Il Mistero Eucaristico - II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn - Seconda Prima (2/2)

 

Il Mistero Eucaristico

II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn

 Parte Seconda (2/2)

Ho il piacere di presentare questa seconda conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, dedicata ad una analisi teologica dell’atto della Consacrazione Eucaristica nella Messa, nonché della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e all’esame di alcune delicate questioni che nascono dalle riflessioni sul Mistero dell’Eucarestia.

Questi pensieri appaiono oggi particolarmente opportuni in un clima ecclesiale segnato purtroppo da diverse parti da una tendenza liturgica che non riconosce al Mistero Eucaristico, e quindi alla Santa Messa la sua vera dignità, riducendola ad una semplice memoria dell’Ultima Cena e ad uno stimolo di carità sociale, mentre nel contempo purtroppo dispiace dover constatare in certi ambienti un’attenzione all’essenziale del Mistero Eucaristico, ma in un contesto spirituale di dissidio nei confronti di una piena comunione ecclesiale.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 28 febbraio 2025

I Conferenza: Eucarestia S.Messa:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2025/03/il-mistero-eucaristico-conferenza-del.html

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2025/03/il-mistero-eucaristico-conferenza-del_2.html 

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P. Tomas Tyn, OP - Seconda Meditazione - Eucarestia S.Messa - Bologna, 16 - 30 marzo 1985

Meditazioni sul sacrificio della Santa Messa per il Terzo Ordine Domenicano presso la Basilica di San Domenico in preparazione alla Santa Pasqua del 1985 - n. 3 Meditazioni

Audio:   6b) http://youtu.be/RHce-M9sdSM

Cf. : http://www.arpato.org/testi/lezioni_dattiloscritte/Sacrificio-SMessa.pdf

Seconda Meditazione - Seconda Parte (2/2)

Registrazione e custodia dell’audio a cura di diverse persone

           Adesso non voglio farvi tutto un corso implicito di filosofia. Però è importante dirimere la questione sostanza e accidenti. Di che si tratta? A noi la sostanza, carissimi, appare attraverso gli accidenti, che sono accessibili ai sensi. Quindi la sostanza di per sé non è afferrabile con i sensi. Ma solo indirettamente, con il ragionamento, si può pensare che sotto queste apparenze, questi fenomeni cosiddetti accidentali, ci deve essere un soggetto che li unisce, che dà a loro unità, consistenza e sussistenza.

           Noi non vediamo la sostanza di un uomo. Vediamo ciò che un uomo fa. Per esempio, possiamo dire: quell’uomo, Tizio, corre. Noi vediamo un qualcosa che si muove e che ci dà o che ha le sembianze dell’uomo. Si muove e diciamo: “Ecco, Tizio corre”. In questa frase “Tizio corre” ci sono due parti: c’è il soggetto e il predicato. Io dico: Tizio. E dico: corre. E lego le due cose.

          Il correre, carissimi, se io ci penso bene, è ben visibile. Invece è più difficile capire che cosa è che fa sì che Tizio sia Tizio e non piuttosto Caio o Sempronio. Invece, il correre è qualcosa di evidente, di visibile. Allora, io faccio questo ragionamento: il correre come esiste? Può esserci un correre indipendentemente da Tizio, da Caio e da Sempronio? Risposta: no. Il correre c’è solo in un soggetto. Allora, questo grande filosofo dell’antichità, che fu Aristotele concluse in questi termini. Diceva: quelle realtà, quelle entità che non possono esistere in sè, ma esistono solo in qualcos’altro, queste realtà evidentemente si chiamano accidentia. Invece la sostanza è quella realtà che, per natura sua, è adatta a essere in se stessa e non in qualcos’altro. Per esempio, Tizio non esiste in Caio o Sempronio, esiste in se stesso. E tutto il resto, tutte le sue proprietà esistono in Tizio. Se io dico: “Tizio è erudito, Tizio sa bene suonare il pianoforte, Tizio corre, Tizio è un bravo atleta”, tutte queste cose aderiscono a Tizio.

            Così anche nel pane noi abbiamo una sostanza e il soggetto a cui appartengono tutte le qualità del pane e poi ci sono appunto le proprietà del pane. C’è la sua estensione, la sua misura, la sua bianchezza, il suo sapore, la sua forza nutritiva, la sua composizione chimica. Tutto questo sono gli accidenti del pane. Io, attraverso gli accidenti, riconosco il pane come sostanza, ma non è che veda la sostanza.

