La scomparsa degli angeli nella metafisica idealista
Da Cartesio a Bontadini
Prima Parte (1/4)
L’hai fatto poco meno degli angeli
Sal 8,6
Dedicato al mio angelo custode
La questione dell’esistenza degli angeli[1]
Non è
raro sentir parlare del problema dell’esistenza di Dio. Ma quali filosofi oggi discutono sul problema
dell’esistenza degli angeli? Molti ammettono l’esistenza di Dio, ma non quella
degli angeli. Sanno con la loro ragione compiere il balzo dalla finitezza
creaturale all’infinità del creatore, ma non sanno scoprire l’esistenza di
creature puramente spirituali, certo superiori a noi, ma in fin dei conti enti
finiti e creati come noi. Eppure quante cose la psicologia moderna sa sulle
attività del nostro spirito!
Quello che tuttavia è ignorato sono i gradi della vita. Tale ignoranza tocca anche i gradi dell’essere. Così viene meno anche la scala o gerarchia dei valori morali. In tal modo crollano le gerarchie sociali e la gerarchia ecclesiastica. Col pretesto della democrazia o della sinodalità si cade nell’anarchia e nell’ingiustizia.
Confusi dal dualismo cartesiano e dall’empirismo materialista humiano molti filosofi ed antropologi oggi non sanno più, come sapeva bene Aristotele, quali sono i gradi dell’anima: vegetativa, sensitiva e spirituale. Non sanno più riconoscere il primato dello spirituale sul materiale, del vivente sul non vivente, del divino sull’umano. O si degrada l’uomo all’animale, come fanno i bergsoniani, i teilhardiani, i freudiani e i darwiniani, fino a ridurlo a una macchina, salvo a umanizzare la macchina, o lo si espande e gonfia a dismisura confondendolo con l’essere o con l’assoluto, come fanno Hegel, Nietzsche, Husserl, Heidegger e Severino.
Eppure, come c’insegnano gli storici delle religioni, l’umanità sin dai primi albori della sua storia ci documenta circa la credenza negli spiriti, entità personali, benèfiche o malefiche, protettrici o tentatrici, superiori all’uomo, senza per questo essere il dio supremo.
Lo stesso politeismo non è altro che un culto degli angeli. Il culto del cielo, degli animali, delle pietre, dei laghi, dei fiumi, delle grotte, dei monti e delle foreste non è altro che la credenza che in essi abitano gli spiriti. Tutti sanno, anche i materialisti più accaniti, che il divino è lo spirituale e che il lasciarsi sedurre dalla materia è degradante. Anche Nietzsche sapeva, benché non dia a vederlo, che la felicità non sta nella bestemmia, nelle gozzoviglie e nell’odio verso il prossimo.
Soltanto l’animale non sa nulla delle cose spirituali, non sa nulla né di metafisica né di teologia perché manca di intelletto. L’uomo, certo, è animale e percepisce le cose sensibili, ma con l’intelletto si eleva alla conoscenza del puro spirito, dell’anima, dell’angelo e di Dio. Oltre a ciò conosce la bontà e la malvagità morali, la virtù e il vizio. Distingue quindi uomini buoni e uomini malvagi, angeli santi e angeli malvagi. Solo Dio è bontà infinita.
L’uomo, tuttavia, a causa del peccato e dei suoi vizi, può restare immerso nelle cose materiali e trovare quasi impossibile elevarsi alla metafisica e alle cose di Dio. Al materialista l’opera astrattiva del pensiero sembra un’evasione dalla realtà. Per questo San Paolo distingue l’uomo carnale o animale dall’uomo spirituale. Esiste tuttavia anche l’uomo che potremmo chiamare diabolico, il quale non spinge ai vizi carnali, ma a quelli spirituali. È chiaro che come il primo è ispirato dall’angelo custode, il secondo è guidato dal demonio.
L’angelo ispira l’uomo non solo nei pensieri e nelle azioni, ma anche nell’operare artistico. L’angelo attira l’uomo anche per mezzo delle immagini. Un conto sono le pitture del Beato Angelico e un conto è una rivista pornografica. Un conto è la Venere di Milo e un conto una foto di Marylin Monroe. L’uomo è in contatto con gli angeli anche mediante l’operazione rituale: il sacerdote è in comunione con gli angeli nel confezionare il sacramento dell’eucaristia; il mago, collabora col demonio nelle operazioni magiche.
La liturgia dei defunti comunica con i defunti mediante gli angeli. Lo spiritista crede di parlare con i defunti e invece parla col diavolo. L’arcangelo Gabriele ha certamente parlato con la Madonna. Ma siamo certi che egli abbia parlato anche a Maometto?
Oggi consideriamo il personalismo come una grande conquista filosofica ed è giusto. Ma che cosa sono gli angeli se non persone? Eppure nell’immensa produzione letteraria dei personalisti non vi capiterà mai di incontrare un trattato sugli angeli.
