Modernità e modernismo - Abbiamo bisogno di un Papa moderno, non modernista

 

 

Modernità e modernismo

Abbiamo bisogno di un Papa moderno, non modernista

Papa Francesco e la modernità

Nei giorni passati di attesa dell’inizio del Conclave Avvenire fece sfilare i suoi campioni di modernismo che ci dicono come dovrà essere il nuovo Papa. Giorni fa lessi il titolo molto significativo di un articolo che intitolava il suo articolo, riferendosi a Papa Francesco, «Ha scelto la modernità».

Già nel titolo stesso, che presenta la modernità come fosse un valore assoluto, si nota l’impostazione modernista dell’autore. Infatti per il modernista la modernità non è quel fenomeno culturale estremamente complesso e diversificato, che caratterizza la cultura europea occidentale contemporanea, di origine cartesiano-luterana, un misto di elementi positivi e negativi, di valori ed errori, che è descritto dagli storici seri della cultura, ma è il fatto storico materiale dell’attuale cultura filosofico-teologica europea occidentale preso in blocco e propagandato dai media, come se fosse un tutto semplice, monolitico, indivisibile, assoluto e compatto, possibile oggetto di scelta o di rifiuto,  prendere o lasciare, così come io scelgo o rifiuto un’automobile o una vacanza al mare.

Che cosa è la modernità? È semplicemente il moderno, ciò che esiste oggi, che non è necessariamente il migliore; sono le idee, le abitudini e i costumi di oggi, ciò che è di moda oggi, ciò che la maggioranza pensa oggi, ciò che oggi ha successo, ciò che è propagandato dai personaggi più famosi di oggi.

Per il modernista la modernità è di per sé stessa e in ogni caso il meglio e il vero, il progredito rispetto al passato. Per questo non può essere giudicata in base a criteri del passato o che si pretende essere sovrastorici, stabili, certi, eterni, immutabili, incontrovertibili o sovratemporali. Il modernista non ammette che si distinguano in essa il buono dal cattivo, ma è essa stessa criterio assoluto di giudizio e valutazione.

Non è lei o parte di essa, che deve adeguarsi o commisurarsi a un ideale o a un valore superiore immutabile o metastorico, ma è lei, presa come un assoluto, che pretende di giudicare il passato negando qualunque valore al di sopra di essa. La modernità per il modernista è un vero e proprio idolo. E il modernista è quindi un idolatra della modernità.

Per il modernista non si tratta di operare scelte nella modernità prendendo il buono e scartando il cattivo in base a un criterio esterno e superiore, no, ma, come dice Rahner, dovere della Chiesa oggi è quello di assumere senza distinzione tutta la modernità, così come il cattolico assume tutti i dogmi della rivelazione divina. Il modernista non sceglie nella modernità, ma sceglie la modernità e rifiuta l’antico così come il cristiano sceglie Cristo e rifiuta il demonio. Il modernista è un idolatra della modernità. Per i modernisti Papa Francesco sarebbe stato un personaggio di tal genere e ne fanno le lodi proprio perché a loro giudizio egli sarebbe stato così.

Il Papa è l’araldo del disegno di Dio in Cristo

Per chiarire quale figura di Papa ci attendiamo adesso da Papa Leone, vediamo chi è il Papa e quali sono i suoi doveri e poteri secondo la volontà di Cristo. Per arrivare a ciò, partiamo dalla considerazione del piano divino per l’uomo. Scopo che Dio si propone riguardo al bene dell’umanità è quello di far giustizia e misericordia, riconciliando l’uomo con Dio, separando il grano dal loglio, le pecore dai capri, ossia gli eletti dai reprobi e conducendo gli eletti nella Chiesa alla gloria di figli di Dio, ad immagine di Cristo, Figlio del Padre, sotto la mozione dello Spirito Santo.

