Le dichiarazioni del Dicastero per la dottrina della fede sono infallibili?

 

 

Le dichiarazioni del Dicastero per la dottrina della fede

sono infallibili?

 Il Papa insegna o da sé o per mezzo di collaboratori

Noi sappiamo che il Papa nell’esercizio del suo ministero dottrinale si è sempre valso dell’aiuto di stretti e fidati collaboratori di provata fede e solida dottrina, essendo consapevole della gravità di questa sua responsabilità, dei limiti delle sue forze umane e di quanto impegna questo servizio, che dev’ essere di utilità per tutta la Chiesa sparsa nel mondo.

Certo, Cristo ha assicurato a Pietro e ai suoi Successori di assisterli nella predicazione del Vangelo così da non sbagliare mai nell’interpretare, spiegare, conservare, custodire, difendere e diffondere la Parola di Dio.

Al fine di svolgere sufficientemente il suo ufficio magisteriale il Papa non potrebbe accontentarsi dell’infallibilità che Cristo gli ha promesso? Che senso ha farsi aiutare in un compito per svolgere il quale Cristo gli ha promesso di non fargli mancare un’infallibile assistenza?

Il Papa può avere in campo dottrinale collaboratori che condividano la sua infallibilità dottrinale? Certo, Cristo ha promesso questa infallibilità non solo a Pietro, ma all’intero collegio apostolico e quindi anche al collegio episcopale, cioè dei successori degli apostoli cum Petro e sub Petro: «Chi ascolta voi, ascolta me».

Lo stesso popolo di Dio, quando proclama la sua fede nella recita del Credo è infallibile, ma certo lo è solo in quanto è in comunione col Papa. Non avrebbe senso ipotizzare una Chiesa infallibile nella fede indipendentemente dal Papa. Al contrario, è il Papa che definisce e che decide della rettitudine della fede della Chiesa. Essa nella fede non è al di sopra del Papa, ma al contrario è il Papa ad essere la guida e il maestro della Chiesa nella fede.

Tuttavia il Papa gode di un carisma di infallibilità che è proprio ed esclusivamente del Papa, ossia la facoltà di confermare la fede della Chiesa e di decidere definitivamente circa le questioni dottrinali. Egli è l’unico fedele di Cristo in tutta la Chiesa che ha questo potere di stabilire definitivamente qual è la verità di fede non per consenso della Chiesa, ma da sé e in forza del suo carisma personale.

Qualunque Vescovo o qualunque Chiesa locale possono cadere nell’eresia. Il Vescovo di Roma non può mai sbagliare nel dirci qual è il vero Vangelo e che cosa Cristo ha veramente insegnato.

Bisogna che noi comprendiamo il senso preciso di quel gruppo di collaboratori il cui ufficio, come sappiamo, è andato soggetto a diverse denominazioni. Nei secoli passati fino a San Paolo VI era chiamato Sant’Offizio. Paolo VI gli cambiò denominazione chiamandolo Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa attuale a sua volta ha mutato ancora il nome e adesso si chiama Dicastero per la dottrina della fede.

È chiaro che il DDF non ha un’autorità dottrinale per conto proprio, ma partecipa dell’autorità del Papa, per cui quando emana un documento di carattere dottrinale ossia che tratta materia di fede o prossima alla fede, quale che sia il grado di autorità pontificia che coinvolge, il DDF partecipa della stessa infallibilità dottrinale di Papa Francesco.

Il Concilio Vaticano II ha riformato il collegio degli aiutanti dottrinali del Papa confermando l’ufficio addetto alla segnalazione degli errori nella fede, ma assegnando alla Congregazione per la dottrina della fede anche una finalità propositiva, che era fino ad allora rimasta assente, cosicchè il nuovo ufficio ha assunto anche la funzione di evidenziare nel soggetto in esame o nella sua dottrina anche quegli aspetti positivi che è bene potenziare. In tal modo la CDF da San Paolo VI fino al Papa attuale ha svolto un lavoro molto importante a fianco del magistero pontificio sia nella correzione degli errori che nella promozione dei valori[1].

Una questione molto interessante e delicata che mi è stata posta da un lettore è se è da considerarsi dottrina infallibile quella della Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei emanata dalla CDF in appendice alla Lettera apostolica di S.Giovanni Paolo II  Ad tuendam fidem del 29 giugno 1998.

