05 marzo, 2022

La missione del sacerdote - Prima Parte (1/3)

  La missione del sacerdote

Prima Parte (1/3)

Fate questo in memoria di Me                                                                                                      

Dedicato a Sua Ecc.za Rev.ma  

Mons.Enrico Solmi, Vescovo di Parma

Una formazione inadeguata 

L’attuale scarsità di giovani interessati a farsi sacerdoti e un certo numero di sacerdoti, che per vari aspetti non osservano adeguatamente i loro doveri sacerdotali dipendono dal fatto che si è diffusa una concezione errata o non sufficientemente alta del sacerdozio, che indirizza il giovane per una via sbagliata oppure una via che manca di quell’attrattiva che invogli e spinga il giovane ad abbracciare la vita sacerdotale, disposto ad affrontare tutta la disciplina, le rinunce e i sacrifici che richiede.

Si chiede al giovane di affrontare tutti questi sacrifici e rinunce senza fornirgli un motivo sufficiente perché egli si senta giustificato a farli. Cioè non si mostra al giovane la maggiore bellezza della vita sacerdotale rispetto a quella laicale o matrimoniale. In questo caso anche il giovane che ha la vocazione, non la sente perché non gli si fa prender coscienza di averla e non gli si mostra la superiore bellezza. Viceversa il giovane che ha la vocazione la scopre solo se gliela è presentata in tutta la sua verità, attrattiva e bellezza. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-missione-del-sacerdote-prima-parte-13.html

Il Concilio ha presentato il sacerdote come l’uomo della vita e della morte: ecco il battesimo e i funerali, l’inizio e la fine nella luce di Dio. 

È l’uomo che ha dimestichezza e tratta con la vita e con la morte. È l’uomo della grazia e del peccato, della sofferenza e della gioia. È l’uomo del perdono e della giustizia. È il maestro che insegna, il padre che ha pietà, il medico che guarisce, il giudice che distingue lo Spirito Santo dal demonio, le pecore dai capri, il grano dal loglio.

 

Alcuni esegeti filoprotestanti e modernisti hanno fatto credere a molti che la concezione dell’uomo, come composto di spirito e corpo, non corrisponderebbe alla concezione biblica che presenta un’immagine unitaria dell’uomo, ma alla concezione propria del «dualismo greco».

Ne è venuta la conseguenza di sostituire in nome di una pretestuosa «spiritualità biblica» il ragionamento con l’intuizione, il concreto all’astratto, l’esperienza al concetto, il singolare all’universale, il contatto immediato con l’oggetto al contatto mediato rappresentativo, dell’intelletto con l’immaginazione, l’emozione e l’affettività sensibile alla volontà, il piacere all’amore.  

Immagini da Internet

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