Diciamo inoltre che Dio ha voluto aggiungere per l’uomo al suo fine naturale di contemplare Dio attraverso il creato, un fine soprannaturale di vedere il Dio Trinitario faccia a faccia partecipando nella grazia alla stessa natura di Dio. Ha voluto divinizzare in Cristo l’uomo senza che diventasse Dio.

Ha proposto all’uomo un amore umano vicendevole non solo sulla misura del sano amore di sé, ma anche sulla misura di come Cristo ci ha amati. La creazione ha avuto per scopo l’Incarnazione del Verbo.  Dio ha voluto che l’uomo non fosse solo figlio dell’uomo, ma anche figlio di Dio in Cristo. Ha voluto non solo un’etica della legge, ma anche un’etica dell’amore. Ha voluto che l’uomo non si governasse solo con la ragione, ma si facesse guidare dallo Spirito.

Ha voluto una fratellanza umana non solo sul piano della ragione e della natura, ma anche su quello della grazia e della fede in Cristo: tutti fratelli non solo perchè tutti partecipi della ragione, ma anche perchè tutti chiamati nella Chiesa ad essere figli di Dio in Cristo.

La Redenzione serve alla santificazione. Dio ha voluto che noi meritassimo non solo sul piano umano tra noi uomini, ma anche davanti Dio con meriti soprannaturali in Cristo. La giustizia è superata dalla misericordia, è effetto della misericordia ed opera insieme con la misericordia. La misericordia che toglie il peccato è superata dalla bontà che rende santi.

La grazia sanante del perdono serve alla grazia elevante alla vita eterna. La pratica della carità è finalizzata alla visione beatifica in cielo del Mistero Trinitario. La salvezza è una grazia conseguente alle buone opere, ottenuta e condizionata dall’osservanza dei comandamenti sotto l’influsso della grazia preveniente.

Il Papa è la nostra guida a Cristo

Il Papa è assistito da Cristo, così da essere sincero e verace maestro e dottore, nel comunicarci, nell’esprimere con parole comprensibili, nell’insegnarci, illustrarci, motivarci, rappresentarci, interpretarci, spiegarci, chiarirci, esplicitarci, e nel ricordarci e trasmetterci fedelmente, senza nulla cambiare o tacere, ecco la tradizione, ciò che Cristo ha insegnato ed è registrato nel Nuovo Testamento.

Egli poi si assume l’impegno di essere il buon pastore sull’esempio di Cristo, che dà la vita per le pecorelle. Egli certo è tenuto in ciò a darci un esempio di santità e di saggezza, ma, mentre nella dottrina cattolica il Papa insegna sempre la verità, nella sua condotta morale e nel governo della Chiesa può commettere errori e peccati.  I Papi del passato sono andati soggetti ad errori e vizi morali di ogni genere ed hanno commesso enormi errori nella guida della Chiesa, ma nessuno è mai uscito di strada nella dottrina.

Papa Francesco, invece, senza mai peccare nella fede o cadere nell’eresia, si è prodigato moltissimo nella pastorale e nei contatti umani, ma ha da una parte creato turbamento nei cattolici tradizionalisti nell’ambito dottrinale, i quali non lo hanno capìto, rallegrando d’altra parte i modernisti, che lo hanno strumentalizzato, e attirando le simpatie dei tradizionali e nemici della Chiesa.

Si tratta di un fenomeno mai accaduto prima nella storia del Papato, perchè, come si può ben capire, i Papi hanno sempre avuto successo tra i cattolici e si sono attirati l’ostilità dei nemici della Chiesa e degli eretici. In passato gli eretici abbandonavano la Chiesa. Sotto Francesco invece essi si considerano cattolici progressisti, avanzati e postconciliari. Abbiamo potuto notare protestanti più cattolici dei cattolici e cattolici più protestanti dei protestanti. L’aggettivo «cattolico» è diventato un’etichetta che nasconde ogni tipo di errore e di eresia.

