Maschio e femmina li creò
Il mistero dell’unione dell’uomo con la donna
Terza Parte (3/3)
Essenza della sessualità umana
Una caratteristica del vivente a differenza del non vivente è il fatto di esercire attività che non sono solo proiettate all’esterno per influire su altri corpi, ma sono indirizzate anzitutto alla conservazione, affermazione, difesa e riproduzione della propria specie e allo sviluppo quantitativo e qualitativo dell’individuo fino a raggiungere le dimensioni proprie della propria specie.
Il vivente possiede inoltre una vita di relazione fra gl’individui della stessa specie, che è assente nel mondo inanimato. I ciottoli del torrente sono fatti del medesimo tipo di roccia. Certamente stanno assieme, ma non esiste tra di loro alcuna relazione reciproca, che esprima la comunione fra due individui finalizzata alla produzione di nuovi individui di quel tipo di roccia, come avviene già nel mondo vegetale. Ma nel mondo animale si aggiunge un ulteriore fattore di comunione ancora più intima di quella semplicemente vegetativa: i due soggetti diventano immanenti l’uno altro per mezzo di un’attività immateriale, intenzionale, rappresentativa ed immanente: la conoscenza, e quindi l’affettività, che segue alla conoscenza.
Certo, qui, la materia non è ancora del tutto trascesa, come avviene nella conoscenza intellettiva umana; e tuttavia nasce la relazione d’amore. Il soggetto a contatto con l’individuo dell’altro sesso, sperimenta un fenomeno assente nel mondo delle piante: il fenomeno del piacere, collegato all’attrattiva reciproca che nasce dall’incontrarsi e dal vedersi l’un l’altro: il piacere spinge poi gli amanti ad unirsi. E da qui nasce la riproduzione della specie.
Negli animali l’istinto sessuale, a differenza dall’uomo dove esso è sempre latente, stimola solo in determinati periodi finalizzati alla riproduzione, mentre la morfologia e la dinamica dell’apparato sessuale non suggerisce alcuna idea di tenerezza o unione affettiva - pensiamo all’abbraccio e al dolce guardarsi reciproco nella coppia umana -, ma dice soltanto riproduzione ed anzi il coito non avviene spesso senza violenza del maschio sulla femmina, anche se essa è brava nell’attirare il maschio.
Queste differenze tra la sessualità umana e quella animale sono estremamente significative e fanno capire che mentre la sessualità animale ha una finalità esclusivamente riproduttiva, quella umana ha anche una finalità unitiva per la presenza dello spirito, la cui attività dice sommamente comunione, per cui anche il sesso è coinvolto nell’attività dello spirito. E per questo il sesso resta anche nella futura risurrezione, allorchè sarà cessata l’attività riproduttiva.
Il che significa che il biblico «Non è bene che l’uomo sia solo» non vuol dire soltanto «non è bene che generi da solo», ma non è bene che la natura umana sia monadica; essa dev’essere duale. L’essere coppia è implicitamente incluso nell’essere uomo o essere umano, per cui l’individuo, uomo o donna, non è pienamente un essere umano se non è in coppia. Il che non significa assolutamente necessariamente attività sessuale.
Questa modalità duale si trova nell’uomo a causa della sua natura animale. Certamente non è richiesta dallo spirito come tale. L’angelo, puro spirito, non ha certo problemi di sessualità. Per questo l’angelo non può essere proposto come modello di perfezione umana alla maniera di Origene[1]; né del resto può essere proposto l’animale, come avviene in Freud.
Nella sessualità umana s’incontrano natura e cultura, l’iniziativa umana e la volontà divina. Dio ci dona un tesoro da par suo e a noi sta abbellirlo ulteriormente con le raffinatezze dell’arte, il buon gusto, l’eleganza, l’inventiva. In particolare l’abbigliamento femminile gioca una parte importantissima per tutto ciò che riguarda la virtù del pudore da una parte e le provocazioni alla lussuria dall’altra. Mille in questo campo sono le risorse della donna, potenziate dagli stilisti della moda, nell’arte della seduzione o nell’appello alla santità.
