Il morire cristiano
Requiem aeternam dona eis, Domine
et lux perpetua luceat eis.
Requiescant in pace.
Al momento della morte l’anima perde la coscienza sensibile e si esauriscono le forze fisiche, ma esercita la coscienza spirituale e forza dello spirito, che le consente in piena lucidità e padronanza di sé di abbandonare il corpo e di compiere la scelta definitiva o per Dio o contro Dio.
L’anima in grazia, dopo aver pregustato nella fede e nella carità in questa vita mediante le buone opere, favorita dalla grazia, le primizie della vita futura, dopo aver compiuto nella vita sufficiente penitenza dei propri peccati, consapevole della propria innocenza e felice del perdono ricevuto, si pone con fiducia nelle mani di Dio misericordioso.
Alcune anime scelgono Dio, ma non con piena decisione. Trascurano di far penitenza e di purificarsi. Sono tiepide e mancano di fervore. Sono pigre e mancano di slancio. Indulgono ai piaceri mondani e non trovano la loro gioia solo in Dio, ma anche nei piaceri del mondo. Si curano sì dell’onore di Dio, purchè però questo non nuoccia al proprio. A loro interessa sapere di più le cose del mondo che indagare i misteri divini. Portano con sé una zavorra inutile che appesantisce e rallenta il loro cammino, per cui restano immersi nel mondo senza sollevare lo sguardo verso Dio. Amano sì Dio e il prossimo, ma anche il mondo e se stesse.
Esse amano il mondo e Dio non subordinando il mondo a Dio, ma come se fossero alla pari. Queste anime al momento della morte certamente scelgono Dio, ma, imbrattate come sono del fango del mondo, non si sentono pronte per la visione immediata di Dio, che richiede un occhio del tutto limpido, che al momento della morte non hanno. Per questo esse, per purificare la vista, trascorrono, un periodo di tempo in purgatorio.
Vi sono poi altre anime, le quali fingono di essere cristiane, ma in realtà stanno nella Chiesa non per intima convinzione, ma solo per i vantaggi temporali che da ciò esse traggono. Al momento della morte esse sanno che Dio non può essere ingannato. Per questo davanti a Lui, se vogliono, possono manifestarGli apertamente il loro odio e quindi fanno la loro scelta di seguire il demonio anziché Dio.
Per quanto riguarda gli atei, che cosa possiamo dire? La migliore definizione dell’ateo l’ha data San Giovanni Paolo II, che aveva sperimentato bene nella sua patria l’ateismo comunista: l’ateo «cancella volontariamente Dio dall’orizzonte del suo pensiero». Il suo ateismo sta semplicemente nel rifiuto di riconoscerlo e di obbedirGli facendo Dio del proprio io.
L’ateo, come ciascuno di noi, sa benissimo che Dio esiste. L’ateismo non è la semplice affermazione «Dio non c’è». Questa proposizione potrebbe pronunciarla anche chi nega un concetto falso di Dio. In questo caso siamo davanti a un teista e un credente, che non sanno di esserlo.
Infatti, potrebbe trattarsi di uno che, avendo constatato i contrasti fra cristiani circa il concetto di Dio, ha deciso di evitare l’uso la parola «Dio», mantenendo il concetto di Dio, ma nominandolo con altri nomi, come per esempio «giustizia», «onestà», «ragione», «coscienza», «verità» e simili. È possibile che costui serva i poveri senza sapere che in essi si nasconde Cristo. Così che cosa può capitargli? Che al momento della morte incontri Cristo che lo ringrazia e lo ammette nel suo regno (cf Mt 25,34-40).
L’anima al momento della morte sa che cosa l’attende nell’operare la sua scelta e quali saranno le conseguenze della scelta. L’anima, che desidera ardentemente vedere Dio e abitare in paradiso, confortata da Dio, è umilmente certa e sicura del premio celeste.
L’anima superba e di cattiva volontà, in stato di peccato, priva della grazia, odia Dio, non vuole assolutamente vederLo e vuol stare per sempre lontano da Lui, insieme col diavolo suo signore, a costo di qualunque pena.
L’anima in grazia invece rende conto serenamente a Dio delle proprie opere e ascolta fiduciosamente la sentenza del Giudice divino, che le dona il premio celeste, la ammette alla visione immediata del suo Volto Trinitario, di Gesù Cristo e della Beata Vergine Maria e la fa entrare in cielo, nella propria Casa nella compagnia dei beati, uomini ed angeli. Comprenderà ed apprezzerà il mistero della divina misericordia che ha salvato i beati e della divina giustizia che ha castigato i dannati.
L’anima è liberata per sempre dall’errore, dal peccato, dalla sofferenza, dalla morte, dai nemici e dal diavolo. Essa gode della verità, della certezza, della sicurezza, dell’amore, della libertà e della pace, nella compagnia gioiosa degli angeli e delle anime sante.
In cielo l’anima esercita la comunione con Dio e con i beati. Sino alla fine del mondo si occupa della salvezza di coloro che sono rimasti sulla terra, accoglie le loro suppliche e intercede per loro. Esercita un progresso continuo nella beatitudine. Attende di riprendere il proprio corpo alla Parusia. Alla risurrezione instaurerà un nuovo rapporto di dominio dei nuovi cieli e della nuova terra. Riprenderà l’esercizio dell’attività artistica insieme con gli angeli nel canto e nella lode di Dio.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 14 ottobre 2025
L’ateo, come
ciascuno di noi, sa benissimo che Dio esiste. L’ateismo non è la semplice
affermazione «Dio non c’è». Questa proposizione potrebbe pronunciarla anche chi
nega un concetto falso di Dio. In questo caso siamo davanti a un teista e un credente,
che non sanno di esserlo.
In cielo l’anima esercita la comunione con Dio e con i beati. Sino alla fine del mondo si occupa della salvezza di coloro che sono rimasti sulla terra, accoglie le loro suppliche e intercede per loro. Esercita un progresso continuo nella beatitudine. Attende di riprendere il proprio corpo alla Parusia. Alla risurrezione instaurerà un nuovo rapporto di dominio dei nuovi cieli e della nuova terra. Riprenderà l’esercizio dell’attività artistica insieme con gli angeli nel canto e nella lode di Dio.
Immagine da Internet: Affreschi nella chiesa del monastero benedettino di Lambach, Alta Austria
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