La
gelosia di Dio come appello alla conversione
Io, il Signore, sono il tuo Dio,
un Dio geloso,
che punisce la colpa dei padri
nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione,
per coloro che mi odiano,
ma che dimostra il suo favore
fino
a mille generazioni,
per quelli che mi amano e osservano
i miei comandi.
Es 20, 5
Che cosa la Scrittura intende per
“gelosia divina”
La Scrittura, come è noto, ci parla di
Dio e del suo agire in termini spesso antropomorfici, materiali e metaforici, come
per esempio quando parla di “ira” (passim),
di “compassione” (Dt 32, 36 e altri), di “essere offeso” (Ne 9,26 e altri), “essere
placato” (I Sam 3,12), di “pentimento” (Gen 6,6), di “redenzione”[1] (passim) e via discorrendo, come se Dio
avesse delle passioni[2] o
delle imperfezioni come noi.
Per non fraintendere che cosa vogliono dire
queste immagini e non cadere in un concetto falso e idolatrico di Dio, questi concetti
impropri, anche se rappresentativamente efficaci, devono essere illuminati e
nobilitati dai concetti spirituali, metafisici o trascendentali, ai quali fanno
riferimento e spiegati alla luce di questi concetti.
Il concetto di “gelosia” è uno di
questi. Vediamo innanzitutto che cosa è in generale, la gelosia. Essa è quel
moto dell’animo, per il quale il geloso custodisce con premura la persona amata
e si oppone a che essa, della quale è geloso, abbia rapporti con altre persone,
dalle quali può correre pericolo o con le quali possa comportarsi male. Nel caso
dell’amore fra uomo e donna, il geloso considera il partner come sua esclusiva
proprietà, per cui non tollera che possa avere con altri dei rapporti d’amore simili
o superiori a quelli che intrattiene con lui.
La persona amata dal geloso è preferita
ad altre. L’immagine della gelosia si adatta quindi in modo speciale ai rapporti
di Dio con Israele, popolo prescelto e prediletto da Dio come popolo profetico,
sacerdotale e messianico, incaricato di portare la salvezza a tutti i popoli.
La gelosia spinge il geloso a contrastare
ciò che o colui che disturba la sua unione con la persona amata, come osserva
S.Tommaso: “La gelosia (zelus) proviene
dall’intensità dell’amore. E’ chiaro infatti che quanto più intensamente una virtù
tende a qualcosa, con tanta maggior forza respinge tutto ciò che è contrario o contrastante”[3].
Continua a leggere: https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-gelosia-di-dio-come-appello-alla.html
[1] Da notare che
in ebraico colui che noi chiamiamo “redentore”, si dice goèl, che vuol dire “vendicatore”.
[2] Summa Theologiae, I, q.21, a.1; q.20,
a.1, 1m; similmente, si può parlare anche di sofferenza in Dio in senso
metaforico: cf il mio articolo Il mistero
dell’impassibilità divina, in Divinitas,
fasc,II, apr.1995, pp.111-167, in particolare pp.154-159.
[3] Sum.Theol.,I-II, q.28,a.4.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.