La Nota espone i tre gradi di autorità delle dottrine pontificie a commento dei rispettivi canoni del Diritto Canonico (Cann.749-752). Ora, considerando che la Nota illustra i tre gradi d’infallibilità del magistero pontificio e che l’infallibilità pontificia è dogma di fede, si deve dedurre che l’autorità stessa della Nota è da considerarsi infallibile, appunto perché ci fornisce il criterio per discernere i gradi di infallibilità delle dottrine pontificie e del magistero della Chiesa.

Oggi il DDF non si limita a documenti dottrinali o dogmatici o a condanna di eresie, ma emana anche direttive pastorali o disciplinari dove chiaramente l’infallibilità dottrinale non c’entra, ma mettono in gioco la prudenza o la giustizia, dove lo stesso Pontefice non è infallibile.

Così per esempio il DDF, come è noto, ha concesso il permesso in certi casi della comunione eucaristica ai divorziati risposati o la benedizione alle coppie omosessuali. Per converso i recenti documenti dottrinali sulla dignità umana e sul rapporto fra intelligenza umana e intelligenza artificiale, trattando di materia prossima alla fede, chiaramente sono infallibili.

Il solito caso Galileo

Il solito caso Galileo, che come noioso ritornello viene periodicamente citato dalla massoneria per  sostenere l’opposizione della Chiesa alla scienza e che il DDF non è infallibile, è citato del tutto a sproposito, perché gli storici hanno chiarito che il Sant’Offizio – come riconobbe San Giovanni Paolo II - si sbagliò nell’accusare Galileo di eresia a causa di un errore nell’uso del termine «eresia», in quanto la parola venne usata impropriamente non come riferimento a qualche proposizione di Galileo effettivamente eretica, ma perchè  il Sant’Offizio credette che Galileo con la sua interpretazione del passo di Giosuè venisse a negare l’inerranza biblica, cosa che effettivamente è eresia, mentre Galileo dal canto suo pretendeva che la Chiesa riconoscesse la verità della sua teoria eliocentrica.

Ora il Sant’Offizio si sbagliò non nel giudicare eretica una tesi ortodossa ma nel ritenere che la teoria galileiana supponesse la tesi eretica secondo la quale la Bibbia può sbagliare. Il suo, quindi, non è stato un giudizio dottrinale in materia di fede, ma è stata una decisione pastorale imprudente espressa inopportunamente con l’uso della parola «eresia» nel timore che l’eliocentrismo di Galileo potesse favorire l’eresia di chi sosteneva la fallibilità dottrinale della Bibbia.

Dunque fu un giudizio imprudente, ma non eretico, con un uso improprio e traslato del termine «eresia», cosa veramente riprovevole, ma che non ha comportato affatto da parte del Sant’Offizio l’aver preso per eresia una tesi ortodossa. Il Sant’Offizio non ha errato nella dottrina ma nella pastorale.

L’errore del Sant’Offizio dipese da una forma di imprudenza e non da mancanza di ortodossia, cioè è dipesa dal fatto che, non conoscendosi allora l’esatta interpretazione del passo di Giosuè, qual è stata appurata dalla moderna esegesi storico-critica, si pensò che Galileo volesse infirmare la veridicità della Scrittura.

Il Sant’Offizio non intese condannare l’eliocentrismo in se stesso, ben sapendo che non era materia di fede, ma la volontà di Galileo di correggere il testo sacro. Ciò suppose nei giudici di Galileo un semplice errore esegetico a causa dall’ignoranza del vero senso del passo di Giosuè[2].

Non bisogna infatti confondere l’esegesi biblica con l’interpretazione ecclesiale del dato rivelato. La Chiesa è infallibile nell’interpretazione del dato rivelato, ma l’esegesi biblica è una semplice fallibile scienza umana, dove anche un Papa può sbagliare.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 14 febbraio 2025

È chiaro che il DDF non ha un’autorità dottrinale per conto proprio, ma partecipa dell’autorità del Papa, per cui quando emana un documento di carattere dottrinale ossia che tratta materia di fede o prossima alla fede, quale che sia il grado di autorità pontificia che coinvolge, il DDF partecipa della stessa infallibilità dottrinale di Papa Francesco.

