12 agosto, 2025

Attualità di Giordano Bruno - Seconda Parte (2/5)

 

Attualità di Giordano Bruno

Seconda Parte (2/5)

Realismo, idealismo, gnosticismo

 

L’attualità di Bruno si inquadra in quel filone di pensiero elitario ed esoterico dalle origini antichissime in Occidente e ancora più in Oriente che si fa promotore della grandezza dell’uomo con l’enfatizzarne i poteri spirituali oltre ogni ragionevole limite, così che gli venga in uggia o gli appaia intollerabile la soggezione a qualcuno che gli prescriva ciò che deve pensare e ciò che deve fare.

Attraverso un processo di autosuggestione l’individuo s’immagina di essere l’autocoscienza assoluta, centro dell’universo, anima del mondo, una goccia nell’oceano dell’essere, identificato col puro pensiero, una scintilla del fuoco divino, un raggio del sole degli spiriti, circondato dall’orizzonte onnipervadente dell’infinito, debole e fragile apparizione dell’assoluto, naufragato nel mare dell’ineffabile, temporalizzazione dell’eterno, il mondo come volontà e rappresentazione. È il clima dell’idealismo da Parmenide a Plotino fino a Gentile e Severino.

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Col concetto dell’essere abbiamo la più ampia delle nostre categorie o dei nostri predicati, categorie con le quali possiamo concepire tutto e ogni cosa, anche ciò che supera la nostra intelligenza, purchè sia una realtà. In tal modo Dio e il mondo, in quanto da noi pensati e concepiti, vengono ad essere inclusi assieme dentro il cerchio dell’essere, appaiono come un predicato inferiore e più ristretto del concetto e del predicato dell’essere. Appaiono come qualcosa di meno e al di sotto del puro essere, dell’essere come essere, appaiono come parti dell’essere intero o della totalità dell’essere.

Se il nostro concetto dell’essere include Dio e le cose, non vuol dire che l’essere superi l’essere divino o includa in sé l’essere divino, perché non esiste essere superiore all’essere divino. In altre parole, ciò non vuol dire che l’essere sia qualcosa di più ampio di Dio. 

Quando pensiamo alla totalità dell’essere, dobbiamo stare attenti a non confondere la totalità come categoria con la totalità reale dell’essere. Nel primo caso pensiamo Dio insieme col creato come fossero un unico essere. Nel secondo caso la totalità dell’essere è solo Dio.

L’essere divino non può essere un composto, una «sintesi», come credeva Hegel, di essere divino ed essere mondano, ma è l’essere uno e totale, completo, infinito ed assoluto, l’ipsum Esse per se subsistens. Questa identità in Dio dell’essere finito con l’essere infinito è l’aspetto di verità del panteismo.

Tuttavia è vero che le essenze delle cose, in quanto ideate da Dio, sono eterne come Dio. Questa è la parte di verità della metafisica di Severino. Parmenide ha confuso essere finito ed essere infinito, pensiero ed essere, e perciò è il fondatore dell’idealismo e del panteismo.

Immagine da Internet: Ermete Trismegistro 

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