi periodi fu proprio il secolo X. Tuttavia è interessante notare come anche in questo periodo oscuro, che registra dei Papi di cattiva condotta, nessun Papa è caduto nell’eresia.
      Purtroppo fenomeni di retrocessione ci sono anche oggi e sono quelli che il Papa chiama gli indietristi. Chi sono questi indietristi? Sono dei cattolici, i quali, non avendo capito il progresso proposto dal Concilio, vorrebbero ritornare ai tempi di Pio XII. Che cosa fare con questi cattolici? Bisogna usare molta carità e cercare di persuaderli che col Concilio la Chiesa è sempre quella ed anzi ancora più bella di prima.

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    4. Avverto una mancanza di rigore nei suoi concetti. Sembrerebbe che identifichi il progresso con il corso della storia, non con la perfezione, per questo identifica la restaurazione o retrocessione con il male. Per esempio, se qualcuno vuole riprendere una fase passata di maggior sviluppo o meglio lo si motejaria da indietrista, io lo chiamerei restaurazione, che è riassumere un ente nella sua perfezione. Augusto ha restaurato Roma, San Gregorio VII ha restaurato il pontificato, Leone XIII ha restaurato il tomismo. Non c'è un progresso della Storia né della Chiesa, ciò che c'è sono tempi di maggiore o minore fedeltà, di maggiore o minore sviluppo, della dottrina e eventualmente della morale. Ai tempi della crisi ariana, bisognava essere indietrista con Atanasio e non con quasi tutti i vescovi. Ai tempi del secolo di ferro, bisognava essere come san Gregorio, non come Giovanni XII. La sua concezione è infetta di storicismo, come quella di Maritain.

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    5. Caro Davide,
      bisogna che ci intendiamo su due concetti: quello di restaurazione e quello di indietrismo. La restaurazione può essere intesa in un senso buono o in un senso negativo. Per esempio l’opera del restauratore di quadri antichi, è altamente meritoria. Convengo con lei nell’apprezzare l’opera di restaurazione del tomismo, promossa da Leone XIII.
      In questo senso, che cosa vuole dire restaurare? Vuol dire rimettere in essere un valore che era stato dimenticato o perduto. È chiaro che in questo lavoro occorre andare indietro nel passato per verificare che cosa c’è che può andare bene anche oggi e che cosa c’è invece che occorre abbandonare.
      Esiste invece un senso negativo della parola restaurazione, che ha avuto origine dalla cosiddetta restaurazione operata dal Congresso di Vienna del 1815, allorchè si rimisero sul trono dei sovrani che in precedenza erano stati dei tiranni ed erano stati spodestati dal movimento della Rivoluzione Francese.
      Tenendo conto di questa distinzione è chiaro che restaurazione non significa necessariamente retrocessione, ma la restaurazione si presenta come una scelta benefica, anche se non presenta nulla di nuovo, ma si limita a recuperare un valore antico, che era stato dimenticato.
      Viceversa il retrocedere non è segno di apertura al nuovo, ma rappresenta una paura del nuovo, oppure può essere segno di viltà, cioè mancanza di coraggio nell’affrontare una nuova difficoltà.
      Il restaurare può rappresentare senz’altro un processo di perfezionamento o addirittura un progresso. Per quanto riguarda il corso della storia io non identifico affatto il progresso col corso della storia sic et simpliciter, come fa Hegel, perché ammetto che nel corso della storia esistono anche momenti di involuzione o di decadenza.
      Come ho già detto, io, con Maritain, non accetto la dottrina illuministica del progresso necessario, perché conosco benissimo quelli che sono gli inevitabili fallimenti della fragilità umana.
      Esiste soltanto una forma di progresso inarrestabile, che è quello della Chiesa, perché è mossa dallo Spirito Santo verso sempre nuove tappe nel suo cammino verso il regno di Dio. Il che non toglie che anche nella Chiesa esistano fenomeni di indietrismo o di carattere involutivo, i quali però possono sempre essere corretti, se coloro che sono vittime di tali equivoci si aprono con sincerità alle novità dello Spirito.
      Per quanto riguarda l’aggettivo indietrista, un termine che è stato inventato da Papa Francesco, che cosa ha inteso dire il Papa? Ha inteso riferirsi a quei cattolici che invece di avanzare, retrocedono per la nostalgia di un passato, che ormai è passato. Si riferisce per esempio a coloro che non accettano le novità del Concilio e vorrebbero che la Chiesa tornasse a com’era prima del Concilio.
      Il Papa disapprova questa mentalità, perché essa non riconosce i progressi compiuti dalla Chiesa grazie al Concilio Vaticano II, Concilio che questi indietristi considerano erroneamente come infetto dal modernismo. Io, per conto mio, ho coniato il termine “passatista”, che ha un significato simile: non sottolinea il tornare indietro, ma un amore esagerato per il passato.

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    6. Beh, passo dalla sua affermazione sui "tiranni rovesciati dalla Rivoluzione Francese", stupendo esperimento sociale di entusiasti democratici che hanno inaugurato la sgozzatura di massa dei nobili, suore e preti e la carneficina nei campi di battaglia di milioni di uomini per venti anni fino alla caduta del benevolo corso. Invece, il nefasto e restaurazionista Congresso di Vienna e l'Alleanza ha dato all'Europa mezzo secolo di pace, ordine e prosperità, naturalmente con la sporcizia della massoneria universale.
      Il punto che qui discutiamo è la nozione di progresso nella Chiesa. Io sostengo che il suo concetto (e naturalmente quello del povero Maritain) è inficiato dalla nozione moderna di progresso, spiegata da Condorcet in celebre opuscolo. Consiste fondamentalmente nel dare la precedenza allo stato dell'ente attuale, in quanto presente e attuale. Così, un'idea, una dottrina, un'istituzione, valgono più nel loro stato attuale che in qualsiasi momento del loro passato. Certo, la Rivoluzione, come Crono, mangia i suoi figli: il Vaticano II è invecchiato miseramente, con le sue lodi all'uomo moderno, il suo ottimismo degli anni '60 e il suo semplicismo sociologico. Niente di più passatista dei suoi testi. Settanta anni di questa modernità sono dieci secoli.

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    7. Mi sembra una visione molto semplicistica di quanto è accaduto nella storia dell'Europa.

