Il Beato Giuseppe Girotti testimone di Cristo davanti ad Hitler - Prima Parte (1/2)

 

 

Il Beato Giuseppe Girotti

testimone di Cristo davanti ad Hitler

Prima Parte (1/2)

 Davide contro Golia

Il mio Confratello ed amico Padre Massimo Negrelli, incaricato per le Cause dei Santi della mia provincia domenicana, pubblicò nel 2014 presso le Edizioni ESD  di Bologna una biografia del Beato Giuseppe Girotti[1], domenicano ucciso nel campo di concentramento di  Dachau  dai nazisti in odio alla fede cristiana, da lui testimoniata con la carità verso gli Ebrei perseguitati dal nazismo.

Di recente Padre Massimo mi ha inviato come suo contributo al presente Anno Santo, una Presentazione del suo libro con richiesta di pubblicazione, cosa che faccio ben volentieri. Essa contiene un breve profilo biografico del Martire domenicano, che fu anche illustre biblista. Ecco il testo.

«Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5) è l’avvio del testo della Bolla di indizione del Giubileo ordinario, l’Anno Santo 2025, che Papa Francesco ha scritto e continua: «La testimonianza più convincente di tale speranza ci viene offerta dai martiri che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza»[2].  

Padre Giuseppe Girotti nasce ad Alba (CN), il 19 luglio 1905. Frate domenicano, è ordinato sacerdote a Chieri il 3 agosto 1930.

A Gerusalemme è discepolo all’Ècole Biblique et Archéologique Française (1932-1934), del P. Marie-Joseph Lagrange, il fondatore. Rientrato, a Torino, è docente di esegesi e pubblica il Commento a I Sapienziali (1938) e a Il Libro di Isaia (1941).

P. Giuseppe non poteva studiare la Parola di Dio tenendosi a distanza dalle sue esigenze e della carità, in particolare. Il cuore suo accanto alla miseria dei fratelli, tutti, indistintamente, perché bisognosi, poveri. Per farsi prossimo non respinge nessuno, tantomeno gli ebrei. Tutti avvicina. Arrestato il 29 agosto 1944 – martirio di San Giovanni Battista – a Torino (Le Nuove), viene poi incarcerato a Milano (San Vittore) e a Bolzano (Durchgangslager). Il 7 ottobre, festa della Madonna del Santo Rosario è trasferito e giunge a Dachau (Konzentrationslager) dove è ucciso, in odio alla fede, il 1° aprile 1945, Pasqua di Risurrezione; riconosciuto martire della carità è stato beatificato, nel Duomo di Alba, il 26 aprile 2014.

Esegeta e martire è Padre Giuseppe Girotti O.P. e perciò, vorremmo aggiungere: l’arte sua, finissima, di trasformare la propria esistenza in un commento vissuto delle verità salvifiche contenute nei Libri Santi. L’abilità dottrinale con cui stendeva le note esegetiche la traduce nella sua esistenza compiuta e così incarna la Parola di Dio.

«Si animava con la speranza in Dio misericordioso e cercava di animare gli altri»[3]. Insegnamento e testimonianza a noi, le sue parole e i suoi gesti, a ben vivere l’Anno Santo 2025 e oltre.

Il Beato Giuseppe Girotti è una splendida e nobilissima figura di esegeta  domenicano, modello per gli esegeti cattolici, che nella sua piccolezza e mitezza evangeliche si erge come un gigante davanti al Drago rosso dell’Apocalisse, è il giovane Davide, che con un sasso abbatte il gigante Golia. È il servo della verità e dell’amore che smaschera il regno della menzogna e dell’odio.

Padre Giuseppe ha un’altissima stima del popolo ebraico, conoscendo bene la sua elezione divina e quella vocazione sacerdotale che lo rende, nella pienezza della Chiesa, luce, guida e liberatore dei popoli sul cammino della salvezza e dell’unione con Dio. Non è certo un adulatore degli ebrei: conosce bene i loro difetti che Dio stesso nella Bibbia loro contesta.

Ma da buon cattolico e buon esegeta aveva in orrore ciò che minimamente potesse offendere la dignità dell’ebreo, non parliamo poi dell’idea criminale di sterminarlo, benchè già nei millenni passati era avvento che questo piccolo popolo corresse il pericolo di essere soppresso e sempre aveva incontrato la protezione divina.

Nel corso dei millenni grandi imperi che guardavano il piccolo Israele con tono minaccioso o l’intento di renderlo schiavo sono scomparsi. Ma Israele ha perseverato con un’incredibile tenacia e capacità di conservare la propria identità etnica, spirituale, culturale e religiosa. È proprio questa scrupolosa cura della propria identità testimoniata dalle scuole rabbiniche, dalla conservazione della Scrittura, dal possesso di lunghe genealogie, che permise ai nazisti di ottenere dati anagrafici precisi e criteri sicuri per distinguere gli ebrei dai non ebrei anche quando alcuni di essi avevano assunto nomi tedeschi o polacchi o italiani o francesi o di altre nazioni.

