950.000 russi morti. Per che cosa? - Seconda Parte (2/2)

 

950.000 russi morti. Per che cosa?

Seconda Parte (2/2)

 Perché lo scisma del 1054?

Credo che noi Europei non ci rendiamo conto di quale terribile ferita all’Europa abbia inferto il famoso scisma d’Oriente del 1054, con la tendenza che abbiamo a relegarlo ad un semplice episodio religioso del passato. Non riflettiamo abbastanza che oggi l’Europa dell’Ovest è separata da un abisso dall’Europa russa, per cui è semplicemente ridicolo parlare di edificazione dell’Europa senza trovare il modo di ottenere che ne faccia parte anche la Russia.

Un contrasto di tipo teologico o una questione astratta come quella del Filioque ci paiono del tutto ininfluenti o di nessun interesse ai fini di un lavoro concreto ed efficace per ottenere la pace fra Russi ed Ucraini e per edificare l’unione europea. Forse è meglio il riarmo proposto dalla Von der Leyen. Per cui ci sembra che il ricordare che cosa è stato quello scisma non sia di alcuna utilità per risolvere la guerra in Ucraina.  Ma le cose non stanno assolutamente così.

Resta dunque importantissimo, a tal fine, a mio parere, tener presente che cosa è stato questo scisma e quali sono state le conseguenze nella storia europea. Esso è stato provocato da una amara e irreparabile delusione nell’orizzonte di ciò a cui una persona o un popolo che si rispettino tengono di più: la propria vita spirituale e il proprio cammino di salvezza eterna.

Infatti, con la famosa scomunica del Patriarca di Costantinopoli da parte di Roma,  Costantinopoli perse la fiducia nell’autorità del Papa come interprete della rivelazione e pastore universale della Chiesa. La sua decisione di aggiungere il Filioque al Credo, proposizione ritenuta eretica, fu vista da Costantinopoli come segno che il Papa di Roma non era più affidabile nella guida della Chiesa, che aveva perduto quella credibilità che fino ad allora si era meritato e pertanto per seguire la vera dottrina di Cristo, che egli tradiva, bisognava abbandonarlo e rivolgersi al patrimonio dottrinale precedentemente definito e condiviso e respingere come eretica l’innovazione che veniva da Roma.

Ma ecco sorgere subito un’obiezione: Cristo non aveva promesso a Pietro e ai suoi successori di assisterli fino alla fine del mondo? Che cosa dunque era successo? Costantinopoli pensò che Cristo dicendo a Pietro che era la pietra sulla quale fondava la Chiesa e incaricandolo di confermare i fratelli nella fede non intendeva assisterlo fino alla fine del mondo.

I Patriarchi costantinopolitani cominciarono a credere che avendo il successore di Pietro tradito il suo mandato, non ci si poteva più fidare della sua guida ed occorreva rivolgersi direttamente a Cristo, allo Spirito Santo, alle Scritture, alla Tradizione, ai Padri, e ai decreti dei Concili precedenti l’incidente del Filioque. Non mancava il materiale autorevole di riferimento.

Solo che nasceva un grosso guaio, del quale gli ortodossi, inguaribilmente attaccati al passato e fissi sul passato, non hanno mai preso atto, a costo delle più incresciose conseguenze, cioè il fatto che la dottrina di Cristo è certo sempre quella, ma nostro dovere è quello di conoscerla sempre meglio e a tal fine Cristo ci ha donato lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa alla pienezza della verità.

E da qui nasceva il progresso dogmatico, che comportava eventualmente l’introduzione di nuovi termini o nuovi concetti o nuovi modi di dire, ma all’unico scopo di chiarire, approfondire ed esplicitare quello che già si sapeva. Si trattava di un aumento del sapere non perchè la Chiesa imparasse o conoscesse nuove cose – le cose rivelate da Cristo erano sempre quelle -, ma perché si migliorava il modo di conoscere le stesse cose. Come dicevano i teologi scolastici: non nova, sed nove.

