Redenzione e corredenzione - Seconda Parte

 

Redenzione e corredenzione

Seconda Parte

 

Spunti di discussione

Riguardo a questo argomento della Corredentrice, pubblico due lettere che ho ricevuto e che considero interessanti.

Al riguardo avrei delle obiezioni da fare, ma me ne astengo per lasciare spazio ai Lettori per eventuali loro interventi.

1)

Il giornalista Americo Mascarucci, mi ha chiesto di pubblicare alcune sue considerazioni sul recente documento del DDF, cosa che faccio ben volentieri.

Apprezzo il suo intervento in appoggio al Documento sulla Madonna e al Santo Padre. Apprezzo la sua volontà di essere in comunione col Papa. Tuttavia si tratta di una questione di linguaggio e non di contenuti, ossia se un dato termine nella fattispecie “Corredentrice” sia o non sia opportuno o conveniente nell’attuale situazione.

 

"Caro padre Giovanni, era ora!

Si, era ora che un papa finalmente chiarisse certi grossolani equivoci legati al culto mariano, frutto di una devozione popolare spesso estranea alle sacre scritture.

Soprattutto il termine "corredentrice" necessitava di una spiegazione esaustiva, visto che nemmeno Benedetto XVI, quando era prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede era riuscito a mettere fine ad una pietà popolare troppo suggestionata da fenomeni miracolistici o da teologi continuamente in cerca di nuove interpretazioni e dogmi da inventare.

Ratzinger più volte ha chiarito come il termine corredentrice fosse inappropriato, andando di fatto a confliggere con l'unicità di Cristo nell'opera di redenzione. Lui, e soltanto lui, è la via per raggiungere la piena redenzione, senza mediazioni. 

Sto leggendo diverse critiche da parte di settori tradizionalisti (o come ama definirli lei passatisti) secondo i quali questa nota andrebbe a smentire il magistero di Giovanni Paolo II che più volte ha definito Maria corredentrice nei suoi interventi. Ma sfugge che, proprio Ratzinger nel 1996 proprio durante il pontificato di Wojtyla era intervenuto a precisare il senso di quelle dichiarazioni ed è molto difficile poter immaginare che il futuro papa abbia voluto smentire il suo predecessore o che abbia agito senza il suo consenso.

Era quindi necessaria questa nota con l'auspicio che tutti i fedeli ne accettino il contenuto ed evitino di concorrere ad ingenerare confusione ed errori di carattere dottrinale e teologico. 

La grandezza di Maria sta già nei Vangeli, il suo essere "madre di Dio" basta a definire il ruolo e l'importanza che ricopre nella storia dell'uomo, madre di tutti gli uomini e partecipe al progetto della redenzione operata per il tramite esclusivo di Gesù Cristo.

La Maria dei Vangeli è una madre molto riservata, che è presente nei momenti cruciali della vita di Gesù, la nascita, la prima manifestazione pubblica alle nozze di Cana e ai piedi della croce a condividere con il figlio il dolore e la morte,  ma mai in prima linea a rubare la scena al Cristo come invece purtroppo certa letteratura mariana ispirata più al sensazionalismo, al fanatismo e a discutibili fenomeni miracolistici ha tentato di far credere con la Madonna in certi casi ridotta a compensatrice delle presunte mancanze del figlio.

Credo che papa Leone XIV da autentico figlio di Sant'Agostino abbia inteso esaltare il ruolo di Maria restituendole la grandezza che le è propria e la funzione straordinaria e unica che ha ricoperto (appunto madre di Dio) scongiurando il rischio che possa addirittura diventare competitiva rispetto al figlio o addirittura oscurare Cristo. In poche parole come già a suo tempo Paolo VI è forse il caso di salvare il culto mariano da certa improvvisata mariologia. Da questo punto di vista l'ordine domenicano, cui lei appartiene, ha sempre dato un grande contributo nel corso dei secoli".

Americo Mascarucci

2)

Il Dott. Bruno V., mi ha inviato un suo scritto, dove esprime la sua preoccupazione.

 

Caro Padre Giovanni,

la pubblicazione della “Mater Populi fidelis” Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/11/04/0829/01462.html#italiano), da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata da Papa Leone XIV, sembra porre una pietra tombale sulla possibilità di proclamare un futuro dogma di Maria quale Corredentrice.

Cito solo alcuni passi significativi:

“Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché «in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» (Lc 1,38), ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica» (Gv 2,5)”.

“[...] Cristo è l’unico Mediatore: «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1Tim 2,5-6). La Chiesa ha spiegato questo posto unico di Cristo per il fatto che, essendo Egli Figlio eterno e infinito, a Lui è unita ipostaticamente l’umanità che Egli ha assunto. Tale posto è esclusivo della sua umanità e le conseguenze che da esso derivano possono applicarsi solamente a Cristo. In questo senso preciso, il ruolo del Verbo incarnato è esclusivo e unico. Dinanzi a questa chiarezza della Parola rivelata, è necessaria una speciale prudenza nell’applicare a Maria tale titolo di “Mediatrice”. Di fronte alla tendenza ad ampliare la portata della cooperazione di Maria, partendo da questo termine, è opportuno specificarne sia la preziosa portata sia i limiti.

