Le primizie dello Spirito
I doni carismatici straordinari dello Spirito Santo
Prima Parte (1/3)
Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù
Col 3,1
La dottrina degli organi del corpo
Già gli antichi pagani, come testimonia il famoso apologo di Menenio Agrippa, hanno avuto l’idea di paragonare la pluralità e diversità dei servizi sociali agli organi di un unico corpo vivente. La stessa idea ricorre in San Paolo, quando espone la sua dottrina del Corpo mistico di Cristo, dove i diversi uffici rappresentano come i singoli organi di questo Corpo.
Ma il rischio di queste rappresentazioni è quello di favorire il totalitarismo e la tirannide, che riduce le singole persone ad ingranaggi di una macchina o agli accidenti di una sostanza, lo Stato o la società; per cui la singola persona risolve il senso della sua esistenza nell’essere funzionale e relativa alla sostanza, in pratica al capo, che rappresenta la sostanza, l’unico vero ente personale, che sostituisce Dio, al quale solo in realtà la persona umana può essere totalmente ordinata, in quanto è il suo creatore.
In questa visuale la persona non è più una sostanza, non è un tutto per conto proprio, ma, col pretesto dei doveri sociali, l’unico Tutto è lo Stato o la comunità. dove la persona è un semplice ente o strumento relativo al capo o alla società; è un accidente della sostanza.
In questa visuale che, col pretesto della relazione sociale, relativizza la persona anziché riconoscere la sua assolutezza, tutto l’essere della persona si esaurisce nell’essere parte, perché lei non sarebbe un tutto, non sarebbe una sostanza. L’unico Tutto, l’unico Soggetto sarebbe lo Stato o la comunità impersonata dal Capo. Ma ciò è falso, perché in tal modo il singolo diventa accidentale, relativo e funzionale allo Stato, al capo dello Stato e agli scopi del capo.
Ora non c’è dubbio che il singolo è in certo modo parte del tutto sociale, ma lo è non nel suo essere totale, ma solo nel suo agire, frutto del suo libero arbitrio, agire che può essere in atto ma anche solo in potenza, e non per questo la sua persona non conserva la sua dignità di sostanza relativa alla divina Sostanza, che è Dio. Un embrione non può certo votare alle elezioni del sindaco, ma questo non vuol dire che non abbia una sua inalienabile dignità proprio in quanto figlio di Dio.
Come tutto il senso di un computer o del telefono sta nel servire a chi li usa, così in questa visione totalitaria delle mansioni delle singole persone nella società, esse sono al servizio del capo per fare tutto quello che il capo vuole ed ordina, giacchè egli è l’interprete e l’esecutore della volontà dei singoli, i quali non vogliono altro che quello che vuole lo Stato, che è il bene delle stesse persone. Questa è la dottrina dello Stato di Hegel, che fu l’anima filosofica del regime hitleriano.
I nazisti credevano con una mentalità panteista che Hitler fosse la sostanza assoluta del loro io empirico, che fosse il loro io profondo e sostanziale. Si trattava di una trasposizione profana e politica della dottrina paolina del Corpo mistico di Cristo, per cui Cristo è il fondamento divino del mio essere, vivere ed esistere. L’individuo, dice Marx, è l’«essere sociale». Se non sei iscritto al Partito comunista, non sei niente e non conti niente. Anzi, tu sei un egoista e parassita sociale.
Lo straordinario nella società
Che tra noi esistano soggetti dotati di attitudini, forze, qualità, virtù o capacità straordinarie, superiori alla media o fuori del comune in tutti i campi delle attività umane non occorre dimostrarlo, tanto è evidente. Queste persone a volte sono chiamate geni. Da qui nasce la graduatoria dei meriti, degli onori, dei permessi, delle concessioni, dei risultati, delle opere, dei frutti, delle realizzazioni, dei premi.