Sembra che Francesco, troppo severo con i filolefevriani, considerasse ipocriti i cattolici tradizionalisti e in buona fede i non credenti, mentre è stato troppo indulgente verso modernisti, liberazionisti, genderisti e rahneriani. Tuttavia la grande maggioranza dei cattolici normali non faziosi, passatisti e modernisti, certamente, a volte non senza fatica, lo hanno apprezzato.

Il Papa nei primi anni del Pontificato s’incontrava periodicamente con un dotto e santo Gesuita, mio carissimo amico, il Padre Giandomenico Mucci, defunto da alcuni anni, redattore per vent’anni de La Civiltà Cattolica. Egli mi disse che un giorno il Papa gli fece un ritratto di sé stesso dicendo: «sono un po’ ingenuo e un po’ furbo». Qui c’è tutta l’umanità di Papa Francesco, Vicario di Cristo. E io aggiungerei: e un po’ burlone. Tante battute le abbiamo fraintese perché scherzava. Un Papa anomalo, eppure vero Papa. Ma ora vogliamo vedere Francesco in cielo accanto a quel Cristo che ha sempre servito, mentre adesso prega per noi dopo che noi abbiamo pregato per lui.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 4 maggio 2025

Papa Francesco 
Immagine da Internet

5 commenti:

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  2. Caro Padre Giovanni,
    se dovessi, in estrema sintesi, indicare otto attitudini o qualità che amerei vedere in un Papa, formulerei le seguenti:

    1) Amore per nostro Signore Gesù Cristo: "Simone di Giovanni, mi ami?" (Gv 21,17); "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama" (Gv 14,21).

    2) Fede cattolica integrale: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16); "ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno" (Lc 22,32).

    3) Amore per i fratelli: "E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32); "Pasci le mie pecorelle" (Gv 21,16).

    4) Chiedere incessantemente l’intercessione amorevole della Madre di Dio e della Chiesa: “Sua madre disse ai servitori: «Fate tutto quel che vi dirà»” (Gv 2,5).

    5) Privilegiare la salvezza eterna, più ancora che i grandi problemi di questa vita (fame, guerre, ecc...): "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv 6,68).

    6) Coraggio nei riguardi del mondo: "Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia" (Mt 5,11).

    7) Non cercare il consenso del mondo: "guai a voi quando tutti parleranno bene di voi" (Lc 6,26).

    8) Umiltà in caso di giustificata correzione fraterna: "mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto" (Gal 2,11).

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    1. Caro Bruno,
      le citazioni che lei fa sono molto belle.
      Tuttavia io direi che soltanto le prime tre riguardano specificamente il Papa, perché si riferiscono a Pietro. Le altre vanno certamente bene per il Papa, ma devono essere estese a qualunque Pastore e al limite a qualunque cristiano.

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  3. Io avrei aggiunto anche un altro paragrafo all'ottimo articolo scritto da padre Cavalcoli, con un sottotitolo che potrebbe dire così: "Abbiamo bisogno di un Papa chiaramente fedele alla Tradizione, non un Papa indietrista o passatista".
    Credo che questo paragrafo debba essere aggiunto, con le sapienti spiegazioni che potrebbe dare padre Cavalcoli, perché vedo che in questi giorni alcuni passatisti filololefebvriani si stanno strofinando le mani con un eventuale ritorno alle ambiguità pastorali di Benedetto XVI nell'ambito della liturgia e dell'apparato cerimoniale.

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    1. Caro Lauro,
      nei prossimi giorni usciranno alcuni miei articoli, nei quali appunto sommessamente farò delle proposte al Santo Padre chiedendo il recupero di alcune nozioni e di alcune pratiche legate alla Tradizione, la cui applicazione potrà certamente servire a portare pace nella Chiesa, in continuità con le cose buone fatte da Papa Francesco, così da rendere la Chiesa più credibile come maestra di riconciliazione, come luce del mondo e come promotrice dei valori umani.

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