Il Concilio Vaticano II ha riformato il collegio degli aiutanti dottrinali del Papa confermando l’ufficio addetto alla segnalazione degli errori nella fede, ma assegnando alla Congregazione per la dottrina della fede anche una finalità propositiva, che era fino ad allora rimasta assente, cosicchè il nuovo ufficio ha assunto anche la funzione di evidenziare nel soggetto in esame o nella sua dottrina anche quegli aspetti positivi che è bene potenziare. In tal modo la CDF da San Paolo VI fino al Papa attuale ha svolto un lavoro molto importante a fianco del magistero pontificio sia nella correzione degli errori che nella promozione dei valori.

Immagini da Internet: http://www.doctrinafidei.va/it/profilo/il-palazzo-del-sant-uffizio.html


[1] Vedi per esempio la raccolta di documenti pubblicata dalla stessa CDF nel 1985: Documenta inde a Concilio Vaticano secundo expleto edita (1966-1985), Libreria Editrice Vaticana 1985,

[2] L’esegesi moderna ha chiarito che “fermare il sole” non va preso alla lettera, ma si tratta semplicemente di un modo di dire per esprimere il fatto che la battaglia si protrasse fino a notte avanzata.

8 commenti:

  1. Buongiorno Padre,
    Come sappiamo i dicasteri hanno assunto questa denominazione dopo Praedicate Evangelium una delle riforme più 'significative' dell'attuale pontificato. Prima si chiamavano appunto 'Congregazioni' perchè il parere era frutto di un lavoro condiviso al servizio della Chiesa. Con PE i dicasteri diventano dei semplici 'ratificatori' alla stregua di un ufficio anagrafico. Emblematico (e doloroso) è il caso appunto della 'vecchia' Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Santo Uffizio , ovvero la massima autorità in tema di ortodossia, valutazioni ecc. Con l'uscita di Amoris Laetitia il contrasto tra la volontà bergogliana e il prefetto della Congregazione diventa insanabile. Da lì a poco , il 1 Luglio 2017 il prefetto in carica Card. Muller non viene riconfermato, successivamente vengono rimossi anche i suoi collaboratori, secondo modalità ben note anche nella diocesi di Roma.
    Il problema quindi non è Galileo e nemmeno il Sant'Uffizio, l'infallibilità ecc.

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    1. Caro Angheran,
      l’attuale DDF conserva sempre il compito tradizionale di costituire un gruppo di specialisti in campo dottrinale incaricati di aiutare il Papa nel suo magistero dottrinale.
      Per quanto riguarda la vicenda del Card. Müller, egli non ha mai osato criticare il Papa dal punto di vista dottrinale, ben sapendo che il Papa è Maestro della Fede. Tuttavia, da come io ho capito, in occasione della Amoris Laetitia egli è stato troppo duro nel fare alcune critiche, di per sé legittime.
      La mia impressione è che il Papa si sia forse troppo irritato per il comportamento di Müller, tanto che come sappiamo non gli ha rinnovato l’incarico.

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    2. Per quanto riguarda l'allontanamento del cardinale Muller, forse era troppo "conservatore " per un Pontefice "progressista " come l'attuale. Certamente mi è dispiaciuto perché, se non mi sbaglio, il Cardinale Muller,oltre ad essere molto competente in materia, è un grande difensore dell'ortodossia cattolica contro tutte le derive presenti oggi in ambito ecclesiale. Pierpaolo P.

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    3. Caro Pierpaolo P., anche a me è dispiaciuto che il Papa non abbia rinnovato il mandato al card. Müller. Penso anch’io che il motivo sia dato dal fatto che in tema di etica matrimoniale Müller era stato legato alla Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II. Come ho già detto, secondo me Müller ha mostrato contrarietà all’orientamento dell’Amoris Laetitia e forse il Papa è stato troppo duro nel reagire a questo comportamento effettivamente poco rispettoso. Ad ogni modo è chiaro che in questo episodio la dottrina non c’entra nulla e mi sembra che invece abbia giocato un contrasto di tipo pastorale.