Ma  nasceva anche una cosa incresciosa, che avrebbe portato cristiani ad opporsi a cristiani sui contenuti essenziali della fede cristiana. Gli ortodossi non dubitavano di aver ragione loro contra Roma: la prima Roma aveva fallito. Bisognava che le subentrasse la secondo Roma, Costantinopoli; e  poi nel 1589 Mosca, erede di Costantinopoli, ma desiderosa di primeggiare, fece lo stesso ragionamento che Costantinopoli aveva fatto contro Roma e, chiamando se stessa Terza Roma, si convinse che adesso era lei che doveva insegnare la retta dottrina e condurre l’umanità alla salvezza, contro la Prima e la Seconda Roma, ormai fallimentari.

Si stenta a capire con quale giudizio, con quale assennatezza e illusione di libertà i protestanti e gli ortodossi hanno voluto sottrarsi alla soggezione al Papa, garante dell’unità della Chiesa, suprema istanza dottrinale e giuridica, guida infallibile nella fede, moderatore della disciplina ecclesiastica, custode della libertà della Chiesa e protettore di pastori e vescovi contro i soprusi dei governi civili. Con quale coerenza l’ortodosso presenta una figura di vescovo che esige obbedienza dai fedeli e rifiuta obbedienza al Papa? Quale mai comunità nell’umanità vive da sola, di pura sinodalità, senza un capo?

Quello che meraviglia in questo scisma è il peso e la portata enorme dei suoi attori: un intero raggruppamento di episcopati con a capo Costantinopoli.  Il gesto di vescovi ribelli al Papa è una cosa scandalosissima e dannosissima, considerando la dignità dell’ufficio episcopale, il legame strettissimo che deve congiungerlo al Papa, il dovere che ha di rappresentante del Papa, di promotore dell’unità e della comunione con lui, il suo compito di maestro della fede. Sorprende anche come dopo mille anni l’episcopato ortodosso persevera dignitosamente pur senza la comunione col Papa e la sua assistenza, privi della sua guida pastorale. È comprensibile invece che i protestanti, privi della componente sacerdotale, siano finiti in certe tendenze dottrinali, nelle più svariate aberrazioni ideologiche.

Il rifiuto ortodosso del Filioque è la ragione del rifiuto del primato del Romano Pontefice. Con lo scisma del 1054 gli ortodossi hanno perso di vista che la giurisdizione papale universale nella Chiesa è assistita dallo Spirito Santo, che procede dal Figlio, il Quale, incaricando Pietro in sua vece di governare la Chiesa sulla terra, gli ha evidentemente assicurato l’assistenza dello Spirito che procede dal Figlio.

Gli ortodossi sono pertanto conseguenti nel seguente ragionamento formalmente corretto, ma fondato su di una base falsa: siccome lo Spirito non procede dal  Figlio, Cristo ha sì affidato a Pietro il compito di governare la Chiesa, ma per un tempo limitato, per una missione semplicemente umana e provvisoria, legata alla grandezza politica di Roma, decadendo la quale, il primato della guida della Chiesa passò a Costantinopoli, la Nuova Roma, superata a sua volta successivamente, al suo decadere politico, dalla Terza Roma di Mosca. Cristo quindi, secondo gli ortodossi, non ha assicurato a Pietro alcuna assistenza dello Spirito fino alla fine del mondo. Non poteva farlo, perchè Egli non fa procedere da Sé lo Spirito, che procede solo dal Padre.

Per questo gli ortodossi, che passano per essere i grandi devoti dello Spirito Santo e in ciò maestri anche a noi cattolici fedeli al Papa, in realtà, limitando la processione dello Spirito dal solo Padre, limitano l’azione dello Spirito alla sola esperienza mistica personale e monastica e negano la sua azione nella conduzione petrina della Chiesa, la quale ha il suo fondamento e ragion d’essere nella processione dello Spirito dal Figlio.

