Il nazismo esiste ancora
Seconda Parte (2/3)
Il carattere demoniaco del regime hitleriano
Ma veniamo adesso a ricordare che cosa è stato il regime hitleriano sotto il profilo della cultura e dell’influsso sulle anime. Il regime nazista costituì l’acme ossessivo di una progressiva autoesaltazione del popolo tedesco, che trovò in Hitler l’espressione più compiuta della sua viziosa tendenza all’autostima, della quale ho già parlato (Deutschland über Alles) e la conseguente volontà di dominio sull’intera umanità.
Ciò che al riguardo colpisce gli storici delle origini del nazismo è la sintesi che esso creò fra quattro fondamentali fattori o princìpi ispiratori dello spirito tedesco: primo, la riesumazione dell’antica mitologia precristiana nel culto delle rune[1]; secondo, la letteratura filosofica idealistico-panteista; terzo, l’interesse superstizioso per i fenomeni occulti, per lo spiritismo, la divinazione, l’astrologia, il misticismo indiano, la teosofia, l’esoterismo massonico e cabalistico e per la magia; quarto, un’immaginaria antichissima origine della razza ariana, fatta passare per scienza storica[2].
Si pensi solo alla ciclopica impresa di metter su qualcosa come 40 campi di sterminio degli Ebrei. Si pensi ai costi favolosi di questa folle impresa, a tutto il genio malefico, che è stato impiegato per concepirla, organizzarla e porla in atto. Si pensi alla metodica pluriennale collettiva meticolosità tutta tedesca nell’esecuzione dell’impresa. Si pensi alla quantità di mezzi tecnici, di trasporto e di costruzione che saranno stati impiegati nell’impresa e si potrà avere una pallida idea di quanto Aristotele aveva ragione.
Per questo, chi si limita a qualificare come bestiale la condotta dei nazisti, non dice a sufficienza quanto malvagia è stata la loro condotta, la quale, viceversa, dev’essere senz’altro qualificata come diabolica nel senso rigorosamente teologico della parola. Infatti, il diavolo è un soggetto che concepisce intellettualmente il male e lo vuole con la volontà. E questo è esattamente ciò che hanno fatto i nazisti, dando prova di una convinzione, un’ostinazione, una potenza ed efficacia di azione, tali da lasciar trasparire la presenza di una forza intellettuale e volitiva superiore a quella umana.
Quanto alla nozione nazista dello «spazio vitale» (Lebensraum) inteso come giustificazione dell’allargamento o ampliamento arbitrario ed artificiale dei confini dello Stato tedesco, mediante la semplice operazione militare, si tratta di un principio irrazionale fondato sulla pura violenza, privo di alcuna vera giustificazione giuridica e morale. Che lo spazio vitale in sé sia un diritto nessuno lo contesta. Ma i nazisti tiravano fuori il pretesto dello spazio vitale semplicemente per saziare la loro brama di impossessarsi di territori altrui.
Certamente i problemi di spazio possono nascere. Ma essi vanno risolti così da non offendere i popoli confinanti, ossia per mezzo di accordi o di compravendita, come hanno fatto gli Ebrei nel 1948, oppure ricorrendo all’emigrazione o alla colonizzazione di territori disabitati o scarsamente popolati, come fecero gli Inglesi con l’Australia o con l’America del Nord o con l’Alaska o la Groenlandia o i Russi con la Siberia; ma in nessun caso è lecito invadere con le armi il territorio di un altro popolo.
La narrazione biblica dell’occupazione della Palestina da parte di Israele riflette una barbara concezione antica, oggi respinta dal diritto internazionale sulla scorta della stessa etica biblica, ma allora Israele credette in buona fede che fosse comando divino.
Il potere seduttore di Hitler[3]
Non potremmo capire il fenomeno del nazismo senza far riferimento alle forze di tipo psichico in esso attive e influenti, forze straordinarie agenti a livello di massa e scatenantesi dal potere suggestivo di un solo uomo, Hitler.
Si tratta di un fenomeno straordinario difficilmente interpretabile o spiegabile, il potere di provocare in folle enormi con la semplice parola, il gesto e l’espressione del volto un impulso irresistibile di tipo emotivo con un duplice indirizzo: psichedelico e psicomotore.
Pare non si diano esempi nella storia di uomini dotati di simili capacità. Le più grandi guide di folle: il Buddha, Mosè, Giulio Cesare, Gesù Cristo, Maometto, Napoleone, Mussolini hanno agito sulla mente inducendo a formare intenzioni concettuali.
Hitler, viceversa, sembra provocare pensieri e propositi in modo automatico, come se l’ascoltatore corrispondesse non per un atto del libero arbitrio, ma per un impulso inconscio e istintivo, come avviene nell’ipnosi. Senonchè l’ipnotismo concerne singoli individui e non le folle.