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  2. Rev. Padre Cavalcoli, avrei due domande da porle. Penso che l'argomento possa essere utile a molti. Fino a qualche decennio addietro venivano scritti splendidi libri di teologia dogmatica ( il famoso " Bartmann " in tre volumi, il bellissimo compendio di dogmatica scritto da Ludovico Ott, ma anche il compendio di Giuseppe Casali, ecc. ) dove le verità di fede venivano spiegate anche scrivendo se erano "dogma di fede" " verità di fede divina", "verità prossima alla fede "ecc fino ad arrivare all'opinione teologica. Oggi sicuramente esistono ottimi libri di teologia dogmatica, però non trovo in essi ( almeno quelli che ho letto io ) quella precisione che ho trovato nei suddetti volumi più vecchi. Inoltre con la confusione dottrinale che c'e ( non nella Chiesa, ma tra i libri di teologia in commercio: a mio modesto parere non tutti sono pienamente affidabili in quanto ad ortodossia ) sarebbe utile ripristinare l'obbligo dell'imprimatur che ,mi pare essere stato tolto dopo il Concilio Vaticano II. Cosa ne pensa ? Grazie. Pierpaolo P.

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    1. Caro Pierpaolo P.,
      effettivamente i trattati di teologia del preconcilio rendevano un buon servizio nell’aiutarci a capire qual era il grado di autorità delle dottrine che essi esponevano. Tenga presente però che la responsabilità di stabilire queste note teologiche era propria di ciascun teologo, per cui facilmente in questo campo esistevano dei disaccordi tra teologi che comunque lasciavano intatta in ognuno la pienezza della loro fede cattolica.
      Inoltre la dottrina di San Tommaso era così autorevole che era fatta propria dalla maggioranza dei teologi, per cui esistevano opinioni teologiche così autorevoli, che erano comuni nelle scuole di teologia. Con la riforma degli studi, avviata dal Concilio, san Tommaso rimane sempre il teologo più raccomandato, ma la Chiesa ha permesso alle diverse scuole di teologia di esprimersi con maggiore libertà che per il passato.
      In questa situazione la diversità di parere tra i teologi è aumentata e purtroppo c’è stata una infiltrazione di modernismo, a parte quelle che sono le resistenze di una teologia preconciliare. Naturalmente il vescovo, come Maestro della Fede, ha sempre la responsabilità di una supervisione del lavoro dei teologi operanti nella sua diocesi.
      La cosa essenziale è che il vescovo abbia fiducia nei suoi teologi. Non è più una cosa così importante l’imprimatur. Il problema oggi è soprattutto quello dei vescovi che non intervengono. Questo fenomeno purtroppo è moto diffuso e spesso i fedeli rimangono sconcertati, per cui si creano dolorose divisioni, che è difficile risolvere perché capita che chi dovrebbe fare chiarezza non lo fa.
      Il rimedio a questa situazione può essere dato dal fatto che i fedeli hanno la possibilità di ricorrere come a criterio di valutazione al Catechismo della Chiesa Cattolica, oltre alle encicliche dei Papi e ai Documenti dottrinali del Concilio Vaticano II. Quanto al mio articolo sui gradi di autorità, qualunque fedele di buona volontà può fare riferimento a quei gradi di autorità.
      A questo punto io credo che ogni fedele, adulto di buona volontà, laico, religioso o sacerdote, ha la possibilità di capire per conto proprio quali possono essere i gradi di autorità degli insegnamenti attuali sia dei nostri Pastori e sia del Papa.

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  3. Conversando di questo tema con alcuni... amici cattolici, colti, e preoccupati per l'avvenimento quotidiano nella Chiesa... mi dicevano che sì, che il Papa è infallibile, ma che sembra di buon senso che il suo carisma sia personale, non trasferibile... Tuttavia, credo che la mia controargomentazione sia anche forte: è il Papa che in definitiva approva i documenti del DDF e ne permette la pubblicazione e l'insegnamento a tutta la Chiesa..., per cui, in definitiva, lui è responsabile... Di conseguenza: come potrebbero tali testi non godere del carattere di verità di cui godono gli altri testi del Magistero Papale?...

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    1. Cara Rosa, sono d’accordo con quanto lei dice. Certamente il livello di autorità dei documenti del DDF è inferiore a quello dei documenti pontifici. In che cosa consiste questa inferiorità? Nel fatto che l’infallibilità pontificia viene partecipata e non si esprime come tale. In altre parole, sono documenti infallibili, però questa infallibilità non si fonda sulla autorità del DDF, ma sulla stessa infallibilità del Papa, che dà la sua approvazione, oppure questi documenti del DDF vengono redatti per incarico del Papa stesso con la sua approvazione finale.

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