Il nazismo esiste ancora - Prima Parte (1/3)

 

Il nazismo esiste ancora

Prima Parte (1/3)


Nella famiglia dei popoli ogni popolo ha la sua identità

Egli sarà arbitro fra molti popoli

Is 2,4

Dio dona a ciascun popolo caratteristiche proprie e una missione propria a beneficio degli altri popoli, nonchè limiti propri, che devono indurlo ad imparare dagli altri popoli ciò che ad esso manca. Qualcosa di simile Egli fa nei singoli individui. Nel contempo, ogni popolo è infetto dal peccato originale, che provoca in lui uno specifico difetto o vizio dominante, col quale danneggia sé stesso e gli altri popoli.

È interessante come queste caratteristiche positive e negative permangono nei secoli e nei millenni, quanto è lunga la durata di quel popolo. Il popolo tedesco non fa eccezione a questi dati generali. Dico allora che il nazismo, inteso non come fatto storico del secolo scorso, ma come categoria dello spirito, non è altro che la tendenza viziosa del popolo tedesco, segnalata già dagli antichi storici come Erodoto e Tacito.

Il nazismo, quindi, è sì certamente quel dato regime politico che ha governato la Germani dal 1933 alo 1945 sotto la guida di Hitler, ma, più estesamente e più profondamente, è una tendenza viziosa permanente del popolo tedesco, la quale, se oggi come oggi può sembrare latente e non si manifesta sul piano politico, tuttavia resta una tentazione spirituale del Tedesco, che, se non viene corretta, rischia sempre di trasdursi a livello politico, come è capitato col regime di Hitler e la spaventosa guerra mondiale che esso ha scatenato.  La cosa particolarmente preoccupante è che oggi la guerra che potrebbe scatenare il nazismo comprometterebbe irreparabilmente le sorti dell’intera umanità.

Il Tedesco è animato da uno straordinario radicalismo sia nel bene come nel male.  È un’anima tendenzialmente mistica, di emozioni estetiche ed affettive nobilissime e trascinanti, Avverte Dio come immanente. 

Il Tedesco si sente diviso fra due aspirazioni: o dominare dispoticamente sugli altri o sottomettersi ciecamente e servilmente ad un capo carismatico. Insofferente del freno della legge e privo del senso del diritto, pretende di esercitare una libertà assoluta.

La sua intelligenza è accuratissima sul piano delle scienze e della tecnologia, capace di studi serissimi, prolungati e rigorosi, di un’informazione accuratissima, ma poi salta d’un botto in modo spericolato alle vette di una mistica sentimentale e panteista, trascurando la mediazione del sapere razionale, con la pretesa gnostica di saperne più di Gesù Cristo. portato ad indagare e scrutare le maggiori profondità e le maggiori altezze, debole nel sillogismo e nella distinzione, forte nell’intuizione, anima assetata di unità, di totalità e di comunione. 

Con questa eccessiva voracità intellettuale, segno di presunzione, invece di lasciare Dio nella sua trascendenza e nel suo mistero, lo immanentizza nell’io di una coscienza soggettiva, così da non distinguere più l’io umano da quello divino.

Il Tedesco sente la natura nella sua bellezza e immensità come una divinità, una totalità o un intero nei quali fondersi, immergersi e dissolversi. È un animo profondamente inquieto, bellicoso, tormentato, ma capace anche di gioia mistica. Passa dalla più dolce tenerezza e generosa dedizione, dalla più fedele sottomissione ed eroico spirito di sacrificio alla più violenta ribellione, distruttiva crudeltà, spietatezza ed aggressività.

La Germania conobbe una splendida fioritura di cristianesimo nel Medioevo a seguito dell’evangelizzazione operata da San Bonifacio ed altri Santi. Essa mostrò speciali frutti col diffondersi degli Ordini religiosi, soprattutto Benedettini, Francescani e Domenicani.

Al riguardo, nomi importanti sono per esempio fra i Domenicani, quelli del Beato Giordano di Sassonia, immediato successore di San Domenico alla guida dell’Ordine, Sant’Alberto Magno, maestro di San Tommaso, i mistici Beato Susone e Giovanni Taulero; tra le Benedettine Santa Ildegarda di Bingen, del sec. XI, Dottore della Chiesa, successivamente nei secc. XII e XIII, Santa Gertrude di Helfta, Santa Gertrude di Hackeborn e Santa Matilde di Hackeborn.

