La martoriata Ucraina non è del tutto innocente - Seconda Parte (2/2)

 

La martoriata Ucraina

non è del tutto innocente

 Seconda Parte (2/2)

Il prezzo dell’ecumenismo

Sin dai tempi seguenti lo sciagurato scisma del 1054, la Chiesa Cattolica si è sempre impegnata per sanare la dolorosa ferita e per ricondurre alla comunione con Pietro i fratelli separati.

L’ecumenismo non è nato col Concilio Vaticano II. È però vero che questo ecumenismo non si limita oggi ad essere un fenomeno raro e prezioso vissuto come in passato da pochi santi in un clima ecclesiale generale di scontri violenti, esclusioni reciproche, misure e condanne severe e polemiche interminabili, spesso astiose, ma è diventato un costume diffuso vero dono dello Spirito Santo.

Tuttavia dobbiamo ricordare che il vero ecumenismo non è solo incontro, scambio e reciprocità, ma è anche, come è sempre stato, desiderio dei fratelli separati di tornare ad una comunione che si è spezzata, e volontà del cattolico di aiutare il fratello separato ad arrivare a una piena comunione con Roma. Questo è il vero ecumenismo, che è esistito fin dal sorgere dei primi scismi e delle prime eresie dei quali parla lo stesso Nuovo Testamento. Si pensi solo alla parabola del figliol prodigo.  

L’ecumenismo è sapersi accettare nella propria diversità, è rispetto per le qualità proprie del fratello. È collaborazione ed è perdono reciproco, è spirito di paee, concordia e riconciliazione, ma in vista della conversione dei fratelli separati al cattolicesimo.

È vero che l’Unitatis redintegratio non parla di «ritorno», ma di «piena comunione» col Papa, perché suppone di parlare di fratelli che sono nati in comunità già separate magari da secoli. Ma se facciamo riferimento alle comunità in se stesse, che si sono separate anche in un lontano passato, non c’è alcun problema a parlare di ritorno, così come fanno i profeti quando esortano Israele a tornare a Dio.

In tal modo nella storia della Chiesa dopo lo scisma del 1054 si sono verificati alcuni episodi altamente significativi che ci ricordano in modo commovente questo faticoso rinnovato tentativo di Roma di riabbracciare i fratelli che l’hanno lasciata. Fatti importantissimi a questo riguardo furono l’emanazione concordata fra cattolici ed ortodossi di un decreto di unione pubblicato da due Concili: quello di Lione del 1274 e quello di Firenze del 1439-1442, unione che però purtroppo fu rifiutata in seguito dalla Chiesa ortodossa.

Momento felice in questa linea per l’Ucraina fu il 1595, allorchè un gruppo di Vescovi ortodossi si riunì a Brest e decise di ritornare alla Chiesa cattolica secondo lo spirito del Concilio di Firenze. Il Papa Clemente VIII nel 1596 concesse ai Vescovi rientrati nell’unico Ovile di Cristo ampie facoltà di governo delle loro diocesi.

In questo clima di riconciliazione e di speranza per un pieno ritorno dell’Ucraina alla comunione cattolica fiorì la splendida figura del Vescovo Martire San Giosafat, che, educato nell’ortodossia, si era convertito al cattolicesimo e raccolse abbondantissimi frutti di conversione a Roma tra gli ortodossi, suscitando l’odio di alcuni fanatici, che lo uccisero.

Gli ortodossi tornati alla fede cattolica furono chiamati «Uniati», un termine infelice, oggi fortunatamente caduto in disuso e sostituito dal termine «greco-cattolico», a significare che questi cattolici hanno conservato il rito bizantino pur celebrando la Messa cattolica.  Sarebbe stato meglio chiamarli «Uniti».

Ricordiamo che secondo le direttive dell’Unitatis redintegratio lo scopo dell’ecumenismo, come ho già detto, non è il semplice incontrarsi per una collaborazione e un perdono reciproci e una richiesta reciproca di perdono nonché l’apprezzamento delle diversità, ma è la piena comunione dei fratelli separati con la Chiesa Romana.

Roma, dal canto suo, nei secoli, dopo lo scisma, ha sempre seguito con la più grande attenzione ed affetto materno non senza esaltare sempre la ricchezza della spiritualità ortodossa, il movimento che riportava cristiani scismatici verso di essa, favorendo con esplicite disposizioni questo ritorno, sempre alla ricerca di ogni più piccola modalità od occasione che potesse dar speranza alla riconciliazione.

