Il Mistero Eucaristico - III Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn - Prima Prima (1/2)

 

Il Mistero Eucaristico

III Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn

 Parte Prima (1/2)

Ho il piacere di presentare questa terza conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, dedicata ad una analisi teologica dell’atto della Consacrazione Eucaristica nella Messa, nonché della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e all’esame di alcune delicate questioni che nascono dalle riflessioni sul Mistero dell’Eucarestia.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 21 luglio 2025

I Conferenza:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2025/03/il-mistero-eucaristico-conferenza-del.html

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2025/03/il-mistero-eucaristico-conferenza-del_2.html

II Conferenza:  

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-mistero-eucaristico-ii-conferenza.html

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-mistero-eucaristico-ii-conferenza_30.html

 

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III Meditazione - Eucarestia S.Messa - Bologna, 16 - 30 marzo 1985

III Meditazioni sul Sacrificio della Santa Messa per il Terzo Ordine Domenicano presso la Basilica di San Domenico in preparazione alla Santa Pasqua del 1985 - N. 3 Meditazioni


Audio:   6c) http://youtu.be/kzq4SFU6K3I

Cf. : http://www.arpato.org/testi/lezioni_dattiloscritte/Sacrificio-SMessa.pdf

Terza Meditazione

 Registrazione e custodia dell’audio a cura di diverse persone


La nostra ultima meditazione prima della Santa Pasqua vogliamo dedicarla interamente a questo tema: come concretamente partecipare noi stessi alla Santa Messa.

Abbiamo già visto che cosa è la Santa Messa. Abbiamo detto che è la riproposizione[1] sacramentale, sostanziale e incruenta dell’unico sacrificio del nostro Signore e Salvatore, offerto una volta per tutte sulla croce al Padre. Questo unico sacrificio, che si è storicamente compiuto in quel determinato momento, è riproposto in ogni altro momento nella celebrazione della Santa Messa.

È il medesimo sacrificio, con il medesimo Sacerdote principale, Gesù Cristo nostro Signore. E’ diverso solo il modo di sacrificare, il modo di offrire questo sacrificio. Fu un modo cruento sul Golgota. È un modo incruento nel sacrificio della Santa Messa. Abbiamo visto anche come Gesù si rende presente sull’altare proprio nello stato in cui attualmente si trova nella gloria del Padre, ma si rende presente in maniera sostanziale, ossia in virtù della transustanziazione, cioè cambiamento sostanziale, dopo il quale rimangono le specie del pane e del vino, le apparenze, le qualità, le proprietà, gli accidenti come si suol dire, mentre la sostanza non rimane. La sostanza del pane e del vino è cambiata interamente, materia e forma, tutta la sostanza è cambiata passando nella sostanza del corpo e del sangue del Signore.

Abbiamo visto anche come la presenza di Gesù  si realizza proprio in virtù della sostanza e non già in virtù del luogo o delle realtà accidentali che rivestono appunto la sostanza del corpo del Signore. Abbiamo visto come può accadere questo prodigio della elevazione per così dire di Cristo sacramentato, di Cristo presente nell’eucaristia, al di là come dice Padre Garrigou-Lagrange, delle leggi dello spazio e del tempo. Quindi Gesù è presente con il suo luogo celeste, non secondo il luogo terrestre.

È per questo che è possibile che il corpo del Signore sia racchiuso tutto intero in quella piccola particola, in quel piccolo frammento dell’Ostia. È possibile anche che in virtù di questo Gesù sia al di sopra delle leggi del tempo[2], cioè che si trovi contemporaneamente e simultaneamente in luoghi diversi.

Abbiamo visto infine come la presenza sacramentale del Signore comporta un duplice tipo di rendersi presente. Uno, in virtù del sacramento stesso. Cioè Gesù si rende presente proprio in virtù del segno sacro. Ritorna la definizione agostiniana signum rei sacrae, segno di una realtà sacra. L’eucaristia rappresenta sotto la specie del pane il corpo del Signore, sotto la specie del vino il sangue del Signore.

Quindi, ciò avviene in virtù del sacramento. E, notate bene  - e questo non va mai dimenticato - che nella Nuova Alleanza i sacramenti non solo significano, ma producono ciò che significano. Perciò, in virtù della causalità produttiva, proprio realmente efficace del sacramento, si rende presente il Signore separatamente come corpo e come sangue.