Da qui la possibilità della vanagloria, dei privilegi ingiusti, delle invidie, dei favoritismi, dell’accezione di persone, delle disuguaglianze. L’esistenza invece tra noi di individui particolarmente dotati nei vari campi dev’essere riconosciuta con prudente discernimento – cosa non sempre facile perché a volte questi individui possono apparire scandalosi[1] -, salutata ed accolta con gratitudine dalle mani della Provvidenza, che si compiace di mostrare in alcuni di noi la grandezza della sua potenza e della sua bontà.
Coloro che posseggono queste doti speciali sono tenti a metterle al servizio del prossimo e noi individui comuni e meno dotati abbiamo il dovere o il piacere di approfittare dei sevizi che essi ci offrono, evitando l’invidia, l’adulazione o lo spirito di competizione.
Similmente a quanto avviene nella società, anche nella Chiesa Dio si compiace, mediante il suo Spirito, di elargire ad alcuni fra di noi credenti, favori o doni soprannaturali speciali, eminenti, eccezionali, straordinari o più unici che rari,
I doni dello Spirito Santo
Tali doni sono pertanto qualità o attitudini operative, abiti soprannaturali gratuiti elargiti dallo Spirito Santo, attivi sotto il suo impulso, come elevazione e perfezionamento dell’anima in grazia al fine di santificarla e farle compiere atti al servizio della carità.
La totalità e pienezza di questi doni si trova in Gesù Cristo Nostro Signore, nel Quale sono nascosti tutti i segreti e i tesori della scienza e della sapienza. Mandandoci il suo Spirito, Dono per eccellenza, che è anche lo Spirito del Padre, Cristo con lo Spirito ci dona tutti i doni dello Spirito, che è Spirito di Verità, di Santità, di Amore e di Pace.
Tra tutte le creature umane e celesti Cristo ha voluto riempire di tutti i doni santificanti e carismatici - non gerarchici in quanto donna - in modo eccellente la sua santissima Madre, la Beata Vergine Maria, benché di essi Ella nella sua vita terrena e nascosta, non ne abbia manifestato che un’infinitesima parte, in lei alla quale una spada ha trafitto l’anima e che tutte le generazioni chiameranno beata.
Alcuni dei doni dello Spirito sono santificanti, altri servono al soggetto per il bene, il servizio e l’edificazione della Chiesa. Essi ovviamente si accordano con lo stato di grazia del soggetto. Ma questo stato non è strettamente necessario al nostro esercizio, perché sono per il bene degli altri e non per il bene proprio. Un sacerdote potrebbe celebrare la Messa o confessare senza essere in grazia e non per questo non comunicherebbe la grazia divina ai fedeli.
I doni santificanti sono offerti a tutti, perché tutti sono chiamati alla santità, benché anche qui esistano gradi di santità. Il che vuol dire che Dio non distribuisce a tutti la grazia nella stessa misura. Nessuna creatura, per esempio, è stata tanto favorita e beneficata dalla grazia quanto la Madonna.
Ma poi queste disparità non ingiuste ma misericordiose, volute da Dio, si notano ancor più in quelli che sono i doni ministeriali, connessi ai gradi del sacramento dell’Ordine o alla vita religiosa o a speciali servizi o mansioni nella Chiesa pubblici o privati. Qui è evidente che Dio sceglie solo alcuni, magari umanamente semplici, limitati o sprovveduti, ma umili e obbedienti, per incarichi, compiti, uffici, finalità, opere il cui effetto, la cui importanza, utilità e incidenza recano grande beneficio a una grande quantità di persone nel tempo e nello spazio.
Costoro, però, devono curare anzitutto la propria santificazione, anche perchè essi in tal modo saranno più efficaci nel loro servizio. Tuttavia si può dare il caso che essi esercitino validamente il loro ufficio, anche senza essere in grazia di Dio. Per questo Il Vangelo di Matteo ci presenta addirittura il caso di profeti, esorcisti e taumaturghi che possono non essere in grazia di Dio:
«Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome, cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, operatori di iniquità!» (Mt 7 22-23).
