La creazione divina secondo Gustavo Bontadini
Terza Parte (3/5)
Una concezione insufficiente del principio di identità
La proposta parmenidea ha il fascino di un filosofo che ci esorta ad una fedeltà assoluta alla verità, in totale sincerità, onestà, lealtà, limpidezza e trasparenza, nel totale rifiuto di ogni diminuzione, cedimento, incoerenza, contraddizione, compromesso, doppiezza, opportunismo, accomodamento, ambiguità. Siamo posti davanti ad una scelta: o per l’essere o contro l’essere. Un animo cristiano come Bontadini lesse in questa proposta: o per Dio o contro Dio. Tertium non datur.
Si notano inoltre nel suo animo le tracce di un’educazione cristiana ricevuta con forte accentuazione ascetica: il mondo è vano, infido, falso, ammaliatore, pericoloso, ingannevole, ribelle alla verità. È un non-essere che pretende di essere e vorrebbe addirittura presentarsi come l’Assoluto, come Dio. Per raggiungere Dio bisogna rifiutare le insidie, le vane apparenze e le illusioni del mondo, smascherarne la sua vuotezza e la sua nullità. Occorre negare il mondo se vogliamo affermare Dio.
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Bontadini, sviato da Parmenide, interpretò il principio di identità non nella formula giusta che si ricava da Aristotele – non è possibile che l’ente sia e non sia simultaneamente e sotto il medesimo rapporto –, ma nel modo parmenideo: esiste un solo l’essere, l’essere che non può non essere; il non essere non esiste.
Parmenide, come è noto, intende l’essere come uno, sicchè tutto è uno. Le distinzioni, il divenire e il tempo sono mere apparenze. Parmenide ha quindi lasciato il divenire fuori dell’identità e quindi fuori dell’essere, nella mera apparenza. Non è riuscito, come invece riuscirà Aristotele, a farsi una nozione analogica dell’essere; non ha saputo riconoscere l’identità del divenire.
Certamente il nulla è il non-essere, ma non si può dire che non esista, altrimenti come potremmo parlarne e comprenderci fra noi quando ne parliamo? In realtà il concetto del nulla è un concetto originario come quello dell’essere. Basta negare l’essere per avere il nulla, sicchè nessuno confonde l’essere col nulla.
Il nulla
entra dunque nell’orizzonte degli enti di ragione.
Se infatti il nulla non esistesse, la creazione sarebbe impossibile e si potrebbe essere indotti a concepire la creatura sul modello dell’emanazione divina o addirittura della processione divina sul modello delle Persone divine e saremmo nel panteismo. Dio ovviamente non crea il nulla, dal quale estrae le creature come da un serbatoio; tuttavia si deve dire che il nulla esiste nel momento in cui Dio crea la creatura, nulla inteso come non-essere della creatura che Egli va a creare, nulla precedente l’esistere della creatura.
Immagini da Internet: Raffigurazioni del nulla e del Big Bang
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