Invece, in virtù della cosiddetta reale concomitanza, cioè in virtù di tutta quella realtà che accompagna realmente la presenza del corpo e del sangue, è presente Gesù tutto sotto le due specie, sotto l’una e nell’altra specie. Infatti, l’espressione “concomitanza”  non è facile da tradurre in italiano; essa significa accompagnamento.

Per noi ciò è significativo per la costituzione del sacrificio e quindi anche per la fruttuosa partecipazione alla Santa Messa. Bisogna individuare il momento centrale della Santa Messa, il momento in cui si compie il sacrificio: l’annientamento della vittima. Questo annientamento avviene nella duplice consacrazione. Ecco la tesi che abbiamo già in qualche modo annunciato e che adesso riprenderemo per dire come partecipare alla Santa Messa.

È il momento della duplice consacrazione, proprio perché in essa si separa il sangue dal corpo del Signore. Ci sono due formule di consacrazione, due atti sacrificali. Ci vogliono entrambi e solo entrambi. Non basta uno solo. Soltanto nella loro integrità, nella loro dualità, questi due atti consacratori integrano l’unico sacrificio.

Quindi si pone sull’altare il corpo del Salvatore e, separatamente dal corpo del Salvatore, si pone sull’altare anche il suo sangue. E ripeto che questa separazione, per quanto sia sacramentale, non è un puro simbolo. Noi oggi pensiamo sempre: sacramento, è un bel segno, è un bel simbolo, eccetera. Sì, è anche questo. Però è un simbolo efficace, un segno che produce.

Quindi, se veramente questa duplice consacrazione significa la separazione del corpo e del sangue, essa non solo la significa, ma anche la produce. La produce però in maniera sacramentale e sostanziale. Il che ci spiega che questa separazione o effusione se volete del sangue dal corpo di Cristo avvenne sulla croce cruentemente, così in maniera incruenta avviene proprio sull’altare.

Perciò non c’è dubbio che il momento più solenne, più sublime e più grande della Santa Messa, quello sul quale tutto il resto del rito della Santa Messa è concentrato, è il momento della consacrazione del pane e del vino, che allora diventa il corpo e il sangue del Signore.

Allora abbiamo visto l’altra volta, ci siamo soffermati un po’ sul modo particolare in cui la Beata Vergine è stata associata ai misteri del suo Figlio, al mistero della sua nascita, della sua vita, ma anche della sua passione e morte. Ricordatevi della profezia di Simeone. I Santi Padri dicono che la Madonna davanti alla croce del Signore con dolore ha partorito noi peccatori alla vita nuova, mentre con gioia ha partorito il Salvatore a Betlemme,

Proprio con questa sua associazione al sacrificio di Cristo, con questo straziante dolore, che doveva subire in quel momento, chiaramente questo dolore in maniera estremamente significativa è descritto da Simeone come una spada che trafiggerà la sua anima. Proprio la Madonna con questo dolore che ha subito sotto la croce, ha dato la vita a noi peccatori, vita di Cristo, vita di coloro che sono destinati a morire assieme a Cristo per risorgere assieme a lui.

Allora abbiamo visto però come nella Madonna non c’è questo aspetto della necessità di espiare per lei stessa, perché lei era effettivamente perfettamente libera da ogni macchia del peccato sin dalle sue origini, e per questa sua straordinaria purezza e santità, la Madonna era adatta proprio ad unirsi immediatamente in maniera piena e perfetta al sacrificio di Cristo sulla croce. Perciò lei, assieme a Gesù, offriva questo sacrificio del suo figlio. E come il sacrificio del Signore, l’Agnello innocente, era gradito al Padre, così anche il sacrificio della Madonna gli fu gradito.

Invece noialtri, poveri peccatori, non solo dobbiamo offrire dei sacrifici per gli altri, ma dobbiamo in primo luogo cercare di espiare i nostri stessi peccati. Vedete l’importanza della nostra partecipazione alla Santa Messa per la nostra stessa santificazione, per ottenere il perdono del nostro peccato.

