07 marzo, 2023

Giustizia e crudeltà - Prima Parte (1/2)

Giustizia e crudeltà

Prima Parte (1/2)


Egli castiga e usa misericordia

Tb 13,1

 

Come è possibile confondere la giustizia con la crudeltà?

Oggi molti si domandano: è crudele un Dio che castiga il peccato? È crudele che Dio ci chieda di espiare le nostre colpe? È crudele un Dio, offeso per il nostro peccato, che chiede riparazione? È crudele un Dio creditore che esige che gli si paghi il debito? È crudele un Dio che esige la morte del Figlio perché gli si dia soddisfazione per i nostri peccati?

 

E sono portati a rispondere di sì. Un Dio così, dicono, non è più accettabile dall’«uomo moderno». Da qui la necessità che sentono di cambiare l’interpretazione tradizionale della condotta del Dio biblico nei confronti di noi per formare un nuovo concetto di Dio tutto misericordia, tutto dolcezza, tutto comprensivo, tutto accondiscendente, tutto permissivo, tutto e solo perdonante, che tutti porta in paradiso 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/giustizia-e-crudelta-prima-parte-12.html

 

Ma sanno, costoro, che cosa è la vera crudeltà? Conoscono le esigenze della giustizia? Fondamentale è la definizione della crudeltà data da Seneca e riportata da San Tommaso:

«opponitur clementiae crudelitas, quae nihil aliud est quam atrocitas animi in exigendis poenis».

Il semplice punire non è crudeltà; è crudeltà l’eccedere nella pena. L’amore, tuttavia, come osserva San Tommaso, induce alla mitigazione della pena, questa è la clemenza. La stessa passione dell’ira, dovutamente moderata dalla ragione, come ne danno esempio i Santi Pastori, costituisce la modalità della giusta pena, sicchè esiste anche una giusta ira, un’ira doverosa, come vediamo nei Santi e nei profeti, da dosare con molta prudenza in quelle circostanze nelle quali essa può servire a mostrare un giusto sdegno, a richiamare salutarmente, a spaventare i peccatori, a correggere i costumi, a denunciare le ingiustizie, o a far fuggire il peccato, come fa osservare San Tommaso riportando una sentenza di San Gregorio Magno: 

«bisogna sommamente fare in modo che l’ira, assunta come strumento della virtù, non domini la mente, affinchè non prevalga quasi come padrona, ma come ancella pronta all’ossequio, non si allontani mai dal seguire la ragione».


Immagini da Internet:
- Seneca, P.P. Rubens
- San Gregorio Magno

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