Il ruggito del Leone

 

Il ruggito del Leone

Cominciò a cacciare i venditori (Lc 19,45)

Papa Francesco si è adoperato in tanti modi per il bene della Chiesa e dell’umanità. Sono certo che il nuovo Papa raccoglierà la sua eredità e la arricchirà. Tuttavia, come ogni Papa, anche il più santo, anche Francesco ha avuto i suoi difetti umani, i quali, se non hanno potuto infettare il magistero dove ogni Papa è maestro di verità, certamente hanno toccato la sua condotta morale e la sua attività pastorale.

È evidente come l’elezione del nuovo Papa Leone XIV, basti solo considerare il nome e i ricordi storici che esso evoca, senza misconoscere il valore dell’opera compiuta da Francesco, intende spostare il timone della Chiesa su di una rotta diversa, anche se sostanzialmente  la stessa e diversamente non potrebbe essere, una rotta rispondente a valori o esigenze che durante il pontificato di Francesco non erano sufficientemente affermati o soddisfatti o erano stati taciuti o accantonati o sottostimati. Penso in modo particolare alla cura della sana dottrina, alla critica degli errori moderni, al recupero dell’ascetica e dell’apologetica. 

Al riguardo vorrei fare alcune considerazioni concernenti appunto la questione del governo della Chiesa, dei punti circa i quali conviene od urge, secondo me, che il Papa attuale intervenga a rimediare o a recuperare.

Alcuni princìpi di una buona conduzione pastorale della Chiesa

In linea di principio è bene scomunicare chi rovina la Chiesa dall’interno. La scomunica, oltre ad essere un provvedimento che ha lo scopo di stimolare lo scomunicato al pentimento e a tornare in comunione con la Chiesa, mostra ai fedeli l’esempio di una persona che dalle idee che professa e dalla condotta che segue mostra di non essere in comunione con la Chiesa ed anzi di esserle nemica, a prescindere dalle sue intime intenzioni note solo a Dio.

La scomunica fa riconoscere e ferma in qualche modo l’azione anticattolica che lo scomunicato stava svolgendo all’interno della Chiesa soprattutto se rivestiva uffici o ministeri ecclesiastici. Si comprende allora come l’autorità ecclesiastica si astenga a volte dallo scomunicare, anche nel caso di patente ostilità o disobbedienza alla Chiesa o falsificazione della dottrina cattolica, per il fatto che in certi istituti educativi o accademici, resterebbero vacanti posti d’insegnamento che l’autorità non saprebbe come riempire. Per questo, se la Chiesa, ancora ai tempi di S.Pio X, si poteva permettere di scomunicare su larga scala, avendo avuto a disposizione abbondanza di personale di retta dottrina, oggi come oggi, dato il dilagare di un modernismo peggiore di quello dei tempi di San Pio X, l’autorità preferisce valorizzare il modernista nei lati buoni dando campo libero nel contempo alla critica antimodernista.

Per questo, se il partito degli scomunicabili è troppo potente e possiede per altri versi buone qualità, non conviene al Papa lanciare una scomunica di massa, perchè ciò provocherebbe una tale sommossa nella Chiesa, da creare una situazione meno sopportabile della precedente. Quando San Pio V scomunicò la regina Elisabetta d’Inghilterra, gli anglicani reagirono in un modo così violento contro i cattolici, che scatenarono una vera persecuzione e soppressero la Gerarchia cattolica, tanto che essa potè essere ripristinata solo agli inizi dell’’800.[H1] 

Per quanto riguarda l’accoglienza nella Chiesa occorre come sappiamo il battesimo e la formazione catechetica. Come in qualunque umana associazione che si rispetti, dato che la Chiesa ha anche un aspetto umano, essa invita tutti al banchetto, se vogliamo stare ad paragone fatto dallo stesso Vangelo, ma per partecipare l’invitato deve avere l’abito di nozze. Occorre un minimo di condizioni per poter essere accolti nella Chiesa.

Coloro che non lo accettano o pretendono di godere dei vantaggi senza assolvere agli obblighi, è meglio che stiano fuori. Possono salvarsi ugualmente. È chiaro che i sacramenti sono una medicina ma occorre anche che il malato dia prova di buona volontà. Il sospetto che viene quando si danno fedeli che vorrebbero i sacramenti come riconoscimento che la loro condizione, è che in tal modo essi vogliano insinuare  che il loro stato non è biasimevole ma normale. Tuttavia ci si può chiedere: a concederli si fa forse il bene della loro anima?  

Doveri del buon pastore.

Il buon pastore deve:

 1. adoperarsi per sanare i conflitti interni alla Chiesa;

 2. fare attenzione ad essere imparziale nei giudizi sul comportamento di correnti, di gruppi o partiti o movimenti o associazioni ecclesiali. Non gli è proibito avere preferenze o gusti personali, ma quando è chiamato a giudicare e a decidere come Papa, deve sforzarsi di essere equo ed oggettivo dando a ciascuno il suo, ciò che merita e ciò che gli spetta;

 3. mostrare benevolenza per i veri cattolici e richiamare alla coerenza quelli finti;

4.  riconoscere i falsi cristi e i falsi profeti e segnalarli ai fedeli;

5. smascherare i lupi travestiti da agnelli e mostrare l’innocenza di alcuni che sembrano lupi;

6. accettare serenamente e con pazienza che nella Chiesa agiscano forze contrarie, salvo ad avere la possibilità in certi casi di frenarle o sfruttarne i lati positivi;

7. incitare tutti alla santità, ma non pretendere troppo da chi non ce la fa;

8. impedire l’ingresso a finti devoti che in realtà vogliono distruggere la Chiesa dall’interno;

9. difendere la Chiesa dai nemici dichiarati e dai falsi amici, che possono essere più pericolosi proprio perché possono recar danno senza farlo apparire;

10. Quando tratta di temi concernenti la fede e la morale, deve usare un linguaggio chiaro, appropriato, adatto, preciso ed inequivocabile, fuggendo da ogni espressione impropria o che possa aver sapore di ambiguità o, peggio, di doppiezza o astuzia, dare opportune spiegazioni, smentendo false interpretazioni, chiarendo ove fosse stato frainteso ed evitando contraddizioni, assurdità o semplicismi.