Ma il ricordo delle antiche divinità pagane in Germania non è mai scomparso del tutto. È rimasto un concetto politeistico che comporta il conflitto tra gli dèi o all’interno della stessa divinità, un concetto di Dio non creatore, ma soggetto del mondo e relativo al mondo, quindi un Dio che nasce, muta, soffre e muore, per rinascere sempre di nuovo.

Ecco quindi un concetto della vita che si alterna senza fine alla morte, senza che mai la vita riesca a prevalere definitivamente. Dunque non l’essere, ma il divenire eterno.  Da qui il simbolo della svastica, che i nazisti trovarono nelle antichissime sculture indiane a rappresentare la Dea Sciva, madre della vita e della morte, la natura che nutre e distrugge.

Su questo sfondo della mitologia precristiana in Germania è sempre esistito un orientamento di pensiero che ha visto con favore il dominio del Tedesco sul mondo. Ma a differenza di Roma, i Germani, almeno all’epoca di Tacito, non mirarono ad espandere il loro territorio e a sottomettere altri popoli. Si accontentavano della loro convinzione di non dover essere soggetti a nessuno, e per questo, quando giunse Roma, che tentò di aggregarli all’Impero così come si erano sottomessi altri popoli, i Germani opposero una feroce resistenza.

Essi si arresero solo al cristianesimo predicato da San Bonifacio e dai suoi collaboratori nel sec. VIII, perché si sentirono compresi e apprezzati. Bonifacio li fece sentire liberi sotto il dolce giogo di Cristo nella potenza dello Spirito, figli del Padre. E fu così che i Tedeschi divennero fratelli per sempre dei Latini nella grande famiglia della Chiesa.

E così cominciarono a dare il meglio di sé stessi per il bene di tutta la cristianità. Così nacque la migliore teologia tedesca, alla scuola di Sant’Agostino, di San Benedetto e di San Tommaso,  lungo i secoli fino all’’800 e al ‘900 con gli Scheeben, i Kleutgen, i Dummermuth, i Bartmann, gli Schmaus, gli Schultes, i Diekemp, i Bartmann. i Prümmer, i Merkelbach, i Gredt, i Manser, gli Hürth, i Tromp ed oggi i Ratzinger e i Müller.

Tuttavia, il desiderio di potenza, di supremazia e di sfrenata libertà non venne meno del tutto. Rimase ad alimentare la volontà di creare un movimento nazionalista e imperialista, il quale cominciò ad elaborare un cristianesimo «tedesco» che fosse in armonia con la precedente mitologia pagana tradizionale.

Così la filosofia, la teologia e la mistica cominciarono ad essere «tedesche», dove tedesco significa il meglio, l’ottimo, il perfetto, ciò che deve fare da modello a tutto il mondo e che pertanto dev’essere diffuso con le buone o con le cattive in tutto il mondo.

È evidente in questa impresa il metodo proprio dell’eresia: una scelta (airesis) nelle verità cristiane solo di quelle che servono per imporre la propria visuale, essa sola considerata universale e non le dottrina diffusa dalla Chiesa, con la pretesa di correggere gli errori della Chiesa e la sua infedeltà al Vangelo.

Come la Germania ha edificato la sua identità spirituale

A partire dal sec. XV abbiamo così tutta un serie di testi letterari che vantano la pienezza della verità col qualificarsi come «tedeschi»: l’anonima «teologia dei tedeschi»; i discorsi di Lutero alla «nobiltà di nazione tedesca», la «metafisica tedesca» di Wolff, i discorsi alla nazione tedesca di Fichte, il Tedesco luterano come modello del cristiano in Hegel, grande ammiratore di Böhme, mistico luterano del ‘600, che egli considera il prototipo del teologo tedesco. Ad Hegel segue il Tedesco come simbolo del superuomo in Nietzsche, fino ad Heidegger, per il quale il «tedesco è il popolo metafisico per eccellenza» e «chi fa filosofia parla tedesco».

