Kant e Lutero
Il kantismo deriva da un superamento di Lutero
in un quadro cartesiano
Come è noto, Kant si propone di edificare un’opera filosofica basata sulla ragione con la quale la ragione riflettendo su sé stessa, chiarisca i suoi poteri e i suoi oggetti, il suo modo di funzionare, determini i limiti e l’ampiezza delle sue possibilità e capacità, con particolare riferimento alla possibilità della metafisica e della teologia, togliendo di mezzo proposti illusori che vanno al di là delle sue forze e la fanno vagare nel vuoto e nelle fantasie.
Kant imposta questa grandiosa impresa, destinata a dare una marcata impronta alla filosofia moderna, su di uno sfondo di pensiero luterano e per la precisione pietistico, assorbito dall’educazione familiare ricevuta. Se egli pertanto non nomina mai Lutero, non è difficile, per chi conosce Lutero, intravvedere il retroterra luterano al di sotto delle categorie kantiane.
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Kant aveva compreso che il pensiero metafisico o trascendentale si libra al di sopra dell’esperienza e procede al di sopra dell’esperienza, come l’uccello che vola senza che gli occorrano appoggi o scali terreni, senza che gli occorra scendere a terra.
Ma non ha compreso che anche l’uccello della metafisica inizia il suo volo partendo da terra. Kant concepì, come Cartesio, l’intelletto come fosse quello di un puro spirito simile a quello dell’angelo. Ma gli idealisti successivi mireranno ancora più in alto uguagliandolo al pensiero divino.

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