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    8. Caro Davide,
      è chiaro che la storia d’Europa dei secoli XVIII-XIX comprende una massa sconfinata di eventi. Tuttavia, come anche lei saprà, nella storia esistono delle tendenze di fondo, che coagulano attorno a sé stesse l’interesse dei Popoli.
      Infatti nella storia, come lei saprà, agisce la Provvidenza, la quale manifesta la sua volontà nella storia stessa, sia pure in mezzo ad una massa enorme di avvenimenti di secondaria o minima importanza in contrasto tra di loro. Ma la conoscenza che noi cattolici abbiamo della storia, è illuminata dalla possibilità di riconoscere che cosa Dio vuole in un dato momento storico. Questa volontà di Dio è strettamente congiunta con quelle che sono le aspirazioni più profonde dei Popoli in un dato momento storico.
      Io credo che, se noi facciamo uso di questo criterio di giudizio, non possiamo negare che il bisogno più profondo dell’Europa del secolo XVIII era quello di un umanesimo più razionale, più fraterno, più libero, tollerante nel rispetto dei non credenti e meno superstizioso. Non vedo quali altri valori si potrebbero citare.
      Che poi lei mi dica che questi valori, promossi da illuministi e da massoni, sia stati portati avanti in un modo sbagliato, che ci ha condotto a grandi disastri, non solo nella Rivoluzione francese, ma fino a giungere alle due ultime guerre mondiale, su ciò sono pienamente d’accordo con lei, mentre resto però dell’opinione che i cattolici nel secolo XVIII sono rimasti indietro, dimenticando il fatto che il concetto di fratellanza ha una origine evangelica.
      Stando così le cose, rimango della mia opinione che la visione che le propongo non è semplicistica, ma coglie quelle che sono state le tendenze fondamentali, mentre mi sembra che lei non abbia capito il progresso storico, che a partire dal ‘700, si è verificato fino a che la Chiesa, col Concilio Vaticano II, ha purificato gli ideali dell’illuminismo, liberandoli dalla loro radice antropocentrica e ponendoli sul loro vero fondamento, che è la Parola del Vangelo.

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  2. In verità, le sue affermazioni sul papato sono molto razionaliste e non consultano l'evidenza storica. Non gli farebbe male un po' di metodo Chénu, che era progressista ma intelligente.

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    1. Caro Davide,
      respingo questa accusa generica, che non mi precisa di che cosa si tratta.
      Per quanto riguarda Chenu, ne ho molta stima. Tuttavia tenga presente che, a causa del suo storicismo, dovette firmare alcune proposizioni antistoriciste, che gli furono imposte dal Santo Uffizio.
      Del Padre Chenu non direi che era progressista, però era intelligente, ma direi che era intelligente proprio perchè era progressista e non modernista.

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    2. Caro padre Giovanni,
      temo che ci siano dialoghi estremamente difficili (impossibili?) da portare a termine. Uno di questi casi, di cui ho esperienza, è il caso di cercare di dialogare con chi identifica nella Chiesa progresismo e modernismo. Dà l'impressione che coloro che fanno identificazione progressimo e modernismo (passatisti, naturalmente) sono come i mormoni o i testimoni di Geova, che tutto quello che fanno è ripetere il loro piccolo libretto proselitista, ben memorizzato, senza uscire dal libretto, e senza ascoltare colui con cui stanno parlando. Non c'è caso: non entrano le pallottole...

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    3. La linea è molto sottile, P. Silvano. Una volta ammesso un progresso ineluttabile nella dottrina della Chiesa, il modernismo è già apparso. L'idea di un progresso necessario, e non la possibilità di sviluppi anomali, apre la porta a qualsiasi novità, come indicava San Vincenzo de Lehrins.

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    4. Caro Davide,
      un dialogo onesto non si sviluppa quando gli interlocutori espongono le loro idee, ciascuno la propria, senza ascoltarsi, senza tenerne conto, senza accordarsi o confutarsi sui temi e sui punti espressi, in modo ordinato e coerente. Questo fanno i relativisti o i soggettivisti, cioè quelli che in fondo credono che non esista la verità, credono che la verità non sia una sola, e che ognuno abbia "la sua verità".
      In sostanza, per dirla brevemente, un dialogo onesto, senza necessariamente diventare un dialogo filosofico o teologico, cioè, intendo un dialogo comune tra persone semplici semplici e onesti, si verifica quando uno degli interlocutori fa la sua affermazione, l'altro l'ascolta, concorda con essa, o la arricchisce di altri elementi che a loro volta sono discussi, oppure solleva obiezioni, che a sua volta l'altro ascolta, e concorda con esse o le contesta, o accetta a metà, fornendo i suoi argomenti (di ragione o di fede, secondo i casi), argomenti che a loro volta sono presi in considerazione dall'interlocutore, e accettati o confutati, e così via.
      È quella che Aristotele e Tommaso d'Aquino chiamano la "dialettica" (che non ha nulla a che fare con la dialettica hegeliana, che non rispetta il principio di non-contraddizione), dialettica aristotelico-tomista che si mantiene nell'ambito dell'opinione, come propedeutica alla scienza. Si avverte che la vera protagonista in tale dialettica, in tali dialoghi, non sono le persone che dialogano, ma la verità, che è sinceramente ricercata, esplicitata e approfondita.
      Caro Davide, pensi lei di portare avanti un dialogo onesto? o stai solo difendendo la tua ideologia?

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    5. Caro P. Silvano,
      effettivamente c’è l’abitudine nei filolefevriani e nei passatisti di identificare modernisti e progressisti. Quale può essere il motivo di questa confusione? Esso è dato dal fatto che essi faticano ad apprezzare il valore del progresso e del rinnovamento. A loro il nuovo appare come traumatico, scandaloso e in conflitto con la Tradizione. Similmente nella letteratura latina il novum è per definizione qualcosa che distrugge un valore acquisito. Purtroppo questo modo di esprimersi è in qualche modo presente anche nel linguaggio del magistero preconciliare.
      Bisogna invece che ci ricordiamo quanta importanza ha la novità nella rivelazione biblica. Nella Bibbia, soprattutto lo Spirito Santo, è quello Spirito che “rinnova la faccia della terra”. E San Paolo parla del cristiano come nuova creatura. Il Nuovo Testamento succede all’Antico.
      Si suppone che il nuovo sia frutto di un progresso e anche di un cambiamento, in quanto il vecchio non serve più. Bisogna però fare attenzione a distinguere il vecchio dall’antico. Il vecchio è da abbandonare e l’antico è da conservare. Quale relazione c’è tra l’antico e il nuovo? C’è una continuità. Invece tra il vecchio e il nuovo c’è una sostituzione: il nuovo sostituisce il nuovo.
      Facciamo adesso un collegamento tra il nuovo e il moderno. È evidente che in linea di massima si tratta di due valori. D’altra parte si suppone che il nuovo sia frutto del progresso, che significa miglioramento. Nello stesso tempo si suppone che il nuovo sia moderno e viceversa.
      Vediamo adesso che cos’è il modernismo. È una modernità o una novità che non è un vero progresso o addirittura è qualchecosa di nocivo. Sotto questo punto di vista i passatisti hanno ragione di respingere il modernismo. Dov’è che sbagliano? Appunto nel confondere il modernismo col moderno e col progresso. Il modernismo è dannoso, perché pretende di giudicare il Vangelo alla luce della modernità, assumendo quindi anche gli errori della modernità. Invece il vero progresso giudica la modernità alla luce del Vangelo, respingendo dalla modernità i suoi errori.
      Il passatista, confondendo modernismo e progresso, viene a respingere i valori del progresso, considerando come modernistico ciò che è vero progresso. Caso emblematico è il giudizio che danno del Concilio Vaticano II, del quale non sanno apprezzare l’elemento di progresso e lo scambiano per una espressione di modernismo.