Nel ‘600 giunse a dar man forte all’egocentrismo tedesco il cogito cartesiano, che fu subito utilizzato da luterani e idealisti per rafforzare la concezione soggettivistica della coscienza. In realtà Cartesio partiva dalle lontane origini del soggettivismo idealistico: la sofistica di Protagora.

I Tedeschi, quando sono convinti della bontà di una causa, in particolare dell’affermazione della Germania nel mondo, si adoperano con un metodo rigoroso, con molta perseveranza e in base ad un’ottima organizzazione del lavoro, senza badare a spese e a fatica. E sono capaci di portare avanti questo lavoro per secoli.

Ciò appare evidente da come i Tedeschi, a partire da Meister Eckhart, incuranti delle condanne della Chiesa, hanno gradualmente costruito una loro filosofia e una loro teologia improntate alla loro tendenza panteistica, che si può far risalire da una parte a Parmenide, per l’aspetto monistico-idealista e dall’altra ad un influsso iranico, per la concezione dualistica di Dio (Essere-non-essere, vero-falso, bene-male, vita-morte). Ecco perché Nietzsche si rifà a Zaratustra.

Curiosa vicenda è stata quella dell’incontro dell’idealismo tedesco con pensatori ebrei come Spinoza, Marx, Freud ed Husserl. Qui la Kabbala si è incontrata col soggettivismo luterano, l’egocentrismo cartesiano e l’idealismo kantiano, dando luogo a miscele spirituali ad altissimo potenziale esplosivo, i cui effetti sono in piena attuazione ancora nella cultura di oggi. Qui vediamo come l’antico fariseismo ebraico possa coalizzarsi con la mitologia pagana tedesca per incrementare e scatenare le forze dell’anticristo.

Il filosofo che ha direttamente preparato la dottrina nazista è stato Heidegger, nel quale l’idolatria del Tedesco è evidentissima, come segnala Victor Farias nel suo interessantissimo e documentatissimo libro Heidegger e il nazismo[1].

Il nazismo è stato l’impresa con la quale la Germania ha voluto affermare la propria volontà di potenza come mai aveva fatto in tutta la sua storia. In questa impresa essa ha completamente dimenticato le sue autentiche risorse, la sua autentica tradizione cristiana e il suo vero posto nel contesto dei popoli, si è tutta concentrata nell’esaltazione forsennata delle sue radici pagane negli sviluppi moderni caratterizzati dalla teologia del Cusano e di Lutero, nonchè dalla filosofia di Cartesio, Spinoza, Fichte, Schopenhauer, Schelling, Hegel, Nietzsche, Husserl ed Heidegger

Inorgoglitisi ed autosuggestionatisi al di là dell’immaginabile ed armatisi fino ai denti con un apparato bellico frutto di una tecnica avanzatissima ed organizzato secondo una disciplina ferrea, della quale solo i Tedeschi sono capaci, convinti dell’immanenza di Dio nel regime nazista («Gott mit uns»), i nazisti tentarono con le armi e con una formidabile propaganda l’impresa titanica di assoggettare spiritualmente e fisicamente il mondo alla Germania.

La disastrosa sconfitta ha questa volta completamente dissuaso il popolo tedesco a farsi prendere dal revanscismo che portò al nazismo e quindi a ritentare l’impresa nazista, anzi essa fu giudicata da tutti i saggi con orrore, tanto più che questa volta i vincitori, a differenza della durezza di quelli della prima guerra mondiale, si sono mostrati clementi ed addirittura hanno aiutato la Germania nella ricostruzione.

In tal modo il popolo tedesco, dopo l’ubriacatura del nazismo ha potuto ritrovare un equilibrio psicologico e i suoi valori tradizionali, nonchè la sufficiente serenità e forza d’animo per intraprendere la ricostruzione, che effettivamente è ottimamente riuscita, tanto da portare la Germania, riunificata nel 1989, a uno dei Paesi più progrediti e ricchi del mondo, rispettosa dei patti internazionali e attiva nel contribuire alla edificazione difesa della pace nel mondo.