         Dietro gli accidenti dico: questa dovrà pur essere la sostanza, che chiamo pane, no? Per esempio, è soprattutto l’analisi chimica che mi fa dire: data la composizione di questa materia, si identifica come pane. Però non è la composizione chimica che è la sostanza, ma essa rivela la sostanza.

        In questo prodigio della transustanziazione avviene questo, che la sostanza nascosta, invisibile, che però è tutto l’essere, cioè il fondamento dell’essere, diventa un’altra sostanza, mentre rimangono tutte queste proprietà, tutti questi accidenti Ecco il prodigio. Rimangono senza la loro sostanza propria. Come ciò può avvenire? Solo il buon Dio lo sa. Come è possibile, solo il buon Dio lo sa.

        Però non è una cosa impossibile. Bisogna evidentemente ammetterlo. Perché, sapete, anche Dio non può fare delle cose intrinsecamente impossibili. Non perché il buon Dio non abbia la forza sufficiente. No. Ma perché le cose non fattibili non sono da fare[1]. Invece questa continuazione nella esistenza, questa permanenza degli accidenti, non è una cosa del tutto impossibile. Perché? Ecco, io vi dico solo brevemente, perché questo è un discorso estremamente difficile e anche faticoso e persino anche un pochino noioso. Lo ammetto anch’io. Perché, vedete, il fatto è questo: che qui c’è in gioco la distinzione tra l’essere e l’essenza. Dio non produce tanto le essenze nella loro particolarità, ma Dio dà alle essenze l’essere e con l’essere dà[2] anche l’essenza stessa.

         Come siete bravi però, perché io generalmente a scuola faccio fatica a spiegare questo punto, che non è effettivamente facile. La nostra essenza umana è ciò che l’uomo è nella sua costituzione fondamentale di essere uomo. Però, se noi consideriamo tutte le proprietà e le qualità dell’uomo, non ce n’è nessuna che dica che l’uomo debba esistere. Quindi l’essere è un qualche cosa di non dovuto alla essenza umana. Ora, Dio produce l’essere e nell’essere l’essenza. Invece le creature producono essenza che ha già l’essere, che Dio infonde in essa. Questo è il mistero dell’agire di Dio. Quindi Dio raggiunge sempre le creature dando a loro l’essere, tutto l’essere, la pienezza di essere, che le creature hanno.

        Invece una creatura agisce sempre su un’altra in maniera parziale, cosicché i nostri genitori, per esempio, nel momento della generazione ci danno la nostra natura umana, ma non ci danno il nostro essere. L’essere ci viene da Dio. Carissimi, questa analisi metafisica piuttosto approfondita è proprio molto importante. La metafisica è tendenzialmente molto devota.

        Infatti, chi avverte questo rapporto dell’uomo con Dio, uomo diciamo beneficiato da questa ricezione dell’essere, rapporto con Dio, Benefattore sul piano dell’essere, Colui che dà l’essere, ha capito già sul piano naturale tutto quello che è il presupposto della vita soprannaturale, quello che dice San Paolo: “In Dio noi ci muoviamo, viviamo e siamo”.

        Proprio un’anima che veramente fa questo ragionamento e che ci arriva in pieno, ha questa sensazione che Dio la sostiene più di quanto non ci sostenga il pavimento.

        A questo punto voi capite che Dio dà a questi accidenti del pane e del vino,  un essere, una esistenza, in maniera autonoma, cioè tale che possano essere mantenuti nell’essere, anche senza la sostanza propria. Però, ripeto, si tratta di un vero e proprio miracolo. Quindi, è un miracolo, ma è un qualche cosa di fattibile da Dio.

         Naturalmente in cielo le membra del corpo del Salvatore sono distinte tra di  loro. Quindi c’è l’estensione. Però c’è l’estensione non in virtù dell’estensione del pane. Ma c’è la estensione in virtù di quella estensione che è propria del corpo del Salvatore[3].