Frequenti sono le testimonianze che abbiamo circa questa inspiegabile abilità oratoria di Hitler e il suo potere di galvanizzare le folle suscitando discepoli entusiasti e fanatici. L’ipotesi più probabile è che Hitler parlasse sotto l’influsso di una potentissima forza demoniaca. Egli stesso del resto dice di sentirsi mosso da un’entità superiore, senza ulteriormente precisare.
Chi vede i filmati-audio dei suoi discorsi comprende subito di trovarsi davanti ad un esagitato e prova un senso di ripugnanza. Non riusciamo a comprendere come egli invece fosse preso sul serio da centinaia di migliaia di persone che lo ascoltavano, a meno che non si trattasse di una specie di possessione collettiva, caso comunque rarissimo nella storia.
Mi limito a citare qui la testimonianza di René Alleau, autore di un dotto libro dedicato alle Origini occulte del nazismo, tale è il titolo del suo libro[4]. Egli riferisce dell’impressione ricevuta da un discorso di Hitler in occasione di una sua visita a Norimberga e parla di
«un orgasmo collettivo al quale bisogna aver assistito per rinunciare a descriverlo, non fosse che per rispetto alla dignità umana. Perlomeno ero stato colpito dalle diverse fasi dello sdoppiamento della personalità che caratterizzava la medianità oratoria di Hitler. A questo livello, infatti, non si può parlare di talento né di genio di un tribuno.
Hitler “funzionava”, per così dire, come un radar. All’inizio dei suoi discorsi, nel silenzio appena immaginabile di una folla costituita da più di un milione di fanatici immobili come paralizzati dall’attesa del “messaggio del Führer”. La voce, dapprima sorda e bassa, sembrava spiegare poco a poco il tono come se si alzasse saggiando l’atmosfera nelle diverse direzioni dello spazio, fino al momento in cui, repentinamente, essa chiudeva la presa accelerando il flusso delle parole, martellando le formule su di un ritmo ad ogni istante più veloce, analogo a quello di un tamburo che batte la carica».
La fortuna di Hitler, a parte la sua abilità oratoria, le sue capacità umane personali e il senso di sicurezza che sapeva dare, è dovuta al modo straordinario col quale ha saputo interpretare ed eccitare i sentimenti più diffusi allora nel popolo tedesco, il senso di frustrazione e di umiliazione che provava per la sconfitta nella precedente guerra mondiale e l’ingiustizia con la quale era stato trattato nei trattati di pace, il bisogno di giustizia delle classi oppresse, l’ancestrale convinzione dei Tedeschi di essere il popolo eletto dal destino a dominare l’umanità.
L’abilità oratoria di Hitler è stata paragonata a quella di Mussolini e Napoleone. Si potrebbe eventualmente fare un confronto anche col successo di popolo ottenuto da predicatori santi del passato, come per esempio i Beati domenicani Giordano di Sassonia e Reginaldo d’Orléans nel sec. XIII, San Bernardino da Siena o il Savonarola o il Beato Marco d’Aviano predicatore della crociata contro i Turchi nella battaglia di Vienna del 1683.
Tuttavia è chiaro che qui, al di là dell’efficacia oratoria per entrambi i casi, c’è un abisso concernente il contenuto della predicazione: la Parola di Dio nei Santi; prospettive diaboliche in Hitler. Che egli fosse sotto l’influsso del demonio non lo si ricava tanto dal suo modo o dal suo impeto nel parlare, quanto piuttosto da ciò che diceva.
Ma il tragico fu che pochissimi seppero riconoscere nell’atteggiamento di Hitler dell’inganno inganno del demonio – molti non credevano neppure nel nella sua esistenza -, dando Hitler a questi poveri ingenui o esaltati l’impressone di essere un eroe, un nuovo Siegfrid, un titano, una guida, appunto un Führer della Germania alla sua grandezza.
Da dove viene lo spirito di Hitler?
Quali sono le radici dello spirito di Hitler? Quali le fonti del suo pensiero? Certamente in lui trova piena ed efficace espressione la dottrina del nazismo, ma questa a sua volta non è semplice opera della mente di Hitler. Egli l’ha già trovata in formazione e l’ha condotta alla sua applicazione come uomo politico e capo di Stato.
Essa è lo sbocco finale di tutto un complesso secolare movimento ideologico tedesco, che trae le sue lontane origini sia nella mitologia germanica che nel cristianesimo eretico di Lutero che nel volontarismo medioevale attraverso Kant, Fichte, Schelling, Schopenhauer, Hegel e Nietzsche, che a sua volta può esser fatto risalire attraverso l’antropocentrismo rinascimentale magico bruniano fino a quello di Protagora.
Sostanzialmente è quella concezione della verità, per cui essa dipende non da un’adeguazione dell’intelletto, ma da una decisione della volontà secondo il noto adagio sit pro ratione voluntas. È chiaro che questo principio che Nietzsche ha efficacemente espresso con la famosa «volontà di potenza» (Wille zu Macht) è l’estremo esito di tutto il precedente volontarismo al quale ho fatto sopra.
