Insegnare la religione ai giovani - Un ottimo libro di Fabrizio Fabbri

 

Insegnare la religione ai giovani

Un ottimo libro di Fabrizio Fabbri

 La difficile arte dell’educatore

Sappiamo quanto il Papa insista sulla necessità e sull’importanza dell’educazione religiosa dei giovani. Essi vanno ascoltati per conoscere i loro bisogni e le loro possibilità affinchè, quindi, ascoltino i veri maestri e chi può rispondere alla loro radicale richiesta di senso, chi li può comprendere con amore e guidare con saggezza, con energia e dolcezza, verso il compimento delle loro aspirazioni e il raggiungimento della loro felicità.

Il professor Fabrizio Fabbri è uno di questi. Filosofo cattolico, del quale ho avuto già modo di occuparmi nel 2020 su questo blog, da 24 anni insegna religione nelle scuole pubbliche ed ha fatto uscire quest’anno la terza edizione di un libro dal titolo Didattica della santità. Per un modo nuovo di insegnare la religione cattolica, per le edizioni il Cerchio di Rimini.

Certo l’insegnamento della religione nella scuola pubblica non può competere dal punto di vista organizzativo e giuridico con l‘istruzione e formazione istituzionali impartite dalla parrocchia, non si sostituisce al compito educativo dei genitori e alla formazione offerta dai vari movimenti cattolici, non pretende di sostituire i corsi o istituti diocesani di teologia per laici, o la pastorale giovanile e vocazionale  gestita dagli Istituti religiosi maschili e femminili o la formazione spirituale promossa dagli ambienti monastici.

E tuttavia svolge una sua funzione ben precisa ed insostituibile, alquanto preziosa: quella di venire in contatto con ambienti giovanili estranei o ignari degli ambienti ecclesiali o al mondo cattolico, con la possibilità di far conoscere a questi giovani una proposta di vita, un concetto dell’esistenza, un ideale di felicità, uno scopo ultimo dell’agire umano, una possibilità di autorealizzazione meravigliosa o una prospettiva di grandezza e di gloria prima impensate o la possibilità di saziare la loro sete di perfezione o di assoluto o di infinito che prima ritenevano illusoria,

Naturalmente l’insegnamento della religione nella scuola pubblica non significa necessariamente insegnamento della religione cattolica. L’insegnante non è necessariamente un sacerdote, ma può essere benissimo un laico uomo o donna, il quale può semplicemente trattare della religione come problema o tema esistenziale, storico, morale, sociologico, folcloristico, liturgico, psicologico, teologico, filosofico o addirittura metafisico.

Io ricordo come nel lontano 1961 al liceo classico di Ravenna ebbi come insegnante di religione un santo sacerdote, tomista maritainiano dottissimo, dal tratto amabilissimo, sempre sereno e di buon umore, Don Giovanni Buzzoni, il quale in classe non impartiva una lezione, ma seduto in cattedra accoglieva attorno a sè tra gli studenti quei pochi, credenti e non credenti, che erano interessati a fargli domande od obiezioni, ed egli con molta pazienza e benignità e pronto allo scherzo, dialogava e discuteva con loro, mentre gli altri studenti non interessati chiassosamente chiacchieravano fra di loro o ripassavano la  lezione per il giorno dopo, dato che era l’ultima ora di lezione.

Se poi lo studente voleva proseguire il dialogo, Don Giovanni era sempre pronto a continuarlo a casa sua in un piccolo ordinatissimo studio pieno di libri. Io fui  uno di quelli. Non ho parole per esprimere la mia riconoscenza a questo santo sacerdote, che, con la sua parola suadente e persuasiva, con i suoi ragionamenti inoppugnabili basati sul buon senso, mi sollevò da un abisso di angosciosa incertezza nel quale, benché fossi stato educato nella religione cattolica, ero precipitato alla lettura di Cartesio, che passa per essere il fondatore della «filosofia moderna».