25. Da un lato, non possiamo ignorare l’uso assai comune del termine “mediazione” nei più diversi ambiti della vita sociale, dove viene inteso semplicemente come cooperazione, assistenza, intercessione. Di conseguenza, esso viene inevitabilmente applicato a Maria in senso subordinato e non pretende in alcun modo di aggiungere alcuna efficacia o potenza all’unica mediazione di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

26. D’altra parte, è evidente che vi è stata una reale mediazione di Maria per rendere possibile la vera Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra umanità, perché occorreva che il Redentore fosse «nato da donna» (Gal 4,4)".

[...] “In senso stretto, non possiamo parlare di altra mediazione della grazia che non sia quella del Figlio di Dio incarnato”.

[...] 32. Se questo è vero per ogni credente, la cui cooperazione con Cristo diventa tanto più fruttuosa quanto più si lascia trasformare dalla grazia, a maggior ragione ciò si deve affermare di Maria, in un modo unico e supremo. Perché lei è la «piena di grazia» (Lc 1,28) che, senza frapporre ostacoli all’opera di Dio, ha detto: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lei è la Madre che ha dato al mondo l’Autore della Redenzione e della grazia, che è rimasta ferma sotto la Croce (cf. Gv 19,25), soffrendo insieme al Figlio, offrendo il dolore del suo cuore materno trafitto dalla spada (cf. Lc 2,35). Lei è rimasta unita a Cristo dall’Incarnazione alla Croce e alla Resurrezione in un modo esclusivo e superiore a quanto potesse accadere a qualsiasi credente.

33. Tutto ciò non per i suoi meriti, ma perché a lei furono applicati pienamente i meriti di Cristo sulla Croce, in modo peculiare e anticipato, per la gloria dell’unico Signore e Salvatore.[62] Insomma, Maria è un canto all’efficacia della grazia di Dio, cosicché qualsiasi attestazione della sua bellezza rimanda immediatamente alla glorificazione della fonte di ogni bene: la Trinità. L’incomparabile grandezza di Maria risiede in ciò che lei ha ricevuto e nella sua disponibilità fiduciosa a lasciarsi ricolmare dallo Spirito. Quando ci sforziamo di attribuirle funzioni attive, parallele a quelle di Cristo, ci allontaniamo da quella bellezza incomparabile che le è propria. L’espressione “mediazione partecipata” può esprimere un senso preciso e prezioso del posto di Maria, ma se non compresa adeguatamente potrebbe facilmente oscurarlo e persino contraddirlo. La mediazione di Cristo, che per certi aspetti può essere “inclusiva” o partecipata, per altri aspetti è esclusiva e incomunicabile".

"[...] 67. Alcuni titoli, come per esempio quello di Mediatrice di tutte le grazie, hanno dei limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Difatti, lei, che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta. Non si tratta di un dettaglio di poca importanza, perché rivela qualcosa di centrale: che, anche in lei, il dono della grazia la precede e procede dall’iniziativa assolutamente gratuita della Trinità, in previsione dei meriti di Cristo. Lei, come tutti noi, non ha meritato la propria giustificazione a motivo di alcuna sua azione precedente, né tantomeno di alcuna sua azione successiva. Anche per Maria, l’amicizia con Dio attraverso la grazia sarà sempre gratuita. La sua preziosa figura è testimonianza suprema della ricettività credente di chi, più e meglio di chiunque altro, si è aperto con docilità e piena fiducia all’opera di Cristo, e allo stesso tempo è il miglior segno della potenza trasformatrice di questa grazia.

68. In altro senso, il titolo precedentemente menzionato corre il rischio di presentare la grazia divina come se Maria si convertisse in un distributore di beni o di energie spirituali, senza un legame con la nostra relazione personale con Gesù Cristo. Tuttavia, l’espressione “grazie”, riferita al sostegno materno di Maria nei diversi momenti della vita, può avere un significato accettabile. Il plurale esprime tutto l’aiuto, anche materiale, che il Signore può donarci ascoltando l’intercessione della Madre; aiuto che, a sua volta, dispone i cuori ad aprirsi all’amore di Dio".

"[...] 69. Lei, con la sua intercessione, può implorare per noi gli impulsi interiori dello Spirito Santo, che chiamiamo “grazie attuali”. Si tratta di quegli aiuti dello Spirito Santo che operano anche nei peccatori al fine di disporli alla giustificazione,[173] e altresì in coloro che sono già giustificati dalla grazia santificante, al fine di stimolarli alla crescita. In tale senso preciso, si deve interpretare il titolo di “Madre della grazia”. Maria umilmente collabora affinché possiamo aprire il cuore al Signore, il quale è l’unico che può giustificarci con l’azione della grazia santificante: vale a dire, quando Egli infonde in noi la sua vita trinitaria, dimora in noi come amico e ci rende partecipi della sua vita divina. Questa è opera esclusiva dello stesso Signore, tuttavia non esclude che, attraverso l’azione materna di Maria, i fedeli possano raggiungere quelle parole, immagini e stimoli differenti che li aiutano ad andare avanti nella vita, e a disporre il cuore per la grazia che il Signore infonde, come anche a crescere nella vita di grazia, ricevuta gratuitamente".

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Insomma, possiamo dire che Papa Leone sembra sposare un certo minimalismo mariano?

Bruno V.

 

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 7 novembre 2025 

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