Da dove più precisamente ha attinto Hitler? Qual è il motivo del suo anticristianesimo pagano? Egli ricevette un’educazione cattolica, ma fin da giovane subì il fascino dello spirito germanico precristiano, che a lui parve superiore al cristianesimo. Se al cristianesimo fece attenzione, egli ebbe ammirazione per Lutero e non per il Papato, in quanto Lutero propone un cristianesimo germanico superiore e ostile al cattolicesimo romano.
Come mai, perché questa scelta che fu fatale per la sua vita e per la Germania degli anni ’30-‘40 del secolo scorso? Probabilmente per una sua orgogliosa e prepotente tendenza guerriera, insita nel temperamento germanico, tendenza che non esclude affatto la tenerezza e la dedizione, anche assoluta, fino al servilismo o all’eroismo, a seconda rispettivamente della malizia o della bontà dell’intenzione pratica.
Potrebbe aver concorso alla formazione delle idee del giovane Adolf anche un fattore psicoemotivo: un blocco affettivo in campo sessuale. Di fatto non riuscì mai ad avviare un rapporto sereno con le donne. Pare che avesse anche tendenze omosessuali. Per questo, forse, per compensare questa frustrazione, orientò tutta la sua carica affettiva all’amor di patria, che ai suoi tempi era sentitissimo tra i giovani, anche in modo esagerato, associato all’ideale eroico del sacrificio della vita combattendo per la patria, con la tendenza a sentire la propria patria come superiore alle altre.
Fatto sta che s’innamorò talmente dell’antica mitologia germanica, da abbandonare la fede cattolica, nella quale era stato educato, senza tuttavia mai abbandonare, per quanto ciò possa apparire paradossale, il desiderio di una comunione con la Chiesa cattolica. La mistica nazista, nel momento in cui si pone come alternativa alla mistica cattolica, ne assume alcuni lineamenti.
È da notare altresì che fu egli stesso, appena salito al governo nel 1933, a chiedere un concordato a Pio XI. Per assoggettare la Chiesa? Poteva farlo anche senza concordato. Dunque era rimasto nel suo animo, nonostante l’odio che poi si scatenò in lui, un lumicino di affetto, forse nostalgico per un amore tradito e perduto. Fu così ad Adolf il Dio Wotan[5] parve il vero Dio al posto del Dio della Sacra Scrittura. Sono molti i documenti che testimoniano l’orientamento di Hitler sin da giovane ad abbracciare una concezione della vita a sfondo germanico precristiano con riferimento al dio Wotan, reso i italiano con Odino.
Portiamo un solo esempio. Nel 1915, mentre era sotto le armi sul fronte occidentale con l'esercito tedesco, egli scrisse, menzionando la divinità germanica precristiana Wotan, questa poesia esoterica[6]:
«Talvolta mi reco nelle notti amare
Alla quercia di Wotan nella placida macchia,
Per tessere un patto con occulti poteri.
Le rune mi prendono nel loro incantesimo lunare.
E tutti quelli che durante il giorno erano impudenti,
dalla formula magica sono fatti minuscoli!
Si spogliano; ma invece di andar alla pugna,
si irrigidiscono in stalagmiti.
Così si separano i retti dagli empi.
Ficco la mano nel sacco delle parole
e do ai buoni e ai puri
la mia formula di augurio e prosperità»
Che sia questo l’animo originario di Hitler? Non sembra di trovar qui in uno stato di purezza sentimenti e propositi che nell’Hitler adulto, insuperbito dal potere, assumeranno contorni deformati dall’odio?
In effetti appare nel giovane Hitler il culto di Wotan, antica divinità della religione germanica precristiana. Così descrive questa divinità uno studioso della materia:
«La divinità più adorata dai Germani fu il Signore della possessione demoniaca. … Wotan è il selvaggio dio della possessione. Il maestro divino delle fraternite (Männerbunde) estatiche, l’imprevedibile dio della guerra e della tempesta delle Rune e dei morti, della collera e della stregoneria»[7].
L’epopea mitologica degli eroi e delle antiche divinità germaniche, esaltata dalla grandiosa musica di Wagner, gli parve più attraente dell’epopea dei santi del popolo di Israele nella Sacra Scrittura. L’appartenere a una società esoterica gli parve più decisivo che appartenere alla Chiesa.
Notiamo qui la differenza tra Wotan e il Dio biblico. Wotan è mortifero; il Dio biblico è vivificante. Appare evidente come Wotan sia il demonio, colui che Cristo chiama «omicida fin da principio» (antropktonos ap’archè), Gv 8,44. È interessante il confronto tra i due culti. Il culto di Dio suppone la gerarchia dell’essere, una scala di valori e quindi i gradi degli enti, il più e il meno, il minimo e il massimo; il culto di Wotan intende l’essere come uno solo e piatto, tutti gli enti sono pari[8]; manca il concetto della partecipazione e dell’analogia. Uomo e Dio sono sostanzialmente identici. Vedi il brahmanesimo. Il culto di Wotan capovolge il rapporto del superiore con l’inferiore, contravvenendo al principio di causalità, che vuole che sia il superiore a causare e promuovere l’inferiore e non viceversa. Il meno viene dal più e non il più dal meno. È Dio che crea l’uomo e non l’uomo che crea Dio. Il pensiero dipende dall’essere e non l’essere dal pensiero. Le radici dell’idealismo tedesco sono sia in Parmenide che nel wotanismo.