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    6. Caro Davide,
      la polemica contro il progresso necessario io l’ho trovata in Maritain. Egli si riferisce al concetto razionalistico e massonico di progresso, presente anche nell’illuminismo settecentesco. Di che cosa si tratta? Di una grande presunzione, ossia della convinzione della possibilità di un progresso umano irreversibile, come effetto della semplice ragione e volontà umana. È chiaro che questa spacconata suppone l’ignoranza delle conseguenze del peccato originale.
      Questa idea illuministica peraltro tende a considerare come progresso anche l’abolizione di valori tradizionali. E questo è certamente un errore. E su ciò sono d’accordo con lei quando parla di modernismo.
      Per quanto riguarda San Vincenzo di Lerino, la sua dottrina del progresso dogmatico è stata più volte citata dal magistero della Chiesa, per cui non posso non farla mia.

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    7. Caro P. Silvano,
      mi complimento per questa sua piccola e saggia lezione sull’arte del dialogare e del discutere, arte purtroppo oggi poco conosciuta, perché si preferisce la dialettica hegeliana a quella aritotelico-tomista.
      Oggi si parla continuamente di dialogo, ma siccome moto spesso non lo si pratica in un senso tomistico, troviamo delle forme di dialogo o inconcludenti o un dialogo tra sordi oppure troviamo il battibecco, tutte cose che non solo non portano a nulla, ma non favoriscono né la verità né la pace degli animi.

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  3. È molto difficile discutere con lei, perché non sei intellettualmente onesto. È falso che le opere di Bellarmino o Suarez o la stessa bolla Cum ex Apostolato fossero esercizi logici. Basta leggerli.

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    1. Caro Davide,
      ho letto il testo italiano della Bolla pubblicato sul sito Cooperatores veritatis* e ho notato che la traduzione è falsa. Infatti manca una parola decisiva, senza la quale il testo sembra dire l’opposto di quello che vuole dire. Il Papa infatti non intende assolutamente avanzare l’ipotesi di un Papa eretico, ma tutt’al contrario affronta la questione gravissima della sua responsabilità di Vicario di Cristo in un momento storico drammatico, che segna la grave ribellione di Lutero.

      Pubblico il testo corretto, aggiungendo la parola mancante in caratteri maiuscoli. Il passo è questo:

      “Noi, riteniamo che una siffatta materia sia talmente grave e pericolosa che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora UNO sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito, e che quanto maggiore è il pericolo, tanto più diligentemente ed in modo completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare possano miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé alla perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli, affidati alle loro cure e governo per le necessità spirituali o temporali; né accada in alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è possibile con l’aiuto di Dio e come c’impone il nostro dovere di Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna dei cattivi agricoltori o essere assimilati al mercenario.”

      Dalle parole che seguono a quanto il Papa afferma circa colui che è “riconosciuto deviato dalla fede”, si capisce chiaramente che l’intervento censorio non si riferisce affatto al Papa, bensì ai falsi profeti ed altre persone.

      * https://cooperatores-veritatis.org/2018/04/10/paolo-iv-cum-ex-apostolatus-officio-infallibilita-papale/

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    2. Caro Davide,
      riguardo alle posizioni di Bellarmino, Suarez e il Gaetano, posso dirle due cose. Da una parte conosco la grandezza di questi teologi e dall’altra parte, come le ho spiegato con chiarezza, non è possibile che un Papa possa essere eretico, perché ciò avrebbe come conseguenza di accusare lo stesso Gesù Cristo di falsità.
      Dunque, per sapere che questi teologi non accusano Cristo di falsità dovrei leggere quello che hanno scritto? Credo di saperlo, anche se non ho letto quanto hanno scritto.

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    3. Leggila tutta, amico mio...

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    4. Qui va la parte allusiva. Voglio sottolineare, per evitare confusione, che non sto sostenendo che la bolla è in vigore, non mi sembra nemmeno felice la decisione presa da papa Caraffa. Ho solo portato sopra come esempio che in molti autori si contempla la possibilità di un papa eretico. Personalmente, sono propenso a credere che un papa non può esserlo in modo formale, sì in privato, ma in nessun modo io considero eretici gli autori che hanno ritenuto possibile questa situazione, la questione sub iudice est.

      (se) anche un Romano Pontefice si fosse allontanato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia, [sia entrato in scisma o li avesse suscitati o commessi] prima della sua promozione o dell'assunzione come Cardinale o Pontefice Romano, che tale promozione o assunzione è nulla, irrita e inane, anche se fosse stata fatta con accordo e consenso unanime di tutti i Cardinali; e che non possa essere considerata valida o avere validità per l'ottenimento dell'incarico, per la consacrazione, o per il conseguente possesso o quasipossesso di comando e amministrazione, per l'intronizzazione o adorazione di quel Romano Pontefice, per l'obbedienza che tutti gli hanno prestato o per aver trascorso un tempo qualsiasi in tali situazioni;
      e non sia considerata legittima in nessuna delle sue parti; né sia considerato che a tali persone, per la loro promozione a Vescovi, è stata concessa o conferita qualche facoltà di amministrazione spirituale o temporale, Arcivescovi, Patriarchi o Primati o per la loro assunzione come Cardinali o come Pontefice Romano; in altri termini, tutte e ciascuna delle loro dichiarazioni, fatti, atti e direttive, nonché qualsiasi conseguenza successiva, non abbiano forza e non conferiscano in futuro alcun riconoscimento o diritto a nessuno;

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    5. Caro Davide,
      ho letto la tesi del Bellarmino e si tratta proprio di quello che immaginavo. La formula usata in questo caso è una formula scolastica, che si esprime con queste parole: “ammesso e non concesso”. Di che cosa si tratta? Si tratta di dedurre una conseguenza logica, partendo da premesse, che vengono considerate vere solo ipoteticamente, ma che in realtà sono considerate false.
      Che scopo ha questa argomentazione? Vuole dimostrare il nesso tra la condizione e il condizionato oppure l’ordine che esiste in un insieme di cose. In questo caso si pone ipoteticamente l’esistenza del Papa eretico e ci si domanda che cosa si dovrebbe fare in questo caso. Da qui i Dottori ricavano diverse conseguenze, le quali dimostrano qual è il rapporto del Papa con Cristo e con la Chiesa.
      Quindi alla fine, qual è il risultato? Quello di chiarire e confermare il valore dell’autorità Pontificia in rapporto all’autorità di Cristo e in rapporto ai sudditi del Papa, che sono soprattutto i Cardinali e l’Episcopato.
      Se si prende sul serio questa ipotesi, si cade nell’eresia del conciliarismo, perché si avanza la pretesa che il Papa sia giudicato da un Concilio, il che è contrario alla fede.