        Quindi Gesù è presente anche qui esteso, ma non in maniera estesa. Cosicché non è detto che ad ogni parte della sua estensione debba corrispondere una parte della estensione del pane. Allora il mistero della transustanziazione ci dà la possibilità di capire fin che ci è possibile, cioè di rendere per lo meno plausibile, questo fatto che il Salvatore è presente realmente, ma sostanzialmente, e quindi non in maniera locale e temporale.

          Il che ci spiega anche come può essere presente l’unico sacrificio di Cristo. Vedete dove volevo arrivare. L’unico sacrificio di Cristo, quello stesso che Egli offrì al Padre sulla croce, può essere presente in tanti momenti diversi della storia umana e contemporaneamente in più luoghi sulla terra. È sempre l’unico sacrificio presente in diversi modi esterni sacramentali di sacrificare. Però la identità del corpo, sacrificato una volta per tutte, è sempre, sempre la stessa.

         Quindi, ciò avviene in virtù della transustanziazione. Vedete come questo mistero illumina il significato del sacrificio del Salvatore. Quindi un solo corpo sacrificato, offerto al Padre una volta per tutte sulla croce e glorificato, perché il Padre si è compiaciuto di accettare il sacrificio. E così c’è stato questo scambio di gloria tra Gesù e suo Padre. Gesù diede gloria al Padre sacrificandosi sulla croce e il Padre lo glorificò nella gloriosa resurrezione.

          Questo è il Corpo Pasquale del Signore. Abbiamo una meditazione quaresimale in vista della Santa Pasqua. Questo Corpo Pasquale, morto e risorto del Salvatore, è presente nell’Eucaristia, seppure il modo di offrirLo sacramentalmente sia un modo differenziato in diversi momenti di tempo e della storia umana e in diversi luoghi della terra. Questa era proprio una cosa molto difficile. Sono contento che praticamente non ci sono state sostanziali difficoltà. Poi eventualmente se ci fosse bisogno me lo direte alla fine.

          Adesso ci rimangono solo brevi considerazioni. Una riguarda appunto questo modo di offrirsi di Gesù, che coinvolge anche la Santa Chiesa di Dio. È una riflessione molto importante proprio per la nostra partecipazione al sacrificio della Santa Messa. E ve lo ripeto ancora, carissimi. Per partecipare bene alla Santa Messa non c’è bisogno di chissà quali stravaganze liturgiche. Che anzi, queste impediscono decisamente la partecipazione.

           C’è bisogno di tanto raccoglimento attorno l’essenziale, carissimi. A questo unum necessarium, all’unica cosa che conta. E se noi pensiamo bene alla realtà della Santa Messa in se stessa, indipendentemente da quello che può essere il nostro rapporto con la Messa, di tipo diciamo individuale, affettivo e tutto il resto, pensando alla Messa nella sua realtà essenziale, pensando a questo, noi immediatamente partecipiamo[4].

          Perché partecipiamo? Perché Gesù stesso ci coinvolge nella partecipazione. Carissimi, di nuovo torno al mio ritornello. Scusatemi. Dovete sopportare un po’ questa mia pazzia, come dice San Paolo, scusandosi con i suoi cristiani. Mi ripeto spesso, ma è importante. Noi cristiani di oggi abbiamo questa prepotenza[5] di pensare che siamo noi gli iniziatori di questa partecipazione. No. Se Gesù non ci invita a partecipare, non si partecipa o si partecipa in una maniera sbagliata.

          Quindi, l’iniziativa è dalla parte da Dio, per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo, che in quel momento si rende presente per noi sull’altare. E allora è Lui che ci invita a partecipare. Anzi, è Lui che ci dà la stessa possibilità di partecipare. Perciò non pensate che siamo noi che facciamo i bravi e partecipiamo: io mi decido a partecipare. No. È Lui che mi fa partecipare, se no non partecipo per niente o partecipo in maniera alquanto superficiale e umana.

         E allora, come Gesù ci invita a partecipare? Qui c’è un tema che tutti i Santi Padri hanno largamente sviluppato e cioè che Gesù è allo stesso tempo un individuo umano, con una certa sua consistenza storica, ma è anche veramente seppure misticamente tutta la realtà della Chiesa. C’è, diciamo così, un’incorporazione nel mistero di Cristo. Al di là di un corpo individuale, è anche il Pneuma.