Infatti mentre nel culto di Dio, Dio, superiore all’uomo, innalza l’uomo, nel culto di Wotan, Wotan, superiore all’uomo, tiranneggia l’uomo. Nel culto di Dio l’inferiore si assoggetta al superore, sapendo che lo potenzia; invece nel culto di Wotan l’inferiore si ribella al superiore, credendo che lo tiranneggi. Nel culto di Dio l’obbedienza innalza l’uomo; nel culto di Wotan il servilismo lo abbassa. Il cultore di Wotan si ribella a Dio per essere schiavo di Wotan.
il culto di Wotan nasce dalla superbia; quello di Dio dall’umiltà. Il devoto di Wotan s’innalza e pertanto viene abbassato; il devoto di Dio si umilia e pertanto viene innalzato: il devoto di Wotan sembra libero ma è schiavo; il devoto di Dio sembra schiavo ma è libero. Dio sembra un tiranno ma in realtà è un liberatore; Wotan sembra un liberare ma in realtà è un tiranno.
Ora in Germania, soprattutto a partire del sec.XVI operavano società segrete, ermetiche, astrologiche, alchemiche, magiche e cabalistiche; a partire dal ‘600 associazioni rosacruciane e a partire dal ‘700 associazioni massoniche, poi nell’800 teosofiche e spiritistiche, le quali avevano rapporti con le mitologie, le saghe, le idee, le credenze, i riti e le pratiche di antiche tradizioni esoteriche e misteriosofiche della Germania precristiana.
Con quali prove di credibilità Hitler riuscì in poco tempo ad ottenere successo e seguito, riuscì a rendersi credibile ed affidabile, ad assumere il ruolo di guida (Führer) indiscussa, assoluta ed infallibile non solo in senso temporale, ma anche spirituale e globale, non solo della politica ma della vita stessa dei Tedeschi, sicchè tutto il problema della vita per il Tedesco si risolvesse nell’obbedire a Hitler? Con quali mezzi o argomenti egli riuscì a persuadere le masse e a spingerle alla guerra, che esse intrapresero con incredibile fanatismo e violenza?
Adolf, venuto a sapere della loro esistenza delle suddette superstizioni, fu preso dalla brama di impossessarsi dei poteri magici, divinatori, misteriosi e straordinari, che tali associazioni segretamente trasmettevano agli iniziati e quindi si buttò a pesce ad apprenderne i segreti, i princìpi, i modi operativi, le prospettive e le finalità, cosa che raggiunse in breve tempo e in maniera impressionante, tanto da acquistare un ascendente e un prestigio presso i suoi contemporanei. Nel contempo, mosso dal desiderio di un’azione efficace per la grandezza della Germania, si dette anche alla politica e, sulla base delle idee e dei poteri che aveva acquisito, elaborò il suo famoso programma politico che espose nel Mein Kampf.
Da qui il famoso esoterismo nazista[9] come sfondo segreto della sua azione politica. Si è arrivati a parlare di «mistica» nazista, ma ovviamente a torto, perché la vera mistica riguarda l’unione intima col vero Dio. Qui semmai si dovrebbe parlare di mistica diabolica o pagana. Il «sacro» del quale parlano Rudolf Otto, Hölderlin ed Heidegger non è il sacro cristiano, ma è il sacro del nazismo.
Se Hitler parla di Dio, non si tratta del Dio cristiano, trascendente e creatore, distinto dal mondo e dall’uomo, ma del Dio panteistico e mondano degli idealisti, di Fichte, Schelling ed Hegel, Dio la cui falsità è denunciata da Pio XI nella sua poderosa enciclica Mit brennender Sorge del 1937 contro il nazismo.
Adolf, pur essendo di origine austriaca, si era accorto altresì della sostanziale unità etnica di Austriaci e Tedeschi, e provava una forte ammirazione e un grande affetto per questa grande realtà sociale, umana e storica. Era fiero di farne parte e di esserne figlio.
Ma in ciò, lasciandosi prendere dall’orgoglio nazionale assai diffuso al suo tempo, esagerò e fu sedotto dalla superbia tipicamente tedesca di ritenersi il popolo eletto, per la quale il Tedesco sente ad un tempo il suo io, la comunità e il suo capo come un Tutto unico ed assoluto, al quale votare totalmente se stessi fino alla morte. Questa autostima personale e nazionale ad un tempo non si accontenta di una semplice visione globale intellettuale, né in essa si risolve, come nella cultura greca, romana o indiana, ma ha un carattere molto concreto, cioè è legata alla terra e alla razza tedesca, a formare un unico Assoluto che dà senso all’esistenza, alla vita e all’azione.