E allora bisogna ben tener presente il quadruplice scopo della Santa Messa, la quale è la preghiera più sublime che ci sia, cioè una preghiera, che assieme all’essere preghiera è anche un sacrificio, e che è presentata come preghiera e sacrificio al Padre dal Cristo stesso, la cui preghiera non può essere vana. Vedete l’efficacia di questa preghiera. Il Padre sempre esaudisce il Figlio suo. Noi non meritiamo di essere esauditi Ma quando è Gesù che prega, non c’è nulla che il Padre possa rifiutarGli.

Quindi la Santa Messa è la preghiera più grande che ci sia. Ed è per questo che nella Santa Messa noi ritroviamo tutti gli elementi della preghiera. Perciò, partecipare alla Santa Messa significa soprattutto pregare bene. E pregare bene significa elevare la nostra mente al Signore, quindi, proprio essere presenti spiritualmente a quello che accade sull’altare, essere presenti in questo momento in cui Gesù stesso si rende presente. Dev’essere un nostro vero e proprio incontro con il Salvatore.

Il Salvatore viene in mezzo a noi, il Logos che si è incarnato stabilisce la sua dimora eucaristica e sacramentale in mezzo a noi, e noi ci avviciniamo spiritualmente a Lui. Questo incontro con il Signore è essenziale. E come ogni preghiera, anche questa assume il suo quadruplice momento. Il primo è soprattutto la preghiera di adorazione. Siccome la forma più alta di preghiera è l’adorazione, anche nella Santa Messa soprattutto occorre adorare la Trinità Santissima per il mistero del suo ineffabile amore.

Dio non poteva fare di più di così per l’uomo. Come dice San Tommaso, commosso appunto da questo grande amore di Dio per noi: “Non c’è un altro popolo che abbia Dio così vicino a sé”. Dio che proprio è venuto il più vicino possibile con la sua presenza eucaristica. Adoriamo quindi questo mistero della bontà divina, che si manifesta in Cristo e in particolare in Cristo eucaristico.

E poi in questa adorazione c’è soprattutto per così dire la sottomissione dell’uomo tutto intero a Dio. È per questo che, anche per l’adorazione vale questa definizione, che San Tommaso dà della preghiera, cioè una elevatio mentis ad Deum, nella quale in qualche modo si verifica un’ordinazione dell’uomo rispetto a Dio, cioè l’uomo ordina qualche cosa a Dio.

Si potrebbe dire che questa è la caratteristica della preghiera di impetrazione. Noi chiediamo, infatti, qualche cosa al Signore, ossia che Egli faccia qualcosa a nostro favore. Ma non si tratta solo di ordinare con l’intelligenza pratica, di ordinare nella richiesta o nella impetrazione che qualche cosa sia fatta. Ma si tratta anche di ordinare qualche cosa di più profondo. Cioè si tratta persino di ordinare noi stessi, tutti noi stessi. Ordinarci a chi? Ordinarci a Dio. In che modo? Sottomettendoci a Lui. E questa sottomissione dell’uomo tutto intero a Dio si chiama adorazione.

Quindi, vedete come anche nella preghiera di adorazione c’è questo aspetto della elevatio mentis ad Deum, anzi come proprio l’adorazione realizza in pieno questa definizione, questa stessa essenza della preghiera. Quindi il primo momento è quello della adorazione.

Il secondo momento è quello del ringraziamento. Eucaristia vuol dire proprio questo: benedire, ringraziare il Padre per i benefici che ci ha elargito. Quindi ringraziare il Signore per la sua bontà. Ringraziarlo proprio per meritare di essere esauditi un’altra volta. Perché, se siamo ingrati, non dobbiamo pensare che il Signore avrà ancora pietà di noi. Certo, la bontà di Dio è sempre più grande della nostra scortesia con Dio, chiamiamola così.

Però è una cosa molto importante per la vita spirituale avere questa delicatezza nel nostro rapporto con il Signore, essere attenti a quel bene che ci elargisce e ringraziarLo proprio di cuore. Vedete quindi che l’elemento del ringraziamento è veramente estremamente importante.

Poi c’è anche l’elemento impetrativo, la richiesta. Nella Santa Messa noi dobbiamo presentare al Signore tutto quello che ci sta a cuore. Dobbiamo proprio chiederGli tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Perciò anche questo elemento impetrativo è molto importante. Non scoraggiatevi. Non pensate di non poter domandare nulla davanti ad una presenza così grande. Certo che la presenza è grande, grandissima, però è una presenza di misericordia e di bontà.