         Questo è un mistero tremendo. E’ difficilissimo spiegarlo. Cristo è veramente anche Spirito. Non nel senso, per carità, ereticale che non abbia un corpo reale. Questo l’abbiamo già escluso. Ma Gesù ha due corpi. Uno suo, individuale. E a questo non è possibile associare nulla. E poi ha un corpo per così dire spirituale, pneumatico, mistico. E in questo è inserito ogni fedele, come i tralci che sono inseriti nelle vite. Il Salvatore ha questa bellissima immagine dei tralci, che praticamente appartengono vitalmente alla vite.

         Ognuno di noi fa parte di quel Corpus Christi Mysticum, cioè è inserito nel mistero di Cristo, il quale oltrepassa la sua realtà individuale. Cristo è più di quell’uomo individuale, che si chiama Gesù Cristo. E in virtù di questo suo essere di più è concepibile una appartenenza a questo corpo mistico universale di Cristo.

         Ora, quel Gesù, che come sacerdote della Nuova ed Eterna Alleanza offre il sacrificio, di cui lui stesso è anche la vittima, quel Gesù non è solo il Gesù, diciamo così, individuo umano sussistente nella Persona del Verbo, ma è anche tutto il Corpus Christi Mysticum, che è tutta la Chiesa.

         Quindi, tutti noi che apparteniamo a Gesù, facciamo parte della Chiesa sacerdote, la Chiesa che offre. E’ questo il sacerdozio dei fedeli. Ma il Sacerdozio[6] è essenzialmente e gerarchicamente diversificato. E così non ci sono due ruoli. La Chiesa lo dice chiaramente. Tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli c’è una diversità non solo di grado, ma anche di essenza. Però, tutti, sacerdoti ministri e sacerdoti fedeli, tutti siamo sacerdoti. Perché la Chiesa, con la differenziazione di questi momenti, è tutta sacerdote come Gesù, che offre Se Stesso al Padre.

         Quindi la Chiesa tutta pone questa Vittima sull’altare. E non solo. Come Gesù è sacerdote e vittima allo stesso tempo, così la Chiesa tutta, ciascuno di noi, è offerta da Gesù. Gesù ha questa intenzione. Vedete quest’anima del sacrificio, questa intenzione, non solo di offrire Lui stesso, Se stesso, ma di offrire assieme a Se Stesso tutti coloro che gli appartengono, tutti i tralci che ineriscono alla vite.

           Allora, bisogna sentirci proprio in comunione di grazia e di fede con tutta la Chiesa sparsa nel mondo intero e quindi inseriti in Cristo per opera dello Spirito Santo. Ecco come c’entra[7] con lo Spirito Santo, che raduna tutta la Chiesa e la unisce nell’amore. Il corpo di Gesù, che è stato plasmato nel grembo della Vergine per opera dello Spirito Santo, quel corpo ancora per opera dello Spirito Santo si rende presente sull’altare e, ancora per opera dello Spirito Santo, è radunato da tutte le parti della terra in un unico corpo mistico di Cristo.

         Infatti Sant’Agostino ha questa bellissima simbologia eucaristica dei diversi granellini che diventano un solo pane e di acini di uva che confluiscono in un unico vino. Così la Chiesa è radunata da tutte le parti della terra. E questa Chiesa, così radunata dallo Spirito Santo, è tutta insieme offerta assieme a Gesù. Non si stacca. Non dipende da noi. Non siamo noi che decidiamo: “Buon Dio, voglio offrirmi a Te”. No. E’ Gesù che ci ha già offerti.

         Certo che poi è molto lodevole, anzi c’è un preciso dovere da parte nostra di partecipare alla Santa Messa e di ricordarci di questo, cioè che assieme a Gesù siamo già offerti in virtù dell’intenzione di questo grande Sacerdote in tutta l’eternità, che è il nostro Salvatore, siamo già tutti offerti al Padre. E quindi naturalmente è giusto che noi ripetiamo continuamente durante la Santa Messa questo nostro inserimento come tralci nella vite nel Corpo Mistico del Signore e che ci sentiamo offerti assieme a tutta la Chiesa, assieme a Gesù, che è il capo della Chiesa.

         Questo meditatelo spesso. In ogni parte della Santa Messa, partecipare bene non vuol dire, come spesso appunto se lo immaginano alcuni, i fare chissà quali cose. Ma significa semplicemente vivere ogni momento della Santa Liturgia, vivere ogni momento di questi gesti così significativi, viverli in questa maniera sacrificale.