Fra i documenti papali più importanti ricordiamo di Benedetto XIV, Etsi pastoralis (1742), Demandatum coelitus (1743), Allatae sunt (1755); di Pio IX, Reversurus (1867); di Leone XIII, Orientalium dignitas (1894); di Pio X, Tradita ab antiquis (1912); di Benedetto XV, Orientis catholici (1917); di Pio XI, Rerum orientalium (1928), l’epistola enciclica di San Giovanni Paolo II Slavorum Apostoli, del 1985, la lettera apostolica per il VI centenario del battesimo della Lituania del 1987, la lettera apostolica Euntes in mundum sul battesimo della Rus di Kiev del 1988, la lettera apostolica Orientale Lumen (1995).

Inoltre, nella costituzione della Curia romana, già Pio IX, nel 1862, aveva stabilito in seno alla congregazione di Propaganda Fide una sezione per gli affari di rito orientale; poi Benedetto XV, nel 1917, creò un dicastero a parte come Congregatio pro Ecclesia orientali, di cui è capo diretto (prefetto) il Papa stesso»[1].

 

«Dopo il crollo del comunismo tutte le chiese hanno recuperato la loro piena libertà di azione. Tuttavia non mancano ancora oggi le tensioni: in effetti in Ucraina attualmente vi sono ben quattro chiese cristiane. Oltre agli uniati esiste poi una chiesa cattolica di rito latino, che viene seguita dai Polacchi (che costituiscono una minoranza attiva della popolazione di L'viv) ed eventualmente da cattolici di altre nazionalità (Slovacchi, Ungheresi, Tedeschi) o casualmente presenti.

 

La Chiesa ortodossa (pravoslava), dopo la indipendenza dell'Ucraina, si è divisa in due tronconi. Una ha costituito una Chiesa autocefala (autonoma) sotto il patriarcato di Kiev e un'altra parte è rimasta invece legata a Mosca, e viene seguita dai Russi che costituiscono forse un quarto della popolazione di tutta l'Ucraina.

 

L'Arcivescovo primate della Chiesa uniate aveva tradizionalmente sede a L’viv ma attualmente, dal 2005, la sede della Chiesa è stata ufficialmente trasferita nella capitale Kiev. L'attuale titolare è l’Arcivescovo Svjatoslav Ševčuk. Nella liturgia gli uniati seguono il calendario giuliano in quanto in Russia non fu mai accettato la riforma gregoriana del calendario: fu accettata solo dopo la rivoluzione comunista, ma la Chiesa non aderì. il Natale quindi viene 11 giorni dopo il nostro. Il clero è diviso in due categorie: quello che noi definiremmo secolare (i parroci) che si può sposare e quello monastico che fa voto di castità e dal quale provengono poi Vescovi e Patriarchi»[2].

 

Quello che addolora è l’incapacità nella quale il popolo ucraino si trova di avviare una serena convivenza fra cattolici, legati all’Occidente e gli ortodossi, legati alla Russia. La vocazione dell’Ucraina, la sua grande chance, grazie alla sua stessa posizione geografica, è quella di diventare il laboratorio e il modello dell’ecumenismo più avanzato, fattore di congiunzione e di mutua collaborazione fra Occidente ed Oriente, solo che queste due potenze rinunciassero alle loro eventuali mire di egemonia sull’Ucraina e avessero la saggezza di capire invece che il collaborare per il bene e l’unità di questo infelice e nobile Paese andrebbe a tutto vantaggio non solo di questo Paese, ma di loro stesse e della pace nel mondo.

 

Aggiungo che la presente guerra in Ucraina è stata l’occasione per mostrare alle Chiese ortodosse la situazione drammatica, mai accaduta in precedenza, nella quale oggi vengono a trovarsi. A seguito dell’autocefalia da Mosca del Patriarca di Kiev richiesta al Patriarca Bartolomeo e da lui ottenuta, il Patriarca di Mosca Cirillo ha scomunicato Bartolomeo, il Patriarca di Costantinopoli, fatto inaudito e scandaloso per tutto il mondo dell’Ortodossia, dove Costantinopoli ha sempre goduto di un primato di venerazione da parte della stessa Mosca, con tutto che dal 1589 essa si proclami Terza Roma.

 

Adesso Cirillo si trova isolato nel mondo stesso dell’ortodossia, perchè la quasi totalità delle Chiese ortodosse, sempre fedeli a Bartolomeo, hanno duramente disapprovato il suo gesto contro Bartolomeo. Quanto a Cirillo, che bisogno aveva di chiamare «guerra santa» l’invasione dell’Ucraina? Non ha visto tutti gli orrori che hanno commesso i Russi? È vero che nell’Europa occidentale c’è della corruzione e ostilità al cristianesimo; ma forse che Mosca è capace di richiamare i Cattolici europei alla vera fede?

