05 luglio, 2021

La nozione di pensiero in Giuseppe Barzaghi - Seconda Parte (2/3)

 La nozione di pensiero in Giuseppe Barzaghi

Seconda Parte (2/3)

Il pensiero coincide con l’essere?

Il pensiero della sapienza è più vasto del mare

Sir 24,27

 

Il pensiero, per Giuseppe Barzaghi, non è un’intenzione di essere, non ha un esse intentionale, non tende ad un oggetto esterno; e tuttavia non è neppure un pensare che abbia come oggetto se stesso come in Giovanni Gentile. Come in San Tommaso d’Aquino, in Severino e Bontadini, il pensiero è pensiero dell’essere. Barzaghi certamente parla di un «puro pensare», ma è un pensare-essere, tanto che per lui il pensare coincide con l’essere. 

Non è, come in Gentile, creatore e produttore dell’essere. E neppure Barzaghi identifica, come Hegel e Gentile, l’essere col divenire. Ma Barzaghi, come Severino, riprende il concetto parmenideo dell’essere, uno, necessario, immutabile ed eterno. E quindi il pensiero è uno, necessario, immutabile ed eterno. La libertà del pensiero è, come dice Severino, la «libertà della necessità». 

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Barzaghi, come Severino, riprende il concetto parmenideo dell’essere, uno, necessario, immutabile ed eterno.

E quindi il pensiero è uno, necessario, immutabile ed eterno. La libertà del pensiero è, come dice Severino, la «libertà della necessità».

La volontà non può non volere liberamente l’essere.

Come il libero si sposi col necessario, lo si può capire considerando il pensiero divino nel quale appunto, come dimostra San Tommaso, la volontà s’identifica realmente, anche se non nozionalmente, con l’essenza di Dio. 

E difatti il pensiero, per Barzaghi, in fin dei conti, non è altro che l’Assoluto, non è altro che Dio.

Occorre ricordare che la nozione di pensiero è una nozione analogica, perché vale sia per l’uomo che per l’angelo che per Dio. Il pensare in generale è quell’atto dello spirito col quale esso, trascendendo lo spazio e il tempo ed astraendo dai dati del senso e dell’immaginazione, riflette su di sé, abbraccia il reale, si adegua all’essere, volge l’attenzione all’intellegibile e lo ospita nel suo seno formando idee e progetti, traendo da esso ragione e incentivo per l’azione e mettendo in moto l’amore.

Quest’attività dello spirito comporta le tre modalità suddette ed è importante distinguerle, perché l’uomo, a seguito del peccato originale, tenendo in dispregio le qualità del suo pensare, tende ad usurpare le prerogative del pensare divino ed angelico e ad attribuire a sé ciò che è proprio o spetta ai gradi superiori dello spirito.


Immagini da internet:
- G. Barzaghi
- Parmenide
- San Tommaso d'Aquino (Biblioteca Apostolica Vaticana)

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