         Se ci fossero dei sacerdoti qui, avrei aggiunto che anche ai sacerdoti spetta di celebrare la Santa Messa senza quelle stravaganze, che impediscono proprio questa partecipazione reale, vera, dei fedeli. Infatti, nella Santa Messa, come gesto liturgico, ogni momento, tutto ciò che il sacerdote fa, ogni parola che dice, tutto questo deve essere, diciamo, una epifania, una manifestazione limpida del mistero del nostro essere offerti assieme a Cristo. Se c’è qualche cosa che non fa trasparire questo aspetto, voi direte che il gesto liturgico non è più tale.

         Un’ultima cosa riguardo alla Vergine Santissima, solo un breve accenno sulla Madonna. Tra tutte le creature, Ella aveva questo unico privilegio di essere più da vicino presente a Gesù. Nel momento stesso della sua divina maternità, quando ha concepito il Verbo Incarnato del Padre, in quel momento lei è stata associata al mistero di suo Figlio, in una maniera assolutamente irripetibile e unica.

         E sapete anche come Ella è divenuta partecipe della santità unica e privilegiata di Gesù. Nessun’aanima è stata così santa, come quella della Madonna, priva del peccato originale, priva di ogni peccato veniale, quindi perfettamente santificata in vista di Cristo e poi da Cristo, che è venuto in Lei, ed ha stabilito in Lei la sua dimora. E così, la Madonna in ogni momento della vita del Salvatore, dalla sua nascita fino alla fine, fino alla Croce, la Madonna, più di ogni altra anima ha avuto la comprensione del mistero di Cristo.

        E così la Madonna, più di ogni altra anima, ha capito anche il sacrificio del Salvatore. Tutti fuggono. Davanti alla croce c’è solo San Giovanni, l’unico dei discepoli che ha capito, perché ha imparato direttamente da Gesù. E’ questo discepolo che ha il dono della sapienza in virtù della sua carità. E poi c’è la Madonna. Vedete. Ancor più di S. Giovanni, la Madonna sa che qui c’è la salvezza del mondo.

         Tutti gli altri pensano: qui c’è la rovina, qui c’è la più grande tristezza. “Noi speravamo”, dicono i discepoli di Emmaus, poveretti, “che quell’uomo dovesse redimere Israele, invece è finito in quel modo”. La Madonna invece sa. Sa e partecipa alla croce, con questo spirito di redenzione. Pensate. È una cosa terribile per una madre vedere morire suo figlio.

          Ebbene, la Madonna assieme a Gesù, offre assieme alla croce del Salvatore, questa spada spirituale, che trafigge la sua anima, questo suo martirio interiore. Pensate che esempio per noi, di partecipazione alla Santa Messa, ci ha dato la Madonna con quello spirito col quale ella ha partecipato sia al sacrificio della Croce che alle Sante Messe, come giustamente il Padre Lagrange ipotizza.

          San Giovanni, quando accolse la Madonna nella sua casa ad Efeso, senz’altro ha celebrato tante volte la Santa Messa. Il Padre Garrigou dice: “Avrei voluto vedere che cosa succedeva nell’anima della Madonna quando partecipava alla Santa Messa”, questa consapevolezza di essere un’altra volta davanti alla croce del Salvatore. Allora la Madonna ha questo privilegio unico di essere la nostra Mediatrice presso il Mediatore, di essere in questo senso la Mediatrice di tutte le grazie, di essere colei che, associata alla croce del Redentore, diventa la nostra Corredentrice, nel senso cattolico della parola, si capisce. Noi non esageriamo affatto. Non diciamo che la Madonna può sostituirsi a Gesù. In dipendenza da Gesù, la Madonna ha meritato de congruo, ciò che Gesù ha meritato de condigno.

Il merito condegno è il merito secondo giustizia. A Gesù, il Padre Eterno non poteva rifiutare la salvezza dell’umanità, perché Gesù è alla  pari del Padre, essendo vero Dio. Invece la Madonna evidentemente non è in nessun modo nel diritto di ricevere da Dio questa salvezza dell’umanità. Però, riguardo a Dio, non c’è solo il diritto di stretta giustizia, nel senso nel quale ha soddisfatto Gesù verso il Padre col dare questo e il Padre gli dia quello. No. C’è anche un diritto amichevole[8], si potrebbe dire.

