29 agosto, 2023

Il concetto di Dio da Kant a Feuerbach - Da Dio come idea della ragione a Dio come alienazione della ragione - Quarta Parte (4/5)

 

 Il concetto di Dio da Kant a Feuerbach

Da Dio come idea della ragione a Dio come alienazione della ragione

 
 Quarta Parte (4/5)
 

Io Sono

La ragione kantiana è diventata più pretenziosa di quella cartesiana: mentre Cartesio si sforza di fornire delle prove dell’esistenza di Dio, anche se tali prove alla fine sono petizioni di principio, Kant, più audace, ma conseguente riguardo alla concezione cartesiana della ragione, libero dal timore dell’inquisizione, mostra che se la ragione da sé costruisce quel proprio sommo fastigio, quel supremo coronamento e ricapitolazione di tutta l’attività sistematica della ragione, che è l’«ideale trascendentale», Dio si riduce alla rappresentazione simbolica dell’ideale della ragione, mentre Kant si premura di mettere in guardia dalla sottile se pur comprensibile tentazione di  trasformare questo che non è altro che un ideale in un personaggio celeste chiamato «Dio», al quale render culto come se si trattasse di una persona reale. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-concetto-di-dio-da-kant-feuerbach-da_91.html

Per Schelling noi giungiamo a sapere che Dio esiste non partendo dall’esperienza delle cose ed applicando il principio di causalità, ma secondo il metodo cartesiano della riflessione sull’io così come fu intesa da Spinoza.

Per Spinoza, nel momento in cui io prendo coscienza di me stesso dal punto di vista dell’eternità, ossia assumendo la sguardo di Dio, sotto lo sguardo di Dio e nello sguardo di Dio, mettendomi dal punto di vista di Dio, concepito mediante l’occhio di Dio, necessariamente ho la conoscenza di Dio e so di essere in Dio e di essere concepito mediante Dio stesso. Dunque Spinoza crede che dal cogito si possa ricavare un esser pensato da Dio, in modo tale che l’io acquista lo sguardo col quale Dio stesso vede il mio io. Ma siccome lo sguardo di Dio è Dio, ecco che il mio io si presenta come divino, esistente in Dio ed identico a Dio.

Severino fonda la sua filosofia sull’«essere-che-non-può-non-essere». Ora l’assolutamente necessario, come aveva ben visto Kant e aveva dimostrato San Tommaso d’Aquino, non può essere che Dio. Invece Severino dice che non si tratta di Dio, del quale anzi nega l’esistenza come supremo ente, causa prima delle cose. Severino ammette, come Parmenide, solo l’esistenza dell’assolutamente necessario e nega l’esistenza del contingente. E allora si capisce perchè il suo Assoluto non è Dio. Confondere infatti l’essere tout court con l’essere necessario non è teismo ma panteismo.

Noi possiamo sì cogliere l’Infinito, ma solo finitamente. Illusione del panteista o dello gnostico è invece quella di credere che il finito possa diventare infinito o che l’infinito sia finito o che l’infinito possa finitizzarsi.

Immagine da Internet: Baruch Spinoza

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.