      * https://www.radiospada.org/2015/12/la-questione-del-papa-eretico/

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    6. Caro Davide,
      riconosco di non averla letta tutta, ma ho letto il passo che chiarisce la questione.
      Tuttavia, se lei ha trovato nella Bolla qualche parola del Papa a suo favore, la invito a mostrarmi il testo autentico in latino, indicandomi la fonte.

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    7. Adiicientes quod si ullo umquam tempore apparuerit aliquem Episcopum, etiam pro Archiepiscopo, seu Patriarcha, vel Primate se gerentem, aut praedictae Romanae Ecclesiae Cardinalem, etiam ut praefertur, Legatum, seu etiam Romanum Pontificem ante eius promotionem, vel in Cardinalem, seu Romanum Pontificem assumptionem a fide Catholica deviasse, aut in aliquam haeresim incidisse, promotio, seu assumptio de eo etiam in concordia, et de unanimi omnium Cardinalium assensu facta, nulla, irrita, et inanis existat, nec per susceptionem muneris, consecrationis, aut subsecutam regiminis, et administrationis possessionem, seu quasi, vel ipsius Romani Pontificis inthronizationem, aut adorationem, seu ei praestitam ab omnibus obedientiam, et cuiusvis temporis in praemissis cursum, convaluisse dici, aut convalescere possit, nec pro legitima in aliqua sui parte habeatur, nullamque talibus in Episcopos, seu Archiepiscopos, vel Patriarchas aut Primates promotis, seu in Cardinales, vel Romanum Pontificem assumptis, in spiritualibus, vel temporalibus administrandi facultatem tribuisse, aut tribuere censeatur, sed omnia, et singula per eos quomodolibet dicta, facta, gesta, et administrata, ac inde secuta quaecumque viribus careant, et nullam prorsus firmitatem, nec ius alicui tribuant, sintque ipsi sic promoti, et assumpti, eo ipso absque aliqua desuper facienda declaratione, omni dignitate, loco, honore, titulo, auctoritate, officio, et potestate privati, liceatque omnibus, et singulis sic promotis, et assumptis, si a fide antea non deviassent, nec haeretici fuissent, neque schisma incurrissent, aut excitassent, vel commisissent.

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    8. Caro Davide,
      la ringrazio per avermi mostrato il testo latino.
      Il caso di Papa Francesco esula dalle disposizioni di questa Bolla, perché la sua elezione è stata valida e come tale garantita dalla presenza dello Spirito Santo.
      Se così non fosse dovremmo dire che c’è stata una interruzione nella Successione Apostolica, cosa che ci porterebbe a pensare che Cristo ci ha ingannati quando ha promesso ai suoi di essere con loro fino alla fine del mondo.

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    9. Le ho già detto che non credo che la bolla sia in vigore né che si applichi a Bergoglio. È un altro punto che si discute.

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    10. Caro Ettore,
      che un Papa, come dottore privato possa cadere in una eresia materiale, la cosa è possibile.
      Tuttavia faccio presente che quei teologi non parlano del Papa come dottore privato, ma come Papa Maestro della Fede. Come ho già detto l’ipotesi avanzata da quei teologi non fa riferimento a una possibile realtà, ma è basata sul principio logico del “dato e non concesso”, che suppone l’impossibilità reale che un Papa sia eretico.
      Questi autori si potrebbero considerare eretici solo se avessero considerata come reale quella possibilità. Ma poiché hanno fatto quella ipotesi di tipo puramente accademico e non hanno inteso riferirsi ad una reale possibilità, essi sono esenti da qualunque sospetto di eresia.
      Aggiungo che, stando così le cose, ammettere la reale possibilità diventa eresia. Occorre allora concludere che coloro che oggi osano accusare il Papa di eresia sono a loro volta eretici.

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    11. Concordo con lei, il Papa come maestro della fede nell'esercizio dell'infallibilità non può essere eretico. Il punto è quando esercita il suo magistero infallibile, qui ci distanziamo, perché lei lo espande in modo esorbitante, a differenza della maggior parte degli autori post Vaticano I.

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    12. Caro Davide,
      nel determinare l’estensione dell’infallibilità ovvero della veridicità, io non ho formulato una mia teoria personale, ma semplicemente nelle mie pubblicazioni ho commentato e spiegato la dottrina della Chiesa contenuta nella Nota dottrinale della CDF in appendice alla Lettera Apostolica Ad Tuendam Fidem di San Giovanni Paolo II del 1998 (https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html).

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    13. Lei ha una falsa interpretazione di quella nota dottrinale, l'ho già letto. Lei estende l'infallibilità in forma illegittima. È un tema che è stato risolto dal Concilio Vaticano I: l'infallibilità ha condizioni rigorose di applicazione. Non ogni dottrina insegnata da un Papa sporadicamente è infallibile. Non mi faccia ricordarle episodi storici. Del resto, quella nota non ha più valore vincolante, lo spiegava già Ratzinger anni fa.

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    14. Padre Giovanni,
      anche se mi sono sentito grato al Papa San Giovanni Paolo II quando ha chiaramente insegnato nel 1998 che il Magistero della Chiesa ci insegna la verità, senza possibilità di sbagliare, non solo quando raramente definisce solennemente dei dogmi (come nel 1854 o nel 1950), tuttavia, non ho mai avuto bisogno che qualcuno me lo dicesse o mi spiegasse. Ho sempre saputo che la Chiesa docente (il Papa e il Collegio episcopale) insegna inequivocabilmente la verità nel suo semplice magistero ordinario ed universale, senza bisogno di straordinarie definizioni solenni. Per esempio, non ho mai dubitato dell'inequivocabile e irriformabile veridicità della Chiesa quando ci ha insegnato con il Concilio Vaticano II il sacerdozio universale dei fedeli, o che il Dio in cui credono gli islamici è lo stesso Dio, o che il rispetto della libertà religiosa da parte dello Stato è fondato sulla divina Rivelazione, ecc... E viceversa, non ho mai dato per scontata la veridicità della teoria del limbo, proprio perché la Chiesa non l'aveva mai insegnata nel suo magistero ordinario...
      Perciò, se mi permette, vorrei suggerirle che, per rispondere a chi pretende farci credere (come fanno i lefebvriani) che la Chiesa è vera e irrefutabile solo quando insegna in modo solenne ed straordinario, non lo argomenterei subito con gli insegnamenti di Ad tuendam fidem e la sua nota allegata, di san Giovanni Paolo II, ma semplicemente con un'ovvia: mai la Chiesa ha insegnato questo, e l'unica cosa che il Concilio Vaticano I ha fatto con la sua definizione della "infallibilità" è indicarci qual è il modo più solenne e straordinario dei suoi insegnamenti inequivocabili, ma che non è l'unico in cui la Chiesa non può sbagliare.