Il Signore vuole essere supplicato da noi. Gesù stesso ci chiede di chiedere al Padre suo qualsiasi cosa nel suo nome e ci promette di elargirci tutto quello di cui avremo bisogno. Perciò bisogna insistere con il Signore anche nelle preghiere imperative. Certo, la preghiera di impetrazione deve soprattutto salvaguardare tutti questi accorgimenti di delicatezza. È cosa evidente. Bisogna chiedere cose buone. Ma questa è una cosa naturale.

Ma bisogna poi chiedere anche cose serie. Anche se chiediamo delle cose diciamo un po’ particolari, bisogna sempre chiederle in vista di cose più grandi e soprattutto di quello che è l’oggetto principale della nostra speranza, in vista della salvezza della nostra anima. Bisogna chiedere con riverenza e con pazienza, non con prepotenza.

Con Dio, non bisogna fare un patto in questi termini: “O Dio, o tu mi esaudisci o io non ti prego più”. Questo non si deve mai fare. Perché? Perché naturalmente capovolge la situazione dell’uomo davanti a Dio. È come se l’uomo osasse comandare qualche cosa al Signore. E questo non è delicato[3].

Quindi bisogna effettivamente lasciare che il Signore sia rispettato nella sua sovranità divina e quindi lasciare a Lui anche - cosa importantissima - il tempo e il modo di esaurirci, perché il Signore sa meglio di noi che cosa veramente ci conviene.  È per questo che San Paolo dice che noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere, ma per fortuna è lo Spirito che intercede per noi con gemiti ineffabili. Così, con questo atteggiamento di un certo non sapere o di una certa totale ignoranza, bisogna avvicinarsi a questa preghiera di impetrazione.

E poi infine la Santa Messa in se stessa, tutta intera nel fatto che il Salvatore si rende presente di nuovo nel suo sacrificio sacramentalmente, è un sacrificio di espiazione per i nostri peccati. E quindi ottiene un aumento della gloria di Dio. E allora la bontà di Dio si dilata su tutta la terra. E il Figlio, nel suo sacrificio, anche in quello eucaristico, glorifica il Padre ed è glorificato a sua volta dal Padre.

C’è questo scambio di gloria tra il Padre e il Figlio. Gesù che chiede al Padre: “Padre glorifica il tuo nome”. Vi ricordate nella domenica scorsa, no? E il Padre risponde: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”. Quindi abbiamo questa clara cum laude notitia, questa manifestazione della grandezza, della bontà e della santità del Signore; e l’aumento quindi della gloria estrinseca di Dio.

E poi anche questo sacrificio, ogni volta che è celebrato, ottiene un’ulteriore rappacificazione tra l’uomo e Dio. Questo sacrificio placa sempre Dio nei riguardi di noi peccatori. Quante grazie, carissimi, sono già passate attraverso la Santa Messa, Quanta ira di Dio, che noi abbiamo meritato, ci è stata risparmiata dalla Santa Messa, dal fatto che il Signore ha presentato al Padre suo le sue piaghe.

È l’unica cosa che ci salva, sapete. Altrimenti veramente il Padre Eterno dovrebbe già averci annientati nella sua ira. Ma per fortuna abbiamo un avvocato in cielo, Gesù Cristo, che è sempre lì a intercedere per noi. Allora, al fine di partecipare bene proprio a questa azione suprema della Chiesa, bisogna proprio renderci conto di questa quadruplice funzione della Santa Messa e cioè che è una preghiera di adorazione, di ringraziamento, di impetrazione e sacrificio di espiazione[4].

Poi, c’è il momento estremamente importante della consacrazione. Nel momento della consacrazione occorre che tutti i fedeli, assieme al sacerdote, tutti coloro che appunto sono lì attorno all’altare, compiano un’offerta a Gesù eucaristico. Gesù, l’abbiamo visto, vuole offrire, è animato da questa obbedienza tutta a sua volta accesa di carità. Bisogna ben vedere come l’obbedienza del Signore, che lo porta al sacrificio, questa obbedienza è imperante, dice San Tommaso. Infatti, le virtù più grandi imperano alle virtù più modeste Così la virtù della carità impera a tutte le altre virtù, comanda a tutte le altre virtù.