L’attività sessuale, creata e voluta da Dio è un bene utile, onesto e piacevole. Occorre distinguere un’attività sessuale spontanea da un’attività sessuale volontaria. L’uso dei sensi, soprattutto la vista e il tatto, ma anche l’immaginazione, suscitano, provocano o eccitano l’impulso sessuale, che nell’adolescenza è pressoché irresistibile e solo dopo un lungo esercizio ascetico l’impulso può essere dominato e respinto.
L’istinto sessuale è come una fiamma sempre allo stato latente. Essa può esser tenuta bassa, soprattutto in certe circostanze, come nello studio medico o del pittore o alla spiaggia. Ma c’è una soglia di sviluppo della fiamma, al di là della quale essa divampa, senza nulla possa la volontà per fermarla. Per essere certi di non essere travolti, bisogna stare molto al di sotto della soglia o può esser conveniente tenere la fiamma del tutto spenta.
La castità non è violata se il soggetto sente piacere nel vedere l’altro sesso. Se così non fosse, sarebbe psicologicamente anormale. Non bisogna confondere la castità con la frigidità. Ma è evidente che in questo caso il piacere dev’essere represso, perché la fiamma facilmente tradisce e divampa anche quando riteniamo che ciò non accadrà.
Nel maschio a iniziare dall’adolescenza, per cessare nella vecchiaia, la periodica sovrabbondante spontanea produzione di materia genitale viene espulsa durante il sonno a causa di un sogno erotico. La donna diventa infeconda con la menopausa, oltre ad andar soggetta a regolari periodi di infecondità durante l’età feconda.
Per usare i termini resi celebri da Nygren, possiamo dire che l’eros è l’amore passionale, l’agàpe è l’amore spirituale. Quanto alla distinzione freudiana fra genitalità e sessualità possiamo accoglierla in quanto mentre la prima fa riferimento alla funzione generativa e quindi copre solo il piano fisico-corporeo biovegetativo-sensitivo, la seconda è il modo d’essere maschile e femminile dello spirito umano, quindi in tutte le attività umane, come presupposto antropologico dei carismi maschili e femminili sul piano ecclesiale. L’amore cristiano li include entrambi come espressione della carità.
L’amore umano è sempre sessuato, ossia ha le due modalità maschile e femminile, ma non sempre necessariamente sessuale ossia genitale o riproduttivo come avviene nel matrimonio. Il primo non include necessariamente la genitalità, ma la può escludere e in ogni caso la sua modalità espressiva è improntata alla dualità maschio-femmina. Il secondo è l’unione che include esercizio dell’atto sessuale.
Nella vita presente l’attività genitale fuori del legittimo matrimonio monogamico, nella poligamia, nella fornicazione, nella prostituzione e nell’adulterio frustra la finalità terrena procreativa e quindi è da considerare atto peccaminoso. Siccome però il fine escatologico dell’unione uomo-donna non è procreativo, ma meramente unitivo, si potrebbe ipotizzare nella futura resurrezione una sessualità non procreativa.
Nella visione cristiana la sessualità umana è una dualità umana sacra e inviolabile, oggetto della divina rivelazione. Cristo per significare la sua signoria sulla Chiesa paragona Sé stesso ad uno sposo. E da qui, come è noto, San Paolo prende spunto per presentare il sacramento del matrimonio come simbolo e segno dell’unione di Cristo con la Chiesa. L’esperienza mistica, dietro suggerimento del Cantico dei Cantici, è simboleggiata dall’amore fra uomo e donna.
Il valore dell’astinenza sessuale
Chi prova le gioie dello spirito, della contemplazione, dello studio, della preghiera, della celebrazione liturgica, della meditazione, del sacrificio, del servizio al prossimo, della predicazione del Vangelo, delle opere della misericordia, dell’amicizia, del dialogo filosofico e teologico, della cura delle anime, dello scrivere per l’edificazione del prossimo, della confutazione delle eresie, dell’esame di coscienza, della pratica della penitenza, della vita comune, dell’esperienza mistica, sperimenta già da adesso il paradiso e non sente bisogno di altro.