Non si può negare che oggi esista un vivo interesse tra i filosofi circa la questione dell’essere: pensiamo ai seguaci di Severino o di Heidegger. Ma quale tra loro s‘interessa dell’essere angelico, che è il paradigma dell’essere creaturale?
L’autocoscienza non è forse una attività essenziale dell’angelo? Eppure provate a cercare tra i fenomenologi qualcuno che indaghi sull’essenza degli angeli. L’angelo non è forse un ente che si pone la domanda sull’essere? Eppure provate, se vi riesce, nell’immensa produzione heideggeriana, il benchè minimo accenno al Dasein angelico.
La singolarità non è proprietà eminente della personalità angelica? Eppure provate a vedere tra i campioni della metafisica esistenziale se trovate qualcuno che vi parli degli angeli. La relazionalità non è proprietà eminente degli angeli? Eppure provate a vedere se qualcuno dei personalisti relazionisti vi parla degli angeli.
I kantiani che dedicano la loro vita all’affermazione, all’approfondimento e alla valorizzazione della «ragion pura», si sono mai accorti che se esiste una ragion pura, ossia una soggettività raziocinante che precede e prescinde dall’empirico, questa non è quella umana, basata sull’empirico, ma è precisamente quella propria dell’angelo?
Il tema della relazione sociale è uno di quelli che maggiormente oggi attirano l’interesse di moralisti, psicologi e politici, tanto da arrivare all’eccesso di risolvere la persona nella relazione, col rischio del totalitarismo politico. Ma chi di loro pensa ad affrontare l’affascinante questione di come il puro spirito si pone in relazione con gli altri spiriti? Chi di loro ci parla mai del modo di comunicazione fra gli angeli, che è il modello della comunicazione interpersonale fra enti spirituali?
I fenomenologi fanno girare con religiosa attenzione le loro speculazioni, le loro dettagliatissime analisi esistenziali e descrizioni attorno all’io puro, alla coscienza pura e alla pura soggettività, operando la «riduzione trascendentale». Ma quale di essi si accorge che il paradigma finito della soggettività, dell’io puro e della pura coscienza è l’angelo?
I rahneriani, che si riempiono la bocca del «trascendentale» si sono mai accorti che il fondamento gnoseologico e la ragion d’essere del trascendentale non è l’uomo, ma è il puro spirito, cioè l’angelo, e che il paradigma dell’esperienza dell’essere non è l’intelletto umano ma quello angelico?
Quale maggiore attenzione al mondo del pensiero che nei seguaci di Bontadini? Eppure quale tra di loro fa attenzione che il modello del soggetto pensante finito è l’angelo?
L’uomo moderno che si reputa all’avanguardia del progresso umano, guarda con sufficienza e compatimento le culture ancestrali e primitive e non si accorge di quanto rozzo e stolto è egli stesso nel negare o deridere la credenza che esse hanno nell’esistenza degli angeli e di quanto egli sia indietro rispetto alla saggezza di quei popoli primitivi che ci fanno da maestri nell’angelologia. Certo non possiamo chieder loro di esporci l’angelologia metafisica di San Tommaso d’Aquino. E tuttavia essi hanno un contatto pratico concreto con gli spiriti buoni e quelli cattivi, per il quale c’insegnano ad onorare e ad ascoltare i primi e a smascherare e fuggire i secondi.
Fine Prima Parte (1/4)
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 4 luglio 2025
La storia delle religioni e della filosofia ci insegna che la mente umana è capace non solo di un sapere fisico, avente per oggetto le cose visibili, materiali, mutevoli, immerse nello spaziotempo e sperimentabili con i sensi, ma anche di un sapere metafisico, che abbraccia l’ente come tale, e che quindi è capace di conoscere realtà immutabili, immateriali, sovrasensibili, metaempiriche, sovrastoriche e sovratemporali, puramente intellegibili, spirituali, comprendenti l’anima umana, gli angeli e Dio. La conoscenza metafisica conduce alla nozione della persona, la sostanza spirituale.
Dobbiamo pertanto dire che come tutti, materialisti o spiritualisti, atei o teisti, sanno che esiste il mondo, sanno di esistere e sanno che Dio esiste, così tutti, consapevolmente o inconsciamente distinguono la materia dallo spirito e sanno che esistono gli angeli. Ciò non esime affatto il filosofo dal dimostrare l’esistenza dello spirito finito e infinito, dell’anima, degli angeli e di Dio.
La libertà non è forse oggi uno degli interessi maggiori della morale? Eppure nessuno pensa di considerare come funziona l’agire libero nella sostanza spirituale.
[1] Un illustre studioso della tematica degli angeli, organizzatore di convegni internazionali sull’argomento, è Don Marcello Stanzione. Indico alcune delle pubblicazioni da lui curate. Suo è il libro Gli angeli di San Tommaso d’Aquino. I domenicani e gli spiriti celesti, Edizioni segno. Ha curato inoltre per la stessa Casa Editrice; Gli angeli dei Vescovi della Chiesa nel 2012; Gli angeli dei Cardinali nel 2013; Gli angeli dei Dottori della Chiesa nel 2014.
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