Sono queste le radici sia del razzismo nazista che del suo odio per gli Ebrei. Hitler sapeva bene che Israele è il popolo eletto da Dio. Ma una volta passato alla convinzione che il popolo eletto fosse quello tedesco, ne veniva la conseguenza logica che Israele fosse l’ostacolo all’affermazione e al primato della Germania. Da qui l’odio anche per la Chiesa cattolica, in quanto erede dell’elezione di Israele.
Fu così che il nazismo in una Germania civile, moderna, colta e progredita, riesumò, - incredibile a dirsi -, rievocò e riattivò antichi e selvaggi spiriti demoniaci, che con la diffusione del cristianesimo sembravano spenti, ma che da secoli e millenni sonnecchiano nel fondo dell’animo tedesco.
Eppure un primo segnale inquietante era stata la riforma luterana, col suo appello alla nazione tedesca contro la comunione ecclesiale e la pretesa di Lutero di aver riscoperto la verità del Vangelo contro le menzogne dei Papi romani. Ma i nazisti, aiutati dall’idealismo hegeliano, si proposero precisamente di condurre l’opera di Lutero fino alle sue estreme conseguenze atee e panteiste. Così il Cristo di Lutero si rivelava essere, alla fine, un anticristo.
Ad ogni modo avvenne che, come ho detto sopra, col nazismo, al di là del livello avanzato di civiltà, al di là e al di sotto del composto e armonioso volto apollineo, per usare un tema caro a Nietzsche, il popolo tedesco lasciò prorompere ed emergere in modo torrenziale un fondo irrazionale, tellurico, istintuale, caotico e dionisiaco di sfrenata barbarie e bestialità ancestrali, già notate dagli antichi Greci[10] e Romani[11], barbarie evidentemente non cancellata del tutto, ma rimasta a lungo assopita, pronta ad una sua esplosiva e formidabile recrudescenza. È quello che avvenne con Hitler: egli ebbe il potere di risuscitarla di nuovo. Verrebbe fatto di pensare ad una specie di possessione diabolica collettiva.
Ciò sia detto naturalmente senza alcun pregiudizio alla preziosità dell’opera dell’ecumenismo avviata dal Concilio Vaticano II, solo che il problema urgente adesso è quello che noi cattolici, in questa delicata impresa, non dobbiamo lasciarci prendere da un complesso d’inferiorità nei confronti dei fratelli separati, né da uno stolto rispetto umano, ma con fraterna franchezza e carità, sulla base degli accordi conseguìti, dobbiamo assolutamente stimolare ed aiutare questi fratelli a raggiungere, quando e come a Dio piacerà, la piena comunione con Roma e non noi a lasciarci ingannare dai loro errori conservando, come i rahneriani, l’etichetta di cattolici mentre in realtà si è diventati protestanti.
Per quanto riguarda i rahneriani, io vorrei chieder loro con quale buona coscienza si sono messi alla scuola di un teologo che alla fine della sua vita, interrogato su quale fosse stato il suo maestro, rispose: «il mio unico maestro è stato Heidegger». Ricordo, al riguardo, che Rahner operò sotto il generalato di Padre Arrupe, del quale adesso è in atto la Causa di Beatificazione. Credo che occorra chiarire che cosa ha fatto Padre Arrupe per correggere gli errori di Rahner[12].
Fine Seconda Parte (2/3)
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 18 dicembre 2024
Aristotele dice che l’uomo può compiere azioni malvage molto più dannose di quelle che può compiere l’animale, perchè l’uomo, nel fare il male, può impiegare la sua ragione in modo perverso. Ora, il potere della ragione, che coglie l’universale – osserva Aristotele – è molto maggiore del senso, che si ferma al particolare. Da qui il maggior danno prodotto dall’azione che ha principio nella ragione pervertita, rispetto a quello che ha principio nel senso, al quale è limitato il potere delle bestie.
Si pensi alla quantità di mezzi tecnici, di trasporto e di costruzione che saranno stati impiegati nell’impresa e si potrà avere una pallida idea di quanto Aristotele aveva ragione.
Per questo, chi si limita a qualificare come bestiale la condotta dei nazisti, non dice a sufficienza quanto malvagia è stata la loro condotta, la quale, viceversa, dev’essere senz’altro qualificata come diabolica nel senso rigorosamente teologico della parola. Infatti, il diavolo è un soggetto che concepisce intellettualmente il male e lo vuole con la volontà. E questo è esattamente ciò che hanno fatto i nazisti, dando prova di una convinzione, un’ostinazione, una potenza ed efficacia di azione, tali da lasciar trasparire la presenza di una forza intellettuale e volitiva superiore a quella umana.
