Il principio della guerra
Prima Parte (1/2)
La nostra condotta dipende dalle nostre idee
È idea oggi diffusa che tutte le guerre siano da condannarsi come stragi organizzate. Non esistono ragioni valide per far la guerra né ci sono guerre giuste, ma il guerreggiare o il muover guerra è sempre ingiustizia, odio, violenza, rapina, omicidio, stoltezza. Tutte le guerre, siano quelle di difesa, di liberazione, di sopravvivenza, di restituzione o siano quelle di conquista, di dominio, di invasione, di sterminio, di rapina, di vendetta, sono parimenti condannate ed esecrate, sono poste al bando come azioni illecite, moralmente colpevoli e proibite.
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Ora dobbiamo tener presente che esiste un concetto lato di guerra, che non è limitato allo scontro degli eserciti, ma ha un significato molto più ampio e profondo e coinvolge tutto il senso della nostra vita, della nostra esistenza, della nostra condotta, del nostro destino.
Per il cristianesimo, poi, la prospettiva ultima del cammino dell’umanità non è quella monista-buonista-panteista dell’unità di tutta l’umanità, sia soggetta teisticamente a Dio (Dio Signore di tutto) o identificata panteisticamente con Dio («tutto è Uno»).
Quindi non è quella di una pacificazione o conciliazione di tutti con tutti, ma è quella che risulta dal Giudizio universale di Mt 25, ossia la separazione eterna fra due società: una società celeste di beati – la Gerusalemme celeste – sotto il regno di Dio e la società infernale dei dannati sotto il regno di Satana, che tuttavia cade anch’esso nell’orbita della provvidenza divina.
Immagine da Internet:
Francesco Cozza – San Michele Arcangelo in lotta con il demonio, XVII sec.
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