Gli inconvenienti di una cattiva conduzione della Chiesa

Ritengo che Papa Francesco sia stato troppo indulgente con i modernisti, per quanto occorra riconoscere fra di loro personaggi ricchi di qualità e attenti al rinnovamento conciliare, che però purtroppo strumentalizzano a loro vantaggio fraintendendolo ed interpretandolo in senso modernista.

Da qui la reazione dei lefevriani, dei sedevacantisti e dei passatisti.  Così è successo che certi cattolici tradizionalisti non abbastanza illuminati, si sono scandalizzati ed hanno lasciato la Chiesa perché i modernisti continuano a spadroneggiare. Ma per andar dove?

Anche tra le fila di questi fratelli che ci hanno lasciato con la convinzione di essere loro più cattolici e più fedeli a Cristo di noi, ci sono personaggi di rilievo ed è per noi fedeli al Papa un grande dolore vedere la situazione di questi fratelli che si dicono cattolici, ma non hanno un Papa al quale obbedire, un atteggiamento spirituale, il loro, che assomiglia a quello dei protestanti e degli ortodossi: come è possibile dirsi cristiani rifiutando il Vicario di Cristo?  

Vocazione della Chiesa è quella di essere un principio di unità, di concordia, di conciliazione  e di pace per tutto il genere umano col suo richiamo a Dio creatore provvidente del genere umano. Ma se la Chiesa, mancando a questo suo ufficio, non mostra al mondo un volto unitario, coerente e credibile, può pretendere che vi entrino gli onesti e gli uomini di buona volontà?

Senza essere autoreferenziale o chiudersi in se stessa o avere troppa stima di se stessa, ma riconoscendo i propri falli e riparando ad essi, la Chiesa sotto la guida del buon pastore, deve comunque aver coscienza, stima e cura della propria identità e considerazione della propria superiore dignità rispetto al mondo, mettendo a frutto i carismi dello Spirito Santo, e mantenendosi sempre in un atteggiamento evangelizzatore e al servizio dell’uomo secondo la volontà di Dio .

Il Leone dopo l’Agnello

È vero che Papa Francesco ha avuto i suoi momenti di ira in casi umani relativi a particolari situazioni o comportamenti morali personali o comunitari. Ma nel complesso della sua condotta e del suo governo pastorale non lo possiamo considerare un Papa irascibile, guerriero o combattivo, come tanti ce ne sono stati nella storia del Papato.

L’enorme diffusione dell’apostasia, dell’eresia e del modernismo non sembrava preoccuparlo più di tanto. Ciò che soprattutto lo irritava e lo provocava a sdegno erano il passatismo, il settarismo, il clericalismo, la mafia, la guerra, l’egoismo dei ricchi, la prepotenza dei potenti, lo sfruttamento dei lavoratori e la violenza ai piccoli, agli immigrati e alle donne.

Con Francesco abbiamo conosciuto la mitezza dell’Agnello. Adesso sentiremo la voce del Leone di Giuda. La mitezza da sola è debolezza. La Chiesa non dev’essere timida verso il mondo. La Chiesa dev’essere tenera ed amabile per i piccoli e per gli umili, ma temibile e minacciosa per i superbi e i potenti della terra. La forza da sola è violenza. Occorre adesso impaurire i nemici interni ed esterni della Chiesa col ruggito del Leone.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 9 maggio 2025


 

Con Francesco abbiamo conosciuto la mitezza dell’Agnello. Adesso sentiremo la voce del Leone di Giuda. La mitezza da sola è debolezza. La Chiesa non dev’essere timida verso il mondo. 

La Chiesa dev’essere tenera ed amabile per i piccoli e per gli umili, ma temibile e minacciosa per i superbi e i potenti della terra. La forza da sola è violenza. Occorre adesso impaurire i nemici interni ed esterni della Chiesa col ruggito del Leone.

Immagine da: https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2025/5/15/fratelli-scuole-cristiane.html


2 commenti:

  1. Stimato padre Cavalcoli,
    Sono d'accordo con tutto ciò che lei ha espresso in questa luminosa meditazione, che sorvola molti problemi attuali e scottanti nella Chiesa, con sufficiente astrazione, non essendo troppo concreto e senza dare esempi che possano ferire animi troppo suscettibili.
    Ho qualche piccolo dubbio sull'ultimo dei suoi sottotitoli: Il Leone dopo l'Agnello.
    Proprio perché lei sa molto bene (ve l'ho letto in altri articoli) che a partire, diciamo, da san Paolo VI i Papi sono Papi crocifissi, che assumono il solio pontificio come salendo al calvario. Così, come le ho detto, ho qualche dubbio che oggi il Sommo Pontefice possa in qualche modo versare le vesti del Leone di Giuda...

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    1. Caro Dino,
      siccome questo Papa è dottore in Diritto Canonico, io penso e spero che saprà mettere assieme la misericordia esercitata da Papa Francesco con una pratica della giustizia più rigorosa, che in fin dei conti è proprio quella che si accorda con la vera misericordia.

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