I doni santificanti servono alla santificazione del soggetto che li possiede. Dono di base, origine di tutti gli altri, è il dono della grazia santificante per la remissione dei peccati, che riceviamo col battesimo. Su questa grazia fondamentale si radicano tutti gli altri doni di grazia, che da essa promanano come frutti o effetti di questa grazia basilare: le tre virtù teologali e, come mezzi per il loro pieno sviluppo, i sette doni dello Spirito Santo.
I doni di servizio o ministeriali sono detti anche carismi e sono, come insegna il Concilio Vaticano II[2], di due specie: gerarchici e carismatici. I doni gerarchici sono i tre gradi del sacramento dell’Ordine, riservati al sesso maschile: diaconato, presbiterato ed episcopato. I doni carismatici, ordinari e straordinari, sono conferiti a uomini e donne. Questi doni servono, come si è detto, all’edificazione della Chiesa e al bene dell’umanità.
Lo Spirito Santo suscita anche i misteri liturgici del lettorato e accolitato. Il primo è accessibile anche alla donna. Del secondo la Chiesa sta vagliando la possibilità di conferirlo anche alla donna. Oltre a ciò è in esame la possibilità di un diaconato istituito per la donna.
I doni carismatici rappresentano ed imitano il mistero di Cristo nei suoi due atti o processi fondamentali: la redenzione e la glorificazione o risurrezione. Esistono dunque carismi di passione e carismi escatologici. I primi riguardano la condizione presente di peccatori pentiti che portano il peso della croce scontando i peccati propri e altrui. Riproducono nella propria carne Cristo crocifisso per la salvezza del mondo. Si offrono nella Messa vittime di espiazione con Cristo per la remissione dei peccati. Come Cristo, pagano per noi per ottenerci perdono e misericordia.
Invece i doni escatologici prefigurano e fanno pregustare fin da adesso un inizio o un assaggio o una pallida ma affascinante immagine prefigurativa e profetica della vita futura, delle gioie del paradiso e della gloria della visione beatifica e della risurrezione del corpo nella terra dei risorti.
Uno stato di vita evangelica, maschile e femminile, che associa in sé stessa i doni santificanti con quelli carismatici, è la vita o consacrazione religiosa, ovvero la pratica dei consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza secondo una speciale regola di perfezione e finalità operativa, in forma o cenobitica o eremitica, attiva o contemplativa, o spontanea e privata o pubblica, ufficialmente approvata dalla Chiesa.
Infatti in questo genere di vita il soggetto perfeziona e santifica sé stesso mediante una maggiore libertà dagli affanni e dalle seduzioni del mondo, una maggiore combattività contro il male, una più profonda partecipazione al sacrificio di Cristo, un maggior bisogno di purificazione, un più abbondante nutrimento dello spirito, un maggior impegno di carità.
Praticando le osservanze regolari il religioso cura la sua opera di santificazione e con la fedeltà alla regola dell’Istituto persegue il fine dell’Istituto stesso in unpiù fruttuoso servizio al prossimo e alla Chiesa, nella pratica delle opere della misericordia o corporale o spirituale, o nella promozione del miglioramento o del progresso o della riforma della Chiesa o in aiuto alla missione apostolica della Gerarchia o della Curia Romana.
Doni ordinari e doni straordinari[3]
La distinzione tra doni ordinari (o comuni) e straordinari corrisponde a quelli tra frequenti e rari, compresi i frequentissimi e rarissimi. Essi vanno soggetti a un certo quantum di massima, corrispondente alla loro specie, ma non superano un certo limite, né scendono al di sotto di un certo limite. In alcuni casi, che vanno dai rari ai rarissimi, i casi straordinari, il dono è al di sopra o molto al di sopra del comune, mostrando nell’agente una grazia o dono supplementare che supera di poco o di molto il dono comune od ordinario concesso a tutti. Perché queste differenze? Da che cosa dipendono?
