Politeismo e dialogo interreligioso
Nella linea del Concilio Vaticano II
Come sappiamo, il famoso Decreto conciliare Nostra aetate ha suscitato molte discussioni ed opposizioni. Ma è stato anche frainteso, come se esso autorizzasse l’indifferentismo o il sincretismo o il relativismo religioso, negando il primato del cristianesimo e l’obbligo di ogni uomo di obbedire a Cristo per conseguire la salvezza. Alcuni lo hanno contrapposto anche agli insegnamenti del Beato Pio IX, soprattutto le encicliche Quanta cura o Qui pluribus o al Sillabo, come se fosse una smentita a quegli insegnamenti.
Ricordo che nel 1986, mentre allora lavoravo come officiale della Segreteria di Stato, alcuni miei colleghi manifestarono parole di perplessità per non dire disapprovazione per il famoso Incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto da San Giovanni Paolo II ad Assisi, come se tale iniziativa fosse tale da favorire il relativismo religioso o insinuasse l’idea della parità di tutti i culti, negando quindi l’obbligo di ogni uomo di obbedire a Cristo per ottenere la salvezza.
Infatti alcuni giornali francesi modernisti o laicisti parlarono con soddisfazione di «riconciliazione fra gli dèi» e della legittimità del culto di tutti gli dèi. La massoneria, dal canto suo, con tono gongolante e trionfante, espresse entusiasticamente le sue congratulazioni al Papa che aveva finalmente capìto il principio della libertà religiosa da lei propugnato fin dal sec. XVIII e che la sua tesi della relatività e parità di tutte le religioni fosse stata finalmente recepita dalla Chiesa. Niente di più falso. I Cardd. Willebrands ed Etchegaray, dal canto loro usarono purtroppo espressioni ambigue tali da favorire l’equivoco.
Tuttavia è vero che l’evento di quella giornata aveva bisogno di un’accurata interpretazione e non possiamo negare che forse non fu cosa del tutto prudente, tanto è vero che iniziative pontificie di questo genere sono state abbandonate, anche se Papa Francesco ha amato commemorarla e nei suoi viaggi apostolici non manca di incontrarsi con gli esponenti delle altre confessioni religiose cristiane e per pregare allo Spirito Santo perchè doni la grazia dell’unità, mentre frequenti sono gli incontri con comunità ebraiche e musulmane.
Ma adesso in questi incontri interreligiosi il Papa limita la preghiera a quella insieme con gli esponenti delle tre religioni monoteistiche evitando accuratamente contatti con membri di religioni animistiche, totemistiche, sciamanistiche, spiritistiche, idolatriche, politeiste o panteiste.
Tuttavia il contrasto fra Pio IX e i Papi del preconcilio da una parte e, dall’altra, il Concilio è solo apparente. Nella mia lunga discussione con Fra Pio Immacolato pubblicata su questo blog ho chiarito la posizione della Chiesa su di un tema simile, ossia quello che è stato il passaggio storico dalla religione di Stato propugnata da Pio IX fino a San Pio X al diritto alla libertà religiosa insegnato dalla Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II.
Ma i due problemi sono molto simili e ricevono sostanzialmente la medesima soluzione. Essi sono collegati anche con la questione di come trattare con gli eretici, questione che riceve una diversa soluzione in Pio IX e nel Concilio: Pio IX sottolinea il dovere di opporsi all’eresia, mentre il Concilio, chiamando gli eretici «fratelli separati», nel Decreto Unitatis redintegratio propone un metodo di correzione che prevede due tappe: una primo tappa, nella quale cattolici e non-cattolici assieme prendono atto delle dottrine di fede che sono rimaste in comune dopo la separazione degli eretici dalla Chiesa.
Accertata questa concordia di base nei suddetti valori comuni, il Concilio fissa la seconda tappa per la quale i cattolici devono adoperarsi affinchè i fratelli separati, colmando lacune, superando ostacoli e correggendo i loro errori, possano arrivare alla piena comunione con la Chiesa cattolica.
Sbagliarono gravemente coloro che interpretarono l’iniziativa del Papa come gesto che supponesse la rinuncia a considerare il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare come la religione più alta ed assolutamente scevra da errori, a confronto con le altre, esse pure in possesso di verità salvifiche, ma difettose per certi aspetti, essendo state fondate da semplici creature umane, mentre solo il cattolicesimo è stato fondato dal Figlio di Dio.
