Mediatori di pace
Ogni Concilio, grazie all’impulso dello Spirito Santo, fa avanzare la Chiesa sulle vie del regno di Dio, ma in quanto opera umana, contiene sempre limiti e difetti pastorali, i cui effetti negativi richiedono un nuovo Concilio che vi rimedi e così via fino alla fine del mondo. Il Vaticano II non fa eccezione. Esso certamente ha aperto un’epoca nuova, rimediando all’eccessiva severità che era stata avviata dal Concilio di Trento sia all’interno della Chiesa che nei confronti del mondo.
Per capire l’opera del Concilio nei suoi pregi e nei suoi difetti bisogna leggere i discorsi di San Giovanni XXIII in preparazione al Concilio o il famoso discorso inaugurale, che danno al Concilio la sua impostazione. Il pregio della pastorale di San Giovanni XXIII, che ha indotto a convocare il Concilio è stato l’aver capito che occorreva che la Chiesa assumesse i valori della modernità.
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Benedetto XVI è stato l’unico Papa del postconcilio che parlando ai lefevriani espresse critiche al Concilio, facendo loro presente che se volevano essere in comunione con la Chiesa, dovevano accettare le dottrine nuove del Concilio, ma che nel contempo era lecito «discutere la parte pastorale».
Affermazione
della massima importanza perché finalmente, dopo quasi cinquant’anni dalla fine
del Concilio giungeva un riconoscimento sommamente autorevole di una certa
posizione critica che si manifestò sin dall’immediato postconcilio non riguardo
alle dottrine, ma all’impostazione pastorale.
Immagini da Internet:
- I Cavalieri dell'Apocalisse, Miniatura (970 circa)
- La Donna dell’Apocalisse, di Rubens
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