Essi, nella loro volontà di salvare la monarchia del Padre, ammettono che lo Spirito procede dal Padre per mezzo del Figlio. Questo è anche vero, ma la monarchia del Padre come Principio della Trinità si salva lo stesso ed anzi meglio ammettendo anche il Filioque, perché lo Spirito non procede da Padre e Figlio come da due princìpi alla pari, cioè non procede dal Padre e dal Figlio in quanto Persone, ma in quanto unico Dio, Deum de Deo. Viceversa, col loro ridurre il Figlio a puro mezzo del Padre, non dimenticano l’uguaglianza col Padre? Non rischiano l’arianesimo? Non c’è nulla di sconveniente che la Persona divina emani lo Spirito. Il Figlio non è Persona divina?

Può un dissenso in campo teologico generare conflitti così profondi, scatenare passioni così violente, da condurre due popoli a scontrarsi in una guerra? Può sembrare del tutto fuori luogo vedere nel dissenso circa il Filioque 1000 anni fa tra Roma e Costantinopoli l’origine prima di una divisione nella cristianità europea, che, nel corso dei secoli successivi, sarebbe maturata nell’attuale guerra in Ucraina.

Grazie a Dio quella ferita portata al cuore del mistero centrale della fede cristiana, la Santissima Trinità, ad opera degli stessi Pastori del gregge di Cristo, ha lasciato la sostanza dell’unità fraterna attorno a questo Mistero centrale. Tuttavia quale impressionante separazione da Roma di una porzione così vasta ed eletta della Chiesa visibile! E dopo 1000 anni, nonostante i benefìci dell’ecumenismo, ancora non vediamo i segni di una ricomposizione: i fratelli ortodossi continuano a non vedere nel Papa il Pastore comune. In una vana ricerca dell’unità, assente in mancanza del Papa, gli ortodossi sono come un gregge senza pastore.

Hanno un bel parlare della sinodalità o collegialità, della sobornost, ma in pratica questo ideale, in sé ottimo perché ispirato nientemeno che alla vita della Trinità, resta un bel sogno sublime, mistico ma irrealizzabile, sostituito in pratica dalla dura e prosaica realtà delle Chiese nazionali e l’istituto falsamente liberante, ma in realtà dissolvente dell’autocefalia.

Mentre è nella Chiesa cattolica, unita da un solo pastore, che può realizzarsi la vera sinodalità. Come ci ha insegnando Papa Francesco, noi cattolici possiamo imparare dalle dottrine ortodosse sulla sinodalità, ma chi può realizzarla veramente siamo noi cattolici, che sappiamo unire lo Spirito carismatico del popolo di Dio allo Spirito gerarchico che fa capo a Pietro.

La fede confusa con l’identità nazionale

Così succede che i Russi ortodossi autoproclamatisi nel sec. XVI Terza Roma, si considerano come i custodi dell’ortodossia cristiana. Un russo cattolico, secondo loro, tradisce la Russia. Gli scismatici d’oriente si considerano i veri cattolici, che hanno conservato la retta fede contro l’eresia del Vescovo di Roma. Il patriarca scismatico di Mosca si considera come erede e correttore del Vescovo di Roma, che nel passato ha tradito la retta fede. In questo senso il patriarca moscovita designa la propria Chiesa come Terza Roma, dopo e al di sopra del patriarcato scismatico di Costantinopoli, che Mosca considera come Seconda Roma, mentre Mosca sarebbe per il Patriarca di Mosca detentrice della piena ortodossia cristiana, corrotta dal Papa di Roma, ossia della prima Roma.

La Chiesa ucraina seguì Costantinopoli nello scisma da Roma e successivamente seguì Mosca nella sua separazione da Costantinopoli e nella sua pretesa di aver superato, come Terza Roma, Costantinopoli. Per questo tuttora una parte degli ortodossi ucraini dipende dal Patriarcato di Mosca, mentre esiste anche una Chiesa ortodossa nazionale indipendente da Mosca.

L’Ucraina fu cristianizzata da San Vladimiro re di Kiev nel 988 in comunione col Papa. Ma quando Costantinopoli si separò da Roma, gli Ucraini seguirono Costantinopoli e quando Mosca si separò da Costantinopoli, seguirono Mosca. Per questo il Patriarca di Mosca è Patriarca «di tutte le Russie», ossia la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina.