Dipendono dal fatto che Dio onnipotente e bontà infinita, nel mistero dei suoi decreti o disegni sapientissimi, si compiace di dotare le diverse singole creature sia materiali che spirituali di differenti dosi, misure o quantità o intensità di una medesima data qualità o abito o virtù o potenza, dei quali quella data natura nella sua data specie o essenza o singolarità è da Lui rivestita o arricchita o perfezionata per grazia o per essenza.
Nei casi straordinari o eccezionali o unici la gloria di Dio risplende più che in altri affinchè noi li prendiamo a modello, lodiamo Dio per la sua potenza, bontà o misericordia, abbiamo l’umiltà di riconoscerci inferiori e, consci dei nostri doni, li impieghiamo con generosità e zelo, ringraziando Dio, sempre aperti anche noi a ricevere magari inaspettatamente, doni straordinari, se e come e quanto a Lui piacerà, contenti dei doni ricevuti e senza desiderare di più, per non rischiare la vanagloria, la quale ci porterebbe alla rovina.
Cosa importante è saper disporre di un buon criterio di distinzione, di discernimento, valutazione, misura e verifica, basato sulla ragione naturale, sulla divina rivelazione, sul Magistero della Chiesa e su quello dei Dottori, dei teologi e dei santi e della propria esperienza personale, nell’ascolto dei suggerimenti dello Spirito continuamente invocato nella preghiera, vigili contro le insidie del demonio, nella pratica di una vita irreprensibile.
Occorre saper riconoscere l’identità, la specificità, il proprio, il peculiare, la parità, l’uguaglianza e la diversità di ogni dono, ma anche distinguerne i gradi di perfezione e le gerarchie ontologiche, morali, naturali, spirituali, soprannaturali, civili ed ecclesiastiche, secondo il più e il meno, occorre distinguere l’inferiore dal superiore dal supremo, il bene dal meglio e dall’ottimo. Bisogna saper riconoscere il cambiamento, il mutamento, la tendenza, il progresso, il regresso e la stasi. Elenco adesso le varie specie di doni, ciascuno accompagnato dall’esempio di un santo che l’ha posseduto.
Fine Prima Parte (1/3)
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 9 dicembre 2024
La dottrina dei doni dello Spirito Santo è basata sulla dottrina paolina del Corpo mistico, dove esistono vari organi – appunto i vari doni – gli uni al servizio degli altri, tutti reciprocamente complementari e tutti armonizzati, unificati, gerarchizzati e ordinati fra di loro dell’unico Spirito Santo, che è lo Spirito di Cristo, Capo del Corpo, che è la Chiesa.
Tali doni sono pertanto qualità o attitudini operative, abiti soprannaturali gratuiti elargiti dallo Spirito Santo, attivi sotto il suo impulso, come elevazione e perfezionamento dell’anima in grazia al fine di santificarla e farle compiere atti al servizio della carità.
I doni di servizio o ministeriali sono detti anche carismi e sono, come insegna il Concilio Vaticano II, di due specie: gerarchici e carismatici. I doni gerarchici sono i tre gradi del sacramento dell’Ordine, riservati al sesso maschile: diaconato, presbiterato ed episcopato. I doni carismatici, ordinari e straordinari, sono conferiti a uomini e donne. Questi doni servono, come si è detto, all’edificazione della Chiesa e al bene dell’umanità.
Immagine da Internet
[1] Gesù Cristo non è forse apparso più che mai scandaloso? E quanti innovatori o scopritori o inventori o riformatori o persone geniali o artisti o filosofi o profeti o santi sono apparsi a tutta prima dei matti o degli esaltati o dei presuntuosi o degli illusi o degli impostori?
[2] Cost. Dogm. Lumen Gentium, n,4.
[3] Cf Antonio Royo Marín, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, Roma 1965.
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