Dai discorsi di Hitler su ciò che egli pensava di sé stesso e della sua missione è evidente in lui la volontà e la pretesa folle di sostituirsi a Cristo nella sua convinzione di essere strumento di Dio, del fato, del destino o di entità superiori nella promozione della salvezza e della grandezza del popolo tedesco e, con esso e per suo tramite, dell’intera umanità. E la cosa stupefacente è come e quanto egli fu ingenuamente e facilmente creduto e accolto dai Tedeschi, un popolo di antica fede cristiana, di grandi doni intellettuali e morali, di forte spiritualità, civile, progredito e colto.
[1] La parola “runa” significa semplicemente mistero, sussurro o segreto ed è una forma di divinazione o sistema di lettura degli oracoli che viene utilizzata per aiutare a ottenere informazioni su situazioni o domande. Queste magiche sibille possono essere fatte di vari materiali, ma sono più comunemente fatte di pietra e presentano un simbolo dell’alfabeto runico su di esse. Esistono vari tipi di alfabeti runici incisi sulle pietre, uno dei più antichi è il vecchio alfabeto germanico noto come “Elder Futhark”. L’alfabeto Elder Futhark contiene 24 simboli con diversi significati, le prime sei delle quali compongono la parola “futhark”. Runemal è l’equivalente della nostra grammatica di base, che fa parte dell’antica cultura celtica e vichinga nordica, legata ai miti ancestrali e alle leggende che parlavano di coraggio, sacrificio, sfide tra uomini, tra uomini e dei, eroi come Thor, il Dio Odino, scopritore di queste misteriose sibille, che ha dato loro la nuova scoperta agli uomini. Queste pietre divinatorie erano usate per comunicare sia per iscritto informazioni legali, sia contratti, sia in rituali legati ai Druidi, i preti, giudici, saggi che venivano censiti nelle controversie, nei matrimoni, per accompagnare i guerrieri in battaglia e troppo spesso combattevano, o fornivano armi derivate dal loro segreto di conoscenza per consigliare i potenti. Chi conosce l’intero sistema del simbolo runico, è definito Runelor, che gioca con le sibille e sa interpretare il complesso sistema simbolico da esse. Le rune celtiche, nell’ambito di ricerche condotte in tanti anni da ricercatori ed esperti riconosciuti, sono state suddivise in tre categorie principali, a seconda dell’origine dell’uso, quindi, il loro numero varia a seconda della tradizione a cui ci riferiamo (da Wikipedia).
[2] Vedi per esempio gli Iperborei, dei quali parla Erodoto.
[3] Alcune presentazioni della figura di Hitler: Hans-Ulrich Thamer, Adolf Hitler. Biografia di un dittatore, Carocci Editore, Roma 2021; Francesco Agnoli, Hitler l’anticristo. La guerra del Führer alla Chiesa e ai cattolici, Edizioni Il Timone, Milano 2024.
[4] Edizioni Mediterranee, Roma 1989, p.176.
[5] *Wōđanaz oppure *Wōđinaz: norreno e islandese Óðinn, faroese Óðin, danese e norvegese Odin,svedese Oden, inglese antico Wōđen, sassone antico Uuoden, sassone odierno Wode, frisone Weda, tedesco Wotan, alto tedesco antico Wuotan, alemannico antico Woatan, bavarese e francone Wodan, olandese Woen, longobardo Godan o Guodan.
L'etimologia lo connette alla radice proto-germanica *wōþuz (norreno óðr, inglese antico wōþ, gotico wôds, tedesco Wut), che significa "furore", "furia", "veemenza", "eccitazione", "ispirazione", ma anche "poesia", "mente" e "spirito". La radice imparentata nel proto-celtico è *wātus ("poesia mantica"). Radice comune hanno anche il latino vātes ("veggente", "cantore") e il sanscrito api-vāt- ("eccitare", "risvegliare", riferito ad Agni, il Fuoco) o vāt- ("soffiare", "in-spirare", "in-ventare"). Tutti questi termini hanno radice comune nell'indo-europeo *wāt- ("in-sufflare", "in-fiammare", "inspirare"). Il campo semantico del termine riconduce quindi alla sapienza e alla "vista" circa l'origine della realtà e all'ispirazione poetica, creativa che ne consegue. Georges Dumézil similmente spiega Wut come sostantivo che significa "ebbrezza", "eccitazione" e "genio poetico", ma anche come il movimento terribile del mare, del fuoco e del temporale, come aggettivo che significa "violento", "furioso" e "rapido".