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    15. ¡Sarebbe ridicolo pensare che per un secolo, tra il 1854 e il 1950, o in tre quarti di secolo, dal 1950 al 2024, tutto ciò che insegnavano i Papi, anche tutto quello dottrinalmente nuovo che insegnavano i Papi, spiegando meglio ed approfondendo l'immutabile Parola di Cristo, non fosse vincolante per il fedele cattolico e potesse essere messo in dubbio, semplicemente per il fatto che non lo insegnassero in modo straordinariamente solenne! In tal caso, a cosa sarebbe servito il Papa?

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    16. Davide: Qui quello che ha una falsa interpretazione del dogma del Vaticano I è lei..., che la prende come strumento per negare il Magistero del Concilio Vaticano II e dei Papi che lo seguirono... È quello che ha fatto Lefebvre e tutti i suoi seguaci... Per favore, non insultare le nostre intelligenze con la sua ideologia scismatica...

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    17. Caro Davide,
      il Concilio Vaticano I si è fermato solo a quello che è il I Grado di autorità, della quale parla la Nota dottrinale relativa all’Ad Tuendam Fidem (https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html ), che è il grado che riguarda le definizioni solenni di un nuovo dogma. Si tratta di verità rivelate, che vanno accolte con fede divina.
      È vero che il Concilio parla qui di infallibilità. Ed è altrettanto vero che nell’Ad Tuendam Fidem si parla di infallibilità solo al I Grado, ma, come appunto ho avuto modo di scrivere più volte ultimamente, infallibilità è sinonimo di veridicità nel senso che la Chiesa, ad ognuno di quei tre gradi di autorità, non si può mai ritrattare. In altre parole, si tratta di proposizioni sempre vere e non falsificabili. Questo è chiaramente detto nel suddetto documento.
      La questione dell’infallibilità (veridicità) è stata risolta dal Vaticano I solo per quanto riguarda il I Grado, ma per avere un quadro completo dei gradi di autorità bisogna aggiungere alla dottrina del Vaticano I quella della Nota dottrinale relativa all’Ad Tuendam Fidem.
      Per quanto riguarda il valore dottrinale di questa Nota, bisogna tenere presente che i documenti dottrinali della CDF, pubblicati a nome del Papa, partecipano della stessa autorità dottrinale del Papa, il che vuol dire che non possono essere sbagliati.
      D’altra parte è vero che è infallibile o veridico negli insegnamenti del papa solamente ciò che egli insegna come Maestro della Fede, in materia di fede o di morale. Mentre è chiaro che le cose che egli dice al di fuori di queste condizioni possono essere benissimo solamente opinabili, discutibili o addirittura sbagliate, perché parla semplicemente come dottore privato.

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    18. Vedere, questo lo spiegò bene Giovanni Paolo II: c'è magistero straordinario nelle definizioni ex cathedra con le sue condizioni (infallibile sempre) e magistero ordinario (che ha tale valore di magistero quando è permanente e continuato).

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    19. Caro D. Silvano,
      io mi sono fermato molto sull’Ad Tuedam Fidem, perché è il documento della Chiesa più recente su questo tema, che dà una chiarificazione sui gradi di autorità, quale essa non aveva mai dato finora.
      Tuttavia lo sapevo anch’io che la sostanza delle distinzioni fatte da quel documento è in fondo tradizionale, tanto è vero che la si trova anche in San Tommaso. Solo che San Tommaso, insieme con l’attuale Diritto Canonico (cann. 749-752) pone due gradi anziché tre.
      Il I Grado è il magistero straordinario o solenne, attinente al dogma definito. Il II e III Grado sono il magistero ordinario e universale.
      Questo nuovo Grado, che origine ha? È stato voluto da San Giovanni Paolo II per impedire ai filolefevriani di affermare che il Papa è infallibile solo quando definisce un nuovo dogma. Di che cosa si tratta? Di un grado di infallibilità che esprime un rapporto tra la ragione e la fede. In altre parole si tratta di una verità di fede, ma in modo indiretto, perché la Chiesa in questo caso protegge la ragione in quanto essa può servire alla fede.
      Anche a questo grado il Papa è infallibile. In tal modo il Santo Pontefice ha bloccato la mossa sleale dei filolefebvriani.

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    20. Dire, d'altronde, che le dichiarazioni di un Papa non godono del carisma dell'infallibilità non vuol dire che siano sbagliate. Significa che potrebbe esserci un errore. Per esempio, Amoris Laetitia contiene errori palesi che sono contraddittori con, ad esempio, Veritatis Splendor.

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    21. Davide: io con il mio commento non l'ho insultato..., ho detto solo che la sua ideologia è scismatica... E mi spiego... Se le sue idee sono che il Papa è infallibile solo quando definisce in modo straordinario e solenne un nuovo dogma (Concilio Vaticano I) e, quindi..., può sbagliarsi il Papa nel esplicitare una nuova dottrina nel suo magistero ordinario e universale (correggimi se non sto formulando bene le tue idee), allora..., ripeto, queste sono idee scismatiche... perché si stanno allontanando dall'unità di fede e dall'obbedienza al Papa... Ripeto: questa è un'ideologia scismatica, e non è un insulto nei vostri confronti. Sto formulando una verità.

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    22. Caro Mario,
      le sue osservazioni sono molto pertinenti e indovinate. Infatti lei ha proprio messo a nudo il trucco inventato dai filolefevriani, i quali, per sottrarsi all’obbedienza ai Papi posteriori a Pio XII, prendono a pretesto il fatto che l’infallibilità pontificia si esprime nel definire solennemente un nuovo dogma, secondo il pronunciamento del Concilio Vaticano I, per cui, considerando il fatto che i Papi del postconcilio non hanno mai definito un dogma, si ritengono liberi di poter accusare di eresia i Papi a partire da San Giovanni XXIII.