La difficoltà di una scelta
Con quale criterio sono stati scelti i rappresentanti delle diverse religioni? Alcuni si sono offerti spontaneamente? Non è facile saperlo. I criteri di scelta non sono stati resi di pubblico dominio. Né si sa ufficialmente quali siano stati i consiglieri del Papa. Supponiamo comunque gli organismi addetti all’ecumenismo e al dialogo interreligioso.
Certamente il Papa, da sant’uomo qual era, avrà chiesto luce e consiglio allo Spirito Santo e protezione dagli inganni del demonio, che in questa materia così connessa con la salvezza, è specialista, come è noto, nell’ingannare anche le anime dei pastori, dei dotti e persino dei santi.
Si è dunque trattato comunque di un’operazione di cernita molto difficile, complessa, delicata e rischiosa, che ha presupposto un raffinato discernimento, una vera e propria discretio spirituum e grande competenza nella scienza delle religioni.
Certo il Papa si sarà valso di esperti, però un Papa in decisioni del genere non è infallibile. Ed è comprensibile come egli abbia incontrato forti perplessità nel Card.Ratzinger, allora Prefetto della CDF, che nel 2000 avrebbe pubblicato la Dichiarazione Dominus Iesus nella quale si ribadisce «l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa» e quindi il primato del cristianesimo sulle altre religioni, senza smentire la dottrina della Nostra Aetate, e dell’Unitatis redintegratio e della Dignitatis humanae.
Evidentemente, comunque, il Papa ha scelto fedeli di religioni monoteistiche o riconducibili al monoteismo esplicito o implicito, escludendo rappresentanti di culti feticistici, idolatrici o politeisti, nella supposizione che il Dio delle religioni monoteistiche non è da intendersi come un Dio esclusivamente proprio di quella religione, così da essere altro Dio rispetto a quello di un’altra religione, perché non si tratterebbe del vero Dio ma di un dio pagano come hanno frainteso i giornali francesi.
Si può tuttavia dire che il Dio cristiano non è quello ebraico e non è quello musulmano facendo riferimento a ciò che il cristiano, l’ebreo e il musulmano sa circa la natura divina, conosciuta per mezzo di Cristo dal cristiano, per mezzo di Mosè dall’ebreo, per mezzo di Maometto dal musulmano. Ma, come osserva il Concilio, non si tratta di dèi differenti, ma di differenti conoscenze del medesimo vero Dio. Si tratta di diversi gradi di conoscenza del medesimo Dio.
Come spiega bene il Decreto Nostra aetate del Concilio, il Dio delle tre religioni monoteistiche, cristiana, ebraica ed islamica è il medesimo vero ed unico Dio, creatore del cielo e della terra, dotato di quegli attributi che tutte e tre Gli riconoscono e che sono considerati dal Decreto. Anche religioni orientali come il brahmanesimo, il buddismo, il taoismo e lo scintoismo, possono essere ricondotti al monoteismo.
Naturalmente, mentre il concetto cristiano di Dio, soprattutto quello cattolico, è privo di difetti, quello delle altre religioni è carente sotto diversi aspetti, ma il Papa, ben consapevole di ciò, volle assumere un atteggiamento di benevola tolleranza. Il rischio da evitare è quello che sotto un certo culto religioso pagano si nasconda il demonio, come già fece notare Sant’Agostino a seguito dell’avvertimento della Sacra Scrittura.
L’incontro d’Assisi del 1986, ripetuto l’anno successivo con maggiore prudenza e più oculata scelta dei rappresentanti, è stato un fatto mai accaduto a memoria di uomo, che ha del miracoloso, quasi a precorrere l’umanità escatologica, se non fosse che i difetti delle varie religioni ci ricordavano che siamo ancora in questa terra.
Tuttavia questo sereno, raccolto, cordiale e pio riunirsi dei rappresentanti delle religioni per chiedere a Dio il dono della pace in un clima di fraternità, nell’oblio degli scontri sanguinosi avvenuti nel passato tra fedeli di differenti religioni è stato una significativa testimonianza del valore pacificante, umanizzante e affratellante della religione davanti a un mondo percorso dal materialismo, dall’empietà, dal fondamentalismo, da persistenti conflitti religiosi e persecuzioni religiose, dall’ateismo, dalla superstizione e dall’agnosticismo.
La pace nella verità
Occorre peraltro notare che la convivenza pacifica fra i fedeli delle varie religioni è possibile solo sulla base di una verità religiosa o teologica accettata da tutti. Il problema religioso non può prescindere dal problema di qual è la verità su Dio e sul destino dell’uomo. Tanti di noi sono onesti sul piano della verità, ma non capiscono il senso dell’essere religioso e che scopo ha la religione.
