Conferimento della grazia e distribuzione della grazia
In margine al documento mariano del Card. Fernandez
La recente Nota del DDF Mater populi fidelis[1] nel distinguere l’opera redentrice di Cristo dalla collaborazione che ad essa dà la Madonna, distingue in relazione al dono della grazia la mediazione subordinata di Maria dalla divina unica mediazione di Cristo[2].
La Nota fa presente che mentre Cristo conferisce immediatamente la grazia santificante all’anima o direttamente o per il ministero del sacerdote, Maria è mediatrice di tutte le grazie e favori celesti non perché ella conferisca la grazia, non essendo ella sacerdote, ma in quanto per la sua potente intercessione e la sua premura materna, supplica ed ottiene da Cristo, come fece alle nozze di Cana[3], il suo intervento e la sua azione salvifica, redentrice, azione produttrice della grazia o direttamente o per opera del ministero del sacerdote. Del resto è chiaro che lo stesso intervento di Maria è mosso dalla stessa volontà redentrice del suo stesso Figlio divino,
Maria, redenta in modo eccellente fra tutti i cristiani in forza della sua immacolata concezione, che l’ha resa piena di grazia, ha ricevuto da Cristo il privilegio di svolgere in modo eccelso fra tutti i discepoli di Cristo il ministero di distributrice e dispensatrice di tutte le grazie prodotte da Cristo e che Cristo mette a sua disposizione col compito di farle giungere a tutti gli uomini[4].
In questo ufficio la Madonna non possiede alcun potere di conferire la grazia, perchè questo è compito del sacerdote ministro di Cristo, ed ella non è sacerdote. Tuttavia ella ottiene da Cristo ai sacerdoti la grazia di essere santi ministri di Cristo e per questo è invocata Regina degli Apostoli.
Cristo ha voluto che tutte le grazie e favori che Egli intende far giungere agli uomini passino per le mani materne e provvidenti di Maria, che a sua volta le fa giungere a tutti a seconda dei bisogni di ciascuno. È questa la sua missione materna a favore di tutti noi suoi figli, come farebbe una provvidente madre di famiglia, la quale, in possesso dei guadagni e dei beni dello sposo, in tal caso il Padre celeste, distribuisce per volontà del marito ai figli i beni guadagnati dal padre.
Ovviamente Maria, essendo una semplice creatura, svolge in questa sua attività una funzione puramente umana e subordinata al potere e alla volontà della Santissima Trinità, ma potenziata dalla grazia della sua maternità, che le consente di conoscere i bisogni di ciascuno e di ascoltare tutte le suppliche che le vengono rivolte.
Naturalmente occorre fare attenzione a non premere troppo sul paragone che ho fatto circa la madre di famiglia, perché rischieremmo di avere una visione materializzata della grazia e delle grazie. È chiaro che la grazia creata attuale o santificante, sacramentale o carismatica, è una qualità spirituale abituale soprannaturale dell’anima e resta chiaro che la sua presenza nell’anima ben disposta dipende da un’azione immediata di Cristo o del potere sacerdotale, senz’alcuna mediazione di Maria.
Non è su questo piano che si esercita la sua azione mediatrice, e che Maria è strumento universale di tutte le grazie, ma, come ho detto, è sul piano dell’intercessione che ottiene da Cristo e fa giungere a tutti le grazie delle quali ciascuno ha bisogno.
Le grazie che ella ottiene e riceve dalla sua preghiera e trasmette per la sua premura materna non vanno quindi concepite quasi fossero degli oggetti materiali, così come si potrebbe trasmettere ai figli un patrimonio ricevuto dai nonni, ma quest’opera di trasmissione e distribuzione va concepita come un’attività intenzionale e spirituale animata da somma carità e sapienza mirante ad ottenere che Cristo stesso o direttamente o per mezzo del sacerdote, che intervenga a far grazia, misericordia o giustizia ovunque possa essercene bisogno.
In conclusione, occorre distinguere il conferimento o infusione della grazia dalla distribuzione delle grazie: il conferimento è opera divina creatrice di Cristo che infonde direttamente la grazia all’anima. La distribuzione o dispensazione delle grazie è opera provvidente e materna di Maria, attenta ai bisogni di ciascuno, grazie che ottiene da Cristo con la sua preghiera affinchè Cristo conferisca la grazia a ciascuno in conformità ai voleri della provvidenza divina
P. Giovanni Cavalcoli
Solennità dell’Immacolata Concezione
Fontanellato, 8 dicembre 2025
Immagine da Internet:
Madonna di Fontanellato, immagine del sec. XVII, conservata nel refettorio del Convento
[1] DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE - Mater Populi fidelis - Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza
[2] “Se si tiene conto che l’inabitazione trinitaria (grazia increata) e la partecipazione alla vita divina (grazia creata) sono inseparabili, non possiamo pensare che questo mistero possa essere condizionato da un “passaggio” attraverso le mani di Maria” (n.45).
“Tuttavia, un essere umano può partecipare con il suo desiderio del bene del fratello, ed è ragionevole (congruo) che Dio esaudisca quel desiderio di carità che la persona esprime «con la sua orazione» o «mediante le opere di misericordia». È vero che questo dono della grazia può essere effuso solo da Dio, poiché «eccede la proporzione della natura» ed esiste una distanza infinita tra la nostra natura e la sua vita divina. Tuttavia, può farlo adempiendo il desiderio della Madre, che in tal modo si associa gioiosamente all’opera divina come umile serva (n.48).
[3] “Come a Cana, Maria non dice a Cristo cosa fare. Ella intercede manifestando a Cristo le nostre carenze, le necessità e le sofferenze affinché Egli possa agire con la sua potenza divina: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Anche oggi ella ci aiuta a disporci verso l’azione di Dio: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). Le sue parole non sono una semplice indicazione, ma diventano un’autentica pedagogia materna che introduce la persona, sotto l’azione dello Spirito, nel senso profondo del mistero di Cristo. Maria ascolta, decide e agisce per aiutarci ad aprire la nostra esistenza a Cristo e alla sua grazia, perché Egli è l’unico che opera nel più intimo del nostro essere (n. 49).
[4] “Particolarmente illuminante è il seguente testo: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Gv 14,12).
Nei Padri della Chiesa, questa visione trovò una peculiare espressione nel commento a Gv 7,37-39, poiché alcuni interpretarono la promessa dei «fiumi d’acqua viva» come riferita ai credenti. Vale a dire, i credenti stessi, trasformati dalla grazia di Cristo, si convertono in sorgenti per gli altri. Origene spiegava che il Signore adempie ciò che ha annunciato in Gv 7,38 perché fa sgorgare da noi dei fiumi d’acqua: «L’anima dell’essere umano, che è a immagine di Dio, può contenere in sé, e produrre da sé, pozzi, sorgenti e fiumi». Sant’Ambrogio raccomandava di bere dal costato aperto di Cristo «affinché abbondi in te la sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». San Tommaso d’Aquino lo ha espresso affermando che, se un credente «si affretta a comunicare agli altri i vari doni della grazia che ha ricevuto da Dio, dal suo seno sgorga acqua viva».
Se questo è vero per ogni credente, la cui cooperazione con Cristo diventa tanto più fruttuosa quanto più si lascia trasformare dalla grazia, a maggior ragione ciò si deve affermare di Maria, in un modo unico e supremo. (Cf nn. 30-32).

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