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    23. Rosa Luisa,
      no, non penso quello che dice. Affermo semplicemente che il Papa è infallibile quando parla ex cathedra. L'infallibilità non è sinonimo di dire la verità, è sinonimo di non poter dire l'errore. Per quanto riguarda la possibilità di errore nel magistero, naturalmente qualcosa che non è infallibile può sbagliare. Questo lo dicono quasi tutti i teologi. Giovanni Cavalcoli è un massimalista in materia, ma è una posizione di minoranza. La sua identificazione tra grado di certezza e infallibilità non resiste al minimo sforzo logico. Per esempio, Giovanni XXII ha sbagliato insegnando nient'altro che nella sua cappella papale un errore (che non era un'eresia perché il dogma non era definito in quel momento). Pio XII rettificò l'errore di un Concilio sul rito che conferiva l'episcopato. Bergoglio ha già sbagliato più volte, Honorio si è sbagliato e nientemeno che un Concilio dopo la sua morte lo ha definito così, ecc. Per esempio, tutta questa deplorevole creazione di nuovi peccati del sinodo è semplicemente assurda. Per qualche motivo San Paolo disse che anche se un angelo dal cielo o un apostolo predicano un vangelo diverso non lo credono.
      Quando c'è variazione, come sosteneva San Vincenzo de' Lehrins, bisogna essere per l'antichità.
      Prima di chiamarmi scismatico, pensaci due volte.

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    24. Davide: non ho detto che lei è scismatico. Ho detto (e confermo) che la loro ideologia è scismatica, perché sono idee che si allontanano dal magistero ordinario (irriformabile) del Papa, e quindi dall'obbedienza al Papa, e chi afferma queste idee con perfetta conoscenza di ciò che esse implicano si allontana da sé dalla comunione ecclesiale. Quindi, sono idee cismatiche.

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    25. Caro Davide,
      il magistero straordinario è quello per il quale il Papa definisce solennemente un nuovo dogma. Invece il magistero ordinario è quello che insegna verità già definite o definibili oppure insegna nuove verità o sviluppi dottrinali, che, se non sono di fede sono però connesse con la fede.
      Ricordo ancora una volta che l’espressione ex-cathedra significa ex cathedra Petri e quindi fa riferimento al ministero petrino. Il Vaticano I usa questa espressione per riferirsi a un nuovo dogma, ma questa espressione può essere usata ugualmente anche per il magistero ordinario, perché nei due gradi inferiori di autorità il Papa, che corrispondo al magistero ordinario, il Papa, come Successore di Pietro, ci insegna sempre delle verità, che ci vincolano in coscienza.

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    26. No, non è così, padre Cavalcoli, ex cathedra è quando si definisce in modo solenne che un dogma deve essere creduto come tale dalla Chiesa. Non tutti gli insegnamenti papali sono ex cathedra. Per favore, è elementare.

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    27. È elementare, è in ogni trattato, anche nei più semplici commenti del Concilio Vaticano I. V. gr. di Ott:
      "Condizione dell'infallibilità è che il Papa parli ex cathedra. Per questo è necessario: a) Che parli come pastore e maestro di tutti i fedeli facendo uso della sua suprema autorità apostolica. Quando parla come teologo privato o come vescovo della sua diocesi, allora non è infallibile. (3) Che abbia l'intenzione di definire qualche dottrina di fede o costumi affinché sia creduta da tutti i fedeli. Senza questa intenzione, che deve essere facilmente riconoscibile dalla formula usata o dalle circostanze, non ci può essere definizione ex cathedra. La maggior parte delle manifestazioni dottrinali delle encicliche pontificie non sono definizioni ex cathedra.

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    28. Caro Davide,
      capisco la sua posizione. Effettivamente esiste un’abitudine diffusa tra noi cattolici quando si usa l’espressione ex-cathedra di pensare al dogma dell’infallibilità pontifica definito dal Concilio Vaticano I. Per cui c’è l’abitudine di riferire questa espressione solamente al I Grado dell’autorità delle dottrine. Ma basta tradurre in italiano l’espressione ex-cathedra, la quale non significa altro che “dalla cattedra di Pietro”, per capire di che cosa si tratta. Questa è una osservazione elementare, che può fare chiunque conosce il latino.
      Detto questo, non posso che ripetere quello che ho già detto e cioè che, da come risulta dall’Ad Tuendam Fidem e dal Diritto Canonico (cann. 749-752), il Papa Insegna la verità a tutti e tre i gradi di dottrina e lo fa evidentemente come Successore di Pietro. Che cosa significa, questo? Che insegna dalla cattedra di Pietro. È questa una cosa così difficile da capire?

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    29. Caro Davide,
      è vero che il Papa, quando insegna come Maestro della Fede non ha sempre l’intenzione di definire come rivelato o come di fede quello che insegna. Questo avviene solo molto raramente, in momenti solenni e straordinari, quando il Papa intende definire un nuovo dogma, come per esempio è successo nel 1854 e nel 1950.
      Che significato hanno questi momenti straordinari? Rappresentano una grave decisione del Papa di alzare la voce, in un modo efficace e deterrente, contro le eresie che si oppongono a quelle verità e poi significano anche la volontà del Papa, a sua discrezione, di sottolineare con forza eccezionale l’importanza di una verità di fede, non abbastanza creduta o considerata seriamente.
      Ma detto questo, nessuno è autorizzato, per il fatto che non definisce, a ritenersi libero di credere o di non credere a quello che insegna il Papa in modo ordinario in materia di fede e di morale. Questo, e lo ripeto ancora una volta, è ciò che risulta dall’Ad Tuedam Fidem e dal Diritto Canonico (cann. 749-752).
      Faccio notare infatti che, perché insegni ex-cathedra, cioè come Successore dietro o come Maestro della Fede, non è necessario che compia quell’atto straordinario e solenne col quale definisce, usando varie formule, come per esempio: “Crediamo che”, “E’ di fede che”, “E’ un dato rivelato che”, “Definiamo come di fede che”; ma è sufficiente che noi consideriamo la materia che tratta: se, come Maestro della Fede, insegna alla Chiesa in materia di fede e di morale possiamo essere sicuri che anche in questo caso è infallibile o veridico, anche se si tratta dei due gradi inferiori della dottrina, ovvero del magistero ordinario.

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    30. Cara Rosa Luisa,
      lei ha colto molto bene il trucco di queste persone, un espediente disonesto che è stato bloccato, come ho detto, con dalla Lettera Ad Tuendm Fidem di San Giovanni Paolo II, la quale Lettera dimostra appunto che il Papa ci guida nella verità di Cristo non soltanto nei grandi momenti straordinari delle definizioni dogmatiche, ma nella sua quotidiana fatica di servitore delle nostre anime sulle vie del Vangelo.

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  4. Per quanto riguarda l'obbligo di ogni creatura (e la comunità politica e lo Stato lo sono) a professare la fede cattolica è dottrina pura e dogmatica. Un'altra cosa è che fare quando non si riconosce tale obbligo. Ma la nozione di Stato confessionale appartiene al Magistero della Chiesa.