Solo Heidegger, anima filosofica del nazismo, con pochissimi altri impenitenti, ebbe la sfrontatezza di non dare alcun segno di pentimento e conservò la tessera del Partito fino al 1945. Questo inqualificabile gesto di sfida di Heidegger mostra che l’idealismo tedesco non ha affatto abbassato la cresta e ha tutta l’aria di essere un avvertimento dell’orgoglio intellettuale tedesco a tutto il mondo, come a dire: badate, o popoli, è vero che la Germania è stata sconfitta nelle armi, ma non è stata sconfitta nel pensiero! E difatti lo stesso Heidegger in una certa occasione disse che chi vuol filosofare, deve parlare tedesco!

E di fatti siamo ancora a questo punto, che l’idealismo tedesco ed Heidegger, magari sotto vari travestimenti o solo per certi aspetti, mescolato ad altre filosofie, continuano a tenere banco e godono di un alto prestigio nella cultura attuale e addirittura in certi ambienti della cultura cattolica, anche se il confronto fra Heidegger e San Tommaso non è privo di interesse.

Il fatto dunque che i Tedeschi abbiano rinunciato per evidenti motivi, alla loro volontà di potenza, non significa che non stiano tentando un’altra strada, che è quella della persuasione. In tal modo oggi la cultura filosofica e teologica continua ad essere fortemente influenzata dall’idealismo tedesco. Ora, bisognerebbe rendersi conto che far propri coscientemente e volutamente gli errori di queste dottrine è mostrare un atteggiamento di superbia e di ribellione a Dio, a Cristo e alla Chiesa, che certamente non convengono a buoni cattolici.

Il fatto che in Italia e in tante parti del mondo influenzate da quelle dottrine ci sia risparmiata la piaga della guerra, non è motivo sufficiente per non dar peso alla presenza tra noi di concezioni idealiste, giacchè il semplice fatto di condividerle è un atto moralmente biasimevole e pone le condizioni basilari per un possibile deprecato ed aggravato ripetersi delle immani sciagure mondiali, che abbiamo già sperimentato.

La storia è maestra di vita non nel senso che gli eventi storici siano riproducibili, ma nel senso che essa, alla prova dei fatti, ci mostra il valore filosofico del principio di causalità, e cioè che, posta quella data causa, da essa non può uscire altro che quel dato effetto: da idee naziste nascono azioni naziste.

È dunque necessario che noi cattolici e tutti gli uomini di buona volontà ci adoperiamo per correggere queste concezioni onde impedire che esse producano quei frutti amari, che sono la conseguenza della loro messa in pratica.

In tal modo, con la forza straordinaria della loro seduzione e del loro apparato propagandistico, la cultura e la filosofa tedesche, grazie ad una sistematica operosità che dura da secoli, valendosi anche di aiuti esteri[2], sono riuscite a crearsi e ad attorniarsi di un’aura di venerabilità rispetto alle altre nazioni, per cui il solo nome di un filosofo o teologo tedesco suscita in noi Italiani e in altri Paesi un moto di riverente venerazione come il discepolo davanti al maestro.

Da qui partono e su ciò si fondano il successo e il prestigio di quei filosofi e teologi che si rifanno o a Kant o ad Hegel o ad Heidegger o ad altri di simile levatura. Andare a studiare in Germania è una meta ambita da molti seminaristi, ma anche da insegnanti al contrario del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, che lasciò la Germania per venire a studiare negli istituti teologici di Bologna e di Roma.

Fine Prima Parte

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 18 dicembre 2024

 


La Germania conobbe una splendida fioritura di cristianesimo nel Medioevo a seguito dell’evangelizzazione operata da San Bonifacio ed altri Santi. Essa mostrò speciali frutti col diffondersi degli Ordini religiosi, soprattutto Benedettini, Francescani e Domenicani.

Ma il ricordo delle antiche divinità pagane in Germania non è mai scomparso del tutto. È rimasto un concetto politeistico che comporta il conflitto tra gli dèi o all’interno della stessa divinità, un concetto di Dio non creatore, ma soggetto del mondo e relativo al mondo, quindi un Dio che nasce, muta, soffre e muore, per rinascere sempre di nuovo.

Ecco quindi un concetto della vita che si alterna senza fine alla morte, senza che mai la vita riesca a prevalere definitivamente. Dunque non l’essere, ma il divenire eterno.  Da qui il simbolo della svastica, che i nazisti trovarono nelle antichissime sculture indiane a rappresentare la Dea Sciva, madre della vita e della morte, la natura che nutre e distrugge.