 

A che cosa serve a Cirillo insistere in quella presunzione ed ostilità contro il Papa che si trascina stoltamente dal 1054? L’ecumenismo tra cattolici ed ortodossi che funziona da sessant’anni non gli ha insegnato niente? È mai possibile che non sia capace di dire una parola di richiamo al suo amico Putin che si professa cristiano e partecipa va alla divina Liturgia? Adesso che Cirillo ha perduto centinaia di migliaia di fedeli ucraini, che sono passati sotto Bartolomeo, sarà capace di riflettere seriamente su cosa vuol dire non essere in comunione con Roma?

La massoneria al posto del cristianesimo?

Siamo ormai da un secolo giunti ad una fase della nostra storia nella quale è più che mai evidente che non esistono più sulla terra aree di civiltà separate o isolate le une dalle altre, ma gli attuali mezzi di comunicazione e di trasporto ci mettono ormai tutti assieme stretti gli uni agli altri, gomito a gomito, come se fossimo in un autobus in un’ora di punta. Siamo come in un immenso condominio come vicini di casa, anche se lontani gli uni decine di migliaia di chilometri.

Sentiamo pertanto più che mai il bisogno di una cultura, di un governo, di una economia e di una politica globali, pur nel rispetto delle diversità e dei legittimi pluralismi. A un Italiano non può non interessare ciò che avviene in Corea; a un Groenlandese ciò che avviene in Australia. Si moltiplicano i progetti filosofici e messianici di salvezza universale e di liberazione dell’intera umanità. In tal senso il cattolicesimo, col suo proprio universalismo, è più che mai coinvolto in questa impresa ed è più che mai di attualità. Ma anche altre visioni globali competono con lui, come per esempio il protestantesimo, la massoneria, il comunismo, l’islamismo. Qual è il vero universalismo? Chi può dire di conoscere veramente i bisogni e i fini dell’uomo come tale al di fuori del cristianesimo?

Notevole è la posizione del luteranesimo, che nei secoli seguenti a Lutero ha dato luogo all’idealismo tedesco, col conseguente pangermanesimo e l’impresa hitleriana.  L’universalismo protestante si basa su di un’antropologia per la quale l’uomo, benché radicalmente corrotto, è tuttavia in grazia di Dio in forza della fede a tutti concessa come esperienza atematica.

L’immanentismo fideista luterano, che influenza oggi il modernismo cattolico, ha come sbocco finale il panteismo e lo gnosticismo, che troviamo anche nella massoneria esoterica. Questo tipo di umanesimo oggi si propone come garanzia della pace nel mondo. Ma possiamo avere i nostri seri dubbi.

Infatti la fede per Lutero prende il posto della ragione, perché per lui la fede non è un sapere dogmatico soprannaturale superiore alla ragione e in armonia con essa, ma è la verità assoluta rivelata al singolo soggetto, che si oppone alla ragione corrotta dal peccato e la sostituisce come illuminazione originaria ed immediata, senza che occorra che sia mediata dalla ragione. Nella fede Dio ci rivela che ci salverà nonostante i nostri peccati. Per salvarci è sufficiente credere alla verità di questa promessa.

Come sappiamo dalla storia, la predicazione di Lutero indusse molti cattolici a ribellarsi al Papa accusato di falsificare il Vangelo. Lutero affidò pertanto il governo della Chiesa al capo politico. Molti videro con favore la proposta di Lutero di decidere non solo nelle cose temporali, ma anche della totalità del destino dei sudditi. Ed è così che nel secolo scorso sono nati i regimi totalitari di destra e di sinistra.  

Per questo motivo a Lutero seguirono le guerre di religione per il fatto che nacque uno scontro fra i principi cattolici e quelli luterani. Infatti allora non si concepiva che un principe non fosse cristiano, cosa che portava il principe a confondere i suoi interessi terreni con quelli della religione o a prender pretesto dalla religione per affermare i suoi interessi terreni. Da qui nacquero le guerre di religione, cosa che lascia intendere la confusione che si faceva tra la difesa degli interessi terreni e quelli della religione.

Questo triste e scandaloso spettacolo di una orribile divisione fra cristiani che non si arrestava neppure davanti allo spargimento del sangue del fratello sia pure eretico, dette occasione e pretesto alla fondazione della massoneria come programma ambizioso di un nuovo umanesimo che doveva riuscire là dove, a suo dire, il cristianesimo aveva fallito: indicare all’umanità i veri valori universali in base i quali risolvere i conflitti e raggiungere un’umanità unita e pacifica.

