L’esistenza di Dio
Conferenza di P. Tomas Tyn, OP
Bologna, 13 novembre 1986 - Presso Istituto Tincani
Seconda Parte (2/3)
Audio: http://youtu.be/GM5xcy5WQv0
Adesso, dopo aver accertato questo, vediamo qual è il punto di partenza per arrivare alla conoscenza di Dio e della sua esistenza. San Tommaso d’Aquino, il nostro Angelico Dottore esclude tutte le prove dell’esistenza di Dio tranne un solo tipo di prova, che ammette. Ed è la prova cosiddetta cosmologica, cosmologica.
Perché si chiama cosmologica? Perché parte dal cosmo, ossia dalle cose sensibili che compongono il mondo sensibile e che guardiamo con i nostri occhi, che ascoltiamo con le nostre orecchie, insomma tutte quelle cose che sono percettibili dai sensi dell’uomo e quindi intelligibili immediatamente dalla intelligenza umana.
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Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP |
Pensate che noi non conosciamo nemmeno per bene la nostra anima. Magari la conoscessimo. La conosciamo solo indirettamente, proprio tramite i sensibili, per analogia con i sensibili. Quindi bisogna partire dalle cose materiali sensibili. Se volete, per risalire al sommo, al divino, bisogna partire dal più umile e più semplice, da quello che è più evidente.
Queste prove, che noi ammettiamo volentieri, non sono però ammesse da molti dei nostri contemporanei. Perché? Perché loro capovolgono il rapporto, che esiste tra oggetto e soggetto. Esiste questa convinzione, ovviamente sbagliata, solipsistica, che chiude l’uomo in sé stesso, che dice che noi non conosciamo la realtà delle cose, ma conosciamo solo le apparenze, ta fainomena, le cose che appaiono, in quanto appaiono. E quindi l’apparire delle cose.
Al giorno di oggi è il pericolo numero uno. Cioè il soggettivismo non può che essere ateismo. Se ci prova a non essere ateismo, diventa fideismo, ma il fideismo non è un superamento, come abbiamo spiegato, vero dell’ateismo. Quindi il soggettivismo, quello che si chiama immanentismo soggettivistico, cioè il permanere della nostra mente nel soggetto, negando l’evidenza dell’essere, ebbene questa chiusura dell’uomo in sé stesso lo rende ateo. Lo pone quasi al posto di Dio: “Non ho bisogno di Dio, basto a me stesso, sono sufficiente a me stesso”.
Invece bisogna partire da questa convinzione, che non è l’uomo, miei cari, non è l’uomo che impone le leggi del suo conoscere all’essere, ma è l’essere che impone le leggi dell’essere al nostro conoscere. Naturalmente per questo non c’è bisogno di dimostrazione, che poi non è neanche possibile. Questa è una evidenza. Purtroppo a parole anche le evidenze si possono negare.
Quindi partiamo da questa evidenza, che non è il nostro pensiero che crea le cose. Non sono io che mi sono inventato il libro che ho dinanzi, il tavolino e tutto il resto. Al contrario, è l’esistenza di questo oggetto che si imprime nella mia mente. Partendo da questa evidenza si risale sino alla esistenza di Dio. Quindi punto di partenza è il semplice esistere delle cose materiali e sensibili.
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