Buonaiuti e Lefebvre
Uno scambio di idee tra me e Americo Mascarucci
Caro padre Cavalcoli, penso che il tentativo di Luigino Bruni e di Avvenire di riabilitare Ernesto Buonaiuti e con lui il modernismo, prendendo nettamente le distanze dalla Chiesa pre conciliare, quella che da San Pio X a Pio XII ha ribadito la condanna contro i modernisti colpendo duramente Buonaiuti rischi di apparire un'operazione che oserei definire "zoppa".
Su un punto possiamo essere d'accordo; verso il sacerdote modernista fu calcata troppo la mano e la Chiesa di inizio Novecento nel condannare il modernismo non comprese l'esigenza di modernità, sbagliando nel non voler percorrere strade in grado di raccogliere e tradurre le istanze di rinnovamento mantenendo fedeltà alla tradizione.
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Quindi, in sostanza, che cosa chiediamo? Un mondo cattolico che comporti una sintesi di tradizione e progresso, senza fughe a destra o a sinistra, cioè senza eresie di segno opposto, ma che viva sereno entro i confini dell’ortodossia, con la libertà di ciascuno di scegliere un orientamento o di progresso o di tradizione, i quali in tal caso non costituirebbero alcun pericolo per l’unità, per la pace e per la fraternità, ma anzi costituirebbero un motivo di crescita nella Chiesa nella verità.
Per fare un paragone molto semplice, pensiamo all’autostrada: l’importante è non andare fuori strada, se poi l’automobilista preferisce stare un po’ più a destra o un po’ più a sinistra, se ciò non disturba gli altri automobilisti, è liberissimo di farlo.
Immagine da Internet
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