Viceversa mi ero accorto, come nota Heidegger, che Cartesio, atteggiandosi a rifondatore del pensiero dell’umanità, non fa altro che riproporre l’arcaico soggettivismo scettico di Protagora. Il famoso celebratissimo cogito ergo sum che da cinque secoli è esaltato da una schiera infinita di entusiasti seguaci, è in realtà una colossale truffa che provoca solo protervia, ipocrisia e sfrontatezza[1].

Don Giovanni mi guarì dalla mia spaventosa malattia con la divina sapienza di San Tommaso in versione maritainiana. E fu la mia salvezza. Sono convinto che Don Giovanni gettò nella mia anima il germe di quella vocazione domenicana, che sarebbe sbocciata solo nel 1971, allorchè decisi di farmi Domenicano.

Ho poi capito che l’insegnante di religione può sostanzialmente seguire due metodi didattici: o un metodo dottrinale, per il quale il giovane è chiamato a mettere in pratica ciò che ha imparato o un metodo esistenziale, per il quale l’insegnante propone modelli concreti, di persone esistite o esistenti, di vita da imitare. I due metodi sono indisgiungibili, perchè non è possibile imitare se non si sa qual è la norma morale che il modello mette in pratica. E d’altra parte, non basta conoscere la norma morale, se non la si vede applicata in un santo che la mette in pratica in modo esemplare. Don Buzzoni seguiva il primo metodo; Fabbri segue il secondo.

Comunque in entrambi è presente ed operante l’arte dell’educatore, il quale, similmente a quanto avviene nella generazione biologica, forma dei soggetti che siano a sua volta capaci di trasmettere i valori ricevuti alle successive generazioni, ed anzi svilupparli, approfondirli e farli crescere, e capaci di abbandonare ciò che è superato, di cambiare ciò che non serve più e di correggere ciò che è sbagliato. È così che si attua il progresso della scienza, della cultura, della religione, della virtù, della società, della Chiesa e dell’umanità.

L’educatore e l’insegnante rappresentano i ministri per mezzo dei quali avviene l’attuazione del compito della famiglia, della scuola, della società e della Chiesa. Purtroppo nella storia, parallelamente all’attività di coloro che edificano e fanno vivere, progredire e quindi trasmettono il sapere, la vita e la virtù, si dà l’attività di coloro che riproducono i distruttori, gli scettici, i sovversivi, i ribelli, i traditori, i rivoluzionari.

Accanto ai veri maestri ci sono sempre i falsi maestri. Questi oscurano laddove gli altri illuminano, confondono laddove gli altri danno chiarezza, equivocano laddove quelli distinguono, imboniscono mentre quelli argomentano, creano problemi laddove quelli facilitano il cammino, turbano laddove quelli tranquillizzano, irritano laddove quelli pacificano, scoraggiano laddove quelli danno coraggio, distruggono ciò che quelli costruiscono, rovesciano ciò che quelli raddrizzano, feriscono laddove gli altri guariscono, reprimono laddove gli altri liberano, creano il dubbio laddove quelli danno certezza, affliggono laddove quelli danno la gioia, disperdono i valori che quelli conservano, ostacolano ciò che quelli promuovono, spengono ciò che quelli accendono, disorientano laddove quelli danno l’orientamento, restano attaccati a cose inutili che quelli abbandonano. Questo contrasto percorre tutta la storia dell’umanità ed avrà fine solo alla Parusia di Cristo con la definitiva separazione tra chi cerca il vero e il bene e chi li rifiuta e li odia.

Il libro di Fabbri

La lettura del o libro di Fabbri ci fa comprendere i come egli è sensibile a tutti i compiti dell’educatore cattolico: stimolare i giovani al culto divino, aiutarli a scoprire la vocazione divina, guidarli alla scoperta di Dio, insegnar loro la preghiera e la liturgia, trasmette loro il senso e il rispetto del sacro, far loro capire che cosa è la religione e in particolare la religione cattolica, addestrarli al dialogo interreligioso, mostrar loro  il nesso indissolubile fra religione e amore del prossimo, religione e morale, religione e politica, religione e cultura, religione e santità.