L’obbedienza del Signore è tutta sottoposta a questo comando della carità. Il Signore obbedisce per amore del Padre e per amore dell’umanità da salvare. E questa obbedienza è usque ad mortem, fino al sacrificio. Ma il Signore, ha una carità espansiva, vuole abbracciare nel suo amore. Ma non è una cosa da poco.

Noi diciamo: “Sì, Signore, abbracciaci pure”. Solo che, l’amore del Signore è molto esigente, perché il Signore, se ci abbraccia nella sua carità, vuole che noi lo seguiamo dove è Lui stesso. Bisogna proprio essere amici del Signore e servi del Signore allo stesso tempo. E il Signore ci dice: “Là, dove sono io, là sarà anche il mio servo”. E quindi, siccome il Signore è salito sulla croce, ci vuole anche noi sulla croce. Capite, carissimi, che l’amore di Gesù è una cosa che ci responsabilizza al massimo.

Ma bisogna proprio in questo momento far questo con molta attenzione, cosa utile, ma molto delicata e sotto un certo aspetto anche rischiosa. Capitemi. Quindi bisogna proprio offrire tutta la nostra vita a Dio, nel momento dell’offerta sacrificale di Gesù, quindi unirci a questo sacrificio.

Cioè a dire proprio che lo vogliamo noi stessi. E quello di cui Gesù ha bisogno, ciò che Gesù desidera è il nostro consenso, vuole il nostro sì libero, sentito, dettato dalla carità, come il suo sacrificio era tutto dettato dalla carità. Vuole il nostro sì dettato dall’amore, il nostro sì di adesione al suo sacrificio.

Infatti, Gesù vuole offrire al Padre sé stesso, ma assieme a sé stesso, l’abbiamo già visto, vuole offrire tutta la Chiesa, tutti coloro che gli appartengono. Ciascuno a suo modo, viene offerto assieme a Gesù. Vedete allora che è molto importante che noi diamo questo nostro pieno consenso ben avvertito e fortemente voluto a questo sacrificio, che è un sacrificio di cui la vittima è allo stesso tempo Gesù e la Chiesa, la quale è come Gesù nel mistero[5], come il Cristo mistico. È cosa importantissima.

Quindi distacco da noi stessi. La carità è questo staccarci da noi per aderire a Dio. Gli Autori antichi, ho in mente soprattutto lo Pseudo-Dionigi, in tante cose non sono attendibili, ma in questo egli dice delle cose molto belle. Dice proprio che la carità, l’amore di Dio, come ogni amore in un certo senso, è un’adesione alla persona amata in maniera tale quasi da distruggere noi stessi. E di fatto, in genere, questa è una cosa molto interessante. Cioè in genere ogni tipo di amore è in sé connotato da un certo sacrificio, e porta in sé il segno di un certo sacrificio. C’è in questa adesione all’altro, a cui si vuol bene, anche un rinunciare a noi stessi.

Questo poi soprattutto nell’amore soprannaturale a Dio, e in particolare un amore soprannaturale di Dio dalla parte di noi peccatori, che abbiamo bisogno per aderire a Dio di santificare noi stessi, cioè staccarci completamente da quell’uomo vecchio, che ancora ci affligge. E questo distacco dalle nostre malvagie inclinazioni, dato che esse sono divenute quasi come una seconda natura che ci avvolge, diventa sempre un morire a noi stessi.

          È per questo che Padre Garrigou-Lagrange cita questa bellissima invocazione o preghiera giaculatoria che diceva il Beato Nicola da Flüe, questo santo svizzero, il quale diceva in tedesco Nimm mich mir, und gib mich dir, prendimi a me e donami a Te. Quindi vedete questo aspetto del distacco da noi e di adesione al Signore. Tutto l’amore di carità è in questa formula: che il Signore ci distacchi da noi stessi, ci prenda, ci tolga da noi stessi, e ci doni completamente a Sè, attraverso il sacrificio del Signore. Quindi bisogna proprio unirsi al sacrificio di Cristo con questa invocazione interiore dettata tutta dalla carità.

          Poi c’è il momento della elevazione, quando il sacerdote alza l’ostia consacrata, che è appena divenuta il corpo del Salvatore, e poi il calice con il sangue di Cristo. Ebbene, in quel momento è giusto che tutti i fedeli vedano proprio questa vittima sacrificale. Addirittura la Chiesa una volta legava delle indulgenze a questo vedere il Signore nel momento del suo sacrificio.

