28 agosto, 2023

Il concetto di Dio da Kant a Feuerbach - Da Dio come idea della ragione a Dio come alienazione della ragione - Terza Parte (3/5)

 Il concetto di Dio da Kant a Feuerbach

Da Dio come idea della ragione a Dio come alienazione della ragione

 
 Terza Parte (3/5)

Col sorgere del razionalismo

il concetto dell’esistenza si degrada in quello dell’essenza.

L’ideale interessa di più del reale

Con Cartesio l’attenzione dei filosofi si sposta dall’attenzione alla realtà sensibile esterna, circa la quale si avanza il dubbio, alle nostre idee, che appaiono come i dati primi, «a priori», certissimi ed inconfutabili del nostro sapere. Ciò che appare interessante non è più la realtà, come nel realismo medioevale, ma sono le essenze concepite nelle idee, sono in sostanza le idee. Qui appare l’idea di Dio. In questa nuova visuale noi non cogliamo l’esistenza, ma l’idea dell’esistenza.

Più che sapere se Dio esiste, interessa sapere se esiste l’idea di Dio. Resta il problema se dall’idea di Dio e dell’esistenza, si può dedurre un Dio reale e un’esistenza reale al di fuori della nostra mente e indipendente dalla nostra mente. Ci si dimentica che noi formiamo le nostre idee in base all’esperienza del reale e non sappiamo che c’è il reale perché ne abbiamo l’idea.

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Il deismo, che è la posizione assunta da Kant, costituisce un indebolimento del teismo. L’immagine di Dio, passando dal teismo al deismo si sbiadisce. La visione si appanna e si annebbia. Il distinto diventa confuso. Gli attributi diminuiscono. Il mistero perde la sua misteriosità e si rimpicciolisce nelle dimensioni della nostra ragione.

Nel teismo Dio è una persona spirituale infinita e trascendente, un Tu col quale il credente parla e Che parla al credente, rivelandogli per mezzo di Cristo i misteri soprannaturali della sua intima essenza, formulati nei dogmi insegnati dal Magistero della Chiesa. Nel deismo Dio è ente supremo nel senso di una suprema idea come principio primo unificante ed originante tutto il sistema delle conoscenze e delle scienze razionali speculative e pratiche, naturali ed umane.

Possiamo dire che il Dio di Cartesio è ancora il Dio che si rivela nella dogmatica cattolica, che Cartesio come cattolico indubbiamente accettò.

Tuttavia il cogito, così come sarà esplicitato nei secoli seguenti, contiene di fatto, come lo dimostreranno gli stessi filosofi idealisti che si sono basati su di esso, pretese esorbitanti, che vanno ben al di là dei limiti consentiti dell’io umano e lo mutano in divino, come se io potessi dire del mio io “Io Sono” allo stesso modo in cui lo dice Gesù Cristo.

Il modo serio di porsi il problema dell’esistenza di Dio non è semplicemente quello se abbiamo o non abbiamo un’idea innata di Dio ed eventualmente, come fece Sant’Anselmo, affermare che Dio esiste perché abbiamo l’idea dell’id quo nihil maius cogitari potest.

Il problema è se esiste un Dio creatore. La massima potenza della ragione, il suo bisogno più profondo, la sua esigenza più radicale si manifestano quando la ragione affronta il problema della creazione. Perchè le cose esistono piuttosto che non esistere, dato che potrebbero non esistere? Chi le fa esistere? Come dev’essere il creatore della loro esistenza? Questo è il problema di Dio posto nei termini giusti, in maniera veramente seria e non come se si trattasse di un problema di idee. È un problema di realtà, non di idee.

Immagine da Internet: Statua di Anselmo d'Aosta, Cattedrale di Canterbury

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