Come il popolo russo di Mosca è nato dal popolo russo di Kiev, così è stata Kiev nel sec. XIII a cristianizzare Mosca, ma purtroppo già infetta dallo scisma costantinopolitano.

Presto però, già dal sec. XIV, Mosca diventò un centro di potere politico superiore a Kiev, per cui accadde che, siccome per la mentalità ortodossa la Chiesa della città politicamente più potente ha diritto di dominare su di una Chiesa che ha sede in una città meno potente, allora la Chiesa di Mosca cominciò a dominare Kiev sia politicamente che ecclesialmente.  

Ma nel contempo quel popolo che all’inizio nel sec. IX era un solo popolo russo- ucraino, cominciò successivamente a differenziarsi al suo interno per lingua, usi e costumi e così poco a poco nacquero quelli che, soprattutto a partire dal sec. XIX, sono due popoli distinti, per quante affinità possano conservare: il popolo russo e il popolo ucraino, distinti oggi come oggi addirittura in stati autonomi e sovrani.

Tuttavia Ucraini e Russi a tutt’oggi sono rimasti ortodossi e, se di recente è nata una Chiesa ortodossa autocefala ucraina indipendente da Mosca, resta che in Ucraina una buona parte della popolazione  è ortodossa rimasta fedele a Mosca, benché molti fedeli,  scandalizzati per la smaccata benedizione data dal Patriarca Cirillo alla crudele invasione russa, lo abbiano abbandonato per mettersi sotto l’obbedienza di Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, che ha severamente condannato l’invasione russa. Nel contempo è presente in Ucraina in piccola percentuale la Chiesa cattolica uniate, che non è ben vista dai nazionalisti ucraini, per i quali essere ucraini vuol dire essere ortodossi.

Infatti, quando anche l’Ucraina abbracciò l’ortodossia, anche gli Ucraini assunsero la mentalità degli ortodossi russi: l’Ucraino non era un vero ucraino se non era ortodosso insieme con Mosca. Il ragionamento degli ortodossi è il seguente: un Russo non è Russo, se non è ortodosso e così l’Ucraino non è Ucraino se non è ortodosso.

Per questo nel sec. XVII, quando in Ucraina nacque la Chiesa uniate, unita a Roma, gli ortodossi ucraini considerarono i cattolici traditori della patria. San Giosafat, che aveva condotto molti ucraini dall’ortodossia al cattolicesimo, fu ucciso perché considerato ad un tempo traditore della patria e dell’ortodossia.

Non c’è dubbio che uno dei motivi dell’aggressione russa è quello di colpire i cattolici ucraini, soprattutto quelli di orientamento modernista considerati infettati dai vizi dell’Occidente, ma anche quelli normali fedeli al Papa, che per gli ortodossi resta sempre il nemico dell’ortodossia e con ciò stesso del popolo russo, che, come Terza Roma, si considera il faro della retta fede cristiana per tutta l’umanità. I cattolici che attirano le simpatie degli ortodossi sono probabilmente i lefevriani, impigliati in uno sclerotizzato tradizionalismo che in qualche modo assomiglia a quello ortodosso, con la differenza che questo è fermo al 1054, mentre quello al 1959, anno d’inizio del Concilio Vaticano II, che essi considerano d’ispirazione modernista.

La conversione della Russia

Per capire il senso e il perché di questa guerra, bisogna mettersi dal punto di vista dei Russi, giacchè sono loro che l’hanno voluta, mossa e causata. Alcuni dicono che sono stati spinti da Putin e dal suo gruppo di potere. Quindi essa, più che dal popolo russo, sarebbe stata voluta dal regime per scopi espansionistici o imperialistici. Che Putin sia l’erede dello stile autocratico e dispotico degli zar, nessun dubbio. Ma ricordiamoci che nessun dittatore riesce a mandare un esercito in guerra, se, per quanto obbligato, la maggioranza del popolo non è con lui, magari ingannata dalle sue idee, ma comunque in qualche modo convinta ed anzi certe volte fanatizzata del fascino esercitato dal dittatore.