         E questa elevazione delle sacre specie ha un duplice scopo. Non solo quello di adorare. Certo, c’è anche quello. In quel momento bisogna immediatamente fare un atto di adorazione, in questa semplice sottomissione di noi tutti al Signore.

         Ma c’è di più. Dice infatti Sant’Alberto Magno, il nostro illustre confratello: “Le specie sacre vengono elevate durante la Santa Messa perché tutti stendano le mani ed esprimano la loro intenzione di offrirsi ora al Padre per mezzo di Colui che si è offerto una volta per tutte lui stesso sulla croce”.

         Quindi bisogna in qualche modo andare incontro alla croce del Signore, che in questo momento è stata proprio posta davanti a noi sull’altare. Ecco questo incontro tra noi e Gesù. Gesù si è offerto una volta per tutte per noi. Noi ci offriamo per suo tramite alla gloria del Padre.

         In questo senso appunto ci sono queste stupende parole del Canone, che conclude così: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”. E poi si rivolge alla gloria appunto di Dio. Tutto questo nostro agire, il nostro vivere, la nostra esistenza, tutto quello che noi siamo, tutto questo dev’essere offerto al Padre per Cristo, con Cristo e in Cristo.

         Quindi, in quel momento della conclusione del canone, immediatamente prima della preghiera del Padre Nostro, bisogna pensare a questa nostra associazione, a questa nostra unione al sacrificio del Salvatore.

          Il Padre Garrigou-Lagrange fa una meditazione che mi è piaciuta molto e che purtroppo non possiamo molto esplicitare. Ma è un tema che affido al vostro pensiero, e cioè, il fatto che la preghiera nel Santo Rosario, che non è strettamente liturgica, ma vicinissima alla liturgia, in qualche modo spiega e rende fruttuosa la nostra partecipazione alla Santa Messa.

          Al giorno d’oggi, mi raccomando, bisogna stare attenti. Questo è giusto, perché bisogna vedere quello che il sacerdote compie proprio per avere presente il segno e attraverso il segno anche il significato, sempre sperando, come vi ho già detto l’altra volta, che il segno possibilmente rappresenti veramente il grande significato che deve rappresentare.

Fine Prima Parte  

Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

Trascrizione da registrazione di Suor Matilde Nicoletti, OP – Bologna, 6 luglio 2015

Testo con note rivisto da Padre Giovanni Cavalcoli, OP – Varazze, 10 ottobre 2017; Fontanellato, 16 giugno 2025


 
 
 
 
 
 
 
 
 
Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

[1] Si può dire anche riattualizzazione o ripresentazione.

[2] E dello spazio.

[3] È meglio parlare di empietà.

[4] Propriamente parlando, qui non si tratta di diverse forme di preghiera, ma di diversi fini della Messa. L’adorazione, il ringraziamento e il sacrificio sono ì tutti atti religiosi, ma distinti dalla preghiera. Questa invece, propriamente parlando, non è altro che una richiesta di aiuto o di soccorso propria del bisognoso, ossia è un’impetrazione.

[5] Corpo mistico di Cristo. 

1 commento:

  1. Padre Giovanni,
    Papa Leone ha citato ieri, 28 giugno a San Tommaso, in spagnolo: "Santo Tomás comprendió bien que en Cristo-Sabiduría está al mismo tiempo lo más propio de nuestra fe y lo más universal de la inteligencia humana, y por ello, la sabiduría, así entendida, es el lugar natural de encuentro y diálogo con todas las culturas y todas las formas de pensamiento. Leemos en su Comentario a las Sentencias que la sabiduría «ya se trate de una capacidad de la inteligencia o de un don [de Dios], ante todo trata de lo divino; y en cuanto por ella puede ser juzgado todo lo demás, se dice que el sabio alcanza mayor certeza que todos» (III, d. 35, q. 2, a. 2, qc 2). Así pues, no tenemos que alejarnos de Cristo, ni relativizar su lugar único y propio, para conversar de manera respetuosa y fecunda con otras escuelas del saber, antiguas o recientes."
    https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2025/7/28/messaggio-fiuc.html

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