W. S. W. Anson nel suo studio del 1880 Asgard and the Gods congettura che "Wuotan" era originariamente concepito come una forza cosmica puramente astratta, il cui nome originariamente faceva riferimento non tanto alla "furia" quanto primariamente a "ciò che pervade", con il secondo elemento, "-an", istituente il concetto come singolo principio permeante. Per Anson, "wuot-" significa "…to force one's way through anything, to conquer all opposition…" ("forzare il percorso dell'individuo attraverso ogni cosa, per conquistare tutte le opposizioni") e Wuotan significa quindi "…the all-penetrating, all-conquering Spirit of Nature…" ("lo Spirito della Natura che tutto penetra e tutto conquista"). Nella sua interpretazione il nome "Wuotan" è collegato anche alla parola germanica "water" (acqua), e all'idea che esprime. Il suffisso "-an" personifica, ma non antropomorfizza, l'elemento del prefisso "wuot-" come la fonte di tutto ciò che in natura somigli al concetto che esprime.
Stefan Schaffer ricostruisce la radice come *Wōđunaz, costituita dal suddetto concetto *wōþuz con il suffisso *-na- ("Signore").
[5] «Ich gehe manchmal in rauhen Nächten
[6] «Ich gehe manchmal in rauhen Nächten
Zur Wotanseiche in den stillen Hain,
Mit dunklen Mächten einen Bund zu flechten -
Die Runen zaubert mir der Mondenschein.
Und alle, die am Tage sich erfrechten,
Sie werden vor der Zauberformel klein!
Sie ziehen blank - doch statt den Strauß zu fechten,
Erstarren sie zu Stalagmitgestein.
So scheiden sich die Falschen von den Echten -
Ich greife in das Fibelnest hinein
Und gebe dann den Guten und Gerechten
Mit meiner Formel Segen und Gedeihn.»
[7] Da Otto Höffner, Kultische Geheimbunde del Germanen, Francoforte 1934, pp.340-341.
[8] Questo, in fondo è il principio dell’egalité che animò la Rivoluzione francese. Come riteneva Voltaire ciò che è superiore all’uomo è tirannico. Se l’uomo vuole essere libero, deve eliminarlo. Il principio del wotanismo e di tutte le idolatrie non è diverso: si tratta sempre di un dio costruito, come dice la Bibbia, «dalle mani dell’uomo»: non un Dio che io servo, ma un dio che mi serve. L’idolatra non si rende conto che un dio del genere lo manda a perdizione, giacchè come fa a vivere un tralcio staccato dalla vite? Come può l’effetto agire senza la causa? Come può l’essere venire dal nulla se non è creato dall’essere? Il problema di Dio è radicalmente un problema metafisico: solo una giusta metafisica conduce a Dio.
[9] Sui rapporti di Hitler con l’esoterismo e l’occultismo, cf Giogio Galli, Hitler la cultura occulta, Edizioni Rizzoli, Milano 2016.
[10] Vedi le Storie di Erodoto, libro IV.
[11] Vedi la Germania di Tacito.
[12] Bisognerebbe chiarire quali sono stati precisamente i motivi per i quali S.Giovanni Paolo II depose di sua iniziativa sovrana il Padre Arrupe da Preposito sostituendolo come Vicario col Padre Dezza, un provvedimento inaudito in tutta la storia della Compagnia, che suscitò un coro di proteste nell’Ordine, prima fra tutte – guarda caso – quella di Rahner. La storia è narrata da Malachi Martin in I Gesuiti. Il potere e la segreta missione della Compagnia di Gesù nel mondo in cui la fede e la politica si scontrano, Milano 1988,pp.93-99. Un motivo del provvedimento del Papa lo si può rintracciare nella denuncia di infiltrazioni filocomuniste e filomassoniche all’interno della Compagnia. Vediianche il libro del Padre Gesuita Antonio Caruso, che fu collaboratore di S.Giovanni Paolo II per 18 anni, Edizioni Viverein, Monopoli 2008, p. 201.
Hitler non era omosessuale. È stata una stronzata fatta dagli alleati come propaganda di guerra. Erano tempi di incorrettezza politica, oggi sarebbe un elogio e per questo nessuno serio lo sostiene. Dall'altro lato, rifiutava tutta la mitologia germanica e derideva gli arresti esoterici del Reichfuhrer Himmler. Si prendeva anche in giro il libro di Rosemberg, Il mito del XX secolo. Pagò la tassa di culto, destinata alla Chiesa cattolica, fino alla fine della sua vita.
RispondiEliminaAnonimo: il Demonio sarà sorridente con quello che dici, perché le tue parole sarebbero molto gradite al Signore di questo mondo.
EliminaÈ facile quello che fai tu: buttare parole in aria, senza tono né sono, con l'impunità del tuo anonimato e di un forum su internet. Purtroppo per lei, le sue bugie non possono entrare in un libro, perché i libri sono fatti con tesi ricercate e fondate, proprio quelle contrarie alle sue.
Caro Anonimo,
Eliminache Hitler fosse un omosessuale anche a me non risulta. Sappiamo d’altra parte che i Nazisti mandavano gli omosessuali nei campi di concentramento.
Per quanto riguarda la mitologia germanica, nel mio articolo ho documentato come egli fosse un ammiratore del dio Odino, antica divinità germanica.