Se centinaia di migliaia di soldati sono pronti ad uccidere e a rischiare la vita non lo fanno perché diversamente sarebbero puniti o perché sono mercenari, ma lo fanno per convinzione quantomeno soggettiva, anche se con non idee sbagliate perverse od imperialiste.

Detto questo, bisogna che allora ci mettiamo dal punto di vista del popolo russo guardando indietro nella storia fino alla Rivoluzione Russa del 1917. Che cosa è successo? Che il popolo russo si accorse che la Chiesa ortodossa non era stata capace di sollecitare le necessarie riforme sociali ed economiche a causa della spiritualità tipicamente ortodossa che favorisce l’inerzia davanti all’ingiustizia, col pretesto che occorre curare gl’interessi dell’anima prima che quelli del corpo. 

Ma ai primi del ‘900 il mondo ortodosso e lo stesso regime zarista fu ingannato dalla falsa spiritualità di Rasputin, che rappresentava il lato più ambiguo del misticismo russo: la stura data alle passioni carnali col pretesto che l’esperienza mistica non è concettuale, ma puramente esistenziale.

Questo per la gente onesta, oppressa dal regime, era il colmo, ma fu anche una delle micce che accesero la Rivoluzione. La tragedia del popolo russo fu che per rimediare a tanto male, i marxisti credettero che il mezzo fosse il materialismo ateo marxista: e per questo scoppiò la Rivoluzione.

Il popolo russo sostituì alla religione ortodossa degli avi il programma marxista. Ma, dopo gli eccessi terribili dello stalinismo, verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, si accorse di aver sbagliato strada: la Russia, benché si fosse data da fare anche per diffondere la prassi marxista in tante nazioni povere e sfruttate del mondo, si accorse che con l’odio e la violenza, la bestemmia e l’empietà stava distruggendo se stessa.

Stava realizzandosi la profezia della Madonna a Fatima circa la conversione della Russia. I Russi si accorsero che nei 70 anni del regime sovietico avevano dimenticato la santa Russa, l’anima religiosa e mistica del popolo russo, che aveva creato la grandezza della Russia degli zar.

Nel 1989 il popolo russo ha voluto riprendere in mano le sue risorse religiose, caratterizzate dall’ortodossia, abbandonando il progetto marxista. Dobbiamo tuttavia notare che la Russia non si è pienamente convertita secondo gli auspici della Madonna a Fatima. Ma anche l’Ucraina ha bisogno di convertirsi a Cristo, giacchè è chiaro che quando la Madonna parlava della Russia, sottintendeva anche l’Ucraina.

La Madonna evidentemente non giudica sufficiente ad una piena conversione il semplice abbandono dell’ateismo comunista e il ritorno al cristianesimo, ma chiede quella pienezza di cristianesimo che è il cattolicesimo nella comunione col Papa. È solo a questa condizione che Russi ed Ucraini potranno ritrovare quella fratellanza che esistette ai tempi di San Vladimiro.

Resta tuttavia il fatto della comune devozione di noi cattolici e i nostri fratelli ortodossi alla Santissima Madre di Dio, Regina della pace, alla quale affidiamo con immensa fiducia la causa della pace in Ucraina.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 24 aprile 2025

 


I Russi ortodossi, autoproclamatisi nel sec. XVI Terza Roma, si considerano come i custodi dell’ortodossia cristiana. Un russo cattolico, secondo loro, tradisce la Russia. Gli scismatici d’oriente si considerano i veri cattolici, che hanno conservato la retta fede contro l’eresia del Vescovo di Roma. Il patriarca scismatico di Mosca si considera come erede e correttore del Vescovo di Roma, che nel passato ha tradito la retta fede. In questo senso il patriarca moscovita designa la propria Chiesa come Terza Roma, dopo e al di sopra del patriarcato scismatico di Costantinopoli, che Mosca considera come Seconda Roma, mentre Mosca sarebbe per il Patriarca di Mosca detentrice della piena ortodossia cristiana, corrotta dal Papa di Roma, ossia della prima Roma.

