Come convertire gli ipocriti

 

Come convertire gli ipocriti

Sulla cattedra di Mosè

si sono seduti gli scribi e i farisei

Mt 23,2

Il peccato di ipocrisia è molto grave e difficilmente rimediabile, perché sorge da una volontà decisa, determinata, cosciente ed ostinata, sorge da una precisa scelta e concezione della vita e rende cieco il peccatore che vi casca.

L’ipocrita è estremamente sicuro di sé e dà l’apparenza di vivere tranquillo in questa convinzione, si mostra affabile con i suoi complici, ha il favore del mondo. Egli è certo di avere ragione e quindi non ascolta nessun avvertimento e nessun rimprovero. Disprezza il giusto che si accorge della sua ipocrisia, gli mostra il giusto cammino, lo rimprovera e gli smaschera i suoi inganni. Lo deride o lo ignora come se questi fosse uno stupido o un invidioso del quale non occorre tenere nessun conto. Ed avendone la possibilità, per poter sbarazzarsi di lui gettandogli addosso una cattiva fama, lo calunnia e gli dà una pugnalata alla schiena o simile ad un serpente gli si avvicina dolcemente e lo morde col suo veleno.

Il problema fondamentale della Chiesa di oggi non è quello delle eresie e degli scismi, non è quello dell’inclusività o del pluralismo, non è quello degli scandali, non è il problema morale, non è il conflitto modernisti-indietristi, non è quello di valutare il comportamento del Papa, non è quello del rapporto con la politica, quello della sinodalità, dell’ecumenismo, del dialogo o dell’evangelizzazione, ma è il problema dell’onestà intellettuale e del linguaggio, è il problema della doppiezza e dell’ipocrisia. È lo spirito di Protagora, quello degli scribi e dei farisei, che prolungandosi in Lutero, Cartesio, Hegel e Nietzsche, giunge fino a noi nei modernisti e negli indietristi.

Questa atmosfera sottilmente avvelenata ormai ammorba tutta la Chiesa ed è diffusa ovunque come abito mentale ormai ovvio e normale, senza che ci rendiamo conto o vogliamo renderci conto che essa è all’origine di tutti i nostri mali.

La disgrazia della Chiesa non è il Concilio e non sono gli sparuti indietristi: la vera disgrazia è questo fascinoso spirito di menzogna e di falsità dettato dalla superbia e ispirato dal demonio, presente purtroppo in alcuni ambienti intellettuali e dirigenziali della Chiesa, i quali credono che per essere efficaci e moderni, aperti, dialoganti, accoglienti, fraterni, misericordiosi ed inclusivi, si debba  modificare il Vangelo, togliergli quelle punte che dispiacciono al mondo e lasciare, col pretesto dell’esegesi moderna e dell’inculturazione, libero campo al buonismo, al relativismo morale e all’indifferentismo religioso.

Per far fronte a questa situazione occorre considerare la condotta di Cristo e prendere esempio da lui. Come sappiamo, Cristo è molto dolce, tenero, comprensivo e misericordioso, pronto a perdonare i poveri, gli umili, i piccoli, i fragili, i sofferenti, i posseduti dal demonio, gli umiliati, gli emarginati, le prostitute pentite.

Ma con gli scribi, i farisei, i sommi sacerdoti e dottori della legge è molto severo e minaccioso, apostrofandoli con appellativi che, se non uscissero dalla sua bocca, saprebbero di insulti: «serpenti, razza di vipere, sepolcri imbiancati». Li accusa del peccato di superbia, di ipocrisia, di vanagloria, di rispetto umano, di accezione di persone, di finzione, di avarizia, di malversazione; li accusa di avere per padre il demonio e di fare le sue opere, li avverte che moriranno nei loro peccati.

Ci potremmo chiedere su che cosa si fonda questo atteggiamento, quale scopo e risultato si propone, come giudicarlo e se e come possiamo considerarlo come esemplare per la nostra condotta verso gli ipocriti. L’ipocrita non è semplicemente uno che vuol salvare le apparenze; ciò non è neppur male, se non fosse che egli finge per acquistare il consenso sociale. Ma il vero peccato dell’ipocrita è che a lui non interessa salvare genericamente le apparenze - il che non sarebbe del tutto male - ma solo quelle apparenze che sono di gradimento al mondo a prescindere da riferimenti morali salutari.