I massoni, ammettendo la sola ragione e negando la possibilità di una rivelazione divina, credendo che il cristianesimo, col presentarsi come unica vera religione, soffochi la libertà di pensiero, che il cristianesimo  non sappia fornire valori umani veramente universali, e per questo sia fomentatore di divisioni, conflitti e guerre, si sono sentiti in dovere di pensar loro al bene dell’umanità e si sono fatti la convinzione di aver loro in mano il segreto per assicurare all’umanità uguaglianza, fraternità e libertà.

I massoni sono convinti di riuscire loro laddove il cristianesimo ha fallito. Per questo l’UE non ha ritenuto necessario far riferimento alle radici cristiane dell’Europa. Secondo i dirigenti dell’UE (alla quale manca l’Europa orientale) è sufficiente la massoneria.

Con la pace di Westfalia del 1648 iniziò in Europa un regime di pacifica convivenza tra cattolici e luterani. È uno dei primi tentativi, probabilmente ispirato dalla dottrina del diritto naturale di Ugo Grozio, di attuare il principio della libertà religiosa, basata sull’accettazione da parte del suddito della fede del principe o cattolico o luterano, della fede cattolica o luterana del principe del luogo.

Ma dobbiamo senz’altro riconoscere che l’illuminismo settecentesco con la fondazione degli Stati Uniti d’America ad opera della collaborazione fra cristiani e massoni, ha dato luogo a un regime politico che ammetteva il diritto alla libertà religiosa intesa come sarebbe stata riconosciuta 150 anni dopo dal Concilio Vaticano II.

In tal modo la Carta costituzionale dell’ONU e dell’UE riflette la convinzione massonica che la concordia e la pace nella giustizia e nel rispetto dei diritti umani sono sufficientemente assicurate dalla convinzione che per ottenere questi fini sono sufficienti le forze della ragione, della scienza, della buona volontà e della tecnica senza che occorra la fede in una rivelazione divina e il ricorso alla grazia di Dio. In realtà, «se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori» (Sal 127,1).

Benchè la massoneria dichiari che il massone ammette l’esistenza di Dio e respinga l’ateismo cime «stupidità», in realtà alla base di questa concezione dei diritti dell’uomo e delle forze umane abbiamo una concezione dell’uomo di stampo idealista cartesiano, che ha come esito finale l’egocentrismo dell’uomo he si fa Dio e con ciò stesso distrugge sé stesso misconoscendo il suo esser creato ad immagine di Dio.

Oggi la massoneria ha un influsso nelle grandi potenze occidentali, all’ONU, all’UE e nelle organizzazioni internazionali commerciali, finanziarie ed umanistiche. Non possiamo escludere che facciano del bene. Il Papa stesso ha relazioni con loro. Ma questi organismi dovrebbero rendersi conto che da soli con tutta la buona volontà non sono capaci di garantire la pace nel mondo, oggi più che mai in pericolo. Bisogna far ricorso a Colui che ha detto: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non quella che dà il mondo, io la dono a voi» (Gv 14,27).

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 10 marzo 2025 

La vocazione dell’Ucraina, la sua grande chance, grazie alla sua stessa posizione geografica, è quella di diventare il laboratorio e il modello dell’ecumenismo più avanzato, fattore di congiunzione e di mutua collaborazione fra Occidente ed Oriente, solo che queste due potenze rinunciassero alle loro eventuali mire di egemonia sull’Ucraina e avessero la saggezza di capire invece che il collaborare per il bene e l’unità di questo infelice e nobile Paese andrebbe a tutto vantaggio non solo di questo Paese, ma di loro stesse e della pace nel mondo.

 

Siamo ormai da un secolo giunti ad una fase della nostra storia nella quale è più che mai evidente che non esistono più sulla terra aree di civiltà separate o isolate le une dalle altre, ma gli attuali mezzi di comunicazione e di trasporto ci mettono ormai tutti assieme stretti gli uni agli altri, gomito a gomito, come se fossimo in un autobus in un’ora di punta. Siamo come in un immenso condominio come vicini di casa, anche se lontani gli uni decine di migliaia di chilometri.

Sentiamo pertanto più che mai il bisogno di una cultura, di un governo, di una economia e di una politica globali, pur nel rispetto delle diversità e dei legittimi pluralismi.

Si moltiplicano i progetti filosofici e messianici di salvezza universale e di liberazione dell’intera umanità. In tal senso il cattolicesimo, col suo proprio universalismo, è più che mai coinvolto in questa impresa ed è più che mai di attualità. Ma anche altre visioni globali competono con lui, come per esempio il protestantesimo, la massoneria, il comunismo, l’islamismo. Qual è il vero universalismo? Chi può dire di conoscere veramente i bisogni e i fini dell’uomo come tale al di fuori del cristianesimo?

Immagini da Internet 


[1] Dall’Enciclopedia Treccani, Voce UNIATI.

[2] Da Google, Voce UNIATI.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.