Per capire il senso e il perché di questa guerra, bisogna mettersi dal punto di vista dei Russi, giacchè sono loro che l’hanno voluta, mossa e causata. Alcuni dicono che sono stati spinti da Putin e dal suo gruppo di potere. Quindi essa, più che dal popolo russo, sarebbe stata voluta dal regime per scopi espansionistici o imperialistici. Che Putin sia l’erede dello stile autocratico e dispotico degli zar, nessun dubbio. Ma ricordiamoci che nessun dittatore riesce a mandare un esercito in guerra, se, per quanto obbligato, la maggioranza del popolo non è con lui, magari ingannata dalle sue idee, ma comunque in qualche modo convinta ed anzi certe volte fanatizzata del fascino esercitato dal dittatore.


Nel 1989 il popolo russo ha voluto riprendere in mano le sue risorse religiose, caratterizzate dall’ortodossia, abbandonando il progetto marxista. Dobbiamo tuttavia notare che la Russia non si è pienamente convertita secondo gli auspici della Madonna a Fatima. Ma anche l’Ucraina ha bisogno di convertirsi a Cristo, giacchè è chiaro che quando la Madonna parlava della Russia, sottintendeva anche l’Ucraina.

Resta tuttavia il fatto della comune devozione di noi cattolici e i nostri fratelli ortodossi alla Santissima Madre di Dio, Regina della pace, alla quale affidiamo con immensa fiducia la causa della pace in Ucraina.

 

Immagini da Internet: Vergine di Vladimir



7 commenti:

  1. Salute Padre Cavalcoli. Ho letto la prima parte dell'articolo e ora questa seconda. Non riesco a capire perchè voglia in essi mantenere un certo fondo di ingenuità (la stimo colto e informato per tacere certe cose). Comunque...
    detto questo credo che a lei risulti che ci sia una "quarta Roma" che vorrebbe affermarsi al di sopra delle prime tre, una "quarta Roma" che confonde l’identità nazionale (o meglio Imperiale) con la Fede, che confedera in una alleanza militare tutti li migliori paesi a maggioranza protestante di qualsiasi risma (il buon San Pio x nel catechismo ricordava che il protestantesimo si era liquefatto in mille rivoli).
    Quanto poi all'aspetto politico, basta mettere insieme i tasselli dal 1989 ad oggi.
    Le lascio i miei più cordiali saluti.
    P.S. Ha ragione lei, è una guerra di religione, ma i protagonisti non soli gli ortodossi, anzi...

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    1. Caro anonimo,
      gli argomenti che lei tratta sono interessantissimi e di primaria importanza, ma trovo diversi punti che mi sono oscuri. Avrei piacere che lei mi spiegasse che cosa intende dire o a che cosa si riferisce quando dice che “mantengo un fondo di ingenuità”. Per quanto riguarda la “quarta Roma” come una “alleanza militare di tutti i migliori paesi a maggioranza protestante di qualsiasi risma”, posso pensare che essa sia data dalle forze occidentali, americane ed europee, che attualmente sono impegnate nella guerra contro la Russia. È questo che lei intende? Avrei piacere anche che lei mi chiarisse questa affermazione: “Quanto poi all'aspetto politico, basta mettere insieme i tasselli dal 1989 ad oggi”.

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  2. Salute Padre Cavalcoli.
    Mi scuso se le rispondo solo ora, perché solo ora ho letto.
    Rispondere è virtà di cortesia e lo faccio.