Naturalmente esiste anche un ebraismo inquinato da influssi estranei di vario genere, come possiamo osservare nel Talmud e nella Kabbala, influssi di carattere manicheo, gnostico, materialista, panteista e addirittura ateo, per quanto ciò possa apparire paradossale nel «popolo di Dio».

Naturalmente non che non esistessero incroci, a causa di matrimoni misti, ma esisteva una legislazione che comunque stabiliva le condizioni minime per le quali la discendenza poteva considerarsi ancora ebraica. Nessuno dubita che a causa del ripetersi di matrimoni misti l’identità ebraica in alcuni individui si sia dissolta completamente. È interessante notare come a volte il peggior nemico dell’ebreo è proprio l’ebreo, quando costui rifiuta la tradizione religiosa del suo popolo, ben sapendo che l’esser ebreo è indisgiungibile dalla sua vocazione messianica.

Certamente il fatto che Padre Giuseppe aiutasse ebrei a sottrarsi alla persecuzione nazista fu il motivo formale del suo arresto da parte dei nazisti e quindi, in fin dei conti, della sua uccisione a Dachau. Sarebbe tuttavia troppo limitato il nostro sguardo se si limitasse a considerare questo comportamento, già di per sé stesso eroico e che nessuno si sentiva di imitare, pur nella segreta ammirazione, ben conoscendo i gravissimi rischi ai quali andava incontro. Altri, diciamocelo pure schietto, badavano alla propria pelle. Esisteva poi una forte propaganda denigratoria contro gli ebrei non sempre, peraltro, come accade in questi casi, priva di qualche buona ragione.

Padre Giuseppe usava tutte le precauzioni per evitare di essere scoperto. Ma purtroppo, come Cristo, fu tradito da una persona da lui ben conosciuta. La radice della sua grande carità non si esaurisce nel buon cuore o nella filantropia. Una testimonianza eroica di carità come la sua non si spiega a sufficienza con questi fattori semplicemente umani. Ma la carità è il frutto della verità di fede. La verità può restare sterile, senza carità. Ma non c’è carità senza verità. Ed è logico che quanto più conosciamo la verità, tanto più siamo stimolati a praticare la carità.

Ora all’esegeta biblico Girotti certo non mancava la conoscenza della verità e di quella più importante, che è la verità della Parola di Dio, che egli diligentissimamente indagava con metodo scientifico sulla base di una raffinatissima preparazione che teneva conto dell’esegesi dei Padri, dei Dottori, di San Tommaso d’Aquino, del Magistero e degli altri esegeti contemporanei cattolici e non cattolici.

Si fa fatica a capire come nello spazio di pochi anni – morì a 39 anni – fosse riuscito a fornirsi di tanto vasta e preziosa cultura. Dobbiamo dedurre che egli, certamente accanto ad un’acuta intelligenza illuminata dalla preghiera, possedesse un ottimo metodo di lavoro, che gli consentiva di impiegare al meglio tutto il tempo a disposizione.

Padre Giuseppe aveva fama presso alcuni di trascurare le leggi dell’Ordine, di essere trasandato nel vestire, di dimenticare gli obblighi dell’osservanza regolare. Ma dovremmo ricordare che questi fenomeni nel caso di Girotti non devono essere spiegati con poco amore verso la sua professione religiosa, ma si tratta di cose che capitano a tutti gli spiriti molto assorbiti in Dio, per cui succede che perdono la percezione della realtà.

Una domanda che da una parte ci illumina e dall’altra ci mette a disagio riguardo alla vicenda di Padre Girotti, è come mai nell’ambiente torinese degli stessi domenicani la testimonianza di Girotti sia stata del tutto isolata, anche se aveva naturalmente segreti collaboratori. Questo fatto ci dice due cose: da una parte la constatazione di quale virtù rara sia il coraggio e la piena coerenza dell’essere cristiano, per cui per non avere noie si preferisce cedere all’andazzo e dall’altra vediamo in ciò rifulgere la virtù eroica del Beato, perché, come testimoniano i fatti, difendere allora gli ebrei voleva dire mettere a repentaglio la propria vita.

La figura del Padre Girotti si colloca tra quelle di altri Santi come Edith Stein, Massimiliano Kolbe e Tito Brandsma, che sono stati testimoni della Parola di Dio davanti alle menzogne della dottrina hitleriana e alla crudeltà delle sue applicazioni. Molti infatti rimangono giustamente inorriditi ed increduli davanti agli inenarrabili delitti commessi dal regime nazista, ma molto pochi sono andati a cercare le scaturigini prime, ideologiche, mentali, intellettuali, spirituali di quelle azioni; pochi, si sono interrogati e si sono accorti di quali sono state le radici dottrinali, i princìpi e le idee ispiratrici, la cui applicazione ha reso possibili quegli infiniti orrori e quelle diaboliche crudeltà.