Quello che sanno dalla storia è che fedeli di opposte religioni si sono ammazzati a vicenda in nome della loro religione. L’Incontro di Assisi certamente li avrà stupiti e avrà loro fatto anche piacere. Però, per non giudicare questo incontro come una specie di sceneggiata o ammucchiata o una sfilata occasionale dei più disparati costumi religiosi, possono legittimamente chiedersi: quale grande verità ha mai fatto sì che li abbia condotti ad una simile insolita ed anzi inaudita riunione? In nome di quale verità si sono professati tutti per la pace nel mondo? Quale sarà quella verità che fonda la religione in nome della quale si sono riuniti al di là delle loro differenze religiose?
Credo che la risposta venga da queste parole che il Papa ha pronunciato all’indirizzo dei convenuti:
«la dimensione della preghiera, che pur nella reale diversità delle religioni, cerca di esprimere una comunicazione con un Potere che è al di sopra di tutte le nostre forze umane. La pace dipende fondamentalmente da questo Potere che chiamiamo Dio, e che, come noi cristiani crediamo, ha rivelato se stesso in Cristo. Questo è il significato di questa giornata di preghiera.
La seconda cosa comune è la convinzione che la pace va ben oltre gli sforzi umani, soprattutto nella presente situazione del mondo, e che perciò la sua sorgente e realizzazione vanno ricercate in quella Realtà che è al di là di tutti noi. È questa la ragione per cui ciascuno di noi prega per la pace».
La Convenzione che Papa Francesco ha firmato insieme col Grande Imam dell’Indonesia nella sua visita al suo Paese, ricorda la Convenzione di Abu-Dhabi con l’Imam Al-Tayyeb del Cairo. Esse si pongono in coerente sviluppo dei Decreti conciliari Nostra Aetate, Unitatis redintegratio e Dignitatis humanae, promotori della collaborazione tra i fedeli delle diverse religioni, nella comune ricerca della pace mondiale, animata dalla comune convinzione che per ottenerla occorre pregare quel Dio, fondamento e garante della fratellanza ed uguaglianza umane, che già la ragione naturale, come insegna il Concilio Vaticano I scopre nella religione naturale e che, se viene conosciuto per fede da noi cristiani nella divina rivelazione che ce ne ha fatto Gesù Cristo, non per questo non è via di salvezza a tutti coloro che Lo cercano in buona fede tra le ombre e i simulacri, che Lo cercano, forse inconsciamente ed implicitamente,«andando come a tentoni, se mai arrivino a trovarLo, benchè non sia lontano da ciascuno di noi» (At 17,27).
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 6 settembre 2024
La Convenzione che Papa Francesco ha firmato insieme col Grande Imam dell’Indonesia nella sua visita al suo Paese, ricorda la Convenzione di Abu-Dhabi con l’Imam Al-Tayyeb del Cairo.
Immagine da Internet:
Di fronte a questo nuovo viaggio di papa Francesco, la gioia esultante di una certa stampa e le aspre critiche di certi blog e portali indietristi, dimostrano i due volti dello scisma nella Chiesa cattolica. Mentre le forze moderniste si rallegrano perché vedono realizzate in questi viaggi le loro mete di sincretismo e di costruzione di una "super-Chiesa" dove tutte le religioni siano ugualmente controllate dalla massoneria internazionale; le forze, piccole ma rumorose, del pasadismo filolefebvriano piangono per la debacle di Roma, e si chiudono sempre più in se stesse, considerandosi il resto fedele, dal quale sarà restaurata la "Roma eterna", non l'attuale. Nel frattempo, il vecchio Papa, pretende solo di mettere in pratica ciò che ha imparato e ricevuto dal Concilio Vaticano II. E i cattolici fedeli, lo capiamo. Grazie, padre Cavalcoli, per avercelo ricordato.
RispondiEliminaCaro P. Silvano,
Eliminasono pienamente d’accordo in questa sua analisi. Ormai la situazione è chiara. Siamo davanti a due veri e propri partiti, entrambi scismatici, dove scorre anche l’eresia e anche l’odio, perché manca la carità. Questa è una cosa scandalosissima, perché totalmente contraria al comando di Cristo e del tutto controproducente nei confronti della evangelizzazione, perché ci rende inaffidabili agli occhi del mondo, che si prende gioco di noi, che pretendiamo di insegnare la pace agli altri e non andiamo d’accordo tra di noi.