È un compito arduo sia per la situazione attuale della Chiesa, della società e delle famiglie e sia per la condizione psicologica stessa del giovane, fortemente attratto dagli allettamenti del senso, portato all’arroganza, oscillante tra i facili entusiasmi e gli altrettanto facili abbattimenti, volubile, incerto, eppur bisognoso di certezza, fragile davanti alla spinta delle passioni, restio alla meditazione e eccitato da una forte immaginazione, portato più all’esteriorità che all’interiorità, attratto da utopiche visioni.

Eppure Fabbri ha una straordinaria capacità di suscitare l’interesse, stimolare al bene, comprendere i bisogni e le aspirazioni dei giovani, leggere a fondo nel loro spirito, favorire le buone inclinazioni, spegnere quelle cattive, scoprire i doni che Dio dà a ciascuno, farsi amare, perché egli stesso è mosso da un grande amore e desiderio di servirli nei loro legittimi bisogni e di accontentarli in tutto ciò che è lecito, benefico e di loro vantaggio.

Conosce bene le loro risorse e le loro possibilità: interrogarsi sul senso della vita, prendersi cura  dei poveri e dei bisognosi, dedicarsi ad attività benefiche e sociali, perseguire alti ideali e appassionate amicizie.  Nel contempo Fabbri non manca di ricordare i giovani freddi e sordi all’appello della verità, della virtù e della santità, anime spente, portati ai disordini sessuali, alla violenza, egoisti. Ma anche questi sono oggetto della sua attenzione e della sua carità, se non altro per ricordarli nella preghiera.

Fabbri lavora sulla base di una forte preparazione spirituale, filosofica, teologica, letteraria ed artistica, nel campo della pittura, della musica, del teatro e del cinema. Presenta in abbondanza brani di insegnamenti pontifici sull’educazione da Pio XI fino al Papa attuale. Espone le famose cinque vie di San Tommaso d’Aquino per dimostrare l’esistenza di Dio.

L’Autore presenta il suo programma educativo come una «didattica della santità». Egli guida alla comprensione della religione cattolica presentando figure di Santi o personaggi esemplari, ossia coloro che esemplarmente hanno non solo insegnato la religione cattolica, ma l’hanno messa in pratica e vissuta in modo esemplare ed eroico.

Fabbri si è accorto che la straordinaria convinzione, la gioia profonda del loro vivere, la loro generosa dedizione al prossimo nelle forme e nei modi più svariati, illuminano la mente e scaldano il cuore dei giovani, calamitano la loro attenzione e il loro interesse, distogliendoli dalle vanità e dai vizi e stimolandoli all’imitazione, con la facoltà per ognuno di scegliere ciò che in ciascun santo meglio si confà alla propria indole o inclinazione o ai propri gusti personali.

Egli poi riporta numerosissimi scritti degli studenti, nei quali essi manifestano le loro impressioni e commenti dopo aver appreso la storia di molti Santi o personaggi esemplari o dalla viva voce dall’insegnante o da apposite pubblicazioni o anche da filmati.

 

«La spinta decisiva, la conferma definitiva – dice Fabbri a p.32 – della validità di una didattica della santità, mi è arrivata da un brano di uno dei più bei documenti magisteriali di Giovanni Paolo II, la Lettera apostolica Novo millennio ineunte emanata il 6 gennaio 2001, in cui il Santo Pontefice fa un bilancio del grande Giubileo del 2000, allora appena concluso e in ogni settore indica la strada della Chiesa per il terzo millennio. Il brano, formante i paragrafi 30 e 31 del cap.3 (intitolato significativamente “A partire da Cristo”) così dice:

 

“In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi il cammino pastorale è quello della santità. … Finito il Giubileo ricomincia il cammino ordinario, ma additare la santità resta più che mai un’urgenza della pastorale. Occorre allora riscoprire in tutto il suo valore programmatico: il capitolo quinto della Lumen gentium dedicato alla vocazione universale alla santità. … La riscoperta della Chiesa come mistero, ossia come popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Colui Che è per antonomasia il Santo, il tre volte santo. Professare la Chiesa come santa significa additare il suo volto di Sposa di Cristo, per la quale egli si è donato proprio al fine di santificarla. Questo dono di santità per così dire oggettiva è offerto a ciascun battezzato. Ma il dono si traduce a sua volta in un compito, che deve governare l’intera esistenza cristiana”.