    1) Riguardo al "fondo di ingenuità", intendevo dire che lei indovina perfettamente che è una guerra di religione, solo che non tratta la cosa nella sua complessità e dimentica altri "attori", e cioè i "protestanti di qualsiasi risma" che sarebbero gli eredi di Enrico VIII cioè gli anglicani e i protestanti americani (sempre che si possano definir tali, perché non si sa proprio più a cosa possa essere assimilata la galassia evangelical, come previsto da S. Pio X "le dissenzioni lo lacerarono, si moltiplicarono le sétte, che dividendosi e suddividendosi lo ridussero in frammenti). Per non parlare del messianismo apocalittico che pervade tale galassia e che va ad intrecciarsi col messianismo di altri attori...
    Ora il "protestantesimo" in qualsiasi forma sia e di qualsiasi risma, non ha e odia tutto ciò -e chi- profuma di "Eucaristia".
    Odia tutto ciò che profuma di venerazione della Santa Madre di Dio.
    Eppure guarda caso nei paesi dell'est la Santa Madre di Dio è veneratissima...
    E i vescovi sono veri vescovi, cioè successori degli Apostoli, i preti veri preti e quello che si "consacra" è veramente "Il Corpo e il Sangue di Cristo.
    E questo ad alcuni scatena odio.
    Idem tale odio verso la Chiesa (e quando dico Chiesa intendo anche quella Ortodossa poiché avendo l'Eucaristia essa è veramente Chiesa) è condiviso dai paesi che un tempo erano cattolici e oggi sono del tutto ATEI (e dove la massoneria spadroneggia).
    Quale è quella "alleanza militare" che raduna tutti i paesi a maggioranza protestante e atea, scriverglielo offenderebbe la sua intelligenza, lei lo sa.
    Dunque si è una guerra di religione, e anche ben mascherata.

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  3. Per chiarezza, la quarta Roma sarebbe, almeno nella mia idea delle cose, la Roma Caput Mundi (sedicente) cristiana ma non cattolica, senza Eucaristia e senza Maria; questo a prescindere dall'aspetto della collocazione geografica.

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    1. Caro Anonimo,
      ho compreso e apprezzato il senso del suo contributo, che a tutta prima non avevo capito. Effettivamente il conflitto tra UE e Russia è complicato dall’elemento protestante dell’Occidente. Si sa quanto Lutero disprezzava la mistica, che la paragonava al Platonismo.
      Tuttavia la cosa curiosa è che tra protestantesimo idealista e misticismo russo c’è anche un punto di contatto, che è dato dalla convergenza del relativismo concettuale protestante con l’apofatismo della mistica russa. Un esempio di ciò lo possiamo trovare in Soloviev, in quanto era ammiratore sia dei mistici russi che di Hegel.
      Inoltre sappiamo bene quale poca stima i protestanti hanno per la Madonna e viceversa quanta venerazione ne abbiamo noi cattolici e gli ortodossi.
      L’auspicio che possiamo formare per la cessazione della guerra in Ucraina è che il Papa riesca a prendere in mano le redini della situazione e fare il mediatore di pace.

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    2. Salute Padre Cavalcoli.
      Grato della risposta. Faccio mio il suo auspicio, permettendomi di aggiungere che a noi tocca di cercare di aiutare con la preghiera e con l'esempio di vita. Un buon esempio è anche quello che ci ha chiesto Leone XVI di "disarmare le parole", Forse per questo sono stato molto criptico nel primo commento, e ho cercato di essere quasi asettico nel secondo, illustrando solo i miei argomenti spero in modo pacato e disarmato.
      I miei più cordiali saluti.
      Franco.

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    3. Caro Franco,
      certamente il Papa con le sue parole ha inteso esortarci ad usare un linguaggio che non favorisca il conflitto o l’aggressività e tanto meno l’odio. Purtroppo, quando scoppia una guerra, il primo problema non è tanto il fatto materiale del conflitto, cosa pur sempre tristissima, ma il problema più importante ed urgente da risolvere è quella quasi inevitabile parzialità degli animi, sia da una parte che dall’altra, per cui lo sguardo perde la sua obbiettività e il parlare non riflette più una conoscenza oggettiva, ma diventa uno sfogo di passionalità, che mantiene acceso il fuoco del conflitto.
      E allora, che cosa bisogna fare? Appunto quello che ci dice il Papa: prima di disarmare i soldati, bisogna disarmare il linguaggio. E questo non riguarda solo i combattenti sul campo di battaglia, ma riguarda tutti noi, i quali in queste circostanze siamo presi dalla tentazione dello spirito di parte. E riguarda soprattutto i mezzi di informazione, che, invece di fare il loro dovere in maniera onesta, rischiano di essere manipolati dallo scatenarsi delle passioni.

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