Non bisogna perdersi d’animo. Bisogna aiutare il Papa a mettere pace nella Chiesa, perché lo Spirito Santo ha dato soprattutto a lui il carisma di operare la pace nella Chiesa. Secondo me bisogna che lo utilizzi di più. Però, nello stesso tempo, noi, che vogliamo bene a Papa Francesco, dobbiamo aiutarlo a trovare le vie della pace. In particolare - e questo lo dico da vent’anni - bisogna che, alla luce del Concilio Vaticano II e della Tradizione, colleghiamo il valore del progresso con quello della conservazione e il valore della Tradizione con quello del rinnovamento.
Buonasera p.Cavalcoli, può aiutarmi a capire se anche queste frasi dette dal Papa a Singapore sono in linea con i dettami del Concilio Vaticano II : "Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. “Ma il mio Dio è più importante del tuo!”. È vero questo? C’è un solo Dio e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood?».". Saluti.
RispondiEliminaCaro Anonimo,
Eliminala diversità delle religioni tra di loro si riferisce alla diversità con la quale adorano il medesimo Dio. Ma il Papa non esclude che nelle altre religioni vi siano degli errori o delle lacune, come è detto nel Concilio Vaticano II circa il primato del cristianesimo sulle altre religioni.
Buongiorno, qua di questo passo mi pare che anche Lei p. Cavalcoli stia facendo di tutto per aumentare il caos in fatto di Fede: mi permetta:
RispondiEliminaio sono stato indottrinato cosi': articolo uno:
Il nostro Dio del Cristianesimo e' Dio uno e trino.
articolo due: non esistono altri Dio all'infuori del Dio uno e trino nostro! articolo tre: Gesu' Cristo e' nato morto e RISORTO, ergo: non fu un profeta come i due sigg. m... articolo quattro: dixit: IO sono la Via, la Verita' e la Vita! Gli apostati sono quelli come il papa ed i suoi compagni che lo hanno promosso, e' ora di finirla con questa presa in giro degli onesti Fedeli Indietristi.
Caro Fedele,
Eliminalei elenca quattro cardini fondamentali della fede cattolica. Su questi quattro punti siamo d’accordo tutti noi cattolici, insieme con Papa Francesco. E perché mai lo chiama apostata?
Semmai i falsi cattolici che mettono in discussione questi punti sono i modernisti, come per esempio i rahneriani e i seguaci di Schillebeeckx.
Quindi, dov’è che io aumento il caos nella fede? Perché sostengo il Papa?
Quanto all’indietrismo, del quale parla il Papa, non è affatto la fede in quei quattro punti, ma è appunto il fatto di rifiutarsi di accettare le nuove dottrine del Concilio Vaticano II e il conseguente magistero dei Papi del postconcilio e quindi la volontà di tornare a quel tipo di cattolicesimo, che esisteva prima del Concilio.
Dixit: IO sono La Via! Invece il papa' brgroglio dice: tutte le religioni portano a Dio: mi pare evidentissima la eresia, o forse resto (restiamo) uno stolto (alcuni stolti) ???
RispondiEliminaCaro Fedele, il Santo Padre fa riferimento alla religione naturale ossia a quella religione che ogni uomo, mediante la sua ragione e la sua coscienza morale naturale, è capace di scoprire e di praticare, sia pure in mezzo a difetti e a debolezze, dei quali peraltro anche noi cattolici non siamo privi.
EliminaQuindi il Papa con le sue parole non esclude affatto la religione di Cristo, che non è una religione semplicemente naturale, ma è una religione istituita da Dio stesso, alla quale il Papa ha fatto esplicito riferimento nell’omelia della Messa del giorno precedente.
SANTA MESSA - OMELIA DEL SANTO PADRE - Stadio Nazionale presso il “Singapore Sports Hub” - Giovedì, 12 settembre 2024 - https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2024/documents/20240912-singapore-messa.html
La invito peraltro, a proposito di questa questione, a leggere il mio articolo, che pubblicherò domani.
Guardi padre, la capisco, lei e' obbligato ad arrampicarsi sugli specchi, deviando dal nucleo della quaestio; ma io non sono uno stolto; ripeto: io non sono uno stolto; Lei si dimostra abilissimo a occultare con argomentazioni che non c'entrano: ma io non sono uno stolto, mi scusi lo sfogo ma il papa' e' un eretico e Lei lo vuole giustificare, sara' piu' obbligato al papoa piuttosto che al Supremo?
RispondiEliminaAnonimo 16:52 sono io, Fedele
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