Per quanto riguarda l’esoterismo, è molto documentato il fatto che Hitler, se personalmente non si dedicava a pratiche esoteriche, in ogni caso era molto favorevole al lavoro di società occultiste e superstiziose.
Per quanto riguarda Rosemberg, effettivamente non fu pienamente gradito al regime, per il fatto che, secondo lo stile protestante, certamente rifiutava il Cristo del Cattolicesimo, ma cercava di costruire un Cristianesimo che potesse accordarsi col mito della Germania nazista. Viceversa Hitler era un forte nemico del Cristianesimo, secondo l’interpretazione di Nietzsche, anche se tentò di asservire la Chiesa con il Concordato del 1933.
"Per quanto riguarda la mitologia germanica, nel mio articolo ho documentato come egli fosse un ammiratore del dio Odino, antica divinità germanica".
EliminaLei non ha documentato nulla su Hitler, né citato alcuna fonte sul presunto culto del Führer al dio Odino. Nessuno dei suoi biografi seri parla di questo. Ian Kershaw per esempio non dice una parola. Per favore, mi dica la fonte da cui lei ha detto che Hitler ammirava il dio Odino.
Caro Anonimo,
Eliminafrancamente non conoscevo questo autore, da lei citato, e sono contento di esserne venuto a conoscenza. Ho preso informazioni ed ho notato la sua impostazione. Egli ha approfondito gli aspetti politici, militari e diplomatici dell’azione di Hitler, ma ho notato, come dice lei, che ha trascurato l’aspetto spirituale della sua personalità.
I suoi contatti con l’occultismo e l’esoterismo sono viceversa documentati dagli autori ai quali io ho attinto. Questo aspetto della personalità di Hitler trova un aggancio con l’influsso che egli ha ricevuto dall’idealismo tedesco e in particolare da Nietzsche. Ciò lo ha portato a quella concezione totalitaria dello Stato, segnalata anche da Ian Kershaw, la quale si rifà alla filosofia hegeliana.
Per quanto riguarda le fonti, che lei mi chiede, sono le seguenti:
- Giorgio Galli, Hitler e l’esoterismo, ed. OAKS, 2020
- Giorgio Galli, Hitler e la cultura occulta, Ed. Rizzoli, Milano, 2016
- René Alleau, Le origini occulte del nazismo, ed. Mediterranee, Roma 1989
- Francesco Agnoli, Hitler l’anticristo, ed. Il Timone, Milano, 2024
Temo che questa bibliografia sia tributaria della propaganda alleata. Hitler era un positivista e un materialista, niente di più lontano dall'esoterismo.
EliminaCaro Anonimo, è possibile che il presentare Hitler come interessato all’esoterismo sia in parte effetto della propaganda alleata, con l’intenzione evidente di accentuare l’odiosità della sua personalità.
EliminaTuttavia nella bibliografia, che le ho dato, abbiamo una documentazione che in ogni caso ci presenta il pensiero di Hitler come legato all’esoterismo ed esistono anche alcune testimonianze di sue pratiche esoteriche.
Che poi egli nel contempo risentisse di una posizione positivista e materialista, non ho difficoltà ad ammetterlo e, dato che siamo in argomento, aggiungerei il ben più noto influsso ricevuto da Nietzsche, mentre assunse la concezione dello Stato da Hegel, senza contare naturalmente la fiducia che aveva nella teoria della razza e della superiorità del tedesco sopra gli altri popoli.
Un interrogativo, Heidegger era un contorto? o un contemplativo?
RispondiEliminaCaro Dino,
Eliminami ha stupito l’uso della parola “contorto”. Ho l’impressione che lei non la usi in senso proprio. Infatti definire Heidegger un “contorto” mi stupisce. Nel suo stile esistono effettivamente ambiguità ed oscurità. Si può parlare di qualche discorso contorto. Ma chiedersi se fosse una persona contorta è un’altra cosa.
Per quanto riguarda l’atteggiamento contemplativo, il discorso è diverso. In un certo modo si può parlare di un desiderio di contemplazione laddove egli svolge la tematica dell’essere come illuminazione momentanea e come ciò che appare come nulla, davanti al quale bisogna restare in silenzio. Difficile sapere se questo nulla e questo essere è Dio.
Heidegger ha passato tutta la vita in un atteggiamento oscillatorio nei riguardi del problema di Dio. C’è chi lo considera un ateo e c’è chi lo considera un mistico. Secondo me non c’è in lui una piena sincerità, ma dà l’impressione di essere una persona che, per i suoi paradossi, vuole attirare l’attenzione su di lei e far sì che si parli di lei, e in ciò Heidegger c’è riuscito.
Resta comunque in lui qualche cosa di nobile quando ci richiama all’importanza dell’essere dicendo che l’uomo è il pastore dell’essere e la casa dell’essere. Un problema serio riguardo a Heidegger è che egli parla molto dell’essere, ma su questo argomento o si esprime in maniera troppo oscura oppure in maniera contradditoria.