Fabbri fa spesso riferimento ai suoi maestri, alla stessa Sacra Scrittura ed al Magistero della Chiesa, ma poi anche a Sant’Agostino, San Tommaso, Santa Caterina da Siena, Dante, il Padre Surin, San Giovanni Bosco, Garrigou-Lagrange, Royo-Marín, Maritain, Romano Amerio, Dom Marmion, Guardini, Von Balthasar, Don Giussani, Don Barsotti, Don Oreste Benzi, Don Pino Puglisi e molti altri.

L’Autore fa un lungo elenco di figure di Santi presentati agli alunni, tra i quali spiccano i nomi Santa Teresa di Gesù Bambino e Santa Teresa di Calcutta., Ma poi ecco apparire, tanto per sceglierne alcuni tra i più noti, Sant’Agostino, San Bernardo di Chiaravalle, San Domenico, San Francesco d‘Assisi, Santa Chiara d’Assisi, Sant’Antonio di Padova, S. Rita da Cascia, San Giovanna d’Arco, Santa Teresa di Gesù, San Giovanni della Croce, San Filippo Neri, San Tommaso Moro, San Vincenzo Depaoli, Sant’Ignazio di Loyola, San Camillo de Lellis,  San Francesco di Sales, Santa Luisa di Marillac, San Giovanni Maria Vianney, Santa Bernadette Soubirous, San Giuseppe Moscati, Santa Maria Goretti, Santa Elisabetta della Trinità, San Pio da Pietrelcina, Santa Francesca Saverio Cabrini, il Beato Piergiorgio Frassati, San Luigi Orione, San Massimiliano Kolbe, Santa Teresa Benedetta della Croce, la Beata Benedetta Bianchi Porro, San Josemaria Escrivà de Balaguer, i Santi Francesco e Giacinta Marco.

Le ultime pagine sono dedicate ad alcune riflessioni circa il delicato problema della condotta sessuale dei giovani e dei gravi ostacoli che molte forze agenti nella società odierna oppongono ad una sana educazione sessuale. L’Autore con comprensibile apprensione che a volte raggiunge i toni dello sdegno, fa un quadro dettagliato della situazione, nel quale, pur denunciando comportamenti viziosi diffusi su larga scala, ben lungi dallo scoraggiarsi, trova motivo per un zelante impegno ricco di speranza accompagnata dall’offerta e dalla proposta di soluzioni alternative, delle quali è ricco il libro,  frutto della sua lunga esperienza didattica, ricca di risultati consolanti ed incoraggianti, che testimoniano della bontà dei metodi educativi impiegati e documentati nel presente libro, al quale auguriamo il più ampio successo, affinchè l’esempio di Fabbri sia imitato da molti altri educatori e altre folte schiere di giovani, attratti dall’esempio dei loro coetanei, possano preparare per la Chiesa e per la società un futuro luminoso e più avanzato nella edificazione del regno di Dio e del progresso umano.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 20 dicembre 2024

 

 
«La spinta decisiva, la conferma definitiva – dice Fabbri a p.32 – della validità di una didattica della santità, mi è arrivata da un brano di uno dei più bei documenti magisteriali di Giovanni Paolo II, la Lettera apostolica Novo millennio ineunte emanata il 6 gennaio 2001, in cui il Santo Pontefice fa un bilancio del grande Giubileo del 2000, allora appena concluso e in ogni settore indica la strada della Chiesa per il terzo millennio. Il brano, formante i paragrafi 30 e 31 del cap.3 (intitolato significativamente “A partire da Cristo”) così dice: 
 “In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi il cammino pastorale è quello della santità. 
 
Immagine da Internet

[1] Nel 1663 le opere di Cartesio furono messe all’Indice. Ma qant anche tra i cattolici hanno ascoltato la voce della santa Madre Chiesa?

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