L’ipocrita quindi è uno che vuol servire a due padroni, ossia da una parte vuol servire Dio e dall’altra ha timore e riverenza verso il mondo, tiene alla buona fama e al successo presso il mondo, anche a costo di disobbedire alla legge di Dio; il mondo lo attira ma sa che Dio è importante, sicchè vorrebbe fruire sia di Dio che del mondo.

Indubbiamente Cristo sapeva leggere nei cuori ad una profondità che a noi non è concessa. Come possiamo sapere se una persona che mostra molto zelo religioso e compie opere buone verso il prossimo è sincera o è un’ipocrita? Come sappiamo se opera veramente per Dio o per un successo umano? Come sappiamo se ha una fede autentica o se la sua è una pratica religiosa per aver successo in un ambiente religioso?

Come sappiamo se prende veramente sul serio le cose di Dio o ciò che la interessa seriamente è il proprio io e il consenso sociale? Come sappiamo se è in colpa o solo debole nel resistere alle seduzioni del mondo? Come sappiamo se è involontariamente ingannata dal demonio o ha per padre il diavolo? Come sappiamo se vorrebbe districarsi dai lacci del mondo oppure le piace sguazzare nei piaceri mondani? La sua è un’incoerenza involontaria e inconsapevole o è studiata ed intenzionale?

Per esempio, un sacerdote o un teologo zelanti ed attivi nel loro ministero, nelle opere buone, nella pratica religiosa, rinomati e stimati dall’ambiente ecclesiale, ma che poi irridono a un Servo di Dio e ai suoi devoti, irridono a chi ha confutato gli errori di Schillebeeckx o di Rahner, si possono considerare sincere e lineari nella loro religiosità? Sono persone che prendono veramente sul serio i valori sacri del cattolicesimo o tengono un piede su due staffe e sono persone alle quali la fama di cattolici serve solo per affermare sé stesse?

Gesù ha convertito qualche ipocrita?

La cosa non appare chiara. Quello che è certo è che è per colpa loro è salito sulla croce. Avvertire i peccatori è pur sempre un richiamo alla loro coscienza e può servire a causare in loro un salutare timore, anche se poi non si pentono. Almeno sanno di essere stati avvertiti.

Leggendo i Vangeli, non risulta che Gesù ne abbia convertito qualcuno. Ma non sappiamo. Essi non ci dicono tutto. È possibilissimo che ne abbia convertiti molti. Non è forse venuto per la salvezza di tutti? ChiediamoGli di insegnarci l’arte stupenda di convertire anche noi questi fratelli in pericolo di morte.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 2 agosto 2024


Indubbiamente Cristo sapeva leggere nei cuori ad una profondità che a noi non è concessa. Come possiamo sapere se una persona che mostra molto zelo religioso e compie opere buone verso il prossimo è sincera o è un’ipocrita? Come sappiamo se opera veramente per Dio o per un successo umano? Come sappiamo se ha una fede autentica o se la sua è una pratica religiosa per aver successo in un ambiente religioso?

Immagine da Internet:
- Gesù, i farisei e gli scribi, miniatura del XV secolo dal codice De Predis. Biblioteca reale di Torino.

2 commenti:

  1. Grazie Padre,
    che possa essere estirpata da tutti noi la malerba dell'ipocrisia.

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    1. Caro Ludovico,
      si potrebbe dire che per Gesù il vizio peggiore col quale egli deve combattere è l’ipocrisia, che è all’origine della sua stessa condanna a morte.
      Tuttavia non dobbiamo disperare neppure di questo vizio, che oggi purtroppo è diffuso, ma ricordare che ognuno di noi, come dice il Papa, è sollecitato dalla grazia e possiede sempre quel libero arbitrio, che gli dà la possibilità di aprirsi alla chiamata divina.

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