 Immagini da Internet:
- immagine del IX secolo raffigurante Cristo nei panni di guerriero eroico (Salterio di Stoccarda)
- Svastica nell'Induismo


[1] Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 1988. Vedi anche Andrea Colombo: Heidegger l’esistenzialista in I maledetti. Dalla parte sbagliata della storia, Edizioni Lindau, Torino 2017, pp.61-73.

[2] Si pensi per esempio all’aiuto offerto da case editrici come Laterza o Adelphi e, negli ultimi decenni, anche dalle Edizioni Paoline o dalla Queriniana.

6 commenti:

  1. Buon Anno Padre,
    Mi sembra un tantino drastico come approccio se lo si intende come identità collettiva. Certo ogni popolo ha la sue caratteristiche , ma sarebbe ingiusto considerare un monolite il popolo tedesco (con le ovvie conseguenze che i pronipoti debbano ancora oggi espiare le colpe degli antenati, secondo una certa logica). Penso che l'influsso luterano prima e il Kulturkampf abbiano posto le basi per la deriva nazista , intrinsecamente anticristiana. E' nota la mappa perfettamente sovrapponibile tra le aree a maggiornaza protestante e l'adesione al nazionalsocialismo. Le aree a maggioranza cattolica come la Baviera restarono sempre diffidenti e ostili al nuovo regime e per questo furono oggetto di specifica attenzione.

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    1. Caro Angheran,
      lei sa bene che, come ognuno di noi ha pregi e difetti, così ogni popolo ha pregi e difetti. La tendenza alla violenza nei Germani è nota fin dall’epoca di Tacito, ma nessuno può negare nel contempo la tendenza che i Tedeschi hanno alla mistica, a somiglianza degli Slavi.
      Detto questo, chi impedisce, per esempio a me, di offrire sacrifici per i peccati dei miei antenati? Così nessuno impedisce ai buoni cattolici Tedeschi di oggi di offrire sacrifici per i Nazisti.

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  2. Caro Padre Giovanni,
    ai grandi contributi che il popolo tedesco ha specificamente fornito alla cultura, oltre alla filosofia e alla teologia, su cui lei si è soffermato, e alla letteratura, penso non si possa non accennare anche alla grande musica, con i nomi di Bach e Beethoven, cui possiamo aggiungere, per area culturale e linguistica, l’austriaco Mozart... un trio di “giganti” tutt’ora insuperabili.

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    1. Caro Bruno,
      lei sfonda una porta aperta, perché le dirò che io ho avuto due genitori appassionati di musica, e quindi grandi estimatori della musica tedesca. Io stesso fin da bambino ho ascoltato moltissimi concerti e posso confermare la mia grande ammirazione per questo aspetto del Popolo Tedesco.
      Qualcuno è arrivato a dire che la musica, soprattutto quella orchestrale, è il modo col quale i Tedeschi fanno filosofia. Essi infatti hanno una particolare capacità di congiungere il sentimento alla ragione – vedi per esempio il romanticismo - e per esprimere questa loro facoltà usano un termine quasi intraducibile, cioè Gemüth, che sarebbe un intuire emotivamente o liricamente, dunque qualche cosa che ricorda il tema biblico del “cuore”.

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  3. Non è per niente, hanno superato il limite ma erano l'unica forza in grado di affrontare il bolscevismo... e quasi lo vinsero.

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    1. Caro Anonimo,
      l’idea di potere abbattere un regime così complesso, radicato e robusto, come era il regime sovietico, mediante una semplice operazione militare, fu una grave illusione dettata da un ragionamento troppo semplicistico, così come si potrebbe abbattere una fortezza nemica. Eppure c’era già stata la lezione che proveniva dall’impresa napoleonica.
      Oggi come oggi è più che mai illusorio credere di potere abbattere regimi politici, anche se tirannici, con l’uso della forza. In base a questo principio dovremmo per esempio abbattere alcuni regimi islamici. Allora, come si può fare? Occorre organizzare una politica ed una diplomazia di tipo persuasivo che possa favorire la democrazia mediante una sapiente attività ben mirata ed anche economicamente attraente.

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