07 maggio, 2024

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant - Alle origini del modernismo - Quarta Parte (4/5)

 

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant

Alle origini del modernismo

 Quarta Parte (4/5)

 In seguito Aristotele si accorse del medesimo inganno e ci avverte:

 

«Non perché ti pensiamo bianco tu sei veramente bianco, ma per il fatto che tu sei bianco, noi, che affermiamo questo, siamo nel vero».

L’essere dipende dal pensiero divino, non da quello umano. Pretendere che la verità delle cose debba regolarsi sulle nostre idee è come volerci sostituire a Dio. È solo Dio che ha il potere di far dipendere l’essere delle cose dal suo pensarle o idearle, ma questo solo perché ne è il creatore. Non siamo noi i creatori delle cose, ma le troviamo già esistenti prima e indipendentemente da noi! Altrimenti basterebbe che noi pensassimo di essere Napoleone per essere Napoleone.

Purtroppo il progetto kantiano, riprendendo il cogito cartesiano, va in questo senso. 

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-cogito-di-cartesio-e-la-rivoluzione_60.html


Kant non sa nulla della secolare scuola tomistica; seconda, che la riforma cartesiana non gli va bene. Kant non ha nessun problema a riconoscere con Aristotele che la conoscenza dei fenomeni è ricavata dall’esperienza delle cose esterne.

Kant non disapprova la gnoseologia idealista, in quanto incentrata sull’idea più che sull’essere; rimprovera però Cartesio di aver fondato un idealismo problematico e non trascendentale come il suo: finissimo intùito di Kant, che si accorge che il cogito non è un io sono certo di sapere ma io sono certo di dubitare, il che non serve affatto a superare lo scetticismo, con l’aggravante di elevare il dubbio a principio di certezza.

Kant non è contrario alla metafisica, come molti realisti credono, come è ancora più evidente che non lo è Cartesio; al contrario, l’uno e l’altro crede di darle, ricorrendo all’idealismo, quel vero e solido fondamento che a loro giudizio il realismo non è riuscito a darle.



 

Così pure intento di entrambi è vincere lo scetticismo per dare al sapere un fondamento irrefragabile di certezza, opporsi al sensismo e all’ateismo, per affermare l’esistenza di Dio. Cartesio tenta di darne le prove sulla base del cogito. Kant propone la famosa prova morale tratta dalla coscienza del dovere.

Ma resta in entrambi una concezione idealistica di Dio, che si presterà alla critica feuerbachiana di Dio come creazione consolatoria ed alienante dell’immaginazione dell’uomo infelice ed oppresso, che preparerà l’ateismo di Marx.

Cartesio faceva professione aperta di fede cattolica. Tuttavia resta vero, come ha dimostrato Padre Fabro, che il sum cartesiano, se esplicitato nel suo pieno significato, conduce ad una divinizzazione dell’autocoscienza umana e quindi all’ateismo.

Immagini da Internet: Ludwig Feuerbach e Padre Cornelio Fabro

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