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    1. Caro Davide,
      effettivamente Bonifacio VIII nella famosa Bolla Unam Sanctam del 1302, insegna dogmaticamente che è del tutto necessario per la salvezza che ogni creatura obbedisca al Romano Pontefice.
      È chiaro che è tenuto ad accettare questo dogma il cattolico, che conosce questo dogma. Tuttavia dobbiamo tenere presente che successivamente la Chiesa, basandosi sulle stesse parole di Cristo, ha progressivamente compreso come la buona fede e la buona volontà in una persona, che non conosce il Vangelo senza colpa sua, la dispensa da questa obbedienza al Papa, per cui, sorretta dalla grazia, raggiunge ugualmente la salvezza.
      Per quanto riguarda la comunità politica e lo Stato, il discorso è diverso, perché il principio della religione di Stato non è materia di dogma, ma è una disposizione giuridica della Chiesa, che ha origine antichissima, risale addirittura a Costantino.
      Senonché, considerando soprattutto il fatto che la Chiesa, con la Riforma luterana, perdette il dominio religioso su alcuni Paesi europei, essa in quei Paesi rinunciò ad esigere la religione di Stato e comprensibilmente la mantenne solo in quegli Stati, che in qualche modo erano rimasti cattolici. Ma poi, come sappiamo, anche qui, a causa del formarsi del pluralismo religioso, la Chiesa col Concilio Vaticano II ha riconosciuto il diritto di libertà religiosa.

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    2. Caro padre: Per favore, torna a leggere quello che ho scritto. Ogni realtà umana, sia la persona stessa o la persona morale comunità, è sottomessa a Cristo e quindi deve professare la fede in Lui. Un'altra cosa è che tale obbligo non sia riconosciuto, o che gli uomini si rifiutino. Ma l'idea che ogni potere viene da Dio, e che Cristo è Re di tutto appartiene al Magistero della Chiesa.

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    3. Caro Davide,
      che Gesù Cristo sia il re dell’universo è una verità di fede ed è anche la festa conclusiva dell’anno liturgico. Cristo stesso, prima di tornare al cielo, dice agli Apostoli che ogni potere gli è stato dato in cielo e in terra.
      Tuttavia bisogna fare attenzione al significato preciso di queste verità, le quali hanno un carattere escatologico, ossia si realizzeranno in pienezza solo col ritorno finale di Cristo e la sua vittoria definitiva sulle potenze del male.
      Adesso come adesso, stando sempre all’insegnamento di Cristo, la Chiesa non dispone di un potere temporale che le consenta di dominare sugli Stati, ma il suo potere è puramente spirituale, che può fruire solo di un prestigio morale. Il Medioevo tutto sommato si era illuso di fare in modo che il Vangelo di Cristo si imponesse anche negli Stati, ma con la Riforma protestante l’Europa si è accorta che imporre una religione di Stato non era più possibile.
      Uno si può domandare: ma Cristo può regnare in campo politico? La risposta che oggi ci dà la Chiesa è diversa da quella che essa tentò di dare nel Medioevo. E cioè la Chiesa insegna oggi che Cristo influisce nella vita politica degli Stati proprio attraverso l’esercizio del diritto alla libertà religiosa.

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    4. Il punto della Chiesa-Stato è una questione secondaria. La questione centrale, metafisica, è che Cristo deve regnare in ogni realtà individuale, familiare o politica. Questo impero è dato dalla libera professione di fede, non dal diritto alla libertà religiosa. Non è la libertà che li renderà veri, è il contrario.

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    5. Caro Davide,
      bisogna distinguere il piano divino sull’umanità, che comporta certamente il regno di Cristo in cielo e in terra, dalla evoluzione storica della missione della Chiesa nei confronti degli Stati e delle religioni.
      Il piano divino è eterno ed è in via di realizzazione, ma la sua piena realizzazione ci sarà soltanto alla Parusia, allorchè, come ho detto, Cristo realizzerà in pienezza la sua signoria su tutti i regni della terra, sconfiggendo le potenze dell’anticristo.
      Per quanto riguarda la missione della Chiesa, essa ha il compito di realizzare il piano divino, ma tenendo conto delle possibilità che le sono offerte nei vari tempi e luoghi.
      Per questo, da questo punto di vista, la regalità di Cristo si realizza nei suoi fedeli e per quanto riguarda gli Stati, nell’attuale situazione storica, la Chiesa con l’autorità di Cristo, ritiene opportuno o necessario, che si realizzi l’applicazione del Vangelo negli Stati mediante l’esercizio della libertà religiosa.

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    6. Caro Davide,
      di fatto Cristo già governa tutto il mondo per mezzo della Chiesa, ma la Chiesa, per farsi mediatrice della regalità di Cristo, non può ignorare l’esistenza di quegli Stati dove vengono praticate religioni diverse da quella cattolica.
      Cristo stesso vuole una convivenza umana pacifica, nel rispetto della libertà di coscienza di ciascuno. Per questo la Chiesa ha indubbiamente il compito di presentarsi al mondo come strumento della regalità di Cristo, ma nel far questo deve rispettare la coscienza di coloro che non sono cattolici.
      Il diritto alla libertà religiosa, come dice il Concilio, ha una base evangelica e quindi anch’essa è una espressione moderna della regalità di Cristo.

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    7. Non resiste all'analisi. La fine di una potenza non può essere la stessa potenza. Il diritto a la libertà religiosa è solo espressione della regalità di Cristo se si riconosce e si professa Cristo.

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    8. Caro Davide,
      ho l’impressione che lei non abbia ancora preso atto del fatto che non siamo più nel Medioevo, ma siamo nel 2024, in una società politica dove i cattolici, bene che vada, sono solo una piccola minoranza.
      Allora, secondo lei uno Stato democratico moderno, conforme alla dottrina sociale della Chiesa, che cosa dovrebbe fare? Esigere da tutti i cittadini che riconoscano la regalità di Cristo, pena la perdita dei diritti civili? Da dove prende ispirazione, lei? Dai regimi musulmani? O dalla dottrina sociale della Chiesa?
      Le ripeto quindi che, secondo l’attuale dottrina della Chiesa, Cristo regna sui Popoli e sugli Stati per mezzo del diritto alla libertà religiosa, la quale consente a ciascuno di cercare Dio secondo la propria religione. In tal modo Cristo è Re in tutte le religioni, perché tutto il buono che c’è in ciascuna viene da Lui e conduce a Lui.
      Questo vuol dire vivere nella Chiesa del 2024, e non in quella di Innocenzo III o di Bonifacio VIII.

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  5. Caro Davide,
    per qualcuno che non è un teologo, come nel suo caso, penso che lei dovrebbe avere un atteggiamento diverso in un dialogo. Affermazioni come "è elementare", "tutti i teologi affermano", ecc., ecc. Conoscete veramente la storia della teologia, dato che non siete teologi? Conosci ciò che tu chiami "elementare" in teologia?
    Se devo pensare che lei ha l'intenzione di trovare sinceramente la verità, e non semplicemente difendere un'ideologia (come correttamente Rosa Luisa lo accusa), allora dovrebbe sforzarsi di collocarsi in un atteggiamento più adeguato ad un discepolo, e non quella che corrisponde a un maestro.
    Non dico che lei non possa esprimere liberamente le sue opinioni, ma sempre tenendo presente che qui non è lei il teologo, ma lo è padre Cavalcoli.