La rivelazione di queste scaturigini ci conduce a personaggi famosi, non certo privi di grandi meriti storici, personaggi dei quali a tutta prima non sospetteremmo la responsabilità, della quale però essi stessi probabilmente non erano consapevoli, responsabilità oggettive anche se da loro non previste e non intese, conseguenze delle loro premesse, conseguenze però forse alle quali essi stessi non avevano pensato e che non erano nelle loro intenzioni. Ma la consequenzialità logica è inesorabile ed essa si verifica anche quando chi pone le premesse non intende metterla in funzione o non si accorge di essa.

Nel pensiero di Hitler è evidente l’influsso di quei personaggi, anche se egli non li ha conosciuti direttamente e comunque è possibile trovare un nesso logico con loro, anche se Hitler non ha tratto i suoi pensieri deliberatamente dalle idee di quei personaggi.  Troviamo così allora in Hitler la eco delle idee di Hegel, di Nietzsche e di Darwin. E andando a ritroso rispetto a costoro, potremmo incontrare Cartesio e Lutero.

Giorgio Galli, profondo e documentatissimo studioso del pensiero, della personalità e degli intenti di Hitler[4], mostra che alle radici prime del nazismo c’è un’interpretazione della Bibbia, che riconduce il suo sostanziale conflitto fra giusti ed empi, fra Israele popolo eletto e i pagani, al dualismo iranico del conflitto tra i figli della luce rappresentanti del Dio buono (Ahura Mazda) e i figli delle tenebre rappresentanti del dio malvagio (Arimane), per cui la Bibbia tradurrebbe il primo Dio in Cristo, vertice del popolo ebraico, e il secondo dio in Satana, capo della razza ariana.

Come dimostra Giorgio Galli, Hitler si era persuaso del primato razziale e filosofico del popolo tedesco non solo perché esisteva già una tradizione risalente a Lutero che arrivava fino ac Nietzsche ed Heidegger, ma anche in forza di contatti con società segrete, come per esempio quella di Thule ed assiduo lettore di dottrine esoteriche e frequentatore di veggenti e indovini.

Dunque il ridurre Hitler a un revanscista egocentrico megalomane parlatore formidabile, grande manovratore politico, trascinatore di folle, assetato di farsi adorare dai tedeschi, come garante della loro volontà di potenza, comandandoli a bacchetta, come fa per esempio Hans-Ulrich Thamer[5], ci svela certo una verità su Hitler, ma non le radici prime delle sue intenzioni e della visione che aveva della propria missione storica. Per trovare queste Galli ha fatto un buon lavoro[6].

Hitler tuttavia risolse il conflitto fra giusti ed empi in modo puramente etnico, come in fondo fa l’Antico Testamento e non afferrò che i giusti di cui parla Cristo nella stessa Apocalisse non sono solo i giusti di Israele, che comunque resta popolo eletto, ma tutti coloro che Gli obbediscono, quale che sia il popolo al quale appartengono, compreso il tedesco. Ma questi non ha alcun diritto a presentarsi come popolo messianico, dominatore su tutta l’umanità, perché se esiste un popolo messianico, questo non è altro che la Chiesa di Cristo.

Fine Prima Parte (1/2)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 1 Febbraio 2025


Padre Giuseppe usava tutte le precauzioni per evitare di essere scoperto. Ma purtroppo, come Cristo, fu tradito da una persona da lui ben conosciuta. La radice della sua grande carità non si esaurisce nel buon cuore o nella filantropia. Una testimonianza eroica di carità come la sua non si spiega a sufficienza con questi fattori semplicemente umani. Ma la carità è il frutto della verità di fede. La verità può restare sterile, senza carità. Ma non c’è carità senza verità. Ed è logico che quanto più conosciamo la verità, tanto più siamo stimolati a praticare la carità.


[1] La carità segreta. Il Beato Giuseppe Girotti O.P. martire, Edizioni ESD Bologna 2014. Nel 2021 il Padre Negrelli ha pubblicato una seconda e più ampia biografia del Padre Girotti, La decima stazione. Giuseppe Girotti O.P. Beato e Martire, Edizioni ESD, Bologna.

[2] Francesco, Spes non confudit, Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025,9 maggio 2024, n. 20.

[3] Summarium, p. 223, don Angelo Dalmasso.

[4] Hitler e l’esoterismo, OAKS Editrice, 2020; Hitler e la cultura occulta, Edizioni Rizzoli, Milano 2016.

[5] Adolf Hitler. Biografia di un dittatore, Carocci Editore, Roma 2021.

[6] Notevole al riguardo è anche lo studio di René Alleau, Le origini occulte del nazismo. Il Terzo Reich e le società segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 1989.,

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