Eppure, come negare l’attrattiva dei piaceri fisici? Sono anch’essi creati da Dio e noi siamo esseri non solo spirituali, ma anche materiali ed esseri sessuati. E un giorno il nostro corpo, maschile e femminile risorgerà. Tuttavia, è vero, come osserva San Paolo, che nella vita presente la carne è ribelle allo spirito: ma capita anche che lo spirito sia troppo severo con la carne. L’ideale sarebbe una piena conciliazione della carne con lo spirito, del sesso con lo spirito, la conciliazione del piacere fisico con quello spirituale. Era questo il piano originario di Dio ed è questa la meta finale dell’etica cristiana.
Cristo ci mette davanti alla nostra situazione per la quale siamo incapaci di operare la congiunzione. Non ci resta dunque che rinunciare alla carne affinchè sia libero lo spirito: come ci dice Cristo: «Se il tuo occhio ti scandalizza, toglilo». E tuttavia Egli però sottintende: ma se ti serve, usalo.
Dunque l’astinenza è una misura provvisoria, di emergenza, mentre la fruizione, sulla base del dominio dello spirito sulla carne, entra nel piano divino originario, riparato e restaurato da Cristo per la futura risurrezione. Nel frattempo, quaggiù abbiamo una duplice possibilità: o la fruizione, se non crea pericolo, o l’astinenza, se non ci sono altri mezzi.
Una cosa sulla quale possiamo fermarci è il significato dell’unicità assoluta della verginità della Madonna. Ella certo è modello per tutti i religiosi, ma teniamo presente che la verginità di Maria non è motivata, come la nostra, dalla necessità di far fronte alle conseguenze del peccato originale, come dobbiamo far noi, ma dalla specialissima unione di Maria immacolata con la Santissima Trinità di quel Dio, Che, essendo purissimo spirito, è assolutamente asessuato. Con ciò non intendo dire che in paradiso non ci sarà il coro delle vergini. Dico però che in paradiso non c’è più il problema di rinunciare alla carne per salvare lo spirito.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 31 maggio 2025
La sessualità umana è una dualità di fattori o princìpi corporeo-spirituali reciprocamente connessi e complementari, per la quale la natura umana risulta dall’unità di questa dualità, pur nella distinzione. Maschio e femmina non sono due individui della stessa specie di per sé asessuata, come nell’animale, ma sono le due componenti della specie, sicchè l’individuo maschile e quello femminile non sono esseri umani completi, se non nell’unione, non necessariamente genitale, con l’altro sesso.
Il che significa che il biblico «Non è bene che l’uomo sia solo» non vuol dire soltanto «non è bene che generi da solo», ma non è bene che la natura umana sia monadica; essa dev’essere duale. L’essere coppia è implicitamente incluso nell’essere uomo o essere umano, per cui l’individuo, uomo o donna, non è pienamente un essere umano se non è in coppia. Il che non significa assolutamente necessariamente attività sessuale.
Questa modalità duale si trova nell’uomo a causa della sua natura animale. Certamente non è richiesta dallo spirito come tale. L’angelo, puro spirito, non ha certo problemi di sessualità. Per questo l’angelo non può essere proposto come modello di perfezione umana alla maniera di Origene; né del resto può essere proposto l’animale, come avviene in Freud.
Nella sessualità umana s’incontrano natura e cultura, l’iniziativa umana e la volontà divina. Dio ci dona un tesoro da par suo e a noi sta abbellirlo ulteriormente con le raffinatezze dell’arte.
Immagini da Internet:- Creazione di Adamo ed Eva, Guariento di Arpo, Padova
- Incoronazione della Vergine, Bernardo Daddi, Firenze
[1] La prospettiva evangelica che uomo e donna in paradiso siano come angeli, non va evidentemente intesa come se divengano puri spiriti. Ma il Signore con questo paragone vuol insegnarci che come l’angelo domina perfettamente la materia, così in cielo uomo e donna governeranno perfettamente la loro sessualità.
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