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    1. Certo che so cos'è l'elementare, Mario. L'elementale è ciò che si trova in ogni trattato di teologia. La portata dell'infallibilità è perfettamente trattata dagli autori. Per questo ho inserito una citazione elementare di Ott, che padre Cavalcoli ha omesso. Ce ne sono decine di altre. Avverto che padre Cavalcoli si rifiuta di trattare questo punto, in cui denota un particolare integrismo, niente affine al suo liberalismo su altri temi. Del resto, fare uso della fallacia ad hominem non è degno di un teologo di nota come Giovanni Cavalcoli, i cui lavori, firmati così com'è, sono l'ammirazione dell'orbe cattolico.

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    2. Caro Mario,
      la ringrazio per il fatto che ha preso le mie difese.
      Nello stesso tempo mi dispiace che Davide abbia mostrato tanta resistenza agli argomenti con i quali io ho spiegato i livelli di autorità delle dottrine pontificie.
      Ho avuto la netta impressione di trovarmi davanti a uno di quelli che Papa Francesco chiama indietristi, ossia coloro che non hanno recepito la chiarificazione che il magistero pontificio postconciliare ha dato alla famosa definizione dogmatica del Concilio Vaticano I.
      Infatti questo Concilio non prende in considerazione i tre livelli della dottrina. Il Concilio dice che il Papa non sbaglia al I livello, ma non dice che non sbaglia “solo” al I livello. L’Ad Tuendam Fidem di San Giovanni Paolo II dice che non sbaglia nemmeno ai due livelli inferiori.
      Infatti, se dovesse essere infallibile solo al I livello, che riguarda interventi rarissimi, lei comprende che tutto il resto del magistero pontificio diventa oggetto di possibili contestazioni o addirittura rifiuti, il che comporterebbe una vera e propria distruzione dell’autorità pontificia, che si esprime in mille occasioni, e si cadrebbe nel ridicolo nel prenderla in considerazione soltanto nei momenti rarissimi delle definizioni dogmatiche.

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    3. Caro Davide,
      lo so che i teologi preconciliari stavano sulle sue posizioni, ma lei non tiene conto del fatto che tra questi teologi e la teologia che sostengo io c’è stato di mezzo il Concilio Vaticano II e l’insegnamento di San Giovanni Paolo II.
      Lei non ha ancora capito l’importanza storica dell’intervento di questo Santo Pontefice teso appunto a sventare la mossa di voi passatisti, che vorreste ridurre l’infallibilità pontificia a casi rarissimi, per avere la possibilità di opporvi alla riforma conciliare e invalidare l’insegnamento dei Papi del postconcilio.
      Le ricordo pertanto che il Vaticano II non smentisce quello che ha insegnato il Vaticano I. Infatti questo Concilio ha semplicemente affermato l’infallibilità del I grado delle dottrine. Che cosa ha fatto San Giovanni Paolo II? Non ha fatto altro che completare l’insegnamento del Vaticano I, facendo presente che il Papa non sbaglia neanche ai due livelli inferiori.
      Questa dottrina, dunque, non è stata inventata da me per estendere eccessivamente l’infallibilità pontificia, ma è una dottrina stabilita dallo stesso Santo Pontefice, il quale non fa altro che sviluppare una dottrina in fondo tradizionale, che si trova già, a saperla cercare, nei teologi dei preconcilio e persino in San Tommaso.

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  6. Caro padre Giovanni,
    ho seguito, come lei sa, i suoi dialoghi con Davide.
    Oggi leggeva all'inizio dell'Ufficio Divino: "Non c'è rimedio al male dell'orgoglioso, perché una pianta maligna ha messo radici in lui" (Sir 3,28). Altre Bibbie traducono: "Non curi la ferita del cinico, perché non ha cura, è germoglio di pianta cattiva".
    Dà l'impressione di essere qui l'hagiogragga troppo pessimista davanti alla possibilità di conversione del peccatore.

    Mi ha colpito soprattutto il negazionismo di Davide riguardo alle grandi tendenze che si avvertono nella storia europea del XVIII e XIX secolo. Sembra che i lefebvriani e filolefebvriani, di fronte all'insostenibile dei loro argomenti contro il Vaticano II e il Magistero del postconcilio, si siano persino inventati la propria narrazione, la propria storia!

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    1. Caro P. Silvano,
      Davide è un tipico esponente di una corrente di pensiero cattolico, che si formò immediatamente dopo la Rivoluzione francese e che appoggiò l’organizzazione del Congresso di Vienna con una visuale storica che ormai era superata dalla affermazione dei diritti dell’uomo e della monarchia costituzionale, che si basava già su quella che era stata la Rivoluzione americana del 1773, e che poi è stata ripresa dalla Rivoluzione francese.
      Ora, questi cattolici giustamente condannarono gli orrori della Rivoluzione francese, ma in questa condanna coinvolsero ingiustamente quel messaggio di fraternità e di uguaglianza, che era stato lanciato dalla Rivoluzione, benchè fosse stato tradito da quegli stessi orrori, mentre in realtà quel messaggio non si fondava sulla mentalità massonica propria della Rivoluzione, ma aveva radici cattolici.
      In tal modo è nata questa corrente reazionaria, che nell’‘800 nei parlamenti europei cominciò ad essere designata col termine “destra”, mentre la “sinistra” era l’erede del messaggio democratico della Rivoluzione.
      Questi cattolici di destra, sostenitori della religione di Stato e delle monarchie, che erano tornate al potere col Congresso di Vienna, inaugurano una tendenza all’interno della Chiesa, che avrà la sua espressione al Concilio Vaticano II col sorgere della corrente lefevriana.

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  7. Caro Don Silvano,
    Dopo, diciamo, 40, 50 o 60 anni di lefebvrianesimo o filolefebvrianismo di questo tipo di fedeli cristiani, è molto difficile che possano abbandonare l'ideologia alla quale sono schiavizzati.
    Questo o qualcosa di simile è ciò che il Siracide premerà dire quando parlerà del cinico e dell'orgoglioso?

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    1. Caro Ernesto,
      bisogna tenere presente che i lefevriani e i filolefevriani dopo tutto, per quanto scismatici, sono pur sempre nostri fratelli nella fede cattolica. Per questo non dobbiamo perdere la speranza che essi, dopo 60 anni che i Papi cercano di tranquillizzarli, prendano atto finalmente del fatto che il Concilio ha realizzato una vera riforma della Chiesa, rendendola più forte e più santa e più capace di evangelizzare il mondo.

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