         Si tratta di una specie di diritto morale, non di stretta giustizia, che fonda appunto il merito congruo. Cosicché, se il mio amico fa qualche cosa e mi chiede qualcosa, anche se non ha strettamente il diritto ad averlo, io, vedendo che è mio amico e che mi è caro, gli dò quello di cui ha bisogno. Così fa anche Dio, quando ci esaudisce in virtù del merito congruo. Così meritava la Madonna. Certo, a differenza della Madonna, noi non abbiamo questa innocenza tale da poter offrire solo per altri. Noi dobbiamo offrire prima di tutto il sacrificio di espiazione per la nostra imperfezione, ma poi evidentemente dobbiamo anche renderci in qualche modo sempre più consapevoli nella partecipazione alla Santa Messa, di come anche noi facciamo parte di questa communio sanctorum e quindi espiamo sia per noi stessi che anche per tutti gli altri.

Carissimi, io finirei qui. Scusate se sono stato prolisso.

         Noto ancora che la presenza reale del corpo del Salvatore nell’eucaristia non si spiega se non per questa conversione della quale ho parlato. San Tommaso dice che potrebbe esserci in due modi: o per questa conversione, cioè una cosa che cambia in un’altra oppure potrebbe esserci per la presenza locale, cioè Gesù che arriva dal cielo. Ma questa seconda ipotesi è assurda, perché Gesù dovrebbe apparire e poi dovrebbe spostarsi e abbandonare il luogo celeste. Insomma, non è accettabile[9].

          Quindi bisogna pensare alla conversione sostanziale. Ma perché la sostanza possa convertirsi in un’altra sostanza bisogna che passi tutta la sostanza in tutt’altra sostanza. Perciò, dopo la conversione, la sostanza di prima non c’è; è divenuta tutto l’altro, cioè tutta l’altra sostanza. Allora sorge il problema dell’analisi chimica. Vi ho detto appunto che, l’analisi chimica analizza la struttura del pane, la composizione degli elementi, i rapporti tra le singole molecole, e tutto ciò che riguarda la scienza chimica.

          Ma la sostanza non sono le molecole e tanto meno sono i rapporti tra le molecole. Quindi ciò che il chimico studia, non è la sostanza. Questa non è afferrabile empiricamente[10]. Ciò che il chimico studia però è importante nei riguardi della sostanza. Noti bene. Cioè studia la cosiddetta proprietà sostanziale. C’è un accidente, che però è tale da rivelare la sostanza. Ossia ci sono certe proprietà chimiche che solo il pane ha. E se una entità ha queste proprietà, vuol dire che è pane. Vedete. E questo certamente un’analisi chimica lo avrebbe rilevato.

           Capita che ci siano alcuni che si chiedono se sia possibile fare la Comunione al posto di un’altra persona. Rispondo dicendo che è possibile offrire la propria santa Comunione per un’altra persona. E garantisco che non rimarrà senza frutto, se la cosa è fatta con devozione.

         Se dopo un certo tempo le sacre specie si deteriorano, ricordo però che il corpo di Gesù è impassibile; quindi non muore né si distrugge, né si corrompe. Però non è più presente quando non c’è più il pane[11]. Quindi nel momento in cui il pane è corrotto, allora bisogna pensare che il corpo di Gesù non c’è più, non nel senso che Gesù se ne vada[12]. Si capisce. Infatti, l’apparenza del pane è corrotta. Per esempio, se un chimico dovesse fare l’analisi, direbbe: “Guardate, questo è un pezzettino di materia ammuffita, non è più pane”.

Ma semplicemente, siccome è legato al sacramentum, cioè al sacrum signum, finché c’è il segno, cioè la struttura[13] del pane, c’è Gesù. Quando non c’è più la struttura del pane, che significa la presenza di Gesù, non c’è nemmeno questa presenza.

 Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

Trascrizione da registrazione di Suor Matilde Nicoletti, OP – Bologna, 6 luglio 2015

Testo con note rivisto da Padre Giovanni Cavalcoli, OP – Varazze, 5 ottobre 2017; Fontanellato, 28 febbraio 2025

Servo di Dio P. Tomas Tyn, OP

L’essere ci viene da Dio. Carissimi, questa analisi metafisica piuttosto approfondita è proprio molto importante. La metafisica è tendenzialmente molto devota.

Infatti, chi avverte questo rapporto dell’uomo con Dio, uomo diciamo beneficiato da questa ricezione dell’essere, rapporto con Dio, Benefattore sul piano dell’essere, Colui che dà l’essere, ha capito già sul piano naturale tutto quello che è il presupposto della vita soprannaturale, quello che dice San Paolo: “In Dio noi ci muoviamo, viviamo e siamo”.

Proprio un’anima che veramente fa questo ragionamento e che ci arriva in pieno, ha questa sensazione che Dio la sostiene più di quanto non ci sostenga il pavimento.

A questo punto voi capite che Dio dà a questi accidenti del pane e del vino,  un essere, una esistenza, in maniera autonoma, cioè tale che possano essere mantenuti nell’essere, anche senza la sostanza propria. Però, ripeto, si tratta di un vero e proprio miracolo. Quindi, è un miracolo, ma è un qualche cosa di fattibile da Dio.

Ma la sostanza non sono le molecole e tanto meno sono i rapporti tra le molecole. Quindi ciò che il chimico studia, non è la sostanza. Questa non è afferrabile empiricamente. Ciò che il chimico studia però è importante nei riguardi della sostanza. Cioè studia la cosiddetta proprietà sostanziale. C’è un accidente, che però è tale da rivelare la sostanza. Ossia ci sono certe proprietà chimiche che solo il pane ha. E se una entità ha queste proprietà, vuol dire che è pane. Vedete. E questo certamente un’analisi chimica lo avrebbe rilevato.



[1] Non sono intrinsecamente fattibili.

[2] Crea

[3] Si può parlare di estensione del corpo del Signore non a modo di accidente, ma a modo di sostanza. Il corpo di Gesù eucaristico non prende l’estensione dell’ostia, ma mantiene la sua estensione a modo di quella sostanza del corpo del Signore che è in cielo.

[4] Al Sacrificio di Cristo.

[5] Presunzione.

[6] In generale.

[7] La Chiesa.

[8] Potremmo chiamarlo diritto di condiscendenza, come accade per esempio anche tra noi nel commercio, quando un venditore si accontenta di quello che l’acquirente può dare anche se non ha denaro sufficiente per pagare la merce.

[9] Gesù Cristo attualmente è in cielo col suo corpo risorto. Egli però rende presente il suo corpo nell’eucaristia non nel senso Egli scenda dal cielo, ma in quanto il suo corpo è sotto le specie a modo di sostanza.

[10] Nel campo della chimica esiste il concetto di sostanza chimica, come può essere una molecola o un elemento chimico. Ma si tratta di sostanza in quanto è qualcosa di stabile a se stante percepible dai sensi. Invece la porzione di pane che costituisce l’ostia la chiamiamo con la Chiesa stessa, «sostanza» del pane. Tuttavia occorre ricordare che questa entità sensibile, che è il pane, non è una vera sostanza in senso ontologico, perchè non ha un’unità ontologica e neppure è un composto di materia e forma sostanziale. Infatti la porzione di pane, per esempio un’ostia o una pagnotta, non è una sostanza naturale, come l’elemento chimico o la particella fisica, ma è un aggregato di sostanze ordinate fra di loro, come effetto di un’operazione tecnica, che è quella del fornaio. La pagnotta o l’ostia non ha quindi una forma sostanziale, ma la forma per la quale designiamo quelle due cose con quei termini, è una forma accidentale imposta dal fornaio a un insieme di materie presupposte, come per esempio la farina o l’acqua o l’uovo.

[11] Le specie.

[12] L’idea che al corrompersi delle specie Gesù se ne vada, potrebbe venire in mente a qualche mente ingenua, che considera il fatto che nell’ostia Cristo non è più presente. Occorre allora ricordare che cosa è la presenza reale di Cristo nell’eucaristia, che non è quella di un soggetto che si trova in un luogo nello spazio, per cui lasciando quel luogo, si allontana nello spazio, ma la presenza di Cristo è il fatto che Cristo ritira la sua azione divina transustanziatrice perché Egli ci ha fatto capire che la sua presenza è